Inchiesta di Spi CGIL e IPSOS
un anziano su due non riesce ad arrivare a fine mese
il 37% riduce i consumi alimentari, in tanti rinunciano alle cure
Il governo Letta-Alfano non fa niente per i pensionati

Quasi un pensionato su due non riesce ad arrivare a fine mese. Il 46,2% si ritrova a dover rinviare pagamenti, intaccare risparmi e chiedere prestiti e aiuti. Sono tra i preoccupanti dati emersi da un’analisi svolta da Spi-Cgil in collaborazione con la società di sondaggi IPSOS su consumi e potere d’acquisto dei pensionati. Solo il 29,5% del totale dei pensionati italiani riesce ad arrivare a fine mese “senza problemi”. Un altro 24% è costretto a spendere quasi tutta la pensione, mentre il 37% è addirittura costretto a ridurre le spese per i generi alimentari o rinunciare a consumi importanti, tra cui le spese mediche sempre più inaccessibili in conseguenza di ticket sempre più cari e la necessità di ricorrere al privati. Tra chi sopravvive grazie al sostegno di amici e parenti, il 60% ha tagliato i consumi necessari e il 23% consumi importanti. Inoltre almeno il 22% dei pensionati vive il dramma della povertà, con quasi l’8% alla fame.
Un dato significativo che emerge dall’analisi di Spi-Cgil e che contribuisce a rendere ancora più drammatica la situazione economica degli oltre 18 milioni di pensionati italiani, è che essi sono costretti a svolgere un ruolo di sostegno economico ai figli e ai nipoti che sempre più spesso hanno perso il posto di lavoro o che non riescono a trovare un’occupazione. È infatti quasi la metà di loro (il 42,6% ) che aiuta economicamente i propri familiari. Di questi il 14,4% dichiara che negli ultimi tre anni ha dovuto prodigarsi spesso in aiuti economici.
Gli interventi antipopolari dei governi italiani, oltre che la crisi internazionale del capitalismo, dopo aver tolto alle pensioni più povere un notevole potere d'acquisto, ha anche costretto la stragrande massa dei pensionati popolari a svolgere un compito di assistenza sociale alle famiglie. Una condizione insostenibile che costringe i pensionati ad intaccare i risparmi, a ricorrere a prestiti ed indebitarsi ed è l'ennesima dimostrazione che il governo sta scaricando sulle masse popolari tutto il peso della crisi. Non fa niente il governo Letta-Alfano per risollevare la sorte dei pensionati italiani. Basti pensare che non è stata reintrodotta nella legge di stabilità, approvata il 27 dicembre dal parlamento nero, neanche la promessa indicizzazione piena al costo della vita delle pensioni inferiori a quattro volte il trattamento minimo
Senza contare i provvedimenti che si abbatteranno come una stangata sulle pensioni minime e più povere, determinando un ulteriore peggioramento delle condizioni dei pensionati italiani. Per migliorare la condizione dei pensionati italiani è necessario in primo luogo abrogare le controriforme pensionistiche Fornero, Amato, Dini e Prodi, rilanciare un sistema pensionistico pubblico, universale, unificato, a ripartizione, fondato sulla contribuzione obbligatoria e con una tassa sui profitti dei capitalisti, rivalutare automaticamente le pensioni in base all'aumento del costo della vita e alla media della dinamica salariale nel lavoro dipendente, elevare le pensioni minime da lavoro, che comunque non siano inferiori a mille euro netti mensili indicizzati, aumentare la pensione sociale (assegno sociale) fino alla metà del salario mensile medio degli operai dell'industria, con rivalutazione annuale sui dati Istat. In ogni caso la più bassa pensione non deve essere al di sotto dei mille euro netti mensili indicizzati.
Ci chiediamo in ogni caso cosa aspettino i sindacati confederali e i “sindacati di base” a indire subito uno sciopero generale di 8 ore unitario con manifestazione nazionale a Roma per fermare la macelleria sociale di Letta e Alfano avallata da Napolitano?
 

8 gennaio 2014