A causa di un ciclone e della sciagurata politica del territorio degli enti locali e della latitanza del governo
Tragedia in Sardegna
17 morti, 2.700 sfollati
Mancato allarme
 
Il ciclone che ha colpito la Sardegna nella giornata dello scorso 18 novembre ha provocato una vera e propria strage - 16 morti e un disperso (tra cui 4 bambini) dei quali la maggior parte a Olbia, 2700 sfollati e danni ingentissimi (10.000 edifici senza corrente, più di 500 km di strade provinciali colpite) - e successivamente la perturbazione si è spostata provocando danni sulla Calabria Jonica e sul Salento, dove c’è mancato davvero poco di dover contare ulteriori vittime.
In Sardegna, oltre alla Gallura, le zone più colpite sono l’Ogliastra, l’Oristanese e il Medio Campidano, con danni ingenti anche alle aziende agricole, strade di campagna spazzate via dai torrenti in piena e strage di bestiame con centinaia di animali morti. Si sono registrate vittime a Uras (Oristano) e a Torpè (Nuoro), a Dorgali - nel Nuorese - dove è crollato un ponte, ed altre vittime si sono avute a Olbia e sulla Provinciale 38 Olbia-Tempio in località Monte Pino. Oltre alla Gallura, le zone più colpite sono l’Ogliastra, l’Oristanese e il Medio Campidano, con danni ingenti anche alle aziende agricole, strade di campagna spazzate via dai torrenti in piena e strage di bestiame con centinaia di animali morti.
Eppure nonostante il pesante conto di vite umane, l’evento meteorologico è stato certamente eccezionale, ma per quantità di acqua in proporzione al territorio colpito non maggiore di altri che si sono verificati negli ultimi anni in Sardegna ed altre zone d’Italia, con punte di pioggia di oltre 400 mm, di poco maggiori rispetto a quella registrata sempre in Sardegna, a Capoterra, il 22 ottobre 2008 quando caddero ben 372 mm in sole 3 ore.
Quindi il nubifragio da solo non può spiegare né l’elevato numero di morti né il disastro che ha colpito il territorio della Sardegna, come il vescovo di Olbia monsignor Sanguineti che durante la messa celebrata per i morti dell’alluvione ha detto chiaramente “la mano dell’uomo non è estranea a questa catastrofe”. E noi ci sentiamo di aggiungere che quella mano appartiene non all'uomo in generale ma alla borghesia rapace e devastatrice (e ai suoi partiti nelle istituzioni) che a nulla guarda se non al proprio tornaconto, al profitto realizzato devastando e cementificando il territorio e infischiandosene degli interessi e del benessere delle masse popolari.
Infatti subito sono arrivate chiare parole di esperti e di tecnici a sostegno di questa accusa è mancato innanzitutto un tempestivo allarme della Protezione Civile, secondo Antonio Sanò - direttore del sito Ilmeteo.it - che punta il dito contro la mancata attenzione da parte dell’organizzazione di pubblico soccorso, alle previsioni meteo che il suo sito aveva ampiamente anticipato con parecchi giorni di anticipo e che aveva previsto che in Sardegna sarebbe accaduto un nubifragio di quella portata, ed anche i sindaci delle zone colpite lamentano di essere stati avvisati attraverso fax inviati solo 12 ore prima dell’inizio del nubifragio agli uffici comunali che domenica peraltro erano chiusi. In uno squallido clima di scaricabarile il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli si scaglia a sua volta contro i sindaci dei Comuni, accusandoli di incompetenza e di incapacità di pianificazione.
Sotto pesante accusa finisce anche il presidente della Regione Sardegna, il berlusconiano Ugo Cappellacci, accusato senza mezze parole da Legambiente di portare avanti una politica ambientale responsabile dello sfascio idrogeologico del territorio dell’isola, e che tale politica lo espone maggiormente ai rischi di alluvione. L’associazione ambientalista è dura con il governatore sardo e sostiene che il ciclone che ha sconvolto la Sardegna potrebbe ripetersi in futuro in forme ancora peggiori se non verrà fermato il disegno di revisione del piano paesaggistico regionale portato avanti dalla giunta regionale di destra. Infatti pochi giorni prima del disastro la giunta Cappellacci ha proceduto all’approvazione provvisoria e preliminare dell’Aggiornamento e revisione del Piano paesaggistico regionale del 2006, un’iniziativa politica che di fatto apre la strada a nuove e massicce cementificazioni che, come al solito, sono graditi regali ad amici ed amichetti costruttori che muovono voti o magari anche altre utilità, a discapito ovviamente di un territorio che, lo dimostrano i recenti avvenimenti catastrofici, di tutto ha bisogno tranne che di cementificazioni.
Anche il Fondo Ambiente Italiano e Wwf Italia si uniscono nel durissimo attacco alla forsennata politica di Cappellacci denunciando in un comunicato congiunto che “la recente revisione del piano paesaggistico regionale, adottata dalla Giunta Cappellacci, smantellando il complesso sistema di tutele del territorio, soprattutto dell’area costiera e dei corsi d’acqua già ampiamente interessati dall’alluvione, aumenterà la fragilità dell'isola” lamentando anche l’inerzia del governo centrale e soprattutto del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo che non convoca l’Osservatorio nazionale per la Qualità del Paesaggio dal 2008, lasciando quindi con la sua negligenza mano libera a spudorati governatori regionali come Cappellacci.
A Olbia in modo particolare sono sotto pesante accusa i ventuno condoni deliberati dal Comune in meno di 40 anni per motivi essenzialmente elettorali e soprattutto per non disturbare il giro di affari che sta dietro alla sistematica cementificazione della Costa Smeralda: il risultato è che sono state condonate e regolarizzate abitazioni costruite a 15 metri dai canali, sopra i letti dei fiumi, in punti dove sono secoli che tracimano i torrenti.
A tal proposito anche la magistratura vuole chiarire parecchie cose, con due inchieste giudiziarie già avviate, una della procura di Tempio Pausania per disastro colposo: i magistrati vogliono vederci chiaro sui piani di risanamento che si sono susseguiti negli anni e sulla mancata attuazione di misure concrete connesse all'allerta meteo, vogliono capire se siano state eseguite tutte le opere relative al sistema fognario, a quello delle acque reflue e a quello della manutenzione dei canali.
Le indagini di Nuoro invece sono relative all’ipotesi di omicidio colposo per i morti di Tempio Pausania, di Arzachena, di Olbia, del ponte Oloè crollato provocando un morto, e di Torpè.
Il governo Letta, corresponsabile insieme alle amministrazioni regionale e locali del disastro che ha funestato la Sardegna, non deve lasciare soli gli alluvionati ma deve immediatamente stanziare un piano straordinario di aiuti economici che facciano fronte alle emergenze provocate dall'alluvione e mettano in grado le popolazioni vittime di tornare rapidamente a condizioni soddisfacenti di vita e di lavoro.

27 novembre 2013