Nell’attesa che Bassolino e Caldoro sciolgano la riserva
Il neopodestà De Magistris apre a Renzi e al PD per ricandidarsi a sindaco di Napoli
In quasi tre anni non ha fatto nulla per lavoro, periferie, servizi sociali. La raccolta differenziata ferma al palo
Redazione di Napoli
con una prosopopea sfrontata e senza limiti, il neopodestà De Magistris ha rilasciato diverse interviste, di cui una significativa al “Fatto TV” dove, in sostanza, ha espresso la sua volontà di ricandidarsi a sindaco di Napoli. “Ritengo normale il fatto che ci siano napoletani che mi sostengono come vi sono altri che dissentono da me o si aspettavano di più da me”. Questa la solfa che accompagna tutti i suoi interventi, assieme al disco rotto del bilancio in dissesto “lasciato in eredità dai governi di centro-sinistra precedenti” che non ha permesso a lui e alla sua giunta antipopolare di fare la “rivoluzione” e “scassare tutto”. Con gli avvoltoi Bassolino e Caldoro pronti a rientrare nell’arena elettoralistica borghese e candidarsi alla massima poltrona di Palazzo S. Giacomo alle elezioni comunali che si terranno fra circa due anni, De Magistris è ormai giunto al capolinea l'opera di mascheramento di De Magistris tesa a coprire l’ormai chiaro e limpido fallimento della sua giunta.
Ricandidatura e nuove illusioni
De Magistris si è addirittura allineato al rinnegato Bassolino nell’elogio del nuovo segretario del PD, il democristiano Renzi, auspicando una sua vittoria alle primarie. Una manovra, in realtà, tesa a costruire una nuova alleanza in vista della sua ricandidatura annunciata come fisiologica e che vede un allargamento della coalizione anche ad elementi di destra del PD. Nulla di nuovo sotto il sole, visto che già in giunta è entrato l’assessore al “Lavoro” ex Segretario generale della FLC-CGIL ora PD Enrico Panini e Nino Daniele (sempre PD) assessore al Turismo; a ciò di aggiungono i buoni se non ottimi rapporti con l’UDC (si pensi al presidente del consiglio comunale Raimondo Pasquino) al punto di nominare nel settore anticorruzione l’ex prefetto Serra (esperienza conclusa senza alcun sussulto e in pochi mesi). La nuova operazione di ricandidatura non potrebbe essere non condita da nuove illusioni, al punto che l’ex magistrato le sparge nelle sue interviste e nei suoi commenti attraverso la stampa: si pensi alla zona ex Nato che De Magistris spaccia come “liberata” dai militari imperialisti che, invece, se sono andati quando e come volevano e senza alcuna pressione dell’attuale giunta; il lancio della raccolta differenziata che dovrebbe coprire il 50% della popolazione, dopo aver promesso il 70% in meno di un anno e che è clamorosamente ferma, attualmente, al 27%; l’inaugurazione del famigerato “Forum delle Culture” a fine novembre, nella più completa indifferenza delle masse popolari partenopee; il varo di un trasporto “pubblico e più efficiente”, tronfio dell’inaugurazione della fermata della metropolitana di piazza Garibaldi il 28 dicembre, ma che collide con i clamorosi tagli alle linee cittadine, soprattutto speciali e notturne, e coincide con il ritorno in città dei camioncini abusivi per il trasporto delle persone ad un euro che vengono preferiti al trasporto pubblico. Nuovi proclami che anche i giornali della “sinistra” borghese tendono ormai a non catalogare più nei propri articoli, snobbando o irridendo lo stesso sindaco come è il caso della rivista “Micromega” che tramite le penne di Giuseppe Manzo e Ciro Pellegrino, lo scorso 13 dicembre, hanno sottolineato punto per punto il fallimento della giunta arancione affermando tra l’altro: “ciò che si imputa al sindaco è sempre lo stesso, insomma: dichiarazioni d’intenti a dir poco audaci cui non seguono i fatti. Esempio: trasformare la zona degradata dei quartieri spagnoli nel quartiere parigino di Montmartre, pedonalizzare il caotico corso Umberto I, tra le dieci strade più trafficate d’Europa, rendendolo come la Rambla di Barcellona”. Insomma il falso rivoluzionario arancione non è altro, agli occhi ormai di tutti, con esclusione dei suoi ciechi servi incalliti, un narcisista megalomane pronto a fare armi e bagagli per costruire una alleanza con il PD renziano.
