Con la benedizione del rinnegato Fassino
Varata la nuova giunta antipopolare della DC Iervolino
Nel comitato d'affari borghese entra un'armatrice. La neopodestà agli intellettuali: "E ora state zitti"
Redazione di Napoli
Alla fine di giugno è stata nominata la nuova giunta della democristiana Iervolino che fin dalla sua composizione, propositi e storia dei suoi assessori si presenta come un vero e proprio comitato d'affari della borghesia napoletana, lontana anni luce dai bisogni e dalle esigenze delle masse popolari partenopee. A conferma dei disastri passati della sua giunta, la Iervolino ha pensato bene di cambiare 12 assessori su 16 per porre fine alle numerose polemiche che hanno accompagnato la sua ricandidatura prima e la sua rielezione dopo, da parte di numerosi intellettuali, primi fra tutti Luigi Labruna e Aldo Masullo (che annunciò di disertare le urne), nonché Biagio De Giovanni, che ha parlato addirittura di regime della "sinistra" in Campania. A questi ultimi la nuova podestà ha risposto di zittirsi definendo l'ex preside della facoltà di Giurisprudenza, Luigi Labruna, un "piripacchio", una sorta di intellettuale senza idee o comunque non gradito alla massima poltrona di palazzo S. Giacomo.
Un inizio in salsa neofascista, un attacco a "quei dieci, quindici intellettuali" come li ha definiti la Iervolino che contrastano la politica di uno dei tentacoli della piovra bassoliniana che da 15 anni opprime le masse popolari napoletane e campane. E pensare che proprio lei dovrebbe tacere visto che è stata eletta da poco più del 30% dei voti degli aventi diritto e visto che a Napoli l'astensionismo ha sfiorato il 40% dando un durissimo colpo ai partiti del regime neofascista: basti segnalare la non rielezione di diversi assessori al consiglio comunale, come Rosalba Tufano, Luca Esposito, Andrea Abbamonte, Rachele Furfaro e Maria Falbo.

I nuovi assessori
Alla carica di vicesindaco con una superdelega (che comprende, tra l'altro, Bagnoli, Napoli est, periferie, urbanistica) c'è il notaio ed ex presidente del consiglio comunale Sabatino Santangelo, da anni uomo-ombra di Bassolino, ex presidente di Bagnolifutura e professionista più ricco di Napoli (con 1 milione e passa euro dichiarati all'anno) e tra i più ricchi della Campania. Al bilancio e programmazione, altro assessorato importante, c'è l'ex boss della Uil Campania Enrico Cardillo, capo di una delle decine di correnti dei DS napoletani, cui spetterà il controllo di tutte le società partecipate del comune di Napoli. Al patrimonio andrà un uomo di Rutelli, Ferdinando Di Mezza, che, nonostante il fallimento del suo assessorato alla nettezza urbana, continuerà con molta probabilità l'opera privatizzatrice di svendita del patrimonio pubblico cominciata dal DS Balzamo. Nonostante sia stato sonoramente trombato alle elezioni comunali, è stato nominato assessore alla pubblica istruzione Giuseppe Gambale (Margherita) cui è affidata anche la delega alla legalità, mentre all'ex presidente della circoscrizione del quartiere Avvocata-Montecalvario, Elisabetta Gambardella (DS), è stato affidato l'assessorato al "decoro e arredo urbano", ma anche lei non eletta al consiglio comunale nelle scorse amministrative. All'assessorato all'edilizia, in sostituzione dell'assessore fantasma Lepore (DS), c'è l'amministrativista Felice Laudadio (SDI), giudicato "un grande professionista come Santangelo" dalla Iervolino che lo ha voluto a tutti i costi nonostante un duro scontro con la direzione provinciale del partito di Boselli che, per un puro gioco di poltrone, aveva indicato un altro nome. Alla memoria della città e cimiteri è stata nominata la vecchia volpona revisionista Dolores Madaro, fondatrice del PRC napoletano e poi del PdCI della quale è dirigente provinciale; anche qua spaccatura con la corrente che fa capo a Tonino Scala, sempre del PdCI, che addirittura con un comunicato stampa ha criticato la scelta del partito di Diliberto e Rizzo. Alla mobilità e traffico va Gennaro Mola (DS), proveniente dalla famiglia del PCI revisionista napoletano, che ha già combinato diversi guai, chiudendo molti raccordi stradali fondamentali e aumentando i già annosi lavori (che si sa quando cominciano ma che non vedono mai la fine) che opprimono gli automobilisti napoletani. All'ambiente, voluto fortemente da Pecoraro Scanio, è il capo dei Verdi vomeresi Gennaro "Rino" Nasti, mentre all'assessorato alla cultura e allo sviluppo c'è un altro fidato della scuderia Bassolino, Nicola Oddati, ex segretario provinciale dei DS. Alle fognature e difesa del suolo è in carica Giorgio Nugnes (Margherita), ex PPI, che ha presenziato il consiglio comunale al seguito di auto blu e gorilla, nell'arroganza e nella presunzione che lo distinguono.

Nuove e vecchie conoscenze
"Fiore all'occhiello" della giunta antipopolare è certamente la signora Donata Rizzo, non perché, come hanno detto i giornali della borghesia, è una delle quattro donne che fanno parte del consesso di palazzo S. Giacomo, ma perché in realtà è la moglie dell'armatore Renato D'Abundo, da sempre vicino a Mastella e all'Udeur: insomma la massima espressione dell'alta borghesia tra i signori del palazzo. L'Udeur piazza alle politiche del personale anche il vecchio sindacalista Uil Bruno Terracciano. In ultimo tre vecchie conoscenze del PMLI: Alfredo Ponticelli, ex repubblicano, ora riciclatosi nell'Italia dei Valori di Di Pietro, ex assessore alla Toponomastica che negò di dedicare Piazzale Tecchio (l'architetto fascista ex repubblichino) al martire antifascista Vincenzo De Waure, nonostante le pressioni della popolazione di Fuorigrotta e del Comitato (promosso dal PMLI) nato in memoria dello studente universitario; l'assessore alle politiche sociali Giulio Riccio (PRC), dirigente provinciale del partito neorevisionista e trotzkista, bertinottiano di ferro e soprattutto cane da guardia anti-PMLI, ha cercato più di una volta di aggredire i nostri diffusori e buttarci fuori dai Comitati cittadini, tentativi sempre miseramente falliti; all'assessorato al Turismo la diessina e studentessa universitaria Valeria Valente, dirigente provinciale dei DS, nel 1997 cercò di impedire al PMLI, prima boicottando il pullman (con l'aiuto dell'attuale dirigente della Cgil napoletana Serena Sorrentino) e poi cercando di estrometterlo dalla piazza, di partecipare alla manifestazione antisecessionista a Milano contro la Lega neofascista e razzista di Bossi; anche in questo caso il tentativo andò a vuoto sia perché i compagni napoletani parteciparono in prima fila con la delegazione nazionale del Partito, sia perché respinsero in maniera ferma e decisa la provocazione della Valente che se ne andò con la coda fra le gambe assieme ai suoi sgherri.
Una giunta antipopolare, un tentacolo della piovra bassoliniana che opprime da anni le masse popolari napoletane e campane: così definiamo questa accozzaglia di borghesi riuniti nelle istituzioni in camicia nera di palazzo S. Giacomo, pronti, come hanno fatto negli anni precedenti, a regalare il proletariato alla borghesia reazionaria e falsamente di "sinistra". Essa va spazzata via con la lotta di piazza e sostituita con le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta, ossia le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.

20 settembre 2006