Su ordine di Napolitano IL PD GRAZIA CANCELLIERI La ministra della giustizia è una raccomandata del magnate Ligresti I giovani pd contestano la Cancellieri Con soli 154 voti a favore, 405 contrari, e tre astenuti, il 20 novembre la Camera ha respinto la mozione di sfiducia individuale presentata dal M5S nei confronti del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri al centro di uno scandalo che si fa ogni giorno più grave: quello di essersi messa a disposizione, in una telefonata intercettata dai magistrati inquirenti, della famiglia del magnate Salvatore Ligresti, colpita nel luglio scorso da provvedimenti di custodia cautelare per gravi reati finanziari, e di essere intervenuta poi in prima persona per far concedere gli arresti domiciliari a una delle figlie incarcerate, Giulia Ligresti. A favore della mozione hanno votato il M55, Lega, Sel e Fdi. Contrari PD, FI, Ncd, Scelta civica e Cd. Deputati assenti 67. Tra i favorevoli alla sfiducia anche l'ex Scelta civica Edorardo Nesi e gli ex pentastellati Adriano Zaccagnini e Vincenza Labriola, tutti e tre approdati nel gruppo Misto. Ma a salvare la Cancellieri è stato soprattutto il PD che, nonostante lo sdegno della base e i mal di pancia interni dei renziani che avevano preparato anche un ordine del giorno a firma Paolo Gentiloni per chiedere al partito di votare la sfiducia a Cancellieri, alla fine si è letteralmente calato le brache e "per disciplina di partito" e "responsabilità politica" renziani e cuperliani si sono tutti allineati e nascosti dietro il diktat di Napolitano recapitato da Letta alla riunione del gruppo dei deputati PD ossia: trasformare il voto sulla Cancellieri in una questione di fiducia al governo, salvare le "larghe intese" e rabbonire Berlusconi assicurando il "prosieguo dell'azione di governo avviata dal ministro Cancellieri" con alla testa il provvedimento di amnistia per il neoduce già da tempo sulla scrivania del Guardasigilli. "So che la pensiamo diversamente, ma vi chiedo responsabilità: l'unità del PD è l'unico punto di tenuta del sistema italiano. Rifiutate una mozione di sfiducia che è frutto di una campagna aggressiva molto forte e slegata dal merito. Vi chiedo di considerarla per quello che è: un attacco politico al governo. E la risposta deve essere un atto politico: un rifiuto", ha minacciato Letta, subito spalleggiato da Gianni Cuperlo che ha aggiunto: "Il ministro ha dichiarato di non aver violato alcuna norma. Ma la mia opinione e che per motivi di opportunità dovrebbe dimettersi prima del voto. Ma se il premier ci chiede un atto di responsabilità politica, dobbiamo essere tutti responsabili". Mentre la richiesta irrevocabile di dimissioni agitata da Renzi e Civati si è letteralmente squagliata come neve al sole con Gentiloni che laconicamente ha annunciato il ritiro dell'ordine del giorno pro dimissioni, perché, ha chiarito: "Prendiamo atto con rammarico ma rimane l'obiettivo di ottenere, dopo avere respinto l'attacco politico, un gesto di responsabilità del ministro". Alla fine anche Civati si è allineato rimangiandosi tutti gli attacchi alla Cancellieri degli ultimi giorni: "Non mi ritrovo nelle riflessioni che si fanno qui ma ne prendo atto con la responsabilità che ci viene chiesta. La mozione M5S non si può ovviamente votare e prendo atto dell'opinione della maggioranza". Insomma tutti d'accordo perché tutti sapevano, come ha confessato lo stesso capogruppo di Montecitorio Roberto Speranza ad alcuni parlamentari, che: "Se il gruppo PD si pronuncia a maggioranza per le dimissioni, non si arriva neanche al voto di sfiducia dell'Aula, visto che più di mezzo Parlamento è nostro". Per questo Letta e il segretario del PD Epifani non si sono limitati a "mettere la faccia" come chiedeva strumentalmente Renzi per difendere la Guardasigilli, ma hanno praticamente costretto tutto il partito a obbedire compatto al diktat di Napolitano pur di salvare ministro e governo. Le motivazioni poste alla base del salvataggio della ministra non hanno convinto del tutto la base del partito; il 23 novembre infatti la Cancellieri è stata sonoramente contesta dai giovani PD durante un convegno sulla