21 gli indagati, tra cui l'ex governatore del Lazio Marrazzo (“centro-sinistra”), per reati che vanno dall'associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, alla truffa e al falso ideologico
Arrestato il boss delle discariche Cerroni
Godeva della protezione di parlamentari e politici della “sinistra” e destra borghese grazie a scambi di favori e a un fiume di finanziamenti come alla fondazione dell'ex ministro verde Ronchi. Aveva regolari rapporti di complicità con esponenti politici come coi PD Fioroni e Realacci. Sequestrati 18 milioni di euro proventi di reati

Lo scorso 9 gennaio sette persone sono state arrestate su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma Massimo Battistini nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio. Un vero e proprio terremoto giudiziario che ha avuto effetti dirompenti anche nel mondo della politica romana e laziale. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nell’ambito del procedimento penale - diretto dai pm romani Alberto Galanti e Maria Cristina Palaia - n. 7449/2008 r.g.n.r., procedimento in cui convergono diversi filoni di indagine sviluppati dal 2008 fino ad oggi, ed a cui ha collaborato anche il pubblico ministero (pm) di Velletri Giuseppe Travaglini.
Tra gli arrestati il nome più importante è sicuramente quello del boss dell’immondizia romana e laziale Manlio Cerroni, titolare del Consorzio Laziale Rifiuti (Colari) e di altre imprese che complessivamente fatturano 700 milioni di euro, potentissimo imprenditore legato da decenni con parlamentari e amministratori locali sia di "centro-destra" sia di "centro-sinistra", di fatto il monopolista nella gestione dello smaltimento dei rifiuti di Roma e del Lazio, e non solo. Proprietario tra l’altro dell’area che ospita la famigerata discarica romana di Malagrotta, la più grande d’Europa, ha per decenni ostacolato e di fatto impedito la diffusione della raccolta differenziata nella capitale.
Nell’ambito dell’inchiesta sono 21 i personaggi finiti nel registro degli indagati, sette dei quali finiti in manette: con Cerroni infatti sono state arrestate altre 6 persone, i dirigenti regionali (anche con la giunta Zingaretti, “centro-sinistra”) Luca Fegatelli e Raniero De Filippis, il manager della Pontina Ambiente srl e della E. Giovi srl - società del gruppo Cerroni - nonché stretto collaboratore del re dei rifiuti, Francesco Rando, il direttore della discarica di Albano Laziale, Pino Sicignano ed il titolare della E. Giovi srl, Piero Giovi. Arrestato anche il politicante borghese Bruno Landi (Nuovo PSI). Per tutti e sette le accuse sono gravissime, ossia associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode in pubbliche forniture, falso ideologico e truffa, con contestuale sequestro di beni mobili ed immobili per 18 milioni di euro. Nella stessa operazione sono state eseguite 22 perquisizioni locali presso i domicili e gli uffici degli indagati, oltre che presso le sedi delle società coinvolte.
Secondo l’ordinanza firmata dal gip si trattava di un vero e proprio sodalizio criminale capace di condizionare l’attività di tutti gli enti pubblici coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio, a partire dalla Regione. L’organizzazione faceva ovviamente capo a Cerroni che aveva come suo braccio destro Landi il quale, secondo i magistrati romani, condizionava l’attività dei vari enti pubblici coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti al fine di consentire al gruppo imprenditoriale riconducibile a Cerroni di realizzare e mantenere un sostanziale monopolio nella gestione dei rifiuti solidi urbani prodotti nell’intero Lazio. Per consentire tutto questo ovviamente Cerroni doveva costantemente intrallazzarsi con esponenti politici borghesi, ed anzi, per assicurarsi di vedere pienamente riconfermata la sua posizione di monopolio, favoriva abbondantemente e finanziava sia la destra sia la “sinistra” borghese. Ed è proprio un nome di "centro-sinistra", quello dell’ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, che fa più rumore tra gli indagati, accusato dai magistrati romani di falso in atto pubblico per l’autorizzazione illegittimamente concessa per la realizzazione del termovalorizzatore di Albano Laziale da parte del consorzio Coema - dietro al quale c’è sempre stato Cerroni - dallo stesso Marrazzo il 22 ottobre 2008, ossia quasi quattro mesi dopo che l’uomo politico aveva lasciato l’incarico di commissario straordinario per l’emergenza rifiuti del Lazio. Altro esponente politico eccellente arrestato nell’ambito dell’inchiesta è Bruno Landi, fedelissimo di Bettino Craxi ed ex presidente della Regione Lazio tra il 1983 e il 1984 e poi ancora tra il 1987 e il 1990, attualmente presidente di FederLazio Ambiente, che ha ricoperto diversi ruoli nelle società di Cerroni da Viterbo a Latina. Landi è stato il punto di contatto con le istituzioni borghesi nella sua doppia veste di collaboratore di Cerroni e di ex politico.
Ma i rapporti di Cerroni con le istituzioni non finiscono qui, perché sia nell’ordinanza del gip sia nelle informative dei carabinieri che hanno svolto le indagini si parla abbondantemente dei rapporti di complicità intrattenuti da Cerroni con gli assessori della giunta Marrazzo di "centro-sinistra", ossia il defunto Mario Di Carlo e Giovanni Hermanin, nonché con parlamentari del PD come Giuseppe Fioroni, Ermete Realacci e soprattutto Edo Ronchi del quale finanziava la fondazione. E’ chiaro ed evidente ai magistrati romani che il boss delle discariche non avrebbe mai potuto compiere i suoi gravissimi illeciti senza una collaborazione più che attiva con esponenti dei partiti parlamentari che, abbondantemente foraggiati, hanno sempre restituito con gli interessi al magnate della spazzatura i favori ricevuti.
L’inchiesta è partita nel 2009, originariamente per iniziativa della procura di Velletri che ha messo sotto osservazione la gestione del polo industriale di Albano Laziale, dove Cerroni, con la società Pontina Ambiente, gestisce una discarica e un impianto di Trattamento meccanico biologico (Tmb) per la produzione di Combustibile derivato dai rifiuti (Cdr): secondo i magistrati di Velletri il combustibile prodotto era sensibilmente di quantità inferiore, rispetto a quanto veniva poi fatto pagare ai comuni che conferivano la spazzatura, semplicemente perché i rifiuti venivano smaltiti in discarica, il tutto ovviamente con notevoli e indebiti profitti lucrati da Cerroni ai danni dei comuni. Da tale verifica sono poi emerse altre ipotesi di reato a carico di Cerroni, tanto da portare l’inchiesta a Roma dove, analizzato in tutte le sue sfaccettature, il metodo imprenditoriale illegale di Cerroni emergeva in tutta la sua evidenza, a cominciare da Malagrotta: venivano acquistati terreni, quindi venivano realizzati gli impianti di smaltimento, prima ancora di ottenere l’autorizzazione definitiva, sulla base di titoli autorizzativi provvisori o sperimentali in modo da indurre o costringere le amministrazioni ad adeguare la situazione di diritto a quella di fatto, con la sciagurata alternativa, nel caso di diniego dell’autorizzazione, di provocare una emergenza rifiuti paragonabile a quella di Napoli. Cerroni sfruttava abