Viva il 1° Maggio
Lavoratrici e lavoratori unitevi!
Per difendere i vostri interessi. Per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e il capitalismo. Per conquistare l'Italia unita, rossa e socialista

Di Emanuele Sala*
Viva il 1° Maggio! Viva la Giornata internazionale dei lavoratori! Introdotta 120 anni or sono, esattamente nel 1890 per iniziativa della Seconda internazionale dei partiti e delle organizzazioni operaie di cui Engels era leader riconosciuto, rappresenta una delle ricorrenze storiche tra le più importanti del proletariato italiano e internazionale che ha accompagnato e contraddistinto la sua lotta contro lo sfruttamento capitalistico per ottenere migliori condizioni di vita e di lavoro, più in generale per l'emancipazione sociale da realizzarsi con la conquista di una nuova società, il socialismo. Il PMLI, con alla testa il suo Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, resistendo e contrastando con forza il processo di deideologizzazione e decomunistizzazione delle masse operaie e popolari messo in atto dalla borghesia e dai suoi servi, ha sempre tenuto alta la bandiera rossa del 1° Maggio, ne ha sempre difeso il suo significato di classe, le sue tradizioni proletarie e rivoluzionarie.

Grati agli operai e ai martiri di Chicago
In questo ambito, per non perdere le radici e la memoria storica, per tramandarle alle nuove generazioni vogliamo ricordare con immensa gratitudine i lavoratori degli Stati Uniti che per primi nel 1° Maggio del 1886 in 400 mila incrociarono le braccia per rivendicare la giornata lavorativa di 8 ore: "8 ore di lavoro, 8 ore di svago e 8 ore per dormire" fu la parola d'ordine lanciata a quel tempo. Vogliamo ricordare con ammirazione gli 80 mila lavoratori di Chicago che nello stesso giorno dettero vita a una storica manifestazione di piazza, sfidando la repressione poliziesca che infatti si scatenò selvaggiamente nei giorni successivi uccidendo decine di operai e ferendone ancor di più. Vogliamo ricordare con immutata solidarietà militante gli 8 esponenti di punta del movimento di lotta, arrestati e incarcerati ingiustamente. Questi i loro nomi: Spies, Fielden, Parson, Adolph Fischer, George Engel, Michael Schwab, Luis Lingg, Oscar Neebe. Con un processo sommario platealmente falso furono condannati all'impiccagione, solo tre di loro ebbero la condanna a morte tramutata in 30 anni di carcere.
Fu in ricordo dell'efferato eccidio degli operai di Chicago che la Seconda Internazionale, nel congresso di fondazione del 1889, decise la proclamare a partire dal 1890 la manifestazione internazionale del 1° Maggio. "Sarà organizzata una grande manifestazione internazionale - era scritto nella risoluzione - a data fissa, in modo che contemporaneamente in tutti i Paesi e in tutte le città, lo stesso giorno convenuto, ingiungano ai poteri pubblici di ridurre legalmente a otto ore la giornata lavorativa". Da allora il 1° Maggio è diventata la festa degli operai di tutti i paesi per proclamare in essa, utilizzando le parole di Stalin, "lavoro per tutti, libertà per tutti, uguaglianza per tutti gli uomini". È vero che questa giornata ha sempre avuto insieme il carattere di lotta e di festa. Ma il primo aspetto nelle origini rappresentò e ancora oggi, per noi marxisti-leninisti, deve rappresentare, quello dominante a conferma del carattere di classe del 1° Maggio.
Fedeli a questa concezione proletaria rivoluzionaria, cogliamo l'occasione della ricorrenza, ideale, per esortare le lavoratrici e i lavoratori, occupati disoccupati e precari, le pensionate e i pensionati, l'insieme delle masse popolari a unirsi per difendere i loro interessi economici, sociali, sindacali, politici, contestualmente le invitiamo a lottare per abbattere il governo del neoduce Berlusconi e il capitalismo e a battersi per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.

