Al Congresso della Lega a Torino
Salvini rilancia l'indipendenza del Nord Italia
Il neosegretario eredita e sviluppa il razzismo di Bossi e Maroni
Al congresso della Lega Nord, che il 17 dicembre scorso lo ha incoronato nuovo segretario federale al Lingotto di Torino, Matteo Salvini rilancia in grande stile la linea neofascista, xenofoba, razzista e secessionista dei suoi predecessori Maroni e Bossi (confermato presidente) e promette: “Se ritroviamo le nostre radici, arriviamo al 10%”.
“La Lega deve tornare a fare la Lega. Il tempo delle mediazioni è finito, le imprese non ce la fanno più. E allora noi dobbiamo disubbidire allo Stato. È arrivato il momento della disubbidienza” ha proclamato Salvini sotto lo sguardo compiaciuto dei tre governatori delle regioni del Nord: Roberto Cota, Roberto Maroni e Luca Zaia che lo sostengono e annuiscono con ampi cenni di approvazione. Il nuovo segretario della Lega ha poi precisato in poche battute il suo programma di secessione dall'Italia: “Non ci fermeremo fino all'indipendenza", minacciando la discesa in campo di una sorta di esercito neofascista di camicie verdi: “Se arrivano i forconi leghisti – ha minacciato ancora Salvini - i forconi di adesso sembreranno una passeggiata della salute”.
Diretto, esplicito e violento anche l'attacco ai sindacati: “Proporremo un referendum per rivedere il ruolo dei sindacati che ormai sono un ostacolo per i lavoratori e per le imprese”. Abolire i sindacati, dunque, o renderli pienamente concertativi e funzionali agli interessi padronali. Un antico progetto mussoliniano, ripreso dalla P2 e, ora anche dalla Lega, come dai partiti più reazionari e antioperai. Un progetto che rivela chiaramente, se ve ne fosse ancora bisogno, come Salvini e il vertice leghista siano rappresentanti di settori della borghesia locale più reazionaria, quelli che vogliono mettere il bavaglio ai lavoratori e impedirne le lotte.
Per quanto riguarda invece la politica sull'immigrazione è venuto fuori ancora una volta l'ideologia profondamente reazionaria del vertice della Lega. Per Salvini coloro che, proprio grazie alla criminale legge Bossi-Fini sono costretti ad arrivare in Italia di nascosto e con mezzi di fortuna “Non sono migranti, non sono profughi, non sono richiedenti asilo, sono clandestini. E devono essere respinti a calci nel sedere. Tutti, tutti gli immigrati. Via. Via. Via”.
Un invito accolto da un plateale applauso partito dall'ex ministro degli Interni Maroni e condiviso a scena aperta da tutti i congressisti e che, non a caso, prepara il terreno per la salita sul palco degli oratori in qualità di invitati speciali della peggiore feccia nazi-fascista istituzionale europea, ossia il politicante olandese Geert Wilders, autore del film antislamico Fitna, dell'austriaco Heinz-Christian Strache, erede del neo-nazista Jörg Haider, e del francese Ludovic de Danne, portavoce di Marine Le Pen.
Ma Salvini non è certo da meno e, nonostante le batoste elettorali che la Lega ha preso alle ultime tornate elettorali, rilancia una nuova ondata di crociate leghiste contro gli immigrati. Fa la “voce grossa” Salvini poi contro gli attuali vertici politici ed economici europei, ma la sua “critica” è unicamente funzionale a conquistare poltrone per i neo-nazisti nelle stesse istituzioni europee che finge di attaccare. Proprio come succede con la partecipazione al parlamento e alle massime istituzioni borghesi italiane in cui i vertici leghisti ingrassano. Infatti Salvini annuncia “una manifestazione comune a Bruxelles a marzo e una piattaforma unitaria per le Europee. La Lega se fa la Lega può arrivare al 10 per cento".
Come dire: la Lega perde i voti ma non il “vizio”.
15 gennaio 2014