Gli specialisti del Pentagono non trovano neanche la minima traccia delle armi proibite di Saddam
Gli Usa chiedono all'Onu l'avallo all'occupazione dell'Iraq
Bremer subentra a Garner a capo dell'amministrazione provvisoria americana, mentre nel Paese mancano acqua e luce

Il 12 maggio è sbarcato a Baghdad l'ambasciatore americano Paul Bremer che prenderà il posto di proconsole affidato inizialmente dalla Casa Bianca all'ex generale Jay Garner. Sul piede di partenza oltre a Garner e alla designata sindaco della capitale Barbara Bodine anche i reparti speciali incaricati di trovare le armi di distruzione di massa di Saddam che in oltre 30 giorni di frenetiche ricerche non hanno trovato né la "pistola fumante", né uno straccio di prova dell'esistenza delle armi proibite, che è bene ricordare sono state la giustificazione dell'aggressione imperialista. Procedono invece con minori intoppi i progetti di spartizione fra gli occupanti anglo-americani e i loro alleati che sotto la regia dell'Hitler della Casa Bianca si preparano a consolidare l'occupazione militare dell'Iraq.
A più riprese Bush e gli altri esponenti dell'amministrazione americana hanno insistito sulla necessità di abbattere Saddam e il pericolo che rappresentava per gli Usa e per il mondo a causa dei suoi arsenali di armi di distruzione di massa; bisogna colpirlo preventivamente, prima che queste armi facciano stragi negli Usa. Nel febbraio scorso all'Onu la "colomba" Powell al Consiglio di sicurezza dell'Onu descrisse accuratamente l'arsenale iracheno: 500 tonnellate di gas nervini, 25 mila litri di antrace, 38 mila litri di botulino, circa 30 mila munizioni di vario tipo per lanciarli, macchinari per l'arricchimento dell'uranio, laboratori mobili per la produzione di armi biologiche. Powell non convinse gli oppositori all'attacco contro l'Iraq, gli ispettori dell'Onu impegnati in Iraq lo sbugiardarono ma l'aggressione imperialista è scattata lo stesso. E le armi di distruzione di massa irachene ancora non sono saltate fuori.
L'occupazione dell'Iraq è in atto e l'Hitler della Casa Bianca è impegnato a consolidarla col nuovo proconsole Bremer. La sostituzione di Garner era nell'aria da diversi giorni, da quando erano parsi evidenti il fallimento dei suoi tentativi di mettere in piedi in breve tempo il governo fantoccio e i ritardi nel riattivare i servizi essenziali nella capitale, dove continuano a mancare acqua e luce. Non che questo preoccupasse più di tanto la Casa Bianca; il controllo militare del paese è nelle mani del generale Franks, i marines fanno la guardia agli impianti petroliferi e le principali multinazionali americane hanno in tasca i contratti per la gestione dei pozzi e la distribuzione del greggio estratto. Il cambio della guardia alla testa dell'amministrazione provvisoria americana non modifica la sostanza delle cose.
Paul Bremer è un diplomatico che formalmente dipende dal segretario di Stato Colin Powell. Ha fatto parte dell'amministrazione Reagan, ha lavorato con la società di consulenza di Kissinger ed è socio di lunga data del circolo degli ultraconservatori repubblicani di cui fanno parte il vice presidente Cheney e il ministro della Difesa Rumsfeld. E al ministro della Difesa risponderà direttamente con un ruolo paritetico al generale Franks assicurando al Pentagono la gestione militare e politica del controllo imperialista dell'Iraq.
Che gli anglo-americani e le potenze imperialiste alleate siano "potenze occupanti" dell'Iraq lo affermano loro stesse nella proposta di risoluzione che Usa e Gran Bretagna hanno inviato al Consiglio di sicurezza dell'Onu per chiedere la fine dell'embargo e il via libera alla gestione della ricostruzione. La proposta di risoluzione, che è stata firmata anche dalla Spagna, afferma che i due paesi manderanno lettere al Consiglio di sicurezza per veder riconosciute "le loro responsabilità di potenze occupanti", ovvero che l'Onu di l'avallo a posteriori dell'aggressione imperialista. La risoluzione propone tra l'altro la formazione di un governo iracheno ad interim con l'aiuto di Usa e Gran Bretagna, un governo fantoccio travestito da "amministrazione provvisoria" per un periodo iniziale di 12 mesi. All'Onu è riservato il compito di nominare un inviato speciale per coordinare le attività umanitarie, di ricostruzione, di promozione dei diritti umani, contribuendo alla formazione di un corpo di polizia e alle riforme del sistema giudiziario e legale.
Il "ruolo vitale" definito da Bush e Blair per l'Onu in Iraq è relegato all'amministrazione degli aspetti "umanitari" e senza un dollaro a disposizione; gli incassi della vendita del petrolio iracheno andrebbero infatti al "fondo per l'assistenza" gestito dal banchiere americano Peter McPherson, ex sottosegretario al Tesoro. La decisone sulla proposta americana è attesa per la fine di maggio, prima comunque che scada il 2 giugno il mandato Onu sul programma "petrolio in cambio di cibo". Il commissario della Ue che coordina gli aiuti all'Iraq, Paul Nielson, ha commentato: "gli americani vogliono impadronirsi del petrolio, è difficile interpretare in qualsiasi altro modo la loro proposta".