L'amaro destino di 131 migranti fermati al largo di Catania
Xenofobia di Stato: intercettati, sequestrati e poi rimpatriati
Vietato ogni incontro alle associazioni in difesa dei diritti degli immigrati

Mercoledì 27 ottobre 131 migranti, tutti uomini, sono sbarcati al largo di Riposto, vicino a Catania, mentre a bordo di un peschereccio egiziano cercavano di raggiungere le coste siciliane. Neanche il tempo di toccare la terra italiana che quasi tutto l'equipaggio, nel giro di 48 ore, faceva ritorno in Egitto caricato su di un volo diretto alla presenza di un funzionario del consolato egiziano.
È la vergognosa conclusione dell'avventura di questi migranti africani (non si accerterà alla fine se sono o meno tutti egiziani) letteralmente intercettati prima e sequestrati poi dal Ministero dell'Interno agli ordini del fascio-leghista Maroni. In sostanza, una volta che sono stati presi sulle coste catanesi, i 131 immigrati sono stati rinchiusi al "Palanitta", un palazzetto sportivo alla periferia di Catania; una volta qui, i legali delle associazioni umanitarie volevano incontrare i migranti per informarli sui loro diritti, ma veniva loro incredibilmente negato ogni contatto dalla prefettura di Catania.
Successivamente riuscivano a non essere rimpatriati soltanto i 46 minori facenti parte dell'equipaggio e trasmessi immediatamente a cinque case famiglie, mentre lo scafista, assieme ad altri complici, venivano denunciati dalla procura catanese per reati connessi all'immigrazione clandestina. "Siamo molto preoccupati per quanto è accaduto", spiegava ieri sera Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Unhcr, l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati politici, "Stiamo assistendo a gravissime violazioni dei diritti di questi cittadini stranieri che vengono trattenuti in detenzione e ai quali viene pregiudicato il loro diritto alla richiesta di protezione internazionale" hanno denunciato le associazioni, per le quali il peschereccio con a bordo il gruppo di extracomunitari sarebbe stato bloccato in mare utilizzando la forza. Preoccupazione condivisa anche da Cristopher Hein, presidente del centro italiano rifugiati (Cir): "Accertare la nazionalità di una persona in aeroporto, un momento prima di rimpatriarlo è a dir poco irrituale - ha detto Hein -. E comunque se anche fossero stati tutti egiziani, per la normativa italiana anche loro avrebbero diritto a richiedere asilo politico".
"Il rimpatrio di oggi - ha spiegato frettolosamente, in serata, una nota del Viminale -, avvenuto dopo solo un giorno dal rintraccio dei clandestini, è la diretta conseguenza degli ottimi rapporti di cooperazione da tempo instaurati con le autorità egiziane". Una giustificazione assolutamente irricevibile da parte del ministero guidato dal fascio-leghista di Stato che, forzando in maniera palese la mano nei confronti dei migranti, per la prima volta introduce, in barba ai diritti umani riconosciuti (almeno sulla carta), la xenofobia di Stato, in linea con la politica neofascista del governo del neoduce Berlusconi.

3 novembre 2010