situazione carceraria italiana promosso dalla Sesta Opera San Fedele a Milano. Travestiti da omini del Monopoli i giovani PD hanno scandito un elenco delle persone morte in carcere e esposto cartelli con la scritta "Imprevisti: esci gratis di prigione". "Le probabilità, per un detenuto italiano di ricevere il medesimo trattamento della Ligresti sono 1 su 65mila - ha spiegato il segretario cittadino dei giovani PD - Contestiamo la Cancellieri per aver piegato ai suoi personali interessi l'apparato giudiziario e carcerario. Denunciamo lo scandalo di questa raccomandazione e ci chiediamo se il ministro si sia speso nello stesso modo per ognuna delle 26 persone morte suicide in carcere durante il suo mandato... Un ministro responsabile avrebbe rassegnato immediatamente le dimissioni". Ciononostante e malgrado la sua posizione si sia fatta ormai insostenibile, Napolitano, Letta e il PD continuano a blindare la Cancerllieri che, come testimoniano gli ultimi risvolti giudiziari, da servitore dello Stato appare sempre più al servizio della famiglia di Paternò dedita alla delinquenza finanziaria e alla corruzione. Altro che "Caso chiuso" e "governo più forte" come sostiene Letta! Pochi minuti dopo il vergognoso voto assolutorio della Camera, proprio mentre la ministra in Parlamento scandisce per l'ennesima volta: "Non ho contratto debiti di riconoscenza verso nessuno", dalla Procura di Milano arrivano altri verbali a dir poco imbarazzanti sul conto della Cancellieri. Fra tutti spicca il resoconto degli interrogatori di Salvatore Ligresti che il 15 dicembre del 2012, parlando con i magistrati titolari dell'inchiesta milanese su Fonsai, dichiara testualmente: "Mi feci latore, presso Silvio Berlusconi, del desiderio dell'allora Prefetto Cancellieri che era in scadenza a Parma e preferiva rimanere in quella sede anziché cambiare destinazione... L'attuale ministro Cancellieri - si legge ancora nel verbale - è persona che conosco da moltissimi anni e ciò spiega che mi si sia rivolta e io abbia trasmesso la sua esigenza al presidente Berlusconi. In quel caso la segnalazione ebbe successo perché la Cancellieri rimase a Parma". Parole che confermano in pieno l'intreccio di rapporti di amicizia tra Cancellieri e i Ligresti, entrambi i fratelli e non solo Nino come ribadito in più occasioni dal ministro e finanche nel suo intervento alla Camera. Insomma è chiaro che la ministra della Giustizia è una raccomandata del magnate Ligresti e il quadro d'insieme che emerge dalle indagini è a dir poco inquietante. Non si capisce ad esempio come mai la procura di Torino (che ha aperto un fascicolo contro ignoti sulla fuga di notizie inerenti i tabulati telefonici tra il ministro della giustizia e Antonino Ligresti) proprio alla vigilia del voto sulla sfiducia, diffonde un comunicato a firma del procuratore Giancarlo Caselli e del sostituto Maddalena, per annunciare che "il ministro Cancellieri non è indagato". Ma, al tempo stesso invia gli atti alla Procura di Roma, competente per territorio a indagare sui reati afferenti a un ministro della Repubblica, affinché vengano effettuati "i necessari, ulteriori approfondimenti". Delle due l'una: se non ci sono profili penali da chiarire, nella posizione del Guardasigilli, l'inchiesta va archiviata. Se invece ci sono, allora non si spiega come mai la Cancellieri non è ancora finita nel registro degli indagati. I magistrati torinesi, sorprendentemente, non hanno fatto né l'una né l'altra scelta. Una circostanza che ripropone interrogativi inquietanti sui torbidi rapporti e lo scambio di favori tra la famiglia Cancellieri e i Ligresti. In questa losca vicenda tutto, a cominciare dalla vicenda del figlio del Guardasigilli: Piergiorgio Peluso, assunto e poi fuggito da Fonsai (con la liquidazione d'oro per un solo anno di 3,6 milioni) per dopo averne scoperchiato il buco da 1 miliardo, conferma l'esistenza di una qualche "obbligazione" che lega le due famiglie, e che il ministro si sente in dovere di "saldare". Altro che "persona libera", che non ha "contratto debiti di riconoscenza verso nessuno" come continua a sostenere spudoratamente la Cancellieri. 27 novembre 2013 |