Il “sindaco più accentratore d'Italia”
Il rilancio del programma arancione è in realtà un modo per nascondere le crepe presenti non solo nella sua giunta ma anche nell’impianto politico che doveva “scassare” tutto. In realtà i primi disagi erano nati in giunta con ben dieci assessori su dodici mano mano cacciati o sostituiti da De Magistris, disagi che si sono trasformati in mancanza di numero legale per l’approvazione, tra l’altro, del bilancio, come sta accadendo in consiglio comunale. Inizialmente, infatti, la maggioranza che sosteneva Luigi de Magistris era molto forte, con un sostegno di ben ventinove consiglieri comunali sui complessivi quarantotto. In due anni e mezzo si sono ridotti a ventuno, al punto che alcuni provvedimenti sono stati votati da ex transfughi del “centro-destra”. Ciò per la nuova rottura consumata con l’ex assessore alle politiche sociali, Sergio D’Angelo, trombato alle elezioni politiche con la lista “Rivoluzione civile” e poi escluso dalle attività della giunta. Collegati con D’Angelo sono due consiglieri comunali, Pietro Rinaldi, legato all’esperienza dei centri sociali napoletani, e l’ex sessantottino Vittorio Vasquez che, lo scorso settembre, hanno lasciato la maggioranza di De Magistris e sancito, dunque, la fine della lista civica “Napoli è tua”, legata al sindaco. Il 29 ottobre scorso, in un’assemblea svoltasi a Napoli, davanti a oltre 300 persone, i tre ex arancioni hanno attaccato duramente la giunta, dichiarando il suo fallimento: “temo che l’amministrazione ancora oggi, dopo due anni e mezzo, non disponga di un pensiero condiviso con la città” ha affermato Sergio D’Angelo – “a furia di pretendere tutto dalla città, ogni bene possibile, la si priva della libertà di scegliere. Quando si racconta di una Napoli impegnata nella ricerca della felicità si rimuove il disagio ed espellere questo tema dalla discussione è l’ossessione del sindaco”.
Contemporaneamente, in consiglio comunale, rimescolate le carte tra consiglieri a favore e contro la giunta arancione, De Magistris si è trovato a godere, come si è detto, dell’appoggio, nemmeno tanto velato, della componente che fa capo all’UDC grazie all’amicizia con Marilù Faraone Mennella. Moglie dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato, la padrona armatrice aveva fortemente sostenuto al secondo turno delle amministrative la lista arancione contro il candidato della casa del fascio, l’imprenditore Gianni Lettieri, e non certo per un improvviso innamoramento del programma propugnato dall’ex pm. Faraone Mennella è, infatti, a capo della cordata di imprenditori del progetto immobiliare “Naplest”, che sta costruendo un vasto insediamento residenziale nella zona orientale del capoluogo e gode dell’appoggio della giunta comunale. Nel contempo, nelle ultime settimane la moglie di D’Amato è incappata in due diverse inchieste della procura di Napoli relative ai reati di “dichiarazione infedele” e “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”, al punto che la Procura napoletana ha disposto un sequestro preventivo di beni pari addirittura a 5,5 milioni di euro. Un’altra inchiesta la vede indagata, assieme all’eminenza grigia di De Magistris, il falso comunista vicesindaco Tommaso Sodano (PRC) per il delitto di corruzione relativamente all’esistenza di un presunto accordo sottobanco per favorire l’imprenditrice nella realizzazione del nuovo stadio di calcio, sempre a Napoli Est.
Luigi de Magistris, inoltre, è, ad oggi, il sindaco di una metropoli italiana col maggior numero di deleghe da gestire, al punto da essere un vero e proprio accentratore. Ne ha ben diciotto (!), tra quelle sue e quelle acquisite ad interim, e non si sogna assolutamente di ridistribuirle: oltre ad essere a capo della giunta della terza città d’Italia è, al tempo stesso, assessore alla Mobilità, alla Sicurezza, alla Polizia municipale, allo Sport, alla Sanità, ai Fondi europei, agli Eventi internazionali, al Trasporto pubblico, alle Politiche anticorruzione, ai Rapporti con il consiglio comunale e le municipalità e infine alla “Promozione della pace e alla Difesa e attuazione della Costituzione”, una delega quest’ultima, che rappresenta uno dei puntelli demagogici del suo programma per gettare fumo negli occhi alle masse popolari napoletane.
