I GERARCHI DELLA CASA DEL FASCIO AI VERTICI RAI

AGOSTINO SACCA', DIRETTORE GENERALE

58 anni, calabrese, sposato, 3 figli, giornalista professionista, Agostino Saccà è l'uomo imposto dal neoduce Berlusconi al settimo piano di viale Mazzini per portare a termine l'occupazione della Rai.
Entrato in Rai 26 anni fa, dopo una breve esperienza al "Giornale di Calabria'' e al berlusconiano "Panorama'', Saccà ha scalato uno dopo l'altro tutti i gradini della carriera grazie al suo ineguagliabile trasversalismo politico che gli ha permesso di passare indenne attraverso le varie gestioni della Rai a cominciare da quella socialista, poi quella dei cosiddetti "professori'', quindi quella dell'Ulivo fino a raggiungere l'apoteosi con l'occupazione Rai della casa del fascio.
Nato socialista, poi dato in quota all'Ulivo e ora orgoglioso del suo approdo alla corte di Arcore tanto da confessare pubblicamente che "io voto Forza Italia come tutta la mia famiglia'', Saccà ha cominciato la sua carriera in Rai ai tempi di Locatelli che lo nominò prima redattore del Tg3, poi caporedattore della testata e infine vicedirettore di Raidue.
Successivamente la Moratti lo nominò direttore della comunicazione durante la sua presidenza. Di quel periodo Saccà ancora oggi conserva gelosamente un bigliettino di elogi indirizzatogli dall'attuale ministro all'Istruzione al momento della sua dipartita da viale Mazzini in cui lo ringraziava per "aver saputo interpretare la mia Rai''.
Con l'avvento di Giovanni Tantillo Saccà diventa vicedirettore di Rai Uno.
Ma il vero salto verso la poltrona più ambita di viale Mazzini Saccà lo compie durante la reggenza del Cda dell'Ulivo capeggiato da Zaccaria, che prima lo promuove e poi lo conferma alla guida di Rai Uno.

FABRIZIO DEL NOCE, DIRETTORE DI RAI UNO
Berlusconiano della prima ora, da quando nel '94 da deputato eletto nelle liste di Forza Italia (ma non riconfermato nel '96) rientrò in Rai proclamando propositi di vendetta contro i colleghi che lo avevano "perseguitato'', Fabrizio Del Noce è stato chiamato alla direzione della rete ammiraglia della Rai quale premio della sua indefessa fedeltà al neoduce di Arcore. Una carriera, quella del figlio del filosofo oscurantista Augusto Del Noce, tutta all'insegna del massimo conformismo all'informazione di regime, di cui ha dato prova particolarmente nelle sue cronache durante la guerra del Golfo e come corrispondente dagli Usa. Ultimamente conduceva il programma domenicale Linea verde. Di lui Vespa ha detto che questa nomina lo risarcisce di "una lunga persecuzione''.

CLEMENTE J. MIMUN, DIRETTORE DEL TG1
Nato a Roma il 9 agosto 1953, è approdato in Rai nel 1983, in piena era Craxi, lavorando per sette anni al Tg1 come cronista politico e responsabile dei servizi speciali. Nel 1990 è diventato capo del politico al Tg2.
Nel 1991 emigra dalla Rai in Mediaset, dove partecipa alla nascita del Tg5 di cui poi diventa vicedirettore, a fianco di Mentana. Con queste credenziali rientra in Rai nel '94 con le truppe del neoduce, ricevendo dal Cda presieduto dalla Moratti l'incarico di direttore del Tg2. Carica che ricoprirà ininterrottamente anche durante la gestione dell'Ulivo, pur essendo legato a doppio filo a Berlusconi, fino alla nomina al vertice della più importante testata giornalistica della Rai.

ANTONIO MARANO, DIRETTORE DI RAI DUE
46 anni, in quota Lega Nord, amico personale di Bossi e Maroni, succede al silurato Carlo Freccero alla testa della seconda rete soffiando il posto a sorpresa al candidato di Fini, Massimo Magliaro, vecchio portavoce di Almirante. Marano proviene da Stream, dopo essersi fatto le ossa come manager televisivo nei primi anni '90 in emittenti locali di second'ordine, tra spogliarelli e rubriche di maghi.
Nel '94 è eletto deputato nelle liste del Carroccio, puntando ad una poltrona di ministro delle Telecomunicazioni. Ci riesce quasi col primo governo Berlusconi, ma solo come sottosegretario. Bossi ne andava fiero, e lo presentava in giro come "il nostro Berlusconi''. Quando Bossi esce dal governo, Marano si dà da fare per non uscire dal gioco governativo e tresca con Maroni e la Pivetti per fare lo sgambetto al capo, ma senza successo. Allora si allontana dalla politica per riprendere i contatti nel mondo delle tv, fino a diventare direttore di Stream News. Per poi essere ripescato dal "senatùr'', ansioso di accaparrarsi un pezzo "importante'' della tv pubblica, che lo catapulta finalmente sull'ambìta poltrona di direttore di rete.

MAURO MAZZA, DIRETTORE DEL TG2
Dal partito socialista ai fascisti di AN. Il percorso politico di Mauro Mazza è per un lungo tratto parallelo a quello del rinnegato Baldassarre, partito come ingraiano, transitato nel PSi di Craxi e infine approdato alla corte di Fini.
Ha cominciato lavorando per l'agenzia Adn-Kronos e al giornale radio, approdando in Rai nei primi anni '90 grazie ai buoni uffici del patron della Kronos, Pippo Marra, e a quelli di Claudio Martelli. Pupillo del direttore generale, Saccà, sostenuto da AN che lo ha scelto come candidato, Mazza subentra a Mimun alla direzione della seconda testata giornalistica Rai dopo aver ricoperto quella di vicedirettore del Tg1.

ANGELA BUTTIGLIONE, DIRETTRICE DEI TG REGIONALI
La raccomandatissima sorella del "filosofo'' di Comunione e liberazione, nonché ministro delle Politiche comunitarie del governo Berlusconi, è la rappresentante toccata al Biancofiore nella spartizione della torta Rai da parte dei boss della casa del fascio. La Buttiglione avrà il compito di marcare da vicino gli ultimi ulivisti ridotti nel fortino di Rai tre, decurtato ora anche delle testate regionali passate in mano degli ex democristiani alleati di Berlusconi.

24 aprile 2002