Cambogia. Le fabbriche producono per le multinazionali imperialiste La polizia spara sugli operai in sciopero per il salario La Cambogia è uno nel gruppo dei paesi asiatici che continuano a avere una crescita economica sostenuta che secondo l'Asian Development Bank nel 2012 è stata del 7,2% grazie in particolare all'aumento del 75% degli investimenti concentrati nella produzione tessile e in quella agricola. Capitali attratti per la vicinanza della Cambogia a mercati importanti come quello cinese e da un basso "costo del lavoro". Dai dati elaborati dalla Banca mondiale risulta che il reddito pro capite nel 2012 è stato di 946 dollari; il basso "costo del lavoro" in altre parole vuol dire bassi salari e supersfrutamento dei lavoratori. Che come in altri paesi, dalla Cina al Bangladesh, scioperano e rivendicano aumenti salariali, si ribellano nonostante la repressione del regime di Phnom Penh che lo scorso 13 novembre ha inviato la polizia a sparare sui lavoratori in lotta della SL Garment Processing Ltd, una fabbrica tessile con proprietari di Singapore, che si trova nella capitale e produce per marchi stranieri. La denuncia della repressione poliziesca era contenuta in un video messo in rete da una organizzazione non governativa cambogiana che denunciava l'aggressione e il pestaggio degli agenti contro i lavoratori in sciopero per aumenti salariali. Negli scontri è morta una donna che con il suo banchetto vendeva riso per strada vicino alla fabbrica. La protesta dei lavoratori della fabbrica durava dallo scorso agosto e il 13 novembre decidevano di marciare verso la casa del primo ministro Hun Sen e affrontavano la polizia che tentava di bloccare il corteo col lancio di lacrimogeni e sparando proiettili di gomma. I manifestanti, fra i quali anche passanti e monaci, rispondevano lanciando pietre ma erano costretti a disperdersi e a cercare rifugio in una vicina pagoda. Gli agenti li inseguivano e sparavano proiettili veri con mitra e pistole. Il bilancio degli scontri è stato di centinaia di feriti e trentasette arresti, oltre alla donna uccisa. Per nulla intimoriti dalla repressione scatenata dal regime di Hun Sen altri lavoratori di fabbriche nella capitale sono scesi in lotta; fra le altre in una dove lavorano oltre 300 addetti, tutti giovani e molte donne, bloccavano la produzione e occupavano le strade. L'industria tessile in Cambogia rappresenta ben l'85% dell'export nazionale ed è la terza fonte di entrata del paese, dopo il turismo e l'agricoltura. Il valore della merce spedita nei mercati americani ed europei dalle fabbriche cambogiane ha un valore di oltre 4 miliardi di dollari all'anno. Una ricchezza che finisce in mano alle multinazionali straniere, proprietarie delle aziende, che sono soprattutto cinesi, taiwanesi e di Hong Kong. E lavorano per marche straniere tra le quali H&M, Zara e Gap Inc. 27 novembre 2013 |