Una manovra di 16 miliardi di euro
2004: Approvata la finanziaria blindata dei tagli e dei condoni
2050 milioni di euro per le Forze armate e per le "forze dell'ordine''. Meno risorse per comuni e regioni, per il lavoro, i servizi sociali, scuola, università e Mezzogiorno
Mentre cresce il caro vita e la povertà e si aggrava la crisi economica

Il governo del neoduce Berlusconi, alla vigilia di natale, esattamente il 22 dicembre, è riuscito a far approvare la legge finanziaria 2004 e gli altri provvedimenti collegati che compongono l'intera manovra economica, blindata e inemendabile. Il via definitivo è avvenuto in Senato con 160 sì e 92 no. Il pacchetto complessivo delle misure, tra entrate e uscite, vale oltre 16 miliardi di euro, ovvero quasi 31 mila miliardi di vecchie lire.
La Finanziaria berlusconiana (la terza del secondo governo del neoduce) si caratterizza fortemente con un segno presidenzialista e neofascista nel metodo e neoliberista e guerrafondaio per i contenuti. Non affronta né risolve alcun problema di rilievo economico e sociale del Paese. Lascia a secco regioni e comuni e così colpisce duramente il welfare gestito localmente. Favorisce le classi più abbienti e penalizza i lavoratori, i pensionati le masse popolari in genere. Manda in malora la scuola, l'università e la sanità pubbliche. Privilegia il finanziamento delle Forze armate e delle "forze dell'ordine'' per sostenere le spedizioni imperialiste e la militarizzazione dell'Italia. Considerando tutti questi elementi insieme, è difficile trovare nel recente passato una Finanziaria peggiore di questa.
Anche in questo ultimo passaggio è apparsa chiarissima l'impostazione antidemocratica e decisionista messa in essere dal "super'' ministro dell'economia, Giulio Tremonti, con l'accordo del presidente del Consiglio, che consiste nello svuotare di peso e di importanza la sessione di bilancio dello Stato e la conseguente legge finanziaria e nello scippare al parlamento le sue prerogative di discutere e emendare le proposte del governo, riducendolo a un mero ruolo notarile. Siamo all'ennesima violazione della Costituzione, a una sorta di golpe istituzionale. Non era mai successo che la gran parte dei provvedimenti finanziari (13,6 miliardi di euro su 16) fossero contenuti in un decretone e in 3 maxi emendamenti governativi, che la legge fondamentale di bilancio fosse ridotta a poche cose, il tutto non emendabile non solo da parte dei parlamentari di "centro-sinistra'', ma nemmeno per azione di quelli di "centro-destra''. Infatti anche le proposte di modifica presentate dai deputati e dai senatori della casa del fascio non sono state prese in considerazione. Il tutto approvato attraverso ben 5 voti di fiducia.

Parlamento espropriato
Tremonti lo ha detto chiaro: questa Finanziaria segna "un cambiamento empirico della costituzione materiale. La prossima Finanziaria deve sintetizzare la prassi''. Più esplicito lo stesso Berlusconi che dice: "il governo dovrebbe presentarsi in Parlamento e dire: questa è la finanziaria, accettatela così com'è o altrimenti il governo va a casa. Insomma una finanziaria inemendabile o meglio, una finanziaria che si può emendare solo mandando a casa il governo''. Il presidente del Senato, il forzista Marcello Pera, ha già annunciato che a inizio 2006 si porrà mano alla "riforma'' della legge finanziaria, in relazione a ciò che essa di norma deve contenere e all'iter di approvazione da parte del parlamento. In poche parole il governo presenta la sua proposta e i deputati e i senatori la votano punto e basta!
I contenuti della manovra economica berlusconiana in grande maggioranza sono rimasti gli stessi del testo originario; salvo alcune modifiche, sempre dettate da Tremonti, non sempre di rilievo apprezzabile. In certi casi gli emendamenti governativi, come quello sulla restituzione del credito d'imposta per 3,2 miliardi di euro, non sono stati ammessi al voto per plateale mancanza di copertura finanziaria. Nel capitolo delle entrate la parte del leone la fanno i condoni fiscali, ivi compreso quello edilizio; nel capitolo delle spese i finanziamenti alle forze militari e alle "forze dell'ordine''; in quello dei risparmi regioni ed enti locali, assistenza ai ceti deboli e finanziamenti per il Mezzogiorno escono particolarmente penalizzati.
Di condoni e concordati fiscali e del condono edilizio, di questa inaccettabile politica che premia l'illegalità e i disonesti di oggi e di domani abbiamo parlato in altre occasioni. Qui vogliamo sottolineare i soldi destinati ai contingenti militari italiani in Iraq e in Afghanistan, 1.200 milioni di euro, e quelli fissati per finanziare la "sicurezza'' del Paese da ipotetici attentati terroristici, cioè 850 milioni di euro che ben evidenziano l'indirizzo strategico del governo Berlusconi in politica estera (imperialista) al seguito degli Usa del neoHitler Bush, e in politica interna (poliziesca e neofascista). è stato lo stesso ministro dell'interno a dire che in conseguenza della sciagurata partecipazione dell'Italia alla guerra di aggressione all'Iraq e a possibili azioni di ritorsione ogni giorno devono essere presidiati addirittura novemila "obiettivi sensibili''.

Balzellini, mance e beffe
Nelle "novità'' dell'ultima approvazione ci sono tanti balzellini per rastrellare quattrini qua e là. Come l'aumento di 20 centesimi per ogni pacchetto di sigarette; una tassa di 1 euro per prendere l'aereo; l'aumento del 10% dell'imposta di registro per la compravendita di case; più alta l'imposta sulla birra e sugli alcolici. C'è, guarda caso, l'estensione del condono fiscale ai redditi del 2002 con riferimento a tutte le sanatorie fiscali previste dalla Finanziaria 2003. Ci sono delle elemosine tipo: 200 euro per le famiglie con reddito non superiore a 15.000 euro per comprare nuovi personal computer, oppure 150 euro per l'acquisto del decoder per la (inesistente) tv digitale. Anche il bonus di stampo cattolico-familistico di 1.000 euro per nuovi nati, purché siano secondi figli, è da considerarsi una misera mancia.
Le suddette "novità'' contengono inoltre due beffe atroci: lo stanziamento di 250 milioni di euro per gli enti locali che bastano appena a compensare la svalutazione inflazionistica dei trasferimenti dovuti; la proroga sino alla fine del 2004 dei trattamenti di cassa integrazione, mobilità e disoccupazione speciale, per un valore di 310 milioni di euro, però con assegni tagliati del 20%. I lavoratori della Fiat e di molte altre aziende in crisi e in fase di ristrutturazione avranno perciò decurtato pesantemente il loro già magro salario.

