Svelata la nuova strategia dell'Hitler della Casa Bianca
L'IMPERIALISMO AMERICANO VARA LA GUERRA DEI 30 ANNI CONTRO I GOVERNI "COLLUSI" CON IL TERRORISMO
Immediato l'appoggio di Blair
Nello scorso settembre la Casa Bianca rendeva noto il documento sulla "Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti" nel quale Bush enunciava il nuovo principio imperialista della "guerra preventiva" contro "stati canaglia e terroristi". Nello stesso tempo ammoniva "potenziali nemici" a non armarsi nella speranza "di superare o quantomeno pareggiare la potenza degli Stati Uniti". Il modo col quale condurre questa "guerra preventiva" è spiegato sucessivamente in un documento riservato, commissionato dal Consiglio di sicurezza nazionale al capo di stato maggiore interforze, il generale Richard Myers, e approvato nell'ottobre scorso dal ministro della Difesa Rumsfeld. Lo staff di Bush ha messo a punto una strategia, rivelata per sommi capi dal New York Times, che prevede una guerra di 20 o 30 anni contro il terrorismo e in particolare contro i governi accusati di esserne gli sponsor.
Il "Piano strategico nazionale per la guerra al terrorismo" si articola sostanzialmente in tre punti. Il primo prevede l'attacco alla minaccia più immediata ed è già stato messo in pratica con l'aggressione all'Afghanistan per distruggere le basi dell'organizzazione terroristica di Al Qaeda e cacciare i talebani che le proteggevano. L'intervento prosegue con la caccia ai presunti terroristi in vari paesi del mondo. Caccia che nello Yemen ha già portato all'uccisione di un presunto terrorista e di altre 4 persone che erano assieme a lui.
Il secondo stadio di intervento prevede l'allargamento della guerra ad altre organizzazioni considerate terroriste. Tanto per capire cosa l'imperialismo americano contrabbanda come organizzazioni terroristiche, il giornale americano cita gli Hezbollah, l'organizzazione libanese che ha costretto Israele a lasciare quasi tutto il Libano occupato. Il piano prevede inoltre una campagna ad ampio raggio contro i paesi che finanziano questi gruppi.
E' sempre il Times a precisare che nell'elenco del Pentagono dei paesi sponsor del terrorismo vi sono Cuba, Iran, Iraq, Libia, Corea del Nord, Sudan e Siria. La "campagna" è quindi iniziata con la preparazione della guerra all'Iraq, il primo della lista a finire nel mirino della Casa Bianca.
Il terzo stadio di intervento è quello più a lungo termine e dovrebbe portare a creare "un ambiente ostile al terrorismo" nel mondo smantellando con tutti i mezzi a disposizione i circuiti politici e finanziari che lo alimentano.
Dai passaggi solo parziali del documento, che sarebbe già stato inviato a tutti i comandi americani sparsi nel mondo per metterlo in pratica, appare evidente che la strategia imperialista dell'Hitler della Casa Bianca promette una guerra lunga 30 anni contro i governi considerati "collusi" col terrorismo, cioè come appare evidente dall'elenco fornito anche dal quotidiano americano, contro quelli che non si piegano immediatamente ai diktat imperialisti.
Le pressioni e la preparazione della guerra all'Iraq sono il primo segnale in questo senso: l'imperialismo americano vuole eliminare Saddam e controllare direttamente il petrolio iracheno; vuole ammonire anche gli altri paesi amici della regione a non muoversi troppo per conto proprio, come aveva fatto l'Arabia saudita con l'Afghanistan dei talebani, o a formare coalizioni che ostacolino il controllo indiretto degli Usa sulle fonti energetiche, uno dei pericoli alla "sicurezza nazionale" degli Usa paventati a Washington dopo l'attentato terrorista dell'11 settembre 2001; vorrebbe costruire una nuova testa di ponte imperialista nella regione dalla quale far pressione o minacciare ad esempio Iran e Siria che sostengono gli Hezbollah libanesi; vuol dare una lezione agli altri paesi della lista del Pentagono e a tutti i popoli che osassero ribellarsi al controllo imperialista.
La nuova strategia dell'imperialismo americano ha trovato l'immediato appoggio del laburista Blair. In una intervista a un giornale scozzese il premier britannico affermava che occorre confrontarsi con altri paesi e con le attività commerciali di società e singoli individui operanti in ogni parte del mondo e ha quasi rivendicato la primogenitura dell'idea che per fermare la proliferazione delle armi di distruzione di massa non ci si poteva fermare all'Iraq.