Il vertice di Nizza riorganizza la superpotenza imperialista europea
Varati l'esercito, la riforma delle istituzioni e la carta dei diritti
BRUTALI CARICHE DELLA POLIZIA AI CONTESTATORI DEL VERTICE
I capi di Stato e di governo dei quindici paesi membri della Ue si sono accapigliati fino alle prime ore dell'11 dicembre, oltre un giorno in più del previsto, per arrivare ad un compromesso sul tema delle riforme istituzionali, un tema al quale hanno dedicato gran parte del vertice tenuto a Nizza e iniziato il 7 dicembre. Il compromesso raggiunto, unito all'accordo per il varo di altri importanti questioni tra le quali l'esercito europeo e la carta dei diritti, passerà alla ratifica del Parlamento europeo entro i prossimi due mesi. Il vertice di Nizza ha quindi colto l'obiettivo di riorganizzare la superpotenza imperialista europea in vista del suo allargamento a 27 paesi.
è stato sufficiente il primo giorno di vertice per mettere in cascina le intese già definite negli incontri e nelle riunioni preparatorie. In pompa magna si è tenuta la cerimonia solenne della firma della Carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei. A sottoscriverla sono stati il ministro degli Esteri francese Hubert Védrine a nome del Consiglio, il presidente della Commissione europea Romano Prodi e la presidente del Parlamento europeo Nicole Fontaine. In proposito vedi servizio a parte.
Tale ratifica compare al primo punto del comunicato ufficiale della presidenza francese del Consiglio europeo di Nizza. A seguire gli altri capitoli fra i quali quello relativo all'allargamento della Ue.
Il comunicato di Nizza riafferma "la portata storica del processo di allargamento dell'Unione europea e la priorità politica che attribuisce al successo del medesimo''. E indica la fine del 2002 come data per l'ingresso di quei paesi "che saranno pronti'', ovvero che risponderanno ai requisiti economici e politici capitalisti e imperialisti dettati dalla Ue. Un paragrafo particolare è dedicato alla Turchia; nell'Unione europea imperialista c'è posto anche per il regime fascista di Ankara tanto che i Quindici chiudono ancora una volta tutti e due gli occhi sull'oppressione del popolo curdo e invitano la Turchia "a presentare rapidamente il suo programma nazionale per l'adozione dell'acquis sulla base del partenariato per l'adesione''.
Altro pezzo forte del vertice di Nizza è il varo ufficiale dell'esercito europeo così come definito dai ministri della Difesa e degli Esteri nella riunione di Bruxelles del 20 novembre scorso (vedi Il Bolscevico 44/2000). La presidenza francese ha insistito a Nizza perché nel documento finale si precisasse meglio il ruolo autonomo dell'esercito europeo rispetto alla Nato; le proteste d'oltre Atlantico, l'opposizione della Gran Bretagna e la prudenza di Germania e Italia hanno costretto Chirac a fare marcia indietro. Il comunicato finale comunque afferma che "il Consiglio europeo invita la prossima Presidenza, assieme al Segretario Generale/Alto Rappresentante, a far progredire i lavori (...). L'obiettivo è rendere l'Ue rapidamente operativa in tale settore. Una decisione a tal fine sarà adottata quanto prima dal Consiglio europeo nel corso del 2001''. L'esercito europeo deve comunque nascere entro il 2003.
Sui capitoli dell'Europa "economica e sociale'' il vertice di Nizza non ha mancato di rilanciare l'attacco ai sistemi pensionistici pubblici, commissionando per il prossimo vertice di Stoccolma uno studio "sulla sostenibilità a lungo termine dei regimi pensionistici''; ha precisato le tappe nel 2001 per l'entrata in circolazione dell'euro indicando le seguenti date: "presentazione delle monete e banconote in euro in settembre; disponibilità di monete per i privati a metà dicembre negli Stati membri che avranno operato questa scelta; introduzione delle monete e banconote in euro il 31 dicembre a mezzanotte''.