I danni della politica berlusconiana
La politica economica e sociale del governo Berlusconi ha sin qui provocato danni corposi e dolorosi per quanto riguarda le condizioni di vita e di lavoro delle larghe masse popolari. La Finanziaria appena approvata, non prevedendo nulla che provi ad affrontare i problemi esistenti, rischia di peggiorare la situazione. Altro che nuovo boom economico promesso dal nuovo Mussolini nelle ultime elezioni politiche! Secondo l'Istat i poveri nel nostro Paese sono ben 7 milioni e 140 mila, il 12,4% della popolazione. Il Sud è quattro volte più povero del Nord. Nel Mezzogiorno il 16% delle famiglie non riesce nemmeno a pagare le bollette dell'acqua e della luce. Sempre nel Mezzogiorno un occupato su cinque (23%) lavora a "nero'', dato che segna un bilancio del tutto fallimentare della legge 383 del 2001 sull'emersione del lavoro sommerso.
La drastica riduzione dei finanziamenti ai comuni, specie quelli con meno di cinquemila abitanti, unita al congelamento delle addizionali Irpef e delle maggiorazioni Irap comporterà meno trasporti pubblici, meno assistenza ad anziani e disabili, meno contributi per gli affitti dei più poveri, meno asili nido, meno soldi per la manutenzione del territorio e altro ancora.
Il servizio sanitario nazionale rischia di andare a pezzi a causa della mancanza di fondi, di una strisciante privatizzazione e, non ultimo, della regionalizzazione dei servizi sanitari. I sindacati del personale medico, denunciando la necessità di almeno 60 miliardi di euro, hanno indetto per febbraio prossimo uno sciopero generale e per l'inizio di aprile una manifestazione nazionale in piazza.
I lavoratori dipendenti, specie quelli con redditi medio-bassi (compresi i tranvieri in lotta) sono depredati e tartassati dall'aumento del prelievo fiscale e dall'inflazione. Secondo uno studio della Cgil, nel biennio 2002 l'Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) dei lavoratori dipendenti è cresciuta da 81.590 a 93.503 miliardi di euro (+12 miliardi); mentre per il lavoro autonomo l'Irpef è scesa da 36.168 a 31.375 miliardi di euro (-5 miliardi). Questi ultimi beneficiando del concordato fiscale in futuro potranno ridurre ulteriormente i loro versamenti fiscali. L'inflazione, quella vera, soprattutto quella relativa ai prodotti di più largo consumo e di più stretta necessità, si sta mangiando pezzi rilevanti dei salari e delle pensioni. Negli ultimi due anni si è abbattuta sulle tasche delle famiglie una stangata di quasi tremila euro. Per il 2004 è previsto un ulteriore salasso di mille euro a famiglia: aumenterà il costo delle abitazioni, degli alimenti, dei trasporti, dell'abbigliamento, le cure sanitarie, ecc.
Calano i consumi e permane la recessione produttiva. Persino il Centro studi della Confindustria ha stimato una contrazione dello 0,6% nel quarto quadrimestre del 2003. Si moltiplicano le rovinose crisi finanziarie di grandi aziende: dopo la Fiat e la Cirio, è la volta della Parmalat con un buco di 13 miliardi di euro con conseguenze devastanti per l'occupazione, l'apparato industriale e i piccoli risparmiatori. Ma per Berlusconi e i suoi ministri, nonché per il capo dello Stato Ciampi, non è successo nulla, tutto va bene.

Riprendere la lotta
Dopo l'incontro tra governo e sindacati, fissato per il 10 gennaio per parlare della legge delega sulle pensioni così come è stata emendata dal ministro leghista Maroni e, nelle intenzioni dei leader sindacali, di welfare, date le premesse esistenti la mobilitazione dei lavoratori e dei pensionati e la lotta di piazza non può che ripartire di gran lena. Le ragioni che hanno portato allo sciopero generale unitario e alla grande manifestazione a Roma del 6 dicembre scorso sono rimaste tutte in piedi. Lo richiedono i milioni di manifestanti che con grande forza hanno protestato contro il governo Berlusconi. Si impone un nuovo incisivo programma di iniziative di lotte. Un nuovo sciopero generale va messo subito all'ordine del giorno.
Questa Finanziaria va respinta! La controriforma sulle pensioni non deve passare! I contratti di lavoro devono essere rinnovati! Il caro vita deve essere calmierato! Ci vogliono sostanziosi aumenti dei salari e delle pensioni. L'intera politica economica e sociale del governo deve essere battuta! La spesa sociale deve raggiungere almeno la media europea! Vogliamo adeguati finanziamenti per l'occupazione e il Mezzogiorno, per la scuola, l'università e la ricerca pubbliche! La sanità pubblica va salvaguardata e rilanciata! Abbassare gli affitti e rilanciare l'edilizia popolare!