Peggiorate le condizioni di vita e di lavoro
Per responsabilità dei governi che si sono succeduti, dell'arroganza e ingordigia del grande padronato, della degenerazione neoliberale dei partiti della "sinistra" borghese, del collaborazionismo e dell'opportunismo dei vertici sindacali confederali, Cgil compresa, per responsabilità del modo di essere del capitalismo per giunta in crisi, da almeno 20 anni si assiste in modo progressivo e accentuato a un peggioramento generalizzato delle condizioni di vita e di lavoro delle masse lavoratrici e popolari, specie quelle giovanili e femminili, specie i migranti: più disoccupazione, più precariato, impoverimento dei salari e delle pensioni, più povertà, maggiore divario tra Nord e Sud d'Italia, meno servizi sociali e assistenziali, caduta verticale dei diritti sindacali, aumento abnorme delle differenze sociali a favore delle classi ricche e dei ceti sociali più agiati.
Invertire questa tendenza è una necessità irrinunciabile e impellente, è un imperativo categorico. Come? Sulla base dell'unità delle lavoratrici e dei lavoratori che per avere successo deve partire dal basso, dai luoghi di lavoro, dalle rappresentanze sindacali aziendali, sulla base della lotta, con l'uso dello sciopero, della manifestazione di piazza e di tutti gli altri metodi di protesta (le conquiste dei lavoratori sono sempre passate per questa via!), sulla base di rivendicazioni incisive e adeguate libere da compatibilità economiche imposte dai governi e dai padroni. La lotta per il lavoro, considerando anche la presente crisi economica e sociale, rimane centrale, ossia lotta per un'occupazione stabile, a tempo indeterminato a salario pieno e sindacalmente tutelato, che comporta una lotta ferma e risoluta al precariato e al lavoro "nero", l'abrogazione del "pacchetto Treu" e della legge 30, Che comporta la difesa dell'art.18 dello "Statuto dei lavoratori" di nuovo sotto attacco del governo e il rifiuto della legge che "riforma" il diritto del lavoro ora tornata in parlamento perché anticostituzionale. Di conseguenza va respinta nettamente l'indecente proposta di legge del PD per il "contratto unico d'inserimento" che prevede la libertà di licenziamento di tutti i neoassunti nei primi 36 mesi di attività e una misera indennità pari a 5 giorni per ogni mese lavorato in caso di recesso del rapporto di lavoro.
Emblematico in questo campo l'esempio delle operaie e degli operai, e sono tantissimi, che si stanno battendo come leoni per impedire la chiusura delle aziende e per impedire i licenziamenti.
Della medesima importanza è la lotta per aumentare in modo sostanzioso salari e pensioni medio bassi, per portarli almeno sui livelli medi europei, agendo sulle due leve principali, gli aumenti contrattuali e la riduzione della pressione fiscale, oltre al contenimento dei prezzi e delle tariffe. Per raggiungere questi obiettivi è di notevole importanza la difesa del contratto nazionale e quindi il rifiuto della "riforma" padronale e corporativa del modello contrattuale imposto con la forza il 22 gennaio 2009 e l'opposizione dura e coerente al federalismo fiscale e a quello contrattuale di marca leghista. Casa e servizi sociali sono gli altri aspetti che incidono molto sulla qualità della vita dei lavoratori. È per loro interesse primario lottare unitariamente contro gli sfratti, per fitti a canone sociale, per il rilancio dell'edilizia popolare, contro la privatizzazione della sanità, della scuola, dell'università, dell'acqua e dei servizi comunali che invece devono rimanere pubblici e gratuiti o a tariffe moderate. Così come è interesse primario battersi contro la devastazione dell'ambiente e del territorio. Battersi contro la corruzione dilagante ed endemica e le mafie.

Un sindacato che rappresenti tutti e unisca i lavoratori
Le attuali confederazioni sindacali, hanno dimostrato, e non da oggi, di non essere in grado, o di non volere che è la stessa cosa, tutelare gli interessi dei lavoratori. Cisl e Uil hanno scelto la strada della complicità aperta e sfacciata col governo del neoduce Berlusconi e la Confindustria della Marcegaglia. La Cgil ha assunto una posizione diversa, ma non coerente e più per le circostanze che per convinzione. Lo svolgimento del 16° congresso nazionale della Cgil, con l'affermazione della mozione congressuale di Epifani, anche con metodi truffaldini, sulla mozione Moccia Rinaldini Podda, non dice nulla di buono in questo senso. Come perseguire e risolvere il problema del sindacato che unifichi e rappresenti davvero e fino in fondo gli interessi dei lavoratori e che eserciti una vera democrazia sindacale?
La proposta strategica del nostro Partito è quella di costruire dal basso un grande sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee generale degli uni e degli altri. Si tratta di un processo che nel tempo comporta l'unificazione sindacale di tutti i lavoratori e i pensionati, andando oltre le attuali confederazioni sindacali e anche quelle non confederali.
Lungo questa strada i lavoratori trovano di traverso la Confindustria, che rappresenta il grande capitale e ha come principio guida il raggiungimento del massimo profitto a qualunque costo, giungendo ad appoggiare nella sua parte maggioritaria il regime neofascista imperante, com'è emerso nella recente assemblea annuale di Parma. Ma soprattutto trovano il governo del nuovo Mussolini Berlusconi e del suo piano per realizzare compiutamente la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, interventista, razzista e xenofoba. Gli interessi degli operai e dei lavoratori, non solo economici e sociali, ma anche quelli che riguardano i diritti democratico-borghesi, l'assetto delle istituzioni e della società si scontrano immediatamente con l'esistenza di questo governo con il quale non è possibile alcun dialogo e al quale non si può che fargli una guerra totale per abbatterlo il prima possibile, facendo leva sul più largo fronte unito di forze antiberlusconiane possibile, mobilitando la piazza.

