Contro le tasse, la disoccupazione e l'austerità
La rabbia popolare innescata dai forconi esplode nelle piazze
Assaltate la Regione Piemonte e Equitalia. I poliziotti si tolgono il casco in segno di solidarietà. I fascisti cercano di impadronirsi del movimento
Governo, parlamento e Equitalia i bersagli principali della protesta
Il 9 dicembre il movimento di agricoltori e pastori che un anno fa partì dalla Sicilia e bloccò l'intero Paese è tornato in piazza a gridare ancora più forte la propria rabbia contro il governo e le istituzioni locali, l'aumento continuo delle tasse e della disoccupazione e l'austerità.
Lo sciopero generale dei “forconi” (Coordinamento 9 Dicembre) ha scosso l'intera penisola dal Nord al Sud con centinaia di presidi, cortei, manifestazioni di protesta, blocchi stradali e ferroviari che hanno paralizzato oltre 110 città: da Milano a Palermo, da Genova a Catania, dal Veneto alla Campania, dalle Marche alla Sardegna.
I primi blocchi stradali sono iniziati domenica sera nel frusinate e presso i caselli autostradali del Veronese e del Vicentino con diversi camion messi di traverso sulle carreggaite.
Epicentro della protesta è stata Torino dove migliaia di manifestanti, lavoratori, camionisti, artigiani, commercianti, ambulanti, disoccupati, giovani delle periferie, precari, aderenti ai centri sociali, studenti e senza casa hanno letteramente paralizzato la città dall'alba fino al tramonto.
Alla protesta si sono uniti anche i profughi che occupano le palazzine dell'ex villaggio olimpico di Torino 2006.
La serrata dei negozi annunciata e organizzata nei giorni precenti è stata pressocché totale. Bar, alimentari, tabacchi, edicole, frutta e verdura: tutto chiuso per sciopero.
Fin dalle prime luci dell'alba i manifestanti hanno bloccato la circolazione stradale presso i caselli autostradali situati a nord e a sud della città. Poi il blocco si è esteso alle stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa, con decine di treni soppressi, e infine è esplosa sotto le finestre del Comune, proprio mentre il neopodestà PD Fassino presideva il Consiglio comunale, e in piazza Castello, sotto la sede della Regione, governata dal fascio-leghista Roberto Cota, indagato per peculato insieme ad altri 42 consiglieri.
Oltre 5 mila manifestanti al grido di “ladri andatevene a casa” rivolto al presidente del Consiglio Letta e al suo governo, “Cota facci vedere gli scontrini” in riferimento allo scandalo di “rimborsopoli” hanno letteralmente assaltato la Regione con un fitto lancio di pietre, bottiglie, fumogeni, petardi e bulloni che hanno mandato in frantumi i vetri delle finestre di Palazzo Reale e di alcuni mezzi della polizia. Sassi e lancio di monetine anche contro le vetrate di Equitalia in via Arsenale, dell'Inps in via XX Settembre e l'Ufficio delle entrate in via Bolzano. Una rabbia popolare inarrestabile che le “forze dell'ordine” schierate in assetto antisommossa hanno cercato di arginare con qualche carica di alleggerimento e un fitto lancio di lacrimogeni. Diversi manifestanti sono stati feriti e un diciannovenne è stato arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale oltre che per danneggiamento aggravato.
La calma torna solo nel tardo pomeriggio quando i manifestanti invitano i poliziotti a cambiare barricata e a solidarizzare con la protesta perché, gli urlano: “siamo tutti nella stessa merda, dovete stare con noi”. Un invito alla solidarietà con chi si batte per difendere i propri diritti che clamorosamente è stato accolto dagli agenti che si levano il casco e in chiaro segno di solidarietà coi manifestanti che accolgono il gesto con ripetuti applausi da parte di tutta la piazza.
