L'introduzione di Giovanna Vitrano al dibattito pubblico del PMLI nel capoluogo siciliano
ASTENETEVI PER STRAPPARE PALEREMO AL CAPITALISMO, ALLA MAFIA E ALLE BANDE DI DESTRA E DI "SINISTRA'' DELLA BORGHESIA
Ecco il discorso che la compagna Giovanna Vitrano ha pronunciato in apertura del dibattito organizzato il 22 novembre a Palermo dal PMLI.
Care compagne e cari compagni, amiche ed amici,
a nome dell'Organizzazione palermitana del Partito marxista-leninista italiano vi dò il benvenuto a questo dibattito pubblico promosso in occasione delle elezioni comunali che si svolgeranno il 25 novembre.
Rivolgo inoltre un benvenuto e un ringraziamento al compagno Emanuele Sala, appena arrivato da Firenze, che ci parlerà a nome del Comitato centrale del PMLI.
Ringrazio tutti gli amici ed i simpatizzanti del Partito che ci hanno dato una mano nelle affissioni, nei volantinaggi e nei vari compiti dell'organizzazione di questo dibattito.
Gli spazi per le affissioni dei manifesti sono stati assegnati con notevole ritardo, quelli del PMLI erano sul retro dei tabelloni e quindi pochissimo visibili e nonostante ciò tutti i partiti politici hanno continuamente sovraffisso sui nostri manifesti. Abbiamo avuto pochissime occasioni per dare voce alla nostra posizione astensionista e pubblicizzare questo dibattito: i comunicati sono stati fermati dal ferreo black out della stampa di regime, così che nessun giornale o telegiornale ha dato notizia di questo incontro, né ha voluto pubblicizzare la posizione astensionista del PMLI, mentre veniva dato voce persino ai deliri nazifascisti del candidato Miranda.
Il regime borghese non sopporta il PMLI, l'unico Partito autenticamente dalla parte dei lavoratori ed oggi nonostante tutti gli ostacoli che abbiamo dovuto superare segniamo ben due vittorie e cioè il ritorno del PMLI a Palermo e l'organizzazione di questo dibattito pubblico astensionista aperto ai lavoratori, ai disoccupati, ai pensionati ed agli studenti.
Palermo è una città con una miriade di vecchissimi problemi che nessuna amministrazione, sia essa di "centro-sinistra'' che di "centro-destra'' ha voluto risolvere. Facciamo qualche triste esempio: il 28,6% della popolazione attiva è disoccupata. Nel 2000 la disoccupazione femminile ha toccato il 38,3% e quella giovanile ha raggiunto il 65,6%. Una cieca politica di flessibilizzazione del lavoro ha ridotto progressivamente gli occupati della grande industria che nel giro di sette anni sono scesi di ben 5.300 unità. Le maggiori industrie metalmeccaniche della città, la ex-Keller e i Cantieri Navali, sono in crisi ed in provincia a pochi chilometri da Palermo la Fiat che occupa centinaia di operai palermitani ha avviato la cassa integrazione dall'inizio di settembre. Parallelamente sono aumentati in città il lavoro nero, l'emigrazione verso il Nord, il lavoro minorile.
La città perde progressivamente pezzi della sua struttura economica ed aumenta la povertà. Palermo è agli ultimi posti della graduatoria nazionale per ricchezza. Seimila sono i poveri inseriti nelle liste dell'assistenza continuativa, che prevede un assegno ogni due mesi, e che tuttavia da febbraio scorso non vedono una lira; duemila e cinquecento sono le famiglie "assistite'' dal comune che rischiano lo sfratto perché il comune non si decide ad erogare loro gli assegni per l'affitto. A fronte dell'aumento delle domande per l'assegnazione dei contributi alloggio, dalle 5.000 dell'anno passato alle 12.000 dell'anno in corso l'amministrazione ha tagliato i fondi da otto miliardi ad uno e mezzo. 1.200 sono i bambini ricoverati in comunità alloggio ed in istituti, metà di essi su richiesta della famiglia stessa che non può materialmente mantenerli ed anche per loro il comune sostiene di avere difficoltà a trovare i fondi minimi di assistenza. I servizi alla popolazione sono di qualità infima, In alcuni quartieri come lo Zen e lo Sperone la gente deve scendere in piazza a manifestare perché l'acqua arrivi nelle case.
