Il capoluogo siciliano conquistato al "centro-destra''
GRANDE VITTORIA DEGLI ASTENSIONISTI A PALERMO
Il "centro-destra'' fa cappotto al "centro-sinistra'' ridotto a lumicino
IL PMLI DENUNCERA' SENZA SOSTA LE MALEFATTE DELLA "BANDA DEI PICCIOTTI'' DEL NEODUCE BERLUSCONI
Dal nostro corrispondente di Palermo

Alle elezioni amministrative del 25 novembre a Palermo ha vinto ancora una volta l'astensionismo. Gli astenuti sono stati 230.885, ovvero il 40% dell'elettorato. Il "partito'' astensionista guadagna 1,3 punti percentuali rispetto alle elezioni del '97 e supera di gran lunga tutti i partiti e le coalizioni presentatisi a queste elezioni. I palermitani più coscienti non si sono lasciati ricattare dalla necessità di ostacolare il "centro-destra'' e non votando hanno punito il "centro-sinistra'', che non ha voluto proporre un'alternativa valida al programma neofascista di Cammarata. Questo "centro-sinistra'', che continua a perdere colpi e voti, paga lo scotto di non aver fatto nulla per ostacolare i provvedimenti antipopolari della destra al governo regionale.
Di fatto quella degli astensionisti è una grande vittoria, conquistata nonostante una campagna elettorale illegale, prevaricatrice e clientelare, condotta dalle varie coalizioni parlamentari secondo gli schemi della vecchia Democrazia Cristiana, ma con molta più arroganza e con molti più miliardi. Quanto è successo nel capoluogo siciliano mostra chiaramente che le elezioni degli organismi rappresentativi della borghesia, non sono un momento in cui le masse popolari esprimono democraticamente la propria convinzione, e in alcune zone d'Italia, come in Sicilia appunto, non esiste neanche l'apparenza che le elezioni siano forme di espressione della volontà popolare. Basti ricordare i voti comprati nei quartieri poveri, la città tappezzata di manifesti elettorali, i sondaggi anonimi affissi abusivamente sui muri pochi giorni prima del voto, che davano vincente Cammarata, ed infine i capannelli di militanti di partito fermi davanti ai seggi che tentavano con insistenza di estorcere il voto agli elettori.
Rifondazione trotzkista annuncia una interrogazione parlamentare sullo svolgimento di quest'ultima campagna elettorale ma dimentica di dire che gli abusi sono stati anche da parte del "centro-sinistra'' di cui essa ha votato il candidato sindaco; basti pensare al fatto che l'avvocato Crescimanno (DS) ha ingenuamente confessato di aver fatto stampare "solo 200.000 manifesti elettorali'' e considerato che gli spazi per le affissioni in città si aggirano intorno ai duecento c'è da chiedersi dove sono andati a finire le altre decine di migliaia; molte facce di Crescimanno le abbiamo viste affisse abusivamente e vale la pena ricordare che tra le affissioni abusive c'erano anche quelle di Rifondazione, che adesso grida allo scandalo.
Il PMLI per quanto gli è stato possibile, date le sue attuali forze e risorse economiche, ha fatto la sua parte per sostenere l'astensionismo. Ha cercato di qualificarlo sul piano politico con i suoi manifesti, purtroppo tutti coperti pochi minuti dopo averli affissi, i volantini e soprattutto col dibattito pubblico che ha visto la partecipazione del compagno Emanuele Sala, delegato del CC del Partito.

