Appoggiamo la sentenza del giudice di L'Aquila
Via il crocifisso dalle scuole
Bertinotti: "Avrei difficoltà a togliere il crocifisso"
Respingere l'intesa Moratti-Ruini
La vicenda del crocifisso di Ofena ha riproposto in tutta la sua importanza e urgenza il problema della indipendenza e separazione dello Stato dalla religione e dell'ingerenza della chiesa nella sfera pubblica, in particolare nella scuola. La vicenda era esplosa in seguito all'ordinanza emessa il 22 ottobre dal giudice Mario Montanaro, del tribunale di L'Aquila, che stabiliva la rimozione del crocifisso dalla scuola materna ed elementare "Silveri" di Ofena (AQ), in accoglimento dell'istanza presentata da Adel Smith, presidente dell'Unione dei mussulmani d'Italia, che chiedeva il ripristino dei diritti costituzionali di eguaglianza religiosa per i suoi due figli frequentanti quella scuola.
A metà settembre, infatti, Smith aveva chiesto e ottenuto dagli insegnanti il permesso di appendere un simbolo coranico accanto al crocifisso, ma il giorno dopo il preside l'aveva fatto togliere. Rispondendo in quei giorni a un'interrogazione parlamentare, la ministra dell'Istruzione Letizia Moratti, rifacendosi alle leggi fasciste del 1923 e 1928, a suo dire ancora pienamente in vigore, aveva difeso e coperto questa azione del preside sostenendo che solo il crocifisso aveva diritto di cittadinanza negli arredi delle aule scolastiche. Smith si era allora rivolto al tribunale, e il giudice Montanaro, ritenendo fondata la sua richiesta, anche in base a recenti sentenze della Corte costituzionale e della Cassazione, aveva ordinato la rimozione del crocifisso dalla scuola di Ofena come unico mezzo per ristabilire il principio di eguaglianza di tutti i cittadini nella fruizione di un servizio pubblico come la scuola.

Sentenza ineccepibile
Una sentenza giuridicamente limpida e ineccepibile, in quanto, sostiene il giudice nelle motivazioni, "nell'ambito scolastico la presenza del simbolo della croce induce nell'alunno ad una comprensione profondamente scorretta della dimensione culturale della espressione di fede, perché manifesta l'inequivoca volontà, dello Stato, trattandosi di scuola pubblica, di porre il culto cattolico al centro dell'universo, come verità assoluta, senza il minimo rispetto per il ruolo svolto dalle altre esperienze religiose e sociali nel processo storico dello sviluppo umano, trascurando completamente le loro inevitabili relazioni e i loro reciproci condizionamenti".
Inoltre, prosegue l'ordinanza, "la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche comunica un'implicita adesione a valori che non sono realmente patrimonio comune di tutti i cittadini, presume un'omogeneità che, in verità, non c'è mai stata e, soprattutto, non può sicuramente affermarsi sussistere oggi, e che, però, chiaramente tende a determinare, imponendo un'istruzione religiosa che diviene obbligatoria per tutti, poiché non è consentito non avvalersene, connotando così in maniera confessionale la struttura pubblica `scuola' e ridimensionandone fortemente l'immagine pluralista".
Nei giorni successivi alla sentenza si è scatenata una furibonda campagna clerico-fascista con forti venature razziste diretta indiscriminatamente contro Smith, il giudice Montanaro, l'Islam, gli immigrati e il principio di laicità dello Stato e della scuola pubblica. Una campagna che è quantomai appropriato definire una crociata, condotta con inaudita violenza ed arroganza dalle autorità ecclesiastiche, dal governo, dalla Casa del fascio e dalla stragrande maggioranza dei mass-media, nell'assordante silenzio della "sinistra" borghese, se non addirittura nella sua vergognosa connivenza.