La stessa scena si ripete a Genova dove i manifestanti, dopo aver occupato la stazione di Brignole provocando la cancellazione di 87 treni, hanno lanciato monetine contro la sede dell'Agenzia delle Entrate e sul portone di via Fiume hanno appeso un cartello con su scritto “assassini”; hanno bloccato il traffico autostradale e organizzato diversi cortei in centro e sulla sopraelevata. Ma durante il sit-in davanti alla prefettura hanno salutano con un grande applauso e urla di approvazione il segno di solidarietà degli agenti che si sono levati il casco. “Il gesto merita un plauso – ha spiegato Felice Romano segretario generale del sindacato di polizia Siulp – Togliersi il casco è un atto che per quanto simbolico dimostra che la misura è colma e che i palazzi, gli apparati e la politica sono lontani dai problemi reali dei cittadini”.
Altri blocchi e proteste si sono registrati a Vicenza dove i caselli autostradali di Vicenza ovest e Montecchio Maggiore sono stati bloccati dai Tir e dai trattori della protesta messi di traverso o guidati a passo d'uomo.
Mentre a Soave (Verona) il presidio di protesta lungo l'autostrada Milano-Venezia è iniziato con lo srotolamento di un grande striscione con su scritto “Corrotti e illegittimi, andatevene” rivolto ai governi centrale e locale e al parlamento.
Lunghi incolonammenti a cusa dei Tir e trattori che procedono a passo d'uomo si sono verificati anche a Padova e Cittadella.
A Venezia un presidio di protesta si è tenuto davanti ai cancelli della Fincantieri. Proteste e manifestazioni anche in Friuli Venezia Giulia, a Trieste e a Udine.
A Firenze circolazione bloccata sui Viali e nella zone della Fortezza da Basso.
A Bari blocco sulla tangenziale per due chilometri di tir incolonnati, mentre ad Andria i manifestanti si sono radunati davanti a un ipermercato impedendone l'apertura e hanno bloccato la stazione ferroviaria.
A Napoli traffico in tilt per i vari presidi di protesta organizzati in diverse piazze del centro; mentre lo svincolo autostradale di Battipaglia sulla Salerno-Reggio Calabria è stato chiuso per diverse ore.
A Catania presidio di lotta in piazza Università e blocchi stradali rimandati in seguito alla diffida di chiaro stampo fascista inviata dalla Questura a tutti i leader del movimento dei forconi nei giorni scorsi a non manifestare e a non bloccare le strade pena il sequestro dei Tir. A Milano, Monza e Bologna i manifestanti hanno preso di mira le sedi di Equitalia. Nel resto della Lombardia presidi di lotta si sono svolti ad Arese, presso i cancelli dell'ex Alfa Romeo, Rho e Pero e agli svincoli autostradali di Assago e Molino Dorino.
Favoriti dall'assenza e dall'aperta ostilità della "sinistra" borghese e delle sue organizzazioni sindacali e di categoria, i fascisti, com'è loro consuetudine, hanno cercato di strumentalizzare e cavalcare la protesta infiltrandosi in diverse manifestazioni e cercando di egemonizzarle e prenderne la testa. In alcune città sono stati isolati e respinti dagli stessi dimostranti, che si sono pubblicamente sottratti al loro peloso abbraccio. E tuttavia hanno cercato di pescare nel torbido, mascherando la loro presenza dietro le bandiere tricolori, com'è successo a Torino e a Milano, mentre a Roma i provocatori di Forza Nuova e Casa Pound cercavano con le proprie insegne di egemonizzare la protesta davanti alla sede della Regione in via Pisana. Costoro sono acerrimi nemici storici del popolo e pertanto auspichiamo che i "forconi" li isolino al più presto e si uniscano piuttosto nel fronte comune con la classe operaia e le grandi masse popolari, che sono le prime vittime della grave crisi economica e finanziaria capitalistica, e si battano unite contro il governo Letta-Alfano che difende gli interessi di questo marcio sistema capitalistico.
11 dicembre 2013