Contro l'austerità, le tasse, la povertà, Equitalia e il governo
Le masse non lasciano la piazza
Combattive manifestazioni degli studenti in tutta Italia. Il movimento si spacca per il rischio di provocazioni alla manifestazione nazionale di Roma. I partiti e i sindacati della “sinistra” borghese abbandonano le masse in balia di avventurieri politici. Alfano ordina il pugno di ferro
Emarginare l'estrema destra fascista. Esigere la democrazia diretta nel movimento e l'elezione del gruppo dirigente
La grande mobilitazione di massa contro l'austerità, le tasse, la povertà, Equitalia e il governo, promossa a partire dal 9 dicembre su tutto il territorio nazionale dal Coordinamento 9 Dicembre con una serie di combattive manifestazioni, presidi, cortei, blocchi stradali e ferroviari che da Nord a Sud hanno paralizzato il Paese, continua ad allargarsi con decine di migliaia di manifestanti, lavoratori, camionisti, artigiani, commercianti, ambulanti, disoccupati, giovani delle periferie urbane, precari, aderenti ai centri sociali, studenti e senza casa che si uniscono alla lotta e presidiano le principali piazze delle città dal Nord, Centro e Sud Italia.
Nel corso dell'ultima settimana di lotta hanno fatto sentire forte la loro voce anche gli studenti medi e universitari che si sono uniti alla protesta partecipando in massa ai cortei e occupando piazze, scuole e Università.
La mobilitazione studentesca
A “La Sapienza” di Roma
il 12 dicembre gli studenti sono stati brutalmente manganellati dalla polizia mentre protestavano contro un convegno sulla green economy, al quale avrebbero dovuto partecipare anche Enrico Letta e il presidente della Repubblica (che hanno preferito rinunciare). Sono volate uova, fumogeni e bombe carta. L’intervento della polizia è stato brutale. Durante le due cariche sono stati fermati due studenti, poi rilasciati con una denuncia a piede libero. Dopo gli scontri, gli universitari sono tornati a manifestare e nella notte hanno occupato le facoltà di Scienze Politiche e Igiene. Occupata anche la casa dello studente di via De Lollis. Il giorno seguente alcune centinaia di studenti si sono dati appuntamento di fronte a Lettere e si sono diretti in corteo verso l’Aula magna occupando i corridoi del rettorato per alcune ore. Dopo un’assemblea congiunta, sono usciti di nuovo in corteo e per tutto il percorso hanno scandito slogan contro il rettore Luigi Frati, accusato di clientelismo e nepotismo, chiedendone le dimissioni. Gli studenti lo accusano di aver chiamato la polizia.
La lotta è proseguita nei giorni successivi col presidio davanti a Montecitorio durante la fiducia al governo Letta-Alfano, il presidio permanente in Piazzale dei Partigiani davanti la stazione Ostiense e il blocco della linea B della metropolitana.
Migliaia di studenti sono scesi in piazza anche a Torino
al fianco degli oltre 10 mila manifestanti mobilitati da CGIL, CISL e UIL in lotta contro la legge di stabilità e per il lavoro. In piazza Castello la polizia ha caricato gli studenti che in segno di protesta hanno tirato dei palloncini e uova di vernice contro il palazzo della Regione chiedendo a gran voce le dimissioni del governatore leghista Cota e della sua giunta di corrotti. Due manifestanti sono rimasti feriti e altri quattro sono stati fermati. Mentre continuano i blocchi della tangenziale a Venaria
e l'occupazione dell'Interporto a Orbassano
.
A Milano
, dopo i blocchi stradali e il corteo non autorizzato del 9 dicembre nel centro, centinaia di manifestanti hanno dato vita a un nuovo presidio in Piazzale Loreto. Il traffico è stato bloccato a singhiozzo con la distribuzione di volantini ed esponendo cartelli contro il governo e i parassiti di Stato che siedono in parlamento.
A Napoli
in piazza Carlo III i manifestanti si sono fatti sentire distribuendo volantini in cui si legge fra l'altro “dal 9 dicembre l'Italia si ferma, ribellarsi è un dovere”.
Nel Vicentino
gli studenti di alcune scuole si sono uniti al presidio dei manifestanti sull’A4. Manifestazione studentesca anche a Sanremo
. A Verona
centinaia di studenti hanno sfilato per la città. Corteo studentesco anche a Piacenza
con tanto di messa in scena del funerale della politica. Nel Pordenonese
alla protesta hanno partecipato anche il presidente della provincia, alcuni sindaci e un babbo natale. Blocchi del traffico anche a Modena
, vicino a Matera
, a Senigallia
e nel Frusinate
. A Barletta
sette persone sono state denunciate per le proteste dei giorni scorsi.
A Imperia
blocco dei binari ferroviari e a Ventimiglia
blocco del traffico per la Francia. A Bari
blocco della tangenziale e proteste nella zona industriale di Molfetta
. Mentre a Livorno e Nichelino
sono state occupate le sedi dei rispettivi consigli comunali.
La spaccatura del movimento
Una grande mobilitazione popolare che cresce di ora in ora in vista della manifestazione nazionale di Roma che il Coordinamento aveva annunciato per il 18 dicembre in Piazza Del Popolo mentre si verificava una spaccatura al vertice del movimento fra i leader dei “forconi” siciliani e dei Liberi imprenditori federalisti europei (Life) del Veneto, da una parte, e i Comitati Riuniti Agricoli (CRA) dell'Agripontino (Latina) dall'altra per il “forte rischio di provocazioni”.
