Al ballottaggio per l'elezione del presidente della Repubblica oltre il 59% dell'elettorato cileno diserta le urne
La socialista Bachelet eletta da appena un quarto dell'elettorato
Ha battuto la destra Matthei
Al ballottaggio del 15 dicembre la socialista Michelle Bachelet ha battuto la candidata della destra Evelyn Matthei e ha riconquistato la poltrona presidenziale che aveva già occupato nel quadriennio 2006-2010, riprendendola per conto della “sinistra” borghese dopo la parentesi del presidente uscente Sebastian Pinera, unico capo di Stato di centrodestra dopo la fine della dittatura militare. Ma come già al primo turno del 17 novembre il dato politico più evidente è la conferma della diserzione delle urne a livelli oltre il 59%, un chiaro segnale di delegittimazione della presidenza Bachelet della prossima amministrazione di Santiago.
Rispetto ai voti validi la Bachelet che era sostenuta da “Nuova Maggioranza”, la coalizione composta da 8 formazioni che vanno dal Partito comunista revisionista a quello socialista, dalla Sinistra cittadina alla Democrazia cristiana, ha ottenuto oltre il 62% dei consensi sui voti validi e quasi doppiato il risultato della concorrente Matthei, arrivata a poco più del 37%. Un risultato ampiamente previsto dopo il primo turno che aveva visto la Bachelet superare il 46% e sfiorare la vittoria immediata; così come era prevista la diserzione delle urne tanto che le due candidate avevano entrambe concluso la campagna elettorale lanciando appelli per convincere gli elettori ad andare a votare. Ma il 15 dicembre si sono recati alle urne poco più di cinque milioni e mezzo di elettori su un totale di 13 milioni e mezzo, oltre il 59% degli aventi diritto ha disertato i seggi.
Fra i parlamentari eletti il 17 novembre ci sono diversi dei leader studenteschi che avevano guidato la protesta degli ultimi due anni nelle università, da Camila Vallejo e Karol Cariola, militanti del Partito comunista revisionista, agli indipendenti Giorgio Jackson e Gabriel Boric. Afflitti dal cretinismo parlamentare questi opportunisti hanno portato acqua al mulino della socialdemocratica Bachelet e tuttavia non sono riusciti ad arginare l'ondata dell'astensionismo.
Dopo la conferma dei risultati del ballottaggio la Bachelet ha ribadito l'intenzione di mettere in pratica un programma di profonde riforme, incluse “una Costituzione che diventi quel patto sociale nuovo, moderno e rinnovato che il Cile chiede e di cui ha bisogno” e che i precedenti presidenti e governi di centrosinistra tra l’altro si erano ben guardati dal modificare, lasciando inalterata la carta varata dalla dittatura di Pinochet e messa in discussione solo a partire dal 2011 dalle centinaia di migliaia di giovani studenti che invasero le piazze per rivendicare il diritto allo studio e dell'Università pubblica. La Bachelet nel festeggiare la vittoria elettorale ringraziava “specialmente i giovani che hanno espresso con forza il loro desiderio di costruire un sistema educativo pubblico, gratuito e di alta qualità. Oggi ormai nessuno può dubitare che il lucro non può essere il motore dell'educazione, perché i sogni non sono un bene del mercato, sono un diritto di tutti". Intascato il consenso di molti dei leader delle lotte studentesche che stavano nella sua coalizione, rilanciava promesse di cambiamento che intanto però non hanno convinto la maggioranza degli elettori.
15 gennaio 2014