IL "CENTRO-DESTRA''
Il pupo di Micciché, e adesso neopodestà di Palermo Cammarata, appare immediatamente delegittimato dalla campagna elettorale illegale sopra descritta, nonché dall'altissimo astensionismo, cresciuto nonostante tutto. Infatti, a fronte del 40% di astenuti, la coalizione che appoggia Cammarata, formata da ben nove liste, raggiunge appena il 33,7% dei consensi sull'intero corpo elettorale, rappresentando un'esigua minoranza dei palermitani.
Forza Italia passa dal 7,4% al 13,6% a scapito di AN che perde circa 10.000 voti e scende dal 5% al 3% e a scapito del CCD che perde 8.000 voti. Il tracollo di AN riapre vecchie polemiche all'interno del partito. Si riaccende immediatamente la fronda anti Lo Porto, coordinatore regionale del partito di Fini, deputato dal '72 ed attuale presidente del parlamento siciliano; a guidare i "ribelli'' è il presidente della provincia di Catania Nello Musumeci, che da tempo tenta di sostituire il boss alla guida del partito in Sicilia.
Sulla vittoria del "centro-destra'' e la conseguente disfatta del "centro-sinistra'' ha di certo contribuito lo spostamento dei voti legati alla ex-Rete di Orlando; ben 59.554 voti che a conti fatti si sono riposizionati nella quasi totalità al di fuori dalla coalizione che ha appoggiato Crescimanno. Era evidente che così sarebbe stato dal momento che Orlando, per altro leader del "centro-sinistra'' al parlamento, aveva negato l'appoggio elettorale alla sua stessa coalizione, avvicinandosi progressivamente a Musotto e dichiarando la sua propensione ad una scelta di "centro''. La maggior parte dei voti della ex Rete devono essere andati in parte al presidente della provincia ed in parte devono essere tornati al bacino democristiano da dove venivano, ovvero oggi ai partiti di "centro'' della Casa delle Libertà, ossia del fascio. Infatti la CdL, a ben vedere, supera di gran lunga il "centro-sinistra'' grazie alla quantità di voti raccolta dal suo "centro'': il CDU guadagna 2,3 punti percentuali con 13.340 voti in più rispetto al '97, analogamente il Biancofiore-DE, che si presenta per la prima volta alle amministrative, guadagna 2,3 punti percentuali con 13.027 voti.
Leoluca Orlando constatata l'esistenza di questo bacino di voti democristiani, in qualche modo a lui riconducibili, sottolinea ancora di più la sua estraneità alla coalizione di "centro-sinistra'' e si sposta ulteriormente a destra. All'indomani della vittoria di Cammarata il boss Orlando ha dichiarato esplicitamente che i cittadini palermitani non si identificano in una scelta di "centro-sinistra'' e si è persino prodigato in elogi al caporione forzista Gianfranco Micciché, definendolo un "gigante della politica'', in quanto è riuscito a portare alla vittoria il partito di Berlusconi in Sicilia. Il prossimo passo di Orlando sarà il tentativo di costituire un "nuovo'' partito "centrista'' con l'intenzione non dichiarata di raccogliere i voti democristiani della ex Rete e continuare a rimanere a galla. Intanto a tempo perso Orlando continua a fare il leader del "centro-sinistra'' siciliano.

LA LISTA "MUSOTTO SINDACO''
La lista "Musotto Sindaco'' ha preso appena 34.300. Il risultato delle elezioni è una vera catastrofe per il presidente della provincia di Palermo, che non conquista la poltrona di sindaco nonostante i miliardi spesi, viene definitivamente messo fuori da Forza Italia e si trova a gestire in consiglio comunale una coalizione minima fatta di appena sette consiglieri. Musotto ha capito che il suo futuro politico è buio e tenta la carta della "lettera aperta'' al neoduce Berlusconi, in cui gli rinnova la sua stima e la sua ammirazione. Musotto, anche se non lo dice chiaramente, vorrebbe essere invitato dal neoduce a rientrare a pieno titolo in Forza Italia, eventualità assolutamente esclusa da Micciché che durante la conferenza stampa in seguito alla vittoria di Cammarata ha dichiarato che l'esperienza di Musotto in FI si è chiusa. Da notare come FI abbia aspettato l'esito delle elezioni per chiudere definitivamente con il presidente della provincia che fino al giorno delle elezioni era soltanto sospeso dal partito; infatti Micciché ha voluto prima assicurarsi la poltrona di sindaco e constatare la maggioranza assoluta del CdL in consiglio e quindi l'inutilità di Musotto per buttarlo fuori. Ma se la destra non vuole il presidente della provincia il "centro-sinistra'' lo corteggia spudoratamente perché nel gioco di maggioranze ed opposizioni i sette consiglieri della liste civiche del ribelle di FI potrebbero servire.

