120° anniversario della nascita di Mao, grande maestro del proletariato internazionale
(vai alle opere) Studiamo e applichiamo le opere di Mao per tenere fuori dal PMLI il revisionismo e il riformismo Con questo speciale de Il Bolscevico, che pubblica delle opere non ufficiali di Mao, totalmente o parzialmente inedite in Italia, risalenti al periodo della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (GRCP), celebriamo il 120° anniversario della sua nascita, avvenuta il 26 dicembre 1893. La prima parte di queste opere, tradotte dal cinese dal PMLI, è stata pubblicata sul n. 20 de "Il Bolscevico" 2013, in occasione del 47° Anniversario del lancio della GRCPC. In seguito, continueremo via via a pubblicare altri inediti di Mao, fra cui i suoi importanti interventi al IX Congresso nazionale del PCC (aprile 1969), sconosciuti in Italia. Il nostro è un proponimento militante rivoluzionario a imparare da Mao per condurre bene e fin in fondo la lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo. Lo stesso spirito, cioè, che anima ogni anno il nostro ricordo anche di Marx, Engels, Lenin e Stalin; di quest'ultimo a marzo abbiamo commemorato nelle piazze il 60° anniversario della scomparsa. Conformemente all'indicazione del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, secondo cui "Studio e azione, azione e studio. Questa è la dialettica della lotta di classe condotta col metodo marxista-leninista. Ed è questa dialettica che deve guidare il nostro lavoro politico, anche quando siamo in piena battaglia. La nostra celebrazione non ha nulla da spartire con le "celebrazioni" di Mao messe in piedi dai revisionisti di Pechino, che dopo averlo rinnegato e incolpato delle peggiori nefandezze per oltre trent'anni, oggi lo "riscoprono" opportunisticamente per rifarsi la faccia agli occhi delle masse oppresse delle Cina, a un mese dall'annuncio di nuove riforme capitalistiche che danno al mercato il ruolo "decisivo" nell'economia e che finiranno per inasprire la lotta di classe, l'ingiustizia sociale e lo sfruttamento della dei lavoratori cinesi. Mao con lungimiranza aveva avvertito che "se mai noi dovessimo essere rovesciati e la borghesia dovesse saltare nuovamente in sella, non avrebbe bisogno di cambiare alcun nome, potrebbe benissimo continuarsi a chiamare Repubblica popolare cinese. La questione principale è stabilire quale classe detiene il potere"(1). Questo nostro omaggio al grande maestro del proletariato internazionale è inoltre la giusta risposta di classe al veleno vomitato su Mao dagli scribacchini anticomunisti del regime capitalista neofascista, ben rappresentanti da Giampaolo Visetti nel suo "reportage" su la Repubblica del 24 novembre. Costui, perdendo un'ottima occasione per tacere, si è coperto di ridicolo tentando di sminuire la vita rivoluzionaria di Mao, cucendo un impossibile legame fra la Cina imperialista di oggi e quella socialista di Mao, rispolverando l'assurdo accostamento a Mussolini e Hitler, accusandolo di "sterminio", "crimini" e "abomini". Unico pregio del pezzo, ma che l'ottusità antimaoista dell'autore gli ha impedito di capire, sono le parole di un falegname cinese: "Mao Zedong vivrà per sempre. Ma una cosa è certa: se lui tornasse qui e vedesse ciò che siamo diventati, altro che riforme, farebbe subito un'altra rivoluzione". Lasciamo Visetti e i suoi committenti borghesi De Benedetti, Scalfari e Mauro alla pattumiera della storia che li attende. Ai giovani in particolare offriamo invece queste opere di Mao per capire chi era veramente. Esse si collocano nel pieno della lotta contro il revisionismo di destra di Liu Shaoqi e Deng Xiaoping. L'entusiasmo delle Guardie Rosse sale alle stelle quando Mao, spiazzando chi voleva isolarle e schiacciarle, le riceve personalmente a milioni in piazza Tian'anmen a Pechino il 18 agosto 1966, e poi per altre sette volte fino alla fine di novembre, ribadendo loro che "è giusto ribellarsi contro i reazionari"(2). Si sentono i primi tuoni della "tempesta di gennaio" del 1967, quando le masse di tutta la Cina si mobiliteranno, sulla spinta degli operai di Shanghai, per difendere la dittatura del proletariato strappando ai revisionisti la parte di potere che avevano usurpato. Infiniti gli argomenti e le idee che possiamo trarre da Mao e farli vivere nella realtà della lotta di classe nel nostro Paese, nei nostri luoghi di lavoro, studio e vita, nelle organizzazioni di massa in cui siamo presenti e nello sviluppo e radicamento del PMLI, soprattutto per tenere alla larga il revisionismo e il riformismo. Dobbiamo imparare da Mao la fermezza sui principi del marxismo-leninismo e come si fa ad applicarli in relazione ai problemi concreti. A proposito sosteneva: "Se si approvano i principi, ma, una volta a contatto con i problemi concreti, non li si riesce a risolvere, temo che non si sia fatto un sufficiente lavoro politico e ideologico"(3). Dobbiamo ispirarci inoltre alla sua fiducia nelle masse. Egli raccomandava alle giovani Guardie Rosse: "Voi dovete interessarvi dei grandi eventi che riguardano la Cina e portare la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria fino alla fine!"