L'IMPERIALISMO UE E LE NUOVE TECNOLOGIE DI GUERRA CONTRO I MIGRANTI
I progetti dei governi e delle multinazionali europee per lo sviluppo di droni e per competere nel mercato delle armi con USA, Cina, e Israele

Contributo di Stefano
Il carattere imperialista delle politiche dell'Unione europea (Ue) è da sempre noto ai marxisti-leninisti e non rappresenta certo una novità; tuttavia negli ultimi anni, questa natura imperialista, aggressiva e guerrafondaia ha raggiunto livelli impensabili. Nel luglio 2007, nell'ambito di una conferenza stampa, il presidente della Commissione europea Barroso definiva l'UE il “primo impero non imperiale” con queste parole ridicole: “Qualche volta mi piace comparare l'Unione europea all’organizzazione di un impero. Di un impero... e... perché noi abbiamo le dimensioni di un impero. Ma c'è una grande differenza. Gli imperi di solito si creavano con la forza, con un centro che imponeva una dittatura, una volontà sugli altri. E noi adesso abbiamo ciò che alcuni spesso definiscono un impero non imperiale”. La falsità e l'ipocrisia di queste parole emerge ogni qual volta verifichiamo le continue ingerenze neo-coloniali dell'Ue nelle scelte politiche dei paesi del Sud del mondo, che affamano e opprimono le masse di quegli Stati e supportano regimi fantoccio, nell'imposizione di politiche economiche neo-liberiste a tutto vantaggio dei grandi capitali europei, e nella competizione sempre più serrata con le altre potenze imperialiste mondiali, prime tra tutte Stati Uniti e Cina.

L'imperialismo Ue contro il Sud del mondo
Tuttavia negli ultimi anni, questo atteggiamento ha fatto, se possibile, un passo avanti nell'edificazione dell'impero ed ha portato nell'ambito dell'Unione un tassello finora mancante e “fondamentale” nel consolidamento della propria politica di potenza, ovvero, la dimensione di 'difesa' o meglio, di guerra. I passi fondamentali implicano la definizione di una Politica europea di Sicurezza e Difesa (PESD) nel 1999 - in stretta collaborazione con la NATO - e la creazione di un'Agenzia Europea per la Difesa (AED), con l'obiettivo dichiarato di supportare “gli Stati membri ed il Consiglio nel loro sforzo di migliorare le capacità difensive europee nel campo della gestione delle crisi e di sostenere la politica europea di sicurezza e di difesa com'è ora e come si svilupperà nel futuro”. In questo contesto vorrei focalizzarmi su di un argomento all'ordine del giorno, di cui spesso si ignorano le grandi responsabilità dell'UE, ovvero lo sviluppo e l'uso di droni per scopi militari o pseudo-civili (di securitizzazione o sorveglianza).
In un recentissimo rapporto commissionato dal Consiglio dell'UE, l'Alto rappresentante per gli affari esteri (ovvero il Ministro degli esteri dell'Unione), Catherine Ashton, chiede ai governi degli Stati membri di impegnarsi nell'elaborazione di un programma europeo congiunto per lo sviluppo ed il perfezionamento di unmanned aerial vehicle (UAV) - ossia aeromobili a pilotaggio remoto - per scopi (non meglio specificati) sia militari che “civili”. Tale invito è stato accompagnato da un accordo preliminare tra i ministri della difesa dell'Unione - sotto l'egida dell'AED - per lo sviluppo di capacità europee in questo senso. Più esplicito è stato il Ministro della difesa tedesco, Thomas de Maiziere, il quale - secondo quanto riporta il network americano NBC - ha affermato che l'Unione colmerà la distanza tecnologica che la separa da USA e Israele nel campo degli aerei senza pilota, per poter competere con questi ultimi nella produzione e nell'esportazione di questi strumenti di morte. Lo stesso ministro ha sottolineato come nelle recenti missioni di guerra in Libia e Mali gli Stati europei siano stati dipendenti da droni americani ed ha richiamato il “bisogno” di una risposta europea in questo senso.

