3,7 milioni di giovani non lavorano né studiano
La metà nel Mezzogiorno
Il 14 dicembre scorso l'Istat ha pubblicato una stima sui cosiddetti Neet (giovani che non lavorano né studiano, dall'acronimo inglese: Not in Education, Employment or Training
), che fotografa ancora una volta la drammatica condizione della disoccupazione giovanile nel nostro Paese. Secondo le rilevazioni, infatti, ben 3,75 milioni di giovani tra i 15 e i 34 (uno su quattro) rientrano in questa categoria, in notevole aumento rispetto ai 3,43 milioni del terzo trimestre 2012. Ben il 28,5% (nonché la metà dei 29-34enni) si trova nel Mezzogiorno. È una delle percentuali più alte d'Europa, vicino alla Grecia.
Più nel merito, l'Istituto di statistica precisa che la maggioranza dei Neet sono donne. In gran parte (1,8 milioni) hanno conseguito la maturità, seguiti da chi ha solo il diploma di scuola media (1,5 milioni) e dai laureati (437mila).
Stiamo parlando di una urgentissima piaga sociale (che si aggiunge al 41,2% di disoccupazione giovanile ufficiale) prodotta principalmente dalla disillusione verso la possibilità di trovare lavoro (tanti Neet raccontano storie drammatiche di sfruttamento, licenziamenti arbitrari e infiniti tentativi andati a vuoto per ritrovare un posto) e che rischia di gettare tantissimi giovani nel lavoro nero, nel precariato a vita, nella miseria, nello sconforto e nel malessere sociale, quando non nella criminalità, senza previdenza sociale. Infine, questi giovani rappresentano un ingente reggimento che si aggiunge all'“esercito di riserva”
(Marx) dei disoccupati che i capitalisti possono, all'occorrenza, spolpare fino all'osso a bassissimo costo.
Per capire quanto questo fenomeno si stia aggravando, oltre ai dati statistici, basta pensare al fatto che il termine “Neet” fu coniato in Inghilterra sotto il governo neoliberista di Tony Blair alla fine degli anni '90 per indicare i giovani fra i 16 e i 18 anni. In Italia, fino a ieri la fascia arrivava ai 29 anni, nell'ultima rilevazione è stata alzata a 34 anni.
Per suo conto il governo Letta ha messo in campo proposte del tutto evanescenti e insufficienti, come la “Garanzia giovani” che però interessa solo i neo-diplomati e neo-laureati sotto i 29 anni ai quali vengono date briciole. Non che ci si possa aspettare molto altro da un ministro del Lavoro come Enrico Giovannini che quando era presidente dell'Istat ha portato da 0 a 400 i precari in questo Istituto.
Come ha scritto il PMLI nell'appello “Giovani, date le ali al vostro futuro”, il capitalismo “si è dimostrato incapace di dare ai giovani lavoro e istruzione” e “continua, macelleria sociale dopo macelleria sociale, a rubare il futuro a migliaia di giovani per ingrassare la grande finanza, il grande capitale, gli speculatori e i politicanti borghesi”. Perciò “l'unica vera alternativa passa dalla distruzione di questo sistema fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dalla sua sostituzione con il socialismo, la società dei lavoratori, con classe operaia al potere”.
8 gennaio 2014