(4). Dobbiamo acquisire l'inflessibilità di Mao nei confronti dei revisionisti conclamati e la disponibilità a concedere a chi sbaglia in buona fede la possibilità di correggersi e di trasformare la propria concezione del mondo. "Ai compagni che hanno commesso degli errori va offerta una via d'uscita, bisogna permettergli di correggere i propri errori"(5), ribadì più volte Mao, dando lui stesso l'esempio autocriticandosi severamente, vedi i suoi discorsi alla conferenza di lavoro del CC del PCC dell'ottobre 1966. Dobbiamo sforzarci di assimilare la dialettica di Mao, fondamentale non solo per trasmettere alle masse la strategia del PMLI per il socialismo, ma anche per gestire e risolvere correttamente, con la critica e l'autocritica, le contraddizioni che sorgono nel Partito. In questi casi dobbiamo lavorare affinché le contraddizioni in seno al popolo non diventino antagonistiche e non generino dei "regni indipendenti". E ciò è possibile se rispettiamo e facciamo rispettare la linea politica e organizzativa e il centralismo democratico del Partito, e non venendo mai meno ai tre principi ispirati da Mao e codificati nello Statuto del PMLI: praticare il marxismo e non il revisionismo, sostenere l'unità e non la scissione, essere aperti e leali e non ricorrere agli intrighi e ai complotti. "L'attività delle cricche", precisa Mao, "per quanto piccole possano essere, e delle frazioni di qualsiasi tipo deve essere limitata. A patto che ci si riesca a trasformare e ad unificare le idee, ci sarà unità e ciò sarà bene"(6). Tenendo a mente il nostro "imprescindibile dovere proletario rivoluzionario e marxista-leninista, anche se non riusciamo a risolvere qualche contraddizione, è di rimanere uniti e lavorare per il trionfo del socialismo", come ha indicato il compagno Scuderi. Mao ci dà insegnamenti preziosi anche per la fondamentale e irrinunciabile politica di fronte unito che dobbiamo praticare con altre forze politiche, sindacali e sociali, con i movimenti e gli organismi di massa per il bene delle lotte comuni e per elevare la combattività e la coscienza delle masse. Ma la sola alleanza non basta, occorre lottare per fare prevalere le idee e le proposte giuste per strappare l'egemonia delle masse ai riformisti, ai revisionisti e ai trotzkisti. Un fronte unito senza l'una o l'altra finirebbe per mettere il Partito alla coda degli agenti della borghesia. Come sottolinea Mao: "Se facciamo il bilancio degli errori che abbiamo commesso ripetutamente negli scorsi decenni, vediamo che abbiamo privilegiato le alleanze negando la lotta, o abbiamo privilegiato la lotta negando le alleanze"(7). Il fronte unito deve comunque andare "a vantaggio della mobilitazione totale delle masse"(8), per questo bisogna evitare di impantanarci con gruppi trotzkisti o piccolo-borghesi slegati dalle masse. Ci toccano da vicino e ci incoraggiano le parole che Mao pronuncerà in apertura del IX Congresso del PCC: "Al I Congresso c'erano solo dodici delegati. (...) All'epoca c'era solo qualche dozzina di membri del Partito in tutto il Paese (...). Successivamente il Partito si sviluppò. Il numero dei delegati che presero parte al I, al II, al III e al IV Congresso era molto ridotto (...). Il V Congresso si tenne a Wuhan. Il numero dei delegati era relativamente superiore, qualche centinaio. Il IV Congresso si tenne a Mosca. C'erano svariate dozzine di delegati (...). Il VII Congresso si tenne a Yan'an"(9), nel 1945 con 544 delegati su oltre un milione di membri del PCC. Sembra dire a noi marxisti-leninisti italiani: non scoraggiatevi per la partenza difficile, tenete duro e lavorate fiduciosi per aumentare nel tempo e gradualmente la forza del PMLI. I marxisti-leninisti hanno insomma tantissimo da guadagnare studiando e ristudiando gli scritti e i discorsi di Mao e degli altri Maestri per trasformare la propria concezione del mondo, per l'enorme esperienza del movimento operaio internazionale, per attenersi nella via dell'Ottobre, per ricercare spunti e indicazioni che ci orientino a risolvere i problemi che affrontiamo. È importante soprattutto fare proprio il loro metodo di analisi e lo stile di lavoro e quello espositivo. Con la consapevolezza che il marxismo-leninismo-pensiero di Mao potrà sprigionare tutta la sua forza materiale solo quando verrà impugnato dal proletariato, dai giovani e dalle masse in lotta per cambiare la società. Dunque studiamo e applichiamo le opere di Mao per tenere fuori dal PMLI il revisionismo e il riformismo, per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso con sempre più intelligenza tattica e strategica e per far divampare in tutta Italia il fuoco della lotta contro il governo Letta-Alfano al servizio del capitalismo, sprigionando tante altre scintille come quella accesa dagli autoferrotranvieri di Genova e Firenze e delle masse attualmente in lotta. Un nuovo mondo ci attende, lottiamo per conquistarlo! Tutto per il PMLI, per il proletariato e per il socialismo! Con Mao per sempre contro il capitalismo per il socialismo! Con i Maestri e il PMLI vinceremo! 23 dicembre 2013 NOTE |