Droni contro i migranti
Risposta che non si è fatta attendere dal grande capitale guerrafondaio europeo. Subito dopo l'invito della Ashton e dei ministri europei, otto governi UE - tra i quali Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania, e Spagna - hanno firmato un accordo per investire nella ricerca in vari aspetti dello sviluppo di droni. Di questo accordo si sono fatti interpreti l'italiana Finmeccanica Alenia Aermacchi (che, tra l'altro, sta partecipando da protagonista al tour di promozione dell'industria bellica italiana sulla portaerei “Cavour”), la francese Dassault Aviation e la pan-europea EADS Cassidian che si sono impegnate a lanciare un programma europeo di droni entro il giugno 2014 per battere la concorrenza di USA e Israele, leader nel settore.
Un aspetto poco conosciuto, e spesso ignorato, della cosiddetta dimensione “civile” del programma europeo di droni riguarda l'utilizzo di aerei senza pilota in funzione anti-immigrazione. In particolare, nel luglio 2013, la Commissione UE ha avanzato la proposta di utilizzare droni su vasta scala nel controllo dei confini esterni dell'Unione come parte di un programma di 410 milioni di euro per il rafforzamento dei confini della Fortezza Europa, nell'ambito del Sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR). Tale necessità è stata rimarcata dopo la strage di migranti di Lampedusa, e gli investimenti nelle politiche di controllo e repressione saranno molto probabilmente intensificati anche a fronte delle pressioni del governo italiano che potrà farsi forte dei risultati dell'operazione di guerra contro l'immigrazione “Mare Nostrum”. Un aspetto che smaschera tutta l'ipocrisia delle posizione UE ed i suoi reali obiettivi è rappresentato dal fatto che le istituzioni europee stanno, nei fatti, raggirando la stessa normativa comunitaria in materia. Dato che i regolamenti UE vietano esplicitamente l'utilizzo di aeromobili senza pilota a scopo “civile” nello spazio aereo commerciale europeo viene promosso in questo specifico campo lo sviluppo di optionally piloted aircrafts (OPA), ovvero di droni potenzialmente dotati di “passeggero”, ma ugualmente controllati a distanza. Questo piccolo trucco, tutto di forma e di nessuna sostanza, consente all'UE di farsi gioco della propria stessa legislazione, dimostrando tutta l'ipocrisia delle parole vuote di cui spesso si riempiono la bocca i suoi rappresentanti.
Nonostante le rassicurazioni sulla funzione “umanitaria” dei droni, l'obiettivo è ovviamente quello di individuare i barconi di disperati quando sono ancora distanti dalle coste europee per poter - nel migliore dei casi - rispedirli a morire nei porti di origine, senza dover passare per 'seccanti' richieste di asilo. Talune delle tecnologie suggerite per l'impiego “civile” degli UAV includono caratteristiche che si addicono più ad una caccia all'uomo che al soccorso umanitario, quali l'identificazione di “attività umana” tramite la scia di calore o l'identificazione facciale. L'inutilità umanitaria degli aerei senza pilota è sottolineata oltre che da un vasto numero di organizzazioni non-governative ed anche da alcune voci critiche della “sinistra” borghese. Secondo quanto riportato dall'agenzia RT, la deputata tedesca in quota ai Verdi Ska Keller afferma come “i droni siano estremamente costosi e di nessuna utilità nell'assistenza ai profughi; dato che se anche dovessero individuare un barcone non potrebbero fare nulla e l'arrivo degli 'aiuti' richiederebbe comunque svariate ore”.
Mentre l'iniziativa ha raccolto l'appoggio quasi unanime delle istituzioni e dei partiti europei, con il plauso della destra e l'ipocrita silenzio della 'sinistra' borghese e della socialdemocrazia europea, l'unica pallida reazione – peraltro tardiva, marginale, e limitata nei contenuti – è rappresentata da una modesta interrogazione presso il Parlamento europeo circa il finanziamento diretto da parte della Commissione europea di borse di ricerca di dottorato presso la Portsmouth Business School nel Regno Unito, per lo sviluppo di droni e della tecnologie correlate “che sono state utilizzate per uccidere migliaia di persone”. La risposta del Commissario responsabile, l'italiano Tajani (Forza Italia), non si è fatta attendere. Egli ha ipocritamente sottolineato la funzione 'civile' ed 'umanitaria' del programma menzionato nell'interrogazione, con i molto 'civili' ed 'umanitari' compiti di sigillare i confini esterni dell'Unione, di identificare preventivamente i migranti, e intercettare i disperati all'origine (per lasciare il lavoro sporco alle autorità nordafricane).

11 dicembre 2013