Frattini: "È l'11 settembre della diplomazia"
Wikileaks rivela i segreti della diplomazia di Washington
"Berlusconi è un vanitoso, incapace, portavoce di Putin, dedito a festini selvaggi"
La Clinton: "Berlusconi è il migliore amico degli USA"


"I messaggi riservati dalle nostre ambasciate potrebbero rivelare che alti esponenti di governi alleati sono la fonte di informazioni imbarazzanti su quel che accade nei loro governi, dietro le quinte", avvertiva il portavoce del Dipartimento di Stato americano Crowley il 27 novembre scorso. L'amministrazione americana metteva le mani avanti sulle ripercussioni che ci sarebbero state a partire dal giorno successivo, dal momento in cui il sito Wikileaks avrebbe rivelato i segreti della diplomazia americana, con la pubblicazione di oltre 200 mila documenti recuperati assieme a quelli relativi alle guerre in Iraq e Afghanistan e resi noti precedentemente.
Una mole di documenti che per buona parte non aggiunge grosse novità a quanto già si poteva sapere, leggendo la situazione internazionale non con le veline di palazzo rilanciate dai principali organi di informazione. C'è comunque nero su bianco il giudizio della diplomazia di Washington, viene svelata l'ipocrisia imperialista dei rapporti ufficiali che nascondono le contraddizioni interrimperialiste.
In una prima infornata di notizie i principali quotidiani rilanciano quelle relative ai giudizi americani su numerosi leader politici. Da Vladimir Putin definito "alpha dog"", il maschio dominante, al presidente afghano, il fantoccio Hamid Karzai "ispirato dalla paranoia", al cancelliere tedesco Angela Merkel che "evita i rischi ed è raramente creativa". Particolarmente pesanti sono i giudizi su Silvio Berlusconi definito "incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno", un leader "fisicamente e politicamente debole" le cui "frequenti lunghe nottate e l'inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza".
Vengono rivelati, tra gli altri, i colloqui confidenziali di funzionari Usa con il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed Bin Zayed, in cui secondo il principe "una rapida guerra convenzionale con l'Iran sarebbe meglio delle conseguenze a lungo termine di un conflitto nucleare". E il giudizio negativo sui fedeli alleati dell'Arabia Saudita, dove si afferma che i donatori sauditi restano i principali finanziatori di Al Qaeda. L'incarico alla diplomazia Usa di spiare il segretario dell'Onu, le confidenze di un diplomatico sudcoreano in contatto con Pechino secondo il quale una nuova e più giovane generazione di leader cinesi "vedrebbe di buon occhio la Corea riunificata controllata da Seul e ancorata agli Stati Uniti in un'alleanza positiva", purché le truppe americane presenti nel paese se ne stessero nella parte sud. Per finire, questa brevissima sintesi, con la rivelazione dell'esistenza di un piano della Nato per proteggere i tre paesi baltici, Lettonia, Estonia e Lituania, da possibili azioni aggressive di Mosca.
Le rivelazioni di Wikileaks hanno rimesso in moto anche il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, normalmente assente dato che la politica estera è nelle mani del premier, che con toni apocalittici accoglieva l'uscita della prime notizie: "È l'11 settembre della diplomazia". "Come l'11 settembre ha cambiato l'assetto mondiale sul piano della sicurezza, così Wikileaks cambierà l'assetto mondiale sul piano dei rapporti diplomatici. A questo punto nessuno si fiderà più dell'altro", affermava Frattini che comunque rispetto alle relazioni bilaterali tra Italia e Stati Uniti si diceva fiducioso che non ci saranno problemi, "le nostre relazioni sono e resteranno assai solide".
Sarà il segretario di Stato Hillary Clinton in margine al vertice Osce ad Astana, in Kazakhstan, dell'1 dicembre a dargli ragione. Il Berlusconi definito "vanitoso", "debole politicamente e fisicamente", "assiduo frequentatore di feste", ritorna a essere ufficialmente il "miglior amico dell'America". Amico da sempre, sottolinea la Clinton che affermava: "non abbiamo amico migliore di Silvio Berlusconi, ha sostenuto sempre con la stessa coerenza le amministrazioni Clinton, Bush e Obama". Il segretario di Stato Usa ricordava il "sostegno generoso" dell'Italia alla campagna militare in Afghanistan e affermava che "tanto le amministrazioni repubblicane quanto quelle democratiche sanno che possono contare sull'Italia e su Berlusconi per realizzare e sostenere i valori che condividiamo".
Certo questo è quanto conta per l'imperialismo americano che vede al suo fianco l'alleato italiano nei momenti che gli interessano. Deve mettere nel conto però che anche l'imperialismo italiano vuole un suo ruolo e un suo spazio che Berlusconi si cerca alla maniera di Mussolini, stringendo alleanze spregiudicate con Putin o con Gheddafi. E arrotondando con guadagni personali se ci scappa.
Questo è quanto emerge dagli oltre 3 mila rapporti dell'ambasciata americana a Roma negli ultimi cinque anni, un giudizio pressoché identico fra l'ambasciatore repubblicano incaricato da Bush e il successore nominato da Obama. Da quello del 2008 dell'ambasciatore repubblicano Spogli dove si afferma che "se in passato l'esistenza di un forte partito comunista in Italia ha dato alla Russia un livello d'influenza mai visto in altri paesi dell'Europa occidentale di recente il motore della relazione è il rapporto personale tra Berlusconi e Putin, basato su rispettivi interessi commerciali e la preferenza che Berlusconi ha per i leader dal polso duro". "Molti suoi collaboratori - riporta un altro documento - sospettano che Berlusconi e i suoi accoliti abbiano rapporti di guadagno personale con l'interlocutore russo". Al momento di lasciare Roma, nel gennaio 2009, l'ambasciatore Spogli scriverà: "Berlusconi cercherà di promuovere gli interessi della Russia. È il portavoce di Putin. Il suo desiderio dominante è rimanere nelle grazie del russo". Dello stesso tenore le missive del successore, l'ambasciatore democratico David Thorne. E la stessa Clinton il 28 gennaio 2010 chiederà alle due ambasciate Usa di Roma e Mosca notizie su Berlusconi e Putin, voleva sapere "quali investimenti personali hanno che possono guidare le loro scelte politiche". Sono questi i rapporti che regnano tra i più stretti amici imperialistici.

9 dicembre 2010