Il flop del lavoro, dell'edilizia popolare, dei servizi sociali e della raccolta differenziata
La mancanza di dialogo con la cittadinanza, che per l’ex giudice doveva essere “attiva”, è una delle gravi mancanze dell’attuale giunta ed è sottolineata dai suoi ormai ex sostenitori che lo pungolano per ogni proclama che De Magistris lascia puntualmente inevaso. In quella che è stata considerata, secondo una impietosa inchiesta del “Sole 24 Ore”, la città più invivibile d’Italia, manca un piano concreto per l’edilizia popolare, che non soddisfa né lo stato di bisogno delle famiglie indigenti o alla ricerca di prima casa, ma nemmeno le coppie, soprattutto giovani, che, per la crisi, non riescono a trovare un alloggio degno o comunque proporzionale alle loro esigenze. Domenico Lopresto, segretario dell'Unione inquilini, inizialmente schierato con la giunta arancione, ora denuncia senza peli sulla lingua che “si è parlato solo di camorra senza pensare ai diseredati e ai poveracci. Il comune doveva cacciare dalle case i condannati al 416 bis che a Napoli sono 3.200 e assegnare questi alloggi a chi è regolarmente in graduatoria”.
Ancora peggio stanno i servizi sociali, momento fondamentale per il rilancio, la qualificazione e il risanamento delle periferie urbane e dei quartieri popolari, con la punta negativa della vasta zona che cinge Scampia lasciata ancora alla prepotenza e alla ferocia del narcotraffico camorristico; né più né meno di come avevano fatto i suoi predecessori Bassolino e Iervolino. I dati sulla spesa sociale sono inequivocabili: nel bilancio comunale 2011-12 la spesa sociale era stata aumentata di venti milioni, passando da settanta a novanta. Nella manovra 2013, invece, è diminuita del quindici per cento, al punto che il 31 ottobre 2013 circa duemila persone con disabilità e anziani sono rimaste senza assistenza domiciliare, con conseguente licenziamento di centocinquanta operatori sociali, una delle categorie di lavoratori e lavoratrici più colpite dall’avvento della giunta. L’esecutivo di palazzo S. Giacomo non riesce a sanare un debito di quattro milioni da oltre tre anni con le cooperative sociali, compromettendo così il settore delicatissimo del sistema dei servizi domiciliari ai disabili: inevitabili, dunque, i fortissimi i disagi, soprattutto nell’assistenza all’infanzia, con la sospensione dei centri di educativa territoriale nei quartieri periferici e i due anni di ritardo nei pagamenti dei vitti nelle case famiglia per i minori a rischio. Un fatto gravissimo e senza precedenti che aveva fatto scendere anche le mamme in piazza per denunciare “una situazione da terzo mondo”, come la mancanza di riscaldamento nelle scuole o di una refezione degna di questo nome.
Noi marxisti-leninisti denunciamo da tempo anche la mancanza di un piano sul lavoro e sulla raccolta differenziata. Da quando è entrato in giunta l’assessore Panini (PD) e quello ai giovani, Alessandra Clemente (area PD) praticamente non esiste un programma per affrontare la dilagante disoccupazione giovanile al punto che ci si chiede il senso di questi due dicasteri comunali fantasma. La ricetta di attrarre i turisti tramite i “grandi eventi” e creare occupazione non ha creato un solo posto di lavoro stabile, ma solo fatto arricchire i padroni di alberghi e i ristoratori, che hanno assunto a part-time o con contratti stagionali giovani che puntualmente, passato il “grande evento” come l’America’s cup, sono stati non confermati o licenziati.
La raccolta differenziata sconta il gravissimo atto di non aver risolto la questione dei precari ‘Bros’ che, con la loro assunzione tramite un tavolo congiunto Comune-Regione, avrebbero potuto far fronte a un problema senza precedenti e gravissimo. È una delle macchie più vistose della giunta e del suo assessore con delega all’ambiente, Tommaso Sodano: una raccolta differenziata ferma al 27% quando era partita quasi tre anni fa dal 16% ereditato dalla coppia Iervolino-Bassolino e fortemente al di sotto dell’ennesima promessa non mantenuta da Sodano e De Magistris che spararono una balla senza precedenti come quella del 70% della raccolta differenziata in sette mesi. Sempre più ridicoli, hanno ora annunciato che entro la fine dell’anno sarà raggiunta la metà della popolazione, ma i dati anche qui, non lasciano dubbi: siamo a poco più di 300mila abitanti raggiunti dal “porta a porta” con risultati del ciclo dei rifiuti tutti da vedere e con più di 700mila napoletani ancora senza un piano di rifiuti definito. Una vergogna senza fine.
