Uova giuste e uova sbagliate

Dopo le uova lanciate dagli operai della Same contro la sede CISL di Treviglio (Bergamo) e quelle di altri metalmeccanici in sciopero a Livorno e a Merate (Lecco), altri episodi solo in apparenza analoghi si sono verificati via via in altre località del Paese: a Roma la sede nazionale della CISL è stata imbrattata con vernice rossa e colpita con fumogeni, in un'azione firmata con un volantino da un gruppo denominato "Action diritti in movimento". A Ivrea scritte sono state tracciate nei pressi della locale sede della CISL, e altrettanto, con anche il lancio di uova, è accaduto a Terni (dove delle uova sono state lasciate anche davanti alla sede della UIL), alla Garbatella a Roma, a Prato e a Lecce.
Tutti questi episodi sono stati messi in un unico mazzo e stigmatizzati in ugual misura dai mass-media di regime, dal governo neofascista Berlusconi, dalla Confindustria, dai sindacalisti collaborazionisti Bonanni e Angeletti e perfino dai vertici del PD e della CGIL. E invece c'è una differenza sostanziale tra le uova di Treviglio, Livorno e Merate, e quelle successive contro le altre sedi della CISL: giuste le prime, sbagliate le seconde.
Sono giuste le prime perché sono una forma di lotta di classe e perché a tirarle sono stati gli stessi protagonisti di questa lotta, gli operai metalmeccanici che in questa forma spontanea, ma sempre nel contesto di scioperi e azioni di lotta collettiva, hanno espresso in maniera chiara e aperta il loro legittimo dissenso e il loro sacrosanto sdegno contro gli accordi filopadronali firmati sulla loro testa dai sindacati crumiri, che mirano a cancellare in un sol colpo i diritti fondamentali conquistati a prezzo di dure lotte e sacrifici da generazioni di lavoratori. Come dice il comunicato dell'Ufficio stampa del PMLI del 1° ottobre di solidarietà agli operai metalmeccanici della Same e di Livorno, "quando le parole non bastano sono utili anche le uova. Certo è che l'accordo separato sulle deroghe al contratto nazionale è assolutamente indigesto, e va respinto, con le buone o con le cattive. Sono in gioco persino il contratto nazionale e il diritto di votare gli accordi sindacali e i lavoratori dovrebbero star buoni e attenersi alle regole imposte dal governo e dai padroni? Scherziamo?".
Sono sbagliate le seconde perché date le forme anarcoidi e le modalità semi-clandestine in cui si sono svolte sono in tutta evidenza azioni di piccoli gruppi estranei a questa lotta, che tendono a sovrapporsi se non a sostituirsi ai suoi veri protagonisti, gli operai. Azioni spontaneiste e velleitarie tipiche di chi è abituato ad agire staccato dalle masse, mosso più dall'individualismo di matrice piccolo-borghese, più da un protagonismo teso alla ricerca di una visibilità mediatica fine a se stessa, che dalle esigenze concrete e dall'istinto collettivo di organizzazione e di lotta propri della classe operaia.
Azioni che per di più finiscono per fornire argomenti utili a chi, come il fascio-leghista Maroni e il neofascista Sacconi, insieme ai loro servi Bonanni e Angeletti, se ne serve strumentalmente per provocare e accusare la FIOM di fomentare la violenza e favorire il ritorno del terrorismo, invocando perciò il suo isolamento e la sua "normalizzazione" da parte della stessa CGIL. Così che invece di aiutare la lotta dei metalmeccanici queste azioni velleitarie e individualiste finiscono per metterla in difficoltà e portare l'acqua al mulino del padronato, del governo del neoduce Berlusconi e dei sindacalisti venduti.
Distinguere le uova giuste da quelle sbagliate è necessario per fare chiarezza, ma ciò non significa affatto cedere anche di un solo millimetro al diritto di dissentire e protestare in forma diretta ed aperta contro i sindacalisti collaborazionisti servi dei padroni; l'importante è che questo avvenga sempre tra le masse e con le masse e nel fuoco della lotta di classe, in modo che sia l'espressione di un sentimento collettivo chiaro e inequivocabile: esattamente come è avvenuto con i giusti ed efficaci cartelli, striscioni e cori di massa contro i traditori Bonanni e Angeletti nella grandiosa manifestazione della FIOM del 16 ottobre a Roma.

20 ottobre 2010