Questa è Palermo oggi dopo ben sette anni di amministrazione Orlando tenuta in piedi con la ruota di scorta di Rifondazione e quasi un anno di amministrazione Serio.
Il problema del lavoro è certamente uno dei più gravi e sentiti in città.
Palermo ha ben 7.000 lavoratori socialmente utili la cui sorte appare sempre più avviata verso il mondo del lavoro nero supersfruttato e sottopagato. Le società miste a compartecipazione privata e pubblica che sono state avviate con il consenso della sinistra, compresa Rifondazione, non garantiscono alcuna stabilizzazione di questi lavoratori che saranno sottoposti a contratti di diritto privato e quindi più facilmente licenziabili. Il lavoro degli Lsu e la loro professionalità, acquisita a spese pubbliche, non deve essere messa unicamente al servizio del profitto privato. Bisogna bloccare la farsa delle società miste e gli Lsu devono essere assunti a tempo indeterminato ed a salario pieno nelle amministrazioni pubbliche in cui prestano servizio.
Altro capitolo dolente è quello della vertenza ex-Keller. La fabbrica con buona probabilità verrà acquistata dall'imprenditore toscano Mancini, amico del piduista Gelli e già padrone degli stabilimenti sardi della Keller. Mancini è sotto accusa da parte del ramo sardo della Cgil per non aver rispettato il piano industriale presentato al momento dell'acquisto degli impianti e per aver avviato la cassa integrazione per ben settanta operai. Gli amministratori finora non si sono impegnati in un'opera di mediazione seria tesa a bloccare le operazioni di sciacallaggio di recente messe a segno da avventurieri a scapito degli operai della ex Keller.
La più grande azienda della città, i Cantieri Navali, vive da qualche anno una crisi aggravatasi negli ultimi mesi che la dirigenza vorrebbe imputare agli operai. Qualche anno fa quando in città il livello d'attenzione contro la mafia era alto si cominciò a parlare del tremendo bubbone della presenza mafiosa dentro i Cantieri. Oggi a qualche anno di distanza appare chiaro che l'"antimafiosa'' amministrazione Orlando ed i suoi tirapiedi che adesso si ricandidano sia nel "centro-destra'' che nel "centro-sinistra'', non vollero andare a fondo nella questione e che gli operai vennero lasciati soli nella loro lotta, dai partiti politici borghesi bravi solo a fare antimafia da salotto. I candidati a sindaco non possono esimersi dal parlare della più grande azienda palermitana ed infatti ne parlano, ma nessuno osa neanche nominare la presenza mafiosa dentro cantieri. Sarebbe necessario attivare tutti gli strumenti politici ed amministrativi in dote al comune per aiutare i lavoratori a liberarsi da questa funesta presenza, e prevedere inoltre piani straordinari di controllo sul pericolo amianto e radioattivita dentro i Cantieri.
Sono sempre più diffusi in città il lavoro nero, il lavoro minorile ed infantile, i lavori atipici, flessibili, i contratti part-time che richiamano gli sciacalli del nord a sfruttare sempre più la manodopera palermitana, com'è il caso di Benetton e Mancini. Tutti i candidati a neopodestà di Palermo, compresi quello del "centro-sinistra'' appoggiati da Rifondazione, non fanno nulla per opporsi a questa condizione di supersfruttamento delle masse lavoratrici palermitane. Basta andare a guardare il programma del candidato di "centro-sinistra''. Per combattere il precariato propone quella che lui definisce una "riallocazione produttiva'' dei lavoratori attraverso "contratti d'area'' e "patti territoriali'' che in pratica sono un favore ai padroni poiché prevedono distribuzione di danaro pubblico e facilitazioni amministrative alle aziende che si fanno avanti, mentre per il lavoratore sono previsti contratti a termine, salari più bassi e blocco della contrattazione aziendale. Inoltre Crescimanno dice a chiare lettere che proporrà per gli Lsu contratti di diritto privato a tempo determinato e/o parziale.