Gli alfieri della crociata
Tra i più forsennati alfieri di questa crociata di sapore vandeano citiamo, in campo ecclesiastico: il cardinale Ersilio Tonini (ricordate i suoi duetti edificanti con Bertinotti?), per il quale "il crocifisso è il simbolo dei valori di fondo del nostro Paese"; monsignor Fisichella, vice di Ruini per la diocesi di Roma e rettore della pontificia Università laurenziana, che in tv ha sostenuto spudoratamente la "superiorità" del cristianesimo sulle altre religioni e ha minacciato: "reagiremo con fermezza"; il cardinale Ruini, presidente della Cei: "siamo convinti - ha dichiarato - che il crocifisso esprima l'anima profonda del nostro Paese e che debba quindi rimanere come un segno dell'identità della nazione"; l'Osservatore romano, che titolava : "La croce non ce la faremo togliere"; e lo stesso Wojtyla in persona, anch'egli intervenuto più volte per ribattere sempre sul chiodo del crocifisso come "simbolo di tutti gli uomini e di tutti i tempi".
In campo governativo tra i più esagitati troviamo: la ministra Moratti, che ha subito mobilitato l'avvocatura dello Stato per fare ricorso, ottenendo dal presidente del tribunale di L'Aquila la sospensione dell'ordinanza, perchè la rimozione del crocifisso avrebbe causato "gravissimo turbamento alla maggioranza dei bambini della scuola"; il ministro di polizia Pisanu, che ha definito Adel Smith "un noto provocatore"; il ministro della Giustizia Castelli, che ha subito inviato a L'Aquila gli ispettori ministeriali per verificare se la sentenza "sia stata estesa nel rispetto dell'ordinamento o se siano state ignorate le leggi vigenti"; il ministro per le Riforme e caporione della Lega Bossi, che insieme al suo camerata Calderoli non ha perso l'occasione per sferrare una virulenta campagna razzista contro gli immigrati di fede islamica che non ha nulla da invidiare a quelle del KKK americano, arrivando a far pubblicare su La Padania l'indirizzo di casa e il telefono di Adel Smith (e sia Smith, che era già stato aggredito dai fascisti di Forza nuova, sia il suo avvocato hanno ricevuto minacce di morte, mentre il giudice Montanaro è stato messo sotto scorta).
Perfino Ciampi, che dovrebbe essere garante della Costituzione "laica", con uno zelo davvero degno di miglior causa è intervenuto per sostenere la tesi sanfedista che il crocifisso "è simbolo dei valori che stanno alla base della nostra identità". Per non parlare della stampa e degli "opinionisti" di regime, soprattuto quelli che si spacciano per "laici", di destra e di "sinistra", da Sofri a Ferrara, da De Bortoli a Polito, da Cacciari a Guzzanti, che sono proprio tra quelli che hanno sferrato gli attacchi più ipocriti e velenosi all'ordinanza del giudice aquilano.
Il più chiaro di tutti fra questi è stato il neofascista Paolo Guzzanti, che in un fondo sul berlusconiano Il Giornale del 27 ottobre, grondante razzismo antislamico, e premettendo di essere "ateo", invoca la normalizzazione della magistratura e difende a spada tratta il crocifisso in quanto "simbolo di tutto l'Occidente", con ciò rivelando che la campagna clerico-fascista e razzista sul crocifisso di Ofena è ideologicamente e politicamente affine alla crociata imperialista e antislamica di Bush del "bene" contro il "male".

I coraggiosi e i codardi
Dispiace, anche se è comprensibile, che questa violenta crociata abbia costretto diverse associazioni islamiche a cedere ai ricatti e alla paura del pogrom con dichiarazioni al limite del servilismo verso i razzisti e i clerico-fascisti, finendo così per incoraggiare la loro arroganza, e in qualche caso ricercando persino un'equivoca intesa spartitoria di inaccettabile sapore clericale con le autorità vaticane: come emerge ad esempio dalle dichiarazioni inaccettabili di Omar Camilletti, portavoce della grande moschea di Roma, secondo il quale "la scuola deve includere tutte le religioni e non essere un luogo neutrale che vieta i simboli della fede".