IL "CENTRO-SINISTRA'' E RIFONDAZIONE
Il "centro-sinistra'' continua dunque a perdere colpi dopo le politiche del 13 maggio e le regionali del 24 giugno. Scende infatti ulteriormente rispetto alle due recenti consultazioni raggiungendo appena il 14% dei consensi. La lista DS-SDI-PDCI perde 12.017 voti rispetto al '97 (quando i DS si presentavano da soli) scendendo dal 5,6% al 3,5% e da 7 a 4 consiglieri. La Margherita perde 11.346 voti scendendo dal 5,3% al 3,5%; i Verdi perdono 3.645 voti scendendo dal 1,3% allo 0.7%. In totale la coalizione che appoggia Crescimanno riesce a prendere appena 65.271 voti.
Si nota all'interno del "centro-sinistra'' un notevole spostamento di voti da un partito all'altro, segno di un diffuso scontento di tutti gli elettori nei confronti della dirigenza dei singoli partiti della coalizione. C'è uno spostamento dai DS-SDI-PDCI e dalla Margherita verso la "nuova'' lista Di Pietro, che comunque non ottiene nessun seggio, verso Rifondazione e verso "Primavera Siciliana''. Quest'ultima che è la diretta erede del movimento della Rete riesce ad acquistare appena 8.539 voti, rispetto alle decine di migliaia che aveva preso la Rete nel '97, segno che i palermitani hanno decretato la fine della truffaldina operazione politica di Orlando e dei suoi compari. L'ex vicesindaco Arcuri, nonché incapace assessore all'urbanistica e al centro storico, ormai da vent'anni in consiglio comunale, riesce a mantenere la poltrona a cui è tanto affezionato.
A conti fatti al "centro-sinistra'' mancano almeno 15.500 voti, senza contare i 59.554 voti della ex Rete che nel '97 faceva parte della coalizione di "centro-sinistra'' e che come già detto devono essersi divisi tra i partiti democristiani e le liste di Musotto. Dei 15.500 voti propriamente di sinistra che mancano molti devono essere andati ad aumentare il bacino dell'astensionismo.
La fuga di voti dal "centro-sinistra'' non ha come si potrebbe a prima vista pensare un argine nella crescita di Rifondazione. Il partito di Bertinotti con 1.780 voti in più rispetto alle amministrative del '97 ha infatti un minimo aumento dello 0,3%. Se si vuole interpretare correttamente la "crescita'' di Rifondazione trotzkista essa va letta in relazione al tracollo del "centro-sinistra'' ed alla tendenza ormai consolidata nel partito di Bertinotti a perdere voti, come hanno dimostrato le elezioni politiche e regionali. è ovvio allora che Rifondazione deve aver continuato a perdere a sinistra elettori bilanciando a destra con l'arrivo di elettori dalla Margherita e dai DS-PSDI-PDCI. Quindi nonostante le dichiarazioni entusiaste sulla crescita di Rifondazione fatte dal segretario regionale Giusto Catania niente smentisce che quello di Bertinotti continua ad essere un partito con una grossa falla a sinistra.
Dunque in conclusione il comune di Palermo è in mano alla "banda dei picciotti'' del neoduce Berlusconi, come già da qualche mese lo sono il parlamento ed il governo siciliano. Il PMLI denuncerà senza sosta le malefatte dell'amministrazione comunale di Palermo e del governo regionale siciliano per combatterne i provvedimenti fascisti ed antipopolari e per strappare Palermo e la Sicilia al capitalismo, alla mafia, alle bande borghesi di destra e del "centro-sinistra'' e contribuire a costruire l'Italia unita, rossa e socialista.

5 dicembre 2001