Agli Stati generali delle "fabbriche di Nichi"
Il neoliberale e presidenzialista Vendola sproloquia su un "nuovo umanesimo"
"Fare futuro" del gerarca Fini esalta e corteggia il rinnegato governatore della Puglia
Casarini, Alzetta e Rapirelli gli portano in dote il loro anarchismo e spontaneismo
Il 16, 17 e 18 luglio si sono svolti a Bari gli stati generali delle "Fabbriche di Nichi", ossia associazioni, gruppi on line, circoli fisici o virtuali sorti alla vigilia delle elezioni regionali del marzo scorso per sostenere la rielezione di Nichi Vendola a governatore della Puglia e resi successivamente stabili.
Come simbolo e titolo di questo primo appuntamento nazionale è stato scelto l'impronunciabile nome del vulcano islandese che nel marzo scorso ha mandato in tilt il traffico aereo in Europa: "Eyjafjallajökull, eruzione di buona politica". "Come l'eruzione di un vulcano, le Fabbriche di Nichi irrompono sulla scena pubblica e sconvolgono gli equilibri dati", si legge nella presentazione degli stati generali.
In modo assai meno "poetico" e nel gelido e sconcertato silenzio della sua stessa base, è invece Vendola a spiegare il vero significato di questi stati generali paragonandoli ai meeting della clerico-fascista "Comunione e liberazione" (CL): "Sono l'equivalente di quello che sono stati a destra i meeting di Rimini: il più importante incubatore di nuove culture e di nuovi pezzi di classe dirigente".
È così che Vendola ha trasformato un villaggio turistico sul mare di Bari in una sorta di proprio laboratorio politico di carattere nazionale dove "incubare" la "nuova cultura" e "la nuova classe dirigente" della "sinistra" borghese.

Un "nuovo umanesimo"
E i punti di contatto con CL non finiscono certo qui, perché Vendola questa volta ha veramente saccheggiato il vocabolario e il patrimonio biblico e cattolico. Agli stati generali ha ritagliato per sé "due discorsi in apertura e chiusura sul buio e sulla luce, come nella Genesi". Il suo discorso conclusivo l'ha così titolato: "Lanterne che illuminano gli angoli bui dell'esistente". A chi lo incalzava, alla vigilia dei suoi interventi, sulla candidatura alle primarie del PD, rispondeva: "Come dice la Bibbia, ogni cosa a suo tempo e ogni giorno ha i suoi oggetti e il suo calendario, l'unica cosa che chiedo è un popolo protagonista". E per quanto riguarda la sua politica, ancora un riferimento biblico: la parola d'ordine è cooperazione. In altre parole "custodire la terra", come era compito degli uomini nel giardino dell'Eden prima che Caino, "un liberista ante litteram", si difendesse dicendo che non era il custode del fratello.
Già in precedenza Vendola aveva spiegato che "Cooperare è la ragion d'essere della sinistra. Se resta la politica ma crepa la comunità, la sinistra muore. La sinistra del futuro deve essere innanzitutto un nuovo umanesimo. Deve contrastare il paradigma della competizione con quello della cooperazione. E deve farlo all'incrocio tra libertà, lavoro e sessualità, nella connessione tra corpo sociale e corpo individuale".
Un "nuovo umanesimo" borghese e di chiara matrice cattolica che secondo la concezione di Vendola innanzitutto rompa definitivamente con l'ideologia proletaria, il marxismo-leninismo, o la "supponenza leninista" come la definisce il rinnegato governatore pugliese, "per aprirsi alle onde dei linguaggi, delle culture, delle domande sociali delle nuove generazioni". Un "nuovo umanesimo" che infatti Vendola vede alla base di una nuova unità interclassista fra lavoratori, giovani, il cosiddetto "popolo delle partite IVA" e gli stessi capitalisti di "buona volontà" che hanno compreso la necessità che "oggi bisogna costruire con radicalità un'idea alternativa dello sviluppo e della crescita". "C'è un modello di capitalismo e di mercato - spiega - che non soltanto è sempre più incompatibile con la democrazia: è incompatibile con la vita. Questo è il radicalismo nuovo, universalistico. Il lessico di un'alternativa vincente".
Un'alternativa ovviamente che non mette minimamente in conto la necessità della distruzione del sistema capitalistico e la costruzione di una nuova società socialista per mettere fine una volta per tutte allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, al fascismo e alla guerra imperialista.

Come Obama e Berlusconi
Non è certo un caso che il modello di Vendola sia proprio Obama, il presidente della più forte potenza imperialista mondiale. A chi gli chiede che effetto gli fa essere definito l'Obama bianco, Vendola infatti risponde: "Mi lusinga. Quando la politica diventa un incontro forte con la vita e con le sue domande allora si ha davvero la percezione che sia il campo dell'alternativa. È l'ingresso del principio-speranza di Ernst Block, è l'utopia di Altiero Spinelli (rinnegato del comunismo e teorico del federalismo europeo, ndr) capace di immaginare al confino il manifesto del federalismo europeo. È uno sguardo sul futuro. Così è andata in America" (Intervista a "La Repubblica" del 25/7/2010).
E dopo Obama, Vendola non disdegna a modello nemmeno il democristiano e privatizzatore liberista Prodi, colui, che secondo la sua accezione, "ha rovesciato alcuni modelli di lotta politica". "A me piaceva - ha proseguito Vendola nell'intervista a 'La Repubblica' - il tono elevato del suo discorso antipopulista. Mi piaceva la costruzione di una leadership per strada rompendo l'autoreferenzialità del ceto politico. Per me è un esempio da guardare con molta attenzione".
Di Obama e Prodi, ma in fondo Vendola a ragione può essere definito un allievo di Berlusconi. Del neoduce ha certamente assimilato la vena populista, il narcisismo, il personalismo e il presidenzialismo.
Del resto si guarda bene dal denunciare Berlusconi come il nuovo Mussolini. Al contrario lo continua a sottovalutare, sbeffeggiandolo e paragonandolo al massimo a Cesare. Arriva persino a vaneggiare su un presunto "tracollo del berlusconismo": "Provo molta pena per il centrodestra. Silvio Berlusconi si è sottratto al confronto. È un prodotto pubblicitario, si è venduto alla stregua di un detersivo. Cesare (Berlusconi, ndr) ha impresso nei cittadini un messaggio contorto della realtà".

