Il vertice di Napoli vara la difesa comune dell'Unione Europea
Rimangono le divisioni su sistema di voto e Commissione
Uno degli ultimi appuntamenti per ricomporre le divergenze europee sul testo della futura Costituzione e quindi chiudere in bellezza al vertice di Bruxelles del 13 dicembre la fase finale della discussione aperta il 4 ottobre a Roma era il vertice dei ministri degli Esteri che si è svolto a Napoli il 28 e 29 novembre. Secondo il ministro Franco Frattini l'incontro si è concluso con dei "grandi passi in avanti" soprattutto sulla parte dedicata alle riforme istituzionali; in realtà l'unica intesa raggiunta riguarda il varo della difesa comune della Ue. Mentre sul sistema di voto nel Consiglio dei ministri e sulla modifica del testo della Convenzione laddove non prevede per tutti i 25 componenti della futura Commissione il diritto di voto restano le divisioni, i governi imperialisti europei hanno trovato l'intesa per dotare la Ue di una propria struttura militare autonoma ma "complementare" alla Nato.
L'intesa presentata dalla presidenza italiana ma definita precedentemente da Francia, Germania e Gran Bretagna che è stata approvata dal vertice di Napoli sotto forma di una bozza di protocollo da allegare al testo della Costituzione afferma che "gli Stati membri che si dichiarano pronti ad andare più rapidamente e più lontano per sviluppare la capacità dell'Ue di condurre azioni e operazioni di gestione delle crisi stabiliscono tra di loro una cooperazione strutturata (...) al fine di rafforzare la capacità dell'Unione di giocare il suo ruolo sulla scena internazionale". In altre parole, i paesi che si ritengono già pronti a partecipare alla costituzione di un esercito europeo per affermare il ruolo imperialista della Ue sulla scena internazionale potranno partire da subito, gli altri potranno entrare quando lo riterranno opportuno e secondo i criteri che saranno definiti d'intesa tra i 25 membri.
Il testo sottolinea che la Ue deve "avere la capacità, al più tardi nel 2007, sia a titolo nazionale che come parte essenziale di forze multinazionali, di mobilitare unità di combattimento mirate per missioni specifiche, configurate sul piano tattico come formazioni da combattimento, con elementi di sostegno compresi trasporto e logistica, capaci di intraprendere missioni definite in un arco dai 5 ai 30 giorni, in particolare per rispondere alle richieste delle Nazioni Unite e sostenibili per un periodo iniziale di 30 giorni, prorogabili fino ad almeno 120 giorni". La forza di reazione rapida europea dovrà quindi essere pronta entro il 2007 a condurre operazioni militari in ogni parte del mondo per rispondere "in particolare" alle richieste dell'Onu, ma non solo. Sarà una forza da "combattimento" per le aggressioni imperialiste camuffate da missioni di "pace" o di "aiuto umanitario".
La proposta iniziale formulata nell'aprile scorso da Francia, Germania e Belgio prevedeva anche la creazione di un comando militare europeo, con sede vicino a quello Nato di Bruxelles, per sottolineare l'autonomia della forza Ue rispetto all'Alleanza atlantica a guida Usa. L'ipotesi era respinta da Gran Bretagna e Italia, oltreché bocciata da Washington. Il ministro degli Esteri Frattini e il collega inglese Jack Straw a Napoli hanno tenuto a sottolineare che la forza militare europea sarà autonoma ma "complementare" alla Nato. Nel testo licenziato dal vertice si ricorda che "la politica di sicurezza e di difesa comune dell'Unione rispetta gli obblighi derivanti dal trattato Nato per quei paesi che ne fanno parte, (...) e che resta il fondamento della difesa collettiva dei suoi membri". Il coordinamento dei contributi militari che i singoli partecipanti mettono a disposizione per la forza europea è per il momento affidato all'Agenzia europea di Difesa varata a Bruxelles nel vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa del 17 novembre. La questione del comando autonomo o integrato nella Nato è solo rimandata. Nel frattempo la forza europea nasce per decisione unanime.
A Napoli sulle altre questioni aperte in merito alle modifiche richieste da vari paesi al testo della Convenzione le divisioni sono rimaste pressoché inalterate. La richiesta di modifica del testo che prevede una Commissione composta da rappresentanti di tutti e 25 i paesi membri ma con solo 15 col diritto di voto avanzata dai paesi più piccoli è stata accolta ma con la precisazione che resta l'obiettivo di definire una Commissione più snella, al massimo a 18 membri col diritto di voto.
Bocciata del tutto la richiesta di Spagna e Polonia di modificare il sistema di voto nel consiglio. Il testo prevede che fino al 2009 sia applicato il sistema definito nel vertice di Nizza, quello del cosiddetto voto ponderato; il meccanismo assegna la titolarità di 29 voti ai quattro paesi più grandi (Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia), 27 a Spagna e Polonia e via a scalare fino ai 2 del Lussemburgo. Dal 2009 si dovrebbe passare al sistema della "doppia maggioranza" che per approvare una decisione richiede la metà più uno dei paesi membri purché rappresentino almeno il 60% della popolazione della Ue; con il meccanismo del voto ponderato Spagna e Polonia "pesano" quasi quanto i quattro più grandi, con l'altro che tiene conto anche della popolazione molto meno e puntano i piedi chiedendo che sia applicato solo il meccanismo del trattato di Nizza. Gli altri, a partire dalla Germania, non ci stanno. La soluzione è rinviata al vertice di Bruxelles del 13 e 14 dicembre.