Al vertice di San Pietroburgo
PUTIN, SCHROEDER E CHIRAC INVOCANO UN "RUOLO CENTRALE" DELL'ONU NELLA RICOSTRUZIONE DELL'IRAQ
Il vertice non ha condannato gli aggressori anglo-americani e non ne ha chiesto il ritiro dall'Iraq
L'Onu deve avere un "ruolo centrale" nella ricostruzione dell'Iraq affermano il 12 aprile da San Pietroburgo Vladimir Putin, Gerhard Schroeder e Jacques Chirac, che si incontrano per la prima volta dall'inizio dell'aggressione anglo-americana, il 20 marzo scorso. Il vertice si è chiuso senza un comunicato congiunto, dell'esito dei colloqui testimoniano le dichiarazioni dei partecipanti, ma è evidente che è una risposta al summit tra Bush e Blair di Belfast. Nonostante che la Russia abbia tenuto ad assicurare che l'incontro di San Pietroburgo non era un controvertice, che era in programma da tempo l'incontro tra Putin e Schroeder ai quali si è aggiunto anche Chirac.
I tre paesi hanno ribadito che la loro posizione è di riportare la gestione della crisi irachena nell'ambito dell'Onu perché non vogliono una tutela diretta degli Usa sull'Iraq. Usa e Gran Bretagna sono state definite "potenze occupanti" e Putin ha definito il loro comportamento come neocolonialista e pieno di "rischi di guerra senza fine ". Ma la preoc-cupazione principale dei tre paesi è quella di rientrare nel giro, di partecipare alla spartizione della torta irachena. "L'Iraq non è ancora il 51esimo stato Usa" aveva detto Gunnadi Seleznov, presidente della Duma, nel rispondere nei giorni precedenti alle dichiarazioni di Washington e al voto del Congresso Usa, che hanno escluso Mosca, Parigi, Berlino e Damasco dagli affari della ricostruzione.
Per il momento ha affermato Chirac "bisogna far fronte all'emergenza e rispondere il più in fretta possibile ai bisogni umanitari della provata popolazione irachena ma domani l'Onu dovrà svolgere un ruolo centrale per garantire il ritorno alla sovranità dell'Iraq, la forza deve essere sottomessa al diritto, nessun ordine internazionale durevole può basarsi sulla logica di potenza". "Tutto deve avvenire nell'ambito del diritto internazionale - ha ripetuto Schroeder - e poiché l'unica istituzione paragonabile ad un governo mondiale sono le Nazioni Unite ogni decisione deve avvenire sotto il tetto dell'Onu. (...) è ora di trasformare una vittoria militare in una vittoria politica".
Russia, Francia e Germania quindi non condannano gli aggressori anglo-americani, non ne chiedono il ritiro dall'Iraq, danno per scontato il governo dell'amministrazione provvisoria guidato dall'americano Garner e chiedono uno spazio anche per loro nella ricostruzione gestita dall'Onu. La risposta sprezzante del ministro della difesa americano, Donald Rumsfeld, è stata che se Russia e Francia vogliono partecipare alla ricostruzione dell'Iraq possono farlo annullando il debito che Baghdad ha con questi due paesi: 8,5 miliardi di dollari per la Russia e 8 miliardi per la Francia.
D'altra parte i tre paesi se fossero stati conseguenti con l'opposizione alla guerra avrebbero potuto presentare al Consiglio di sicurezza dell'Onu una mozione contro l'aggressione che, anche se bocciata dal veto di Washington e Londra, avrebbe tolto a Bush e Blair anche la giustificazione della copertura della risoluzione 1441, o altre inziative diplomatiche. A parte le dichiarazioni di condanna della guerra invece sono rimasti a guardare e hanno lasciato all'Onu il ruolo di infermiere per il dopoguerra.
Fra i segnali della debole posizione di attesa dei tre paesi vi erano i tentativi di fine marzo di Chirac di ricucire con Blair e l'intesa tra i due "sull'importanza del ruolo delle Nazioni Unite dopo la guerra". Il 3 aprile Putin dichiarava che "la Russia ha cooperato e continuerà a cooperare con gli Stati Uniti" mentre poco prima l'ambasciatore americano a Washington affermava di comprendere "le preoccupazioni russe sull'impatto che il cambio di regime possa avere sui contratti petroliferi e sul destino del debito irakeno con la Russia". Sempre il 3 aprile il ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, affermava di sperare che il regime di Baghdad "vada a fondo il più rapidamente possibile". Il 6 aprile la consigliera americana alla Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, era a Mosca per "trovare soluzioni pratiche agli aspetti umanitari e al più ampio compito della ricostruzione del Paese" e Putin ingoiava senza fiatare il mitragliamento dell'ambasciatore russo in fuga da Baghdad da parte dei marines.