Il clone di Berlusconi Cammarata promette 40.000 nuovi posti di lavoro in città che a ben guardare saranno ottenuti con lavori precari, atipici, flessibili, ecc. Cammarata con l'arroganza del fascista dichiara di non volere parlare degli Lsu la cui questione verrà risolta con l'avvio delle società miste, che permetteranno al Comune di sbarazzarsi di questa grana. La sua ricetta per combattere la disoccupazione sarebbe semplicemente mettere l'impresa al centro dello sviluppo della città e dichiara che tutti gli interventi pubblici saranno indirizzati a sostenere l'imprenditoria privata.
Palermo piuttosto è una città che ha bisogno di piani straordinari per dare lavoro a tutti i disoccupati, con una particolare attenzione per i giovani, le donne, i senza lavoro di lunga durata, gli immigrati ed i disabili.
Ed inoltre per combattere il lavoro nero l'alto numero di infortuni c'è bisogno di un piano di sicurezza antinfortunistica e di igiene del lavoro dettagliati.
Nei programmi di questi candidati sono riproposti vecchi schemi ed ideologie che mirano a mantenere le masse popolari, lavoratrici e femminili nelle stesse condizioni di miseria materiale in cui si trovano. A Palermo proprio una delle questioni più importanti è quella del proletariato e del sottoproletariato femminile. Nei quartieri popolari le donne sono ancora schiave della cultura patriarcale, non hanno possibilità di studiare o lavorare, non hanno cognizione dei propri diritti e qualora l'abbiano non hanno nessuna possibilità materiale di farli valere. Nessuno dei candidati si è preoccupato neanche di sfiorare questo problema. Nel pretesco e reazionario programma sulla famiglia proposto dal cosiddetto "centro-sinistra'' e appoggiato da Rifondazione è presente una esplicita campagna contro l'aborto ed il divorzio come dimostrano i seguenti punti programmatici:
1) finanziamento di una campagna informativa sullo sviluppo del bambino dal concepimento alla nascita da effettuare nei consultori e persino nelle scuole medie superiori.
2) assistenza economica e psicologica delle madri in situazione di disagio che decidono di proseguire la gravidanza.
3) rilancio sul territorio del consultorio familiare, con particolare riferimento alla politica della prevenzione in materia di aborto e divorzio.
Di donna dunque si parla soltanto nell'ambito della famiglia, meglio se regolarmente costituita secondo i canoni cattolici.
Rifondazione, che a Palermo è stata educata dal gesuita Orlando alla difesa e all'esaltazione dei principi cattolici tace.
Bisogna invece prevedere interventi pubblici che liberino la donna dalla schiavitù del lavoro casalingo e dell'assistenza alla famiglia. Gli amministratori dovrebbero impegnarsi a socializzare il lavoro domestico attraverso una fitta rete di servizi sociali pubblici e gratuiti in tutti i quartieri cittadini, come mense territoriali, scolastiche ed aziendali, privilegiando in termini di priorità i quartieri popolari del centro storico e della periferia; il Comune dovrebbe dotarsi di una rete di servizi pubblici gratuiti per la prima infanzia, soprattutto di asili nido, la cui maggior parte a Palermo è di tipo privato ed infine deve impegnarsi ad istituire e potenziare le strutture atte a garantire la salute delle donne con un piano per combattere l'aborto clandestino ancora diffusissimo in città.