False autocritiche
Persino il “Fatto Tv” del 10 dicembre scorso gli ha contestato una gestione familista, quasi una “parentopoli” che De Magistris in quasi tre anni ha costruito inserendo prima il fratello Claudio nello staff personale e poi la cugina Lucia Russo all’assessorato allo Sport, successivamente due suoi amici, l’avvocato Anna Falcone e Omero Ambrogi nel Consiglio di Amministrazione di Bagnoli Futura, ma soprattutto la nomina degli assessori ex compagni di scuola Carmine Piscopo e Roberta Gaeta ai dicasteri locali rispettivamente delle Politiche Urbane e del Welfare, fino al fidato Luigi Acanfora come nuovo comandante dei vigili urbani, nonché testimone di nozze del neopodestà. Ogni commento è superfluo.
Per la ricandidatura annunciata non basta le autocritiche sulle troppe buche e sul trasporto inefficiente, come la troppa rigidità espressa nel varo della ZTL che portò 10mila manifestanti ad inscenare un corteo a piazza Municipio represso dalla giunta a suon di manganellate. I sostenitori degli arancioni si stanno sottraendo giorno dopo giorno al progetto fallimentare dell’attuale esecutivo di palazzo S. Giacomo. L’ex girotondina e avvocato Giuliana Quattromini afferma senza mezzi termini: “avevamo pensato si potesse realizzare la democrazia partecipata dal basso. Nel corso di tutta la campagna elettorale con Alberto Lucarelli eravamo riusciti a ribadire che l’azione di governo sarebbe ruotata intorno a questo principio. Ci abbiamo creduto. Venivamo da anni di smarrimento politico e molti di noi si erano messi intorno a de Magistris con discrezione, senza far nemmeno parte del suo comitato elettorale, proprio per essere propositivi e non invasivi: ma è stato un sindaco sordo alle nostre richieste”. Significativa la denuncia dell’ex girotondina sulla fantomatica “democrazia partecipata”: “a sei mesi dall’elezione gli avevamo chiesto un’assemblea che facesse il punto sulla prima fase dell’esperienza amministrativa. Niente da fare. Il “palazzo di vetro” è rimasto uno slogan. Oggi intorno a lui sono rimasti solo i politici di professione, si è scavato una sorta di trincea in cui temo rimarrà intrappolato. Insomma, non si è creata una cerniera tra i movimenti e l’amministrazione. E non mi riconosco nemmeno in questi gruppi di opposizione perché vengono spesso cavalcati e strumentalizzati dalla destra”. Già al punto da rendere pubblica la sua amicizia con il berlusconiano Flavio Briatore.
La giunta antipopolare guidata di De Magistris, al pari se non peggio di quelle precedenti, non ha risolto un problema che attanaglia le masse popolari napoletane. Innanzitutto, per noi marxisti-leninisti, va varato immediatamente un piano comunale per il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i lavoratori che preveda l’immediata assunzione dei precari ‘Bros’ per la raccolta differenziata, di concerto con la Regione; il potenziamento della raccolta differenziata, il lancio definitivo di quella “porta a porta” e la costruzione di siti per lo smaltimenti dei rifiuti ingombranti e speciali; il varo immediato di piano comunale per il risanamento del centro storico, e la riqualificazione e il risanamento delle periferie urbane e dei quartieri popolari con finanziamenti pubblici, senza che vi sia alcun intervento dei privati o svendita ai padroni pescecani come sta avvenendo nella zona Ovest di Napoli, in particolare nell’area ex Edenlandia; un piano comunale straordinario per dotare il territorio partenopeo, in particolare le periferie, di una fitta rete di servizi pubblici e gratuiti per la prima infanzia (nidi, scuole dell'infanzia, trasporti, servizi di doposcuola, centri estivi) fino a graduale ma completa copertura delle necessità e con orari e prestazioni in grado di soddisfare le esigenze lavorative e sociali dei genitori, in particolare delle donne.
8 gennaio 2014