La spaccatura è stata ufficializzata sul sito del Coordinamento con un comunicato stampa a firma di nove responsabili locali dei comitati locali che “dichiarano di dissociarsi da ogni azione e/o iniziativa intrapresa dal Sig. Danilo Calvani del CRA Comitati Riuniti Agricoli, e dalle persone a lui facenti riferimento a causa di alcune dichiarazioni farneticanti che lasciano grande spazio ad interpretazioni che nulla hanno a che fare con i motivi della protesta... Con la presente, siamo altresì a precisare che la manifestazione indetta per il giorno 18 Dicembre a Roma non è più da noi riconosciuta per motivi di organizzazione e di eventuale ordine pubblico”.
Si temono gli “scontri”, le “provocazioni” e le “infiltrazioni”, continuano a denunciare i protagonisti dei presìdi, specie dopo l'annuncio di Alfano che ha minacciato: “Lo Stato metterà tutta la forza necessaria” contro chi non “rispetta la legge e la democrazia... Abbiamo segnali chiari dall'intelligence... Non avremo remore a reprimere ogni minaccia e intimidazione che dovesse essere espressione di atteggiamenti delinquenziali... non consentiremo che le città vengano messe a fuoco”.
Sulla stesse posizioni anche il neopodestà di Roma, il PD Ignazio Marino che ha già fatto sapere che non consentirà accampamenti e tendopoli in Piazza del Popolo.
Mentre Luigi Tenderini, leader della rivolta a Savona, denuncia che “Frange estremiste si sono infiltrate nei presìdi per obiettivi eversivi che puntano a destabilizzare lo Stato. Anche molti pregiudicati della malavita organizzata hanno provato a prendere la guida dei cortei. Non vogliamo essere strumentalizzati, ci interessa la legalità e la democrazia... Nessuna manifestazione, per ora, noi continuiamo i presìdi ma puntiamo a un tavolo del movimento che elegga dei portavoce davvero rappresentativi”.
Non mollare le piazze
Contraddizioni che confermano come all'interno del movimento e del Coordinamento agiscono avventurieri politici che lasciano grande spazio all'estrema destra fascista che aspira a prenderne la direzione politica e organizzativa e a cavalcare la protesta come è già successo in alcuni presidi di Roma, Torino e Milano dove i provocatori in camicia nera hanno cercato di pescare nel torbido mascherando la loro presenza dietro le bandiere tricolori. Un rischio favorito soprattutto dal criminale atteggiamento assunto dai partiti e dai sindacati della “sinistra” borghese che, tutt'al più, si spingono a riconoscere il “disagio” sociale che esprime il movimento ma non lo sostengono, anzi lo criminalizzano e difendono a spada tratta il governo, il parlamento e le istituzioni borghesi. Fingono di “non capire cosa vogliono certe piazze” e invece di schierarsi con le masse in lotta le hanno abbandonate a se stesse in balia di un pugno di loschi avventurieri politici in qualche caso anche in combutta con la criminalità organizzata. Un errore politico madornale e imperdonabile che più di ogni altra cosa blocca per il momento la confluenza della classe operaia nel movimento e le impedisce di prenderne la testa per orientarla nella giusta direzione politica e organizzativa e decidere gli opportuni metodi di lotta con cui portare avanti la protesta.
Qualcuno però comincia ad aprire gli occhi. Alberto Perino, leader storico dei No Tav, sostiene che “Dovremmo scendere in piazza assieme a questa gente, così eterogenea, così disorganizzata, e perciò molto genuina. Perché se li lasciamo in mano alla destra facciamo la fine della Grecia con Alba Dorata... Che la sinistra faccia attenzione a non regalare alla destra tutto ciò che non passa per le organizzazioni politiche o sindacali”.
Bisogna riconoscere che si tratta di un grande movimento di massa promosso e diretto dalla piccola borghesia mandata in rovina dalla perdurante crisi economica capitalistica e composto da camionisti, commercianti, contadini medi, il cosiddetto popolo delle partite Iva, precari, disoccupati, studenti, che esprime rivendicazioni comuni a milioni di lavoratori, pensionati, operai e famiglie popolari che hanno perso il lavoro, sono letteralmente al lastrico e non sanno più dove sbattere la testa.
Perciò è importante che il movimento continui a presidiare le piazze e a lavorare per una grande manifestazione di massa nazionale a Roma sotto le finestre di Palazzo Chigi. Occorre evitare che esso venga egemonizzato dalla destra, riassorbito nel pantano del parlamentarismo e del legalitarismo borghesi o finisca preda dell'avventurismo di piccolo gruppo. Un rischio che va evitato a tutti i costi emarginando da subito l'estrema destra fascista dalle iniziative di lotta e pretendendo fin da subito l'elezione dei rappresentanti ispirandosi ai principi della democrazia diretta e il movimento sia finalmente unito nella lotta contro il capitalismo e il governo Letta-Alfano che attualmente ne regge le sorti. Solo unendosi alla sinistra del movimento è possibile cominciare a spostare sulle nostre posizioni antigovernative, antistituzionali, antifasciste e anticapitaliste settori sempre più ampi di manifestanti.
18 dicembre 2013