Mentre i rappresentanti dei Quindici erano riuniti nel grande centro di Acropolis a varare la carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei all'esterno della sede la polizia attaccava con brutali cariche i manifestanti anti vertice. O meglio quelli che erano riusciti ad arrivare a Nizza dato che il governo Jospin aveva blindato la frontiera con l'Italia per bloccare l'arrivo di un treno di dimostranti. Tutta l'area attorno all'Acropolis era chiusa dal giorno precedente da transenne piantonate dalla polizia e dai reparti antisommossa.
Due cortei di manifestanti partivano la mattina del 7 novembre dalla stazione centrale e dalla piazza di Saint Roch diretti verso l'Acropolis nel tentativo di stringere a tenaglia la sede del summit. Solo un piccolo gruppo riuscirà ad arrivare a cento metri dall'Acropolis respinto dagli agenti che caricano con manganelli e lacrimogeni i dimostranti. Le cariche della polizia si ripetevano nelle strade adiacenti e diversi manifestanti erano arrestati e pestati. Un gruppo di manifestanti italiani e spagnoli si recavano al commissariato dove erano stati rinchiusi alcuni dei giovani arrestati e chiedevano di poter parlare con loro; in risposta la polizia li caricava usando gli idranti e i proiettili assordanti.
Riportata la "tranquillità'' per le strade di Nizza i Quindici si concentravano sull'ultimo punto in discussione, quello sulle riforme istituzionali, sulla base degli elaborati dalla apposita Conferenza intergovernativa che comunque non avevano sciolto i nodi principali in merito a composizione della Commissione, peso dei voti di ogni singolo paese nel Consiglio, limitazione delle materie su cui non era necessaria l'unanimità.
Sui primi due punti lo scontro nasceva dalle richieste tedesche di contare di più nel Consiglio con il peso dei voti in base alla popolazione; la Francia difendeva la parità tra le quattro maggiori potenze (Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia), i paesi più piccoli non volevano essere ancora di più penalizzati dal loro ridotto peso dei voti. Il compromesso raggiunto prevede ancora la parità fra i quattro grandi e un divario maggiore tra paesi grandi e piccoli: attualmente il rapporto dei voti tra i primi e l'ultimo è di 10 a 2 e passerà a 29 a 3 (vedi tabella). La Germania ottiene in compensazione un meccanismo di voto che prevede che la maggioranza qualificata sia ottenuta non solo attraverso il 73,4% dei voti degli Stati in Consiglio ma anche, su richiesta, da un numero di paesi che rappresenti il 62% della popolazione e qui può far valere la sua "rappresentatività demografica''. La riforma entrerà in vigore nel 2005.
La parità tra i quattro grandi è invece saltata nel numero dei seggi all'europarlamento che passeranno da 626 a 738; solo la Germania e l'ultimo, il Lussemburgo, mantengono gli attuali seggi tutti gli altri ne avranno di meno. I paesi più piccoli hanno avuto in compensazione la garanzia di un posto nella futura Commissione. Sempre nel 2005 ognuno dei futuri 27 Stati membri avrà un commissario, i paesi più grandi (Germania, Francia, Inghilterra, Spagna ed Italia) perderanno il loro secondo commissario. In seguito potranno essere definiti meno posti dei 27 con una rotazione, nel frattempo sono aumentati i poteri del presidente della Commissione per "guidare'' una squadra più ampia ma sempre nei limitati poteri esecutivi che il Consiglio assegna alla Commissione.
Il documento di Nizza ha esteso il voto di maggioranza a 29 aree decisionali minori (incluso il commercio, nei servizi e la proprietà intellettuale) ed a 6 conferimenti di carica che richiedevano finora l'unanimità. Esclusi le questioni sociali e fiscali come voleva la Gran Bretagna, cinema, audiovisivi, scuola e sanità come voleva la Francia, l'immigrazione come voleva la Germania, aiuti alle regioni più povere come voleva la Spagna.
Quanto alle cosiddette "cooperazioni rafforzate'', ovvero alla possibilità per un gruppo di paesi di procedere unitariamente su argomenti specifici, l'intesa di Nizza prevede che ci sia il via libera senza diritto di veto per gli altri quando i paesi interessati sono almeno otto.