Nessun dialogo col governo Berlusconi
Dopo l'esito delle elezioni regionali che ha visto una netta affermazione dell'astensionismo, di cui il PMLI è stato fermo sostenitore, che ha punito sia la destra che la "sinistra" del regime neofascista, facendo perdere oltre due milioni di voti al Pdl e oltre un milione al Pd, con la Lega di Bossi data per vincitrice, pur perdendo anch'essa voti non in percentuale ma in assoluto rispetto alle precedenti elezioni, il nuovo Mussolini invece di abbassare la cresta ha rilanciato con spregiudicatezza il suo piano politico criminale da terza repubblica con dentro l'approvazione delle leggi ad personam per evitare i suoi processi, ma soprattutto le tre grandi controriforme neofasciste, che riguardano la giustizia, il federalismo fiscale, l'elezione diretta del presidente della repubblica con poteri di stampo mussoliniano. Il tutto con l'appoggio e la copertura vergognosa di Napolitano nelle vesti del nuovo Vittorio Emanuele III. Sedersi al tavolo con Berlusconi e Bossi, come invita a fare l'attuale presidente della Repubblica e come sembra intenzionato a fare il PD di Bersani per realizzare "riforme" istituzionali e costituzionali condivise, significa rinunciare alla lotta, indebolire l'opposizione, spalancare le porte alla terza repubblica con i caratteri sopraddetti.

Riscoprire e rilanciare il socialismo
Questa delle "riforme" istituzionali, per mettere in soffitta definitivamente da destra la Costituzione del '48 è una questione tutta interna alla classe dominante borghese per adeguare l'Italia capitalista e imperialista nella competizione internazionale. Gli operai, i lavoratori e le masse popolari non hanno alcun interesse a favorire questo sbocco; anzi il loro interesse è ostacolarlo con tutti i mezzi per imboccare una strada opposta che noi del PMLI indichiamo essere quella per l'Italia unita, rossa e socialista. Nel momento in cui il sistema capitalistico, nella fase della globalizzazione imperialista è attanagliato da una delle più gravi crisi economiche e finanziarie della sua storia, ha confermato una volta di più quanto già dicevano Marx ed Engels nel "Manifesto del Partito Comunista" e cioè che esso, per le sue contraddizioni interne insolubili, non è in grado di eliminare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo né le differenze e le ingiustizie sociali né di risolvere in modo soddisfacente i bisogni materiali dei popoli; nel momento in cui un po' tutti i politicanti borghesi sia di destra sia di "sinistra" affermano di "voler cambiare il mondo" però da destra e con lo scopo di "riformare" e rafforzare il sistema capitalistico e le sue istituzioni economiche e politiche, di salvaguardare il potere e i privilegi delle classi dominanti borghesi, perché mai gli operai e i lavoratori non dovrebbero riscoprire e rilanciare il cambiamento di società a loro più congeniale, in senso socialista? Avvalendosi delle esperienze positive storicamente realizzate nell'Urss di Lenin e di Stalin e nella Cina di Mao. È in questi paesi che per la prima volta sono stati realizzati gli ideali di emancipazione sociale del 1° Maggio, che per la prima volta il proletariato ha conquistato il potere politico e ha iniziato a costruire una nuova società diversa e superiore al capitalismo, che che ne dicano i detrattori di ogni risma.

Il partito del proletariato c'è già
Se l'orizzonte da conquistare è questo, ed è questo, si pone per gli operai e per tutti gli sfruttati e oppressi del nostro Paese, l'esigenza innegabile e irrinunciabile di avere il proprio partito politico che porti avanti questa missione. Non c'è bisogno di inventarlo perché un partito come questo esiste già da ben 33 anni ed è il PMLI.
Lo ha scritto con chiarezza il compagno Scuderi nel suo splendido editoriale per il "33° anniversario delle fondazione del Partito del proletariato e del socialismo", quando ricorda che in tutta la sua storia, il PMLI è rimasto fedele alla missione generale "quella di fare tabula rasa del capitalismo e di instaurare il socialismo". "Questa missione generale del PMLI, che - aggiunge Scuderi - in tutti questi 33 anni non solo è rimasta inalterata ma si è sempre più rafforzata, delinea e demarca l'identità di classe proletaria rivoluzionaria del nostro amato Partito, indica la sua ragion d'essere nell'arena italiana, le sue funzioni e il suo obiettivo strategico irrinunciabile". Questa missione storica "non la realizzeremo certo in giorno - prosegue - e da soli. Avremo ancora tanto da fare per creare un grande, forte e radicato PMLI, che abbia il corpo e non solo la testa da Gigante Rosso, per conquistare la maggioranza del proletariato e dei suoi alleati storici al socialismo e al contempo lottare strenuamente per difendere gli interessi immediati delle masse".
Operaie e operai, ragazze ragazzi rivoluzionari, fautori del socialismo, rompete ogni indugio e organizzatevi nel PMLI, prendete in esso il posto che vi spetta per avanzare spediti, di tappa in tappa, verso la conquista del potere politico e del socialismo.
Viva il 1° Maggio!
Viva la classe operaia e la sua emancipazione sociale!
Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi e il capitalismo!!
Per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
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* Responsabile della Commissione per il lavoro di massa del CC del PMLI
 
21 aprile 2010