Onore invece a quei pochissimi, di cui si ha notizia, che non si sono fatti sopraffare dalla marea oscurantista, tra cui citiamo, tra i primi intervenuti: il segretario generale della Cgil scuola, Enrico Panini ("sentenza moderna e laica", un "passo avanti verso una dimensione di laicità della scuola italiana"); il preside Armando Catalano, responsabile dirigenti Cgil scuola ("è una sentenza coraggiosa, innovativa e moderna"); ed inoltre, sempre con dichiarazioni di sostegno alla sentenza del giudice Montanaro: i comboniani, i severiani, i cattolici di base di "Noi siamo chiesa", i cristiani evangelici italiani, il Crides-Comitato nazionale scuola e Costituzione e altri.
Lodevole anche la presa di posizione della Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati (Anm), che ha ravvisato nell'intervento del ministro Castelli una "non ammissibile interferenza sulla giurisdizione". Agghiacciante invece il silenzio di tomba della "sinistra" borghese, che si è sottratta opportunisticamente e codardamente alla battaglia in difesa della indipendenza e separazione dello Stato dalla religione, oppure quando è intervenuta lo ha fatto schierandosi viscidamente contro la sentenza del tribunale di L'Aquila. E non ci riferiamo solo al sindaco diessino della giunta di "centro-sinistra" di Ofena, che fianco a fianco con l'ex sindaco forzista ha capeggiato la grottesca "rivolta dei crocifissi" nel paese abruzzese. Ci riferiamo ai leader nazionali dei DS, che sono spariti come gli struzzi sotto la sabbia, salvo l'amerikano (e papista) Veltroni ("questa sentenza è una forzatura del tutto sbagliata"), e il Bossi del Sud, Bassolino ("pienamente d'accordo con Ciampi"). Ci riferiamo ai leader della Margherita, che da incalliti democristiani hanno subito risposto al richiamo della foresta clericale. Ci riferiamo al Verde Pecoraro Scanio ("sentenza discutibile perché di sapore proibizionista"), al PdCI Marco Rizzo ("gesto estremista che non aiuta"), e chi più ne ha più ne metta.
Quanto al vertice del PRC, peggio che andare di notte. Si va dalle acrobazie dei vari Curzi (in tv), Russo Spena, Gagliardi (su Liberazione), per non entrare nel merito dello scontro ed evitare di prendere una posizione chiara, alle dichiarazioni stupefacenti e inqualificabili del cacasotto Bertinotti, riportate anche, non a caso con grande evidenza, su Il Giornale del 30 ottobre, secondo cui "La politica deve stare un passo indietro rispetto a discussioni così controverse (sic!)...Se dovessimo decidere ex novo, non metterei nessun segno religioso. Ma un conto è mettere, uno è togliere. E io avrei qualche difficoltà a togliere il crocifisso".

Resistere alla crociata neofascista, clericale e razzista
Noi marxisti-leninisti appoggiamo invece apertamente e senza riserve la sentenza del giudice Montanaro, e invitiamo tutte le forze democratiche e progressiste, sia i non credenti sia i credenti, a prendere posizione e scendere in campo contro la crociata clerico-fascista e razzista che strumentalizza il simbolo del crocifisso per riaffermare e allargare l'indebita invadenza della chiesa nella scuola e nello Stato sovrano. La tesi che il crocifisso è un simbolo dell'"identità nazionale" è totalmente falsa, ed è stata coniata apposta per sopperire all'insostenibilità giuridica e religiosa del mantenimento del crocifisso nelle scuole e nei tribunali. Insostenibilità giuridica, perché si basa unicamente su due regi decreti fascisti che imponevano l'esposizione del crocifisso e del ritratto del re, palesemente in contrasto con la Costituzione repubblicana e da cancellare al più presto. Insostenibilità religiosa perché si basa su concetto di religione di Stato, abolito dalle nuove norme concordatarie, e sul principio etico aberrante della "superiorità" della religione cattolica su tutte le altre. Si tratta quindi, palesemente, di un'invenzione clericale del tutto simile a quella delle "radici cristiane" (o peggio ancora"giudaico-cristiane") dell'Europa che la chiesa cattolica e altre correnti reazionarie pretenderebbero di imporre nella Costituzione europea.
Falsa e da respingere è anche la tesi di "sinistra" che "la causa è giusta" ma è sbagliato il momento, il metodo, e chi l'ha avviata (un "integralista"), ecc. Questi codardi e ipocriti fanno finta di dimenticare che proprio un anno fa la questione esplose in maniera altrettanto dirompente, senza bisogno che la ponesse un "integralista islamico", bensì da parte proprio della destra clerico-fascista e leghista. La Moratti in testa, tanto che nell'estate 2002 si parlò addirittura di un decreto per imporre l'esposizione del crocifisso in tutte le aule scolastiche. Provvedimento poi trasformato nell'ottobre 2002 - a causa delle forti proteste sindacali, dei movimenti democratici e delle associazioni religiose non oscurantiste - in una "direttiva" della Thatcher di viale Trastevere alle direzioni scolastiche regionali per dare piena attuazione alle norme fasciste del 1923-28 "attraverso l'adozione di iniziative idonee ad assicurare la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche".

Un'offensiva in atto da tempo
Non solo, ma che l'offensiva sulla questione del crocifisso non sia colpa di un fantomatico "integralismo islamico", ma al contrario dell'integralismo clerico-fascista e leghista, lo dimostra anche la proposta di legge presentata alla Camera il 17 giugno 2002 (più di un anno fa!), e tuttora ivi pendente, firmata dal leghista Federico Bricolo, e da altre decine di deputati della Casa del fascio (tra cui il "mangiapreti" Sgarbi e il famigerato Garagnani di FI, quello che vuole epurare i libri di testo marxisti dalle scuole), nonché da diversi deputati della Margherita.
Legge che si propone di imporre l'esposizione del crocifisso - non a caso definito già allora "emblema di valore universale della civiltà e della cultura cristiana", nonché elemento "irrinunciabile del patrimonio storico e civico-culturale dell'Italia, indipendentemente da una specifica confessione religiosa" - in tutte le scuole di ogni ordine e grado, Università, accademie, uffici pubblici, enti locali, consigli regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, comunità montane, seggi elettorali, carceri, uffici giudiziari, ospedali, stazioni e autostazioni, porti e aeroporti, sedi diplomatiche e consolari e uffici pubblici italiani all'estero. E per chi rimuove "in odio a esso" il crocifisso o lo vilipende, è previsto l'arresto fino a sei mesi o l'ammenda da 500 a 1.000 euro. Lo stesso vale per il pubblico ufficiale che si rifiuta od omette di esporlo o di vigilare affinché sia esposto.
Dunque l'assalto clerico-fascista e razzista alla separazione e indipendenza della scuola e dello Stato dalla religione non ha bisogno di "provocatori" che lo risveglino, ma è in pieno svolgimento da tempo, e solo i vertici rimbambiti, opportunisti e baciapile dell'Ulivo e del PRC, ossessionati dai voti dell'elettorato di "centro" per tornare al governo, non lo vedono o meglio fanno finta di non vederlo. Come infatti non hanno detto una parola sull'intesa firmata il 23 ottobre, cioè alla immediata vigilia della vicenda del crocifisso di Ofena, tra la ministra Moratti e il cardinale Ruini, sugli "Obiettivi specifici di Apprendimento per l'insegnamento della Religione Cattolica (IRC)", per ora applicata alla scuola dell'infanzia e primaria, in attesa di essere estesa alla scuola superiore, che definisce i programmi e il "profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del primo ciclo di istruzione", in relazione alla controriforma scolastica neogentiliana recentemente varata dal governo.
Un'intesa che gli studenti e gli insegnanti uniti devono risolutamente respingere e affossare, in quanto, come la crociata imbastita sul crocifisso, rappresenta un altro grimaldello per scardinare la scuola pubblica separata e indipendente dalla religione e riportarla pienamente sotto le sottane dei preti e delle monache e il controllo diretto del capitale in camicia nera, esattamente come nel ventennio mussoliniano.