Candidato alle primarie del PD
Come Berlusconi anche il governatore della Puglia si presenta come una sorta di nuovo messia, un "unto del signore", chiamato a risollevare le sorti della "sinistra" borghese.
Così quando a conclusione degli stati generali annuncia di voler "sparigliare i giochi" del "centro-sinistra" ufficializzando la sua candidatura alle primarie del PD, Vendola si domanda: "Perché io?", e si risponde: "Perché sono voi quando non sopportate il centrosinistra, avendo in mente un mondo diverso da questo". E ancora, con immodestia: "Ovunque sento forte questa attesa sulla mia persona. Candidandomi alle primarie ho risposto a un appello che c'è in giro per l'Italia". Infine, intervistato mentre nei giorni successivi è non a caso ospite di Walter Veltroni alla scuola di politica "Democratica" in corso a Bertinoro, dichiara: "A questa età me ne andrei volentieri in vacanza, a pregare, studiare, scrivere, viaggiare. Ma mi sento prigioniero di un dovere. In politica ci vuole generosità. E io voglio, pasolinianamente, gettare il mio corpo nella lotta".
In verità la candidatura di Vendola appare l'epilogo scontato di una campagna politica e mediatica iniziata già all'indomani della sua rielezione a governatore e sponsorizzata da "La Repubblica" e da "L'Espresso" di Scalfari, De Benedetti e Ezio Mauro. Una campagna che ha visto Vendola saltellare da un programma televisivo all'altro e girare l'Italia in lungo e in largo passando dai salotti buoni della borghesia pugliese, ai convivi degli imprenditori del nord-est, ai Centri sociali. Incontrando ovunque un consenso entusiasta.

Il coccolo della destra fascista e massonica
Lo stesso entusiasmo con cui "Farefuturo", il periodico on line della fondazione presieduta dal gerarca Gianfranco Fini, ha commentato la tre giorni di Bari: "Caro Nichi - si legge sul Ffweb magazine del 23 luglio - con un sorriso ti facciamo un in bocca al lupo per il tuo cammino, poiché se il tuo obiettivo è giungere alla buona politica, ci si incontrerà certamente per strada. Sicuramente da avversari, ma mai da nemici". Una vera e propria esaltazione del governatore della Puglia: "Luce e tenebre. Utopia e concretezza. La stagione vendoliana che s'incammina verso la creazione di un nuovo 'discorso della società' per la buona politica è un insieme di ossimori e convivenze complesse. Nella sua dinamica lo stesso linguaggio di Vendola assume forme auliche, poetiche al limite dell'intellettualismo, ma il tutto si edulcora nella figura di un uomo del popolo, meglio 'popolare', che lui riesce a incarnare. Una traslazione contemporanea del pensiero pasoliniano, attualizzato nel suo amore per le piccole cose della vita quotidiana e la predilezione per le figure umane che esaltano i residui della tradizione e dell'arcaico...", fino a giungere a una "forza propositiva che lui scorge all'orizzonte, ricca di creatività e di un senso innato per la bellezza, che giace inespressa, bloccata dalle burocrazie sintomatiche di un sistema gerontocrate". E ancora: "Serve un'etica del cammino, 'contro la bella morte e il sublime sipario, contro l'etica e l'estetica della sconfitta', contro l'ideologia che si nutre del 'corpo morente del militante avvolto in una bandiera rossa'. Non è tempo di martirio, è l'ora del riscatto oltre le ideologie, in nome della buona politica. Che non ha colore, come fa intuire quando auspica uno scontro con Fini, che rappresenta l'esperimento compiuto di una destra che si fa moderna, e quindi non può che avere la stima di chi come Nichi cerca di iniettare linfa nuova nelle carni di una sinistra impaurita e smarrita".
Persino la loggia massonica Montesion di Roma, tramite il suo "Maestro venerabile" Gioele Magaldi tifa per Vendola. Infatti nella "lettera aperta numero 1 al Fratello Silvio Berlusconi", piena di "diffide" al premier, dopo aver consigliato alle opposizioni parlamentari di realizzare una "coalizione unitaria", invita il PD a fare un ticket Nichi Vendola-Ignazio Marino ("Il Fatto" del 27 luglio).
Corteggiamenti e esaltazioni provenienti da destra che non imbarazzano affatto certi "ultrasinistri" dei Centri sociali presenti in delegazione agli stati generali di Bari. E precisamente, i padovani guidati da Luca Casarini, Francesco Raparelli dell'Esc di Roma, Nunzio D'Erme e Andrea Alzetta, detto "Tarzan", di Action, Antonio Musella dell'Insurgencia di Napoli, che portano in dote alle Fabbriche di Nichi il loro anarchismo e il loro spontaneismo e una certa copertura a "sinistra" visto che il trotzkista Vendola, approdato ormai da tempo al liberalismo e al "nuovo umanesimo" borghese e cattolico, si presenta come il prototipo del dirigente PD e si candida come leader di tutto il "centro-sinistra".

28 luglio 2010