Coloro che ci hanno governato fino ad oggi non hanno alcuna intenzione di risolvere i problemi a cui abbiamo accennato, non possono perché essi appoggiano direttamente o indirettamente lo stesso sistema che genera le attuali condizioni di miseria della città e della maggioranza della sua popolazione ovvero il sistema capitalista e le sue degenerazioni mafiose. Per il candidato del "centro- sinistra'' il malaffare della borghesia mafiosa viene considerato alla stessa stregua della piccola criminalità. Crescimanno sostiene che la mafia si sconfigge con l'introduzione di quelli che lui definisce programmi di riduzione del rischio nei quartieri ad "alta densità abitativa'', leggasi nei quartieri popolari. In tal senso vorrebbe introdurre il vigile di quartiere che dovrebbe garantire la legalità e difendere i cittadini dal crimine mafioso. E con questo programmino banale il "centro- sinistra'' si candida a governare la città più mafiosa d'Italia. I palermitani che hanno pagato a prezzo molto caro la lotta e l'opposizione alla borghesia mafiosa meritano di più. Anzitutto bisogna opporsi alla militarizzazione del territorio che crea solo oppressione fascista. La mafia si sconfigge essenzialmente dando lavoro a tutti i disoccupati. Il Comune deve favorire ed aiutare economicamente l'associazionismo antimafioso che abbia come fine la lotta al racket dell'usura e del pizzo, deve farsi carico di recuperare i beni immobili sequestrati alla mafia e metterli a disposizione della popolazione, impiantandovi scuole, centri sociali, consultori, giardini, attività produttive, ecc., piuttosto che abbandonarli al degrado come si verifica oggi. In un contesto in cui si prepara una pioggia di miliardi in infrastrutture, il Comune deve pretendere che le aziende che concorrono in appalti pubblici non abbiano mai avuto provvedimenti di tipo giudiziario per mafia e non abbiano legami con la criminalità organizzata. Bisogna accertare che gli imprenditori non siano prestanomi di boss. Bisogna accertarsi che le ditte appaltatrici non usino manovalanza in nero e siano in regola con le norme contrattuali, le tutele sindacali e le garanzie antinfortunistiche.
Cammarata manifesta con più chiarezza il suo "disinteresse'' nei confronti della lotta alla mafia e dichiara apertamente che "l'antimafia bisogna lasciarla ai magistrati''. Cioè per il clone di Berlusconi l'antimafia non è competenza dei politici. La destra cittadina si è già distinta per una losca attenzione nei confronti del Piano regolatore generale. Infatti gli emendamenti al piano di recupero del centro storico della città, presentati dall'ex capogruppo di FI al consiglio comunale, Giovanni Mercadante, adesso deputato regionale, sarebbero stati concordati con Marco Patti, imprenditore indagato per concorso in associazione mafiosa, indicato come prestanome del boss Buscemi. Lo sostiene il rapporto dei carabinieri depositato agli atti del processo sulla misura di prevenzione patrimoniale per Buscemi e Patti.
E allora come si può ben vedere nei programmi e nelle intenzioni questi candidati non possono risolvere i problemi di Palermo. Nessun voto vada a nessuno dei candidati a sindaco ed alle liste che li sostengono. Nessun voto vada neanche al falso partito comunista di Bertinotti, in realtà riformista, revisionista e trotzkista che svolge il compito di ruota di scorta del "centro-sinistra''.
è necessario per cambiare il volto di questa città accogliere le rivendicazioni che il PMLI propone nel suo Programma d'azione e organizzare la lotta fuori e contro le istituzioni borghesi. Le masse astensioniste, anticapitaliste e fautrici del socialismo devono riunirsi nelle Assemblee e nei Comitati popolari, fondati sulla democrazia diretta, strumenti fondamentali per contrastare il potere delle istituzioni borghesi, conquistare miglioramenti sociali, sviluppare la lotta di classe e far avanzare la lotta per il socialismo.
Per l'italia unita, rossa e socialista. Strappa Palermo al capitalismo, alla mafia e alle bande borghesi di destra e di "sinistra''. Astieniti (non votare, vota nullo o bianco).

28 novembre 2001