Cortei in 100 città d'Italia, da Bolzano a Palermo e Oristano nella giornata internazionale per il diritto allo studio 200 mila studenti in piazza contro la "riforma" Gelmini e in difesa dell'istruzione pubblica Assediato il parlamento. Binari ferroviari occupati a Torino. A Milano il corteo si conclude sotto la torre dei migranti. Scuole occupate e autogestite. Gelmini: "Slogan vecchi". Il PMLI presente ufficialmente a Milano, Catania, Firenze, Ancona e Caserta Sfiduciato il governo Berlusconi di Federico Picerni* Una marea di 200mila studenti si è riversata nelle strade e nelle piazze di 100 città italiane il 17 novembre, giornata internazionale per il diritto allo studio, in cui si commemora il massacro degli studenti cecoslovacchi ad opera degli oppressori nazisti nel 1939 e degli studenti del Politecnico di Atene da parte della dittatura fascista dei colonnelli greci nel 1973. Un vero e proprio fiume in piena che si è opposto con forza e determinazione alla nera politica del governo del neoduce Berlusconi e della gerarca Gelmini per distruggere l'istruzione pubblica. In corteo con gli studenti c'erano anche precari, docenti e ricercatori, nonché delegazioni della FIOM e di molte altre organizzazioni. Una bella immagine di fronte unito in difesa dell'istruzione pubblica, che noi appoggiamo calorosamente e di cui caldeggiamo la continuazione. La rabbia degli studenti si è fatta sentire forte in tutt'Italia, da Nord a Sud, da Bolzano a Palermo e Oristano. A Roma oltre 10 mila studenti, nonostante che la polizia avesse vietato qualsiasi mossa del genere, hanno imboccato una direzione non autorizzata rispetto al percorso prestabilito ed hanno assediato il Parlamento, portando la protesta proprio sotto Montecitorio. A Torino, dove hanno marciato 50 mila studenti, sono stati occupati i binari della stazione di Porta Nuova; successivamente hanno occupato palazzo Campana, un evento che non si ripeteva dalla Grande Rivolta del Sessantotto. A Milano, dopo avere sfilato davanti al provveditorato, gli studenti hanno terminato il corteo sotto la torre della ciminiera dalla quale, dal 5 novembre, tre lavoratori immigrati protestano rivendicando la regolarizzazione. Bersagli degli studenti in lotta sono stati il governo Berlusconi, la "riforma" Gelmini e anche il PD imbelle e complice. Criticata anche la Confindustria in quanto manovratore, dietro le quinte, dei tagli e della privatizzazione: a Pisa un gruppo di studenti ha cercato di raggiungerne la sede locale, venendo respinto dalle "forze dell'ordine". Le studentesse e gli studenti marxisti-leninisti hanno partecipato alle manifestazioni in quanto tali o in rappresentanza del PMLI a Milano, Catania, Firenze, Ancona e Caserta. Nel frattempo, in tutta Italia si estendono a macchia d'olio le occupazioni delle scuole per sviluppare la protesta, mentre in altre vengono proclamate delle autogestioni. Le scuole di Trieste sono state occupate al gran completo. "Ho ascoltato vecchi slogan di chi non accetta il cambiamento": così si è espressa, come sempre, la Gelmini, con la sua tipica reazione rabbiosa e arrogante, che resta pur sempre grave in quanto è l'atteggiamento mussoliniano del "me ne frego della piazza" che la gerarca all'istruzione ha fatto proprio sin da quando si è insediata in viale Trastevere. Questa reazione però dimostra, ancora una volta, che non si può riporre alcuna speranza in un eventuale "ravvedimento" del governo in materia di istruzione: questo governo è espressione del sistema capitalista italiano e del regime neofascista nel quale ci troviamo attualmente, ed è pertanto naturale che persegua politiche consone agli interessi economici della classe che rappresenta. La privatizzazione della scuola mediante la cosiddetta "autonomia scolastica" e dell'università mediante la sua trasformazione in fondazione privata, la negazione di ogni rappresentanza e potere effettivi agli studenti, così come i tagli al personale docente e Ata, sono totalmente funzionali alle necessità della borghesia. Il movimento sta afferrando questo concetto in maniera sempre maggiore. Lo dimostrano la rabbia nei confronti di Confindustria e la rivendicazione delle dimissioni del governo Berlusconi. È giusto puntare sulle dimissioni della Gelmini, ma non sulla base della sua "incapacità" a fare il proprio lavoro, poiché in realtà è capace di fare gli interessi dei padroni e di distruggere l'istruzione pubblica. Come hanno fatto Berlinguer, Zecchino, Moratti e Fioroni, ministri tanto di "centro-destra" quanto di "centro-sinistra". Noi marxisti-leninisti facciamo e faremo la nostra parte per rafforzare il movimento studentesco e per promuovere il fronte unito in difesa dell'istruzione pubblica. La nostra proposta è che la parola d'ordine centrale della lotta sia "Scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti". Occorre battersi per non fare passare la "riforma" Gelmini e la legge Aprea, ma anche per la cancellazione di tutte le precedenti "riforme" che hanno progressivamente instaurato un'istruzione di tipo classista, aziendalista e "meritocratico". Gli studenti non hanno alcun potere e hanno diritto soltanto ad una rappresentanza fittizia e innocua (che sarà eliminata anch'essa se passerà l'incremento dell'autorità dei consigli di amministrazione), noi proponiamo che gli "organi collegiali" vengano sostituiti da organi di governo che vedano gli studenti come maggioranza e i docenti ed il personale Ata come minoranza, i cui rappresentanti vengono eletti dalle rispettive Assemblee generali sulla base della democrazia diretta e revocabili in qualsiasi momento. Bisogna inoltre portare avanti e sviluppare l'integrazione delle lotte operaie e studentesche, cominciato fin da subito partecipando in massa alla manifestazione indetta dalla CGIL per il 27 novembre a Roma. Al contempo occorre fare pressione sulla CGIL e sui "sindacati di base" affinché proclamino lo sciopero generale della scuola con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi. * Responsabile del CC del PMLI per il lavoro giovanile 24 novembre 2010 |