No all'arrivo in Italia delle armi chimiche sottratte alla Siria
Se ne facciano carico gli Usa di Obama e la Federazione russa di Putin
E' l'ennesima bomba che minaccia la salute e il territorio
Sarà annunciato entro la settimana il nome del porto in cui il governo Letta-Alfano consentirà, nella seconda metà di gennaio, l'attracco della nave mercantile in cui sono stipate le centinaia di tonnellate di gas micidiali che l’OPAC, Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, ha sequestrato in Siria. Si tratta complessivamente di 500 tonnellate, forse anche un migliaio, di Sarin, Iprite ed altri veleni che possono causare la morte per asfissia, se respirati, ingeriti o anche se soltanto vengono a contatto con organi esterni, come la pelle o gli occhi.
Tra i porti candidati a ricevere la nave scortata da un imponente schieramento militare britannico, russo, cinese e statunitense vi è Augusta (Siracusa), ma sono stati fatti anche i nomi dei porti di Gioia Tauro (Reggio Calabria), Brindisi, dell'isola di Santo Stefano nell'arcipelago della Maddalena (Olbia-Tempia), Oristano e Arbatax (Ogliastra).
Tutti i Paesi che avevano precedentemente dato la loro disponibilità, Albania, Croazia, Danimarca, Germania e Norvegia hanno fatto marcia indietro, dopo aver considerato i concreti e micidiali rischi dell'intera operazione. Non così il governo italiano che, peraltro, mostra ancora una volta, costruendo attorno alla vicenda un muro di omertà, la sua natura reazionaria, sprezzante dell'opinione delle masse popolari, della loro salute e della loro sicurezza.
Dopo la sosta, per un tempo imprecisato nel porto italiano “prescelto”, la nave proveniente dalla Siria andrà ad incontrare l’unità militare statunitense Cape Ray, sulla quale verrà trasbordato il carico di 345 tonnellate arrivate in Italia. Secondo il progetto dell'OPAC il carico verrà “neutralizzato” nel reattore chimico della Cape Ray in un punto imprecisato del Mediterraneo.
Da Bruxelles, il primo ministro Pieter De Crem, nell’offrire la collaborazione belga per “neutralizzare” i gas nervini, ha rivelato che “solo il trasporto di queste armi è già una missione difficile” ed ha invitato, per evitare incidenti la cui probabilità sale nell'attraversare il Mediterraneo, ad operare vicino alla Siria. Dichiarazione che lascia supporre la non assoluta certezza della riuscita dell'operazione.
Passaggio critico sul quale non vi è alcuna chiarezza è quello che riguarda la consegna delle scorie a “basso livello di tossicità” a società private specializzate nell’“eliminazione” dei prodotti chimici. C'è da tremare al solo pensiero che tali micidiali prodotti chimici vengano consegnati o finiscano in mano a quel sottobosco di società camorristiche e mafiose che hanno già avvelenato con smaltimenti selvaggi e irregolari di rifiuti il territorio del Sud. Lo stesso discorso può farsi per quelle società di trattamento dei rifiuti con sede al Nord e che operano in stretta collaborazione con le organizzazioni criminali del territorio meridionale. L’OPAC non ha tuttavia ancora la disponibilità finanziaria sufficiente a completare l'ultima fase dello smaltimento, cioè per pagare i privati. Ciò rischia di allungare ancora i tempi dell'operazione, e, dunque, di permanenza delle armi chimiche nel porto italiano “prescelto”.
Una vicenda che ha tutti i requisiti per trasformarsi nell'ennesima bomba che minaccia la salute del territorio del Mezzogiorno italiano e non solo, nell'ennesimo atto di biocidio istituzionalizzato nei confronti delle masse popolari meridionali e non solo.
Ci chiediamo perché di tali veleni non si faccia carico la Federazione russa, la principale fornitrice di armi chimiche alla Siria, o gli USA che hanno enormi responsabilità in ciò che accade in Siria. E' evidente che anche a livello internazionale il territorio del Sud Italia è considerato ormai come una base da utilizzare per le necessità dell'imperialismo internazionale. Ci chiediamo, inoltre, se il governo Letta-Alfano, con questa sporca operazione oltre a tentare di acquisire punti agli occhi della NATO e delle potenze imperialiste mondiali, non voglia anche favorire il business italiano dello smaltimento rifiuti.
Condanniamo duramente la criminale scelta di coinvolgere l'Italia nell'operazione e siamo certi di interpretare il sentimento delle masse popolari italiane, violentemente calpestato dal governo Letta-Alfano, gridando “NO!” al transito in acque italiane, all'attracco in porti italiani, al trattamento e allo smaltimento delle armi chimiche sul territorio e nei mari italiani. Auspichiamo, inoltre che su questa posizione si mobilitino al più presto le organizzazioni politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose che hanno a cuore la salute delle masse popolari e la tutela ambientale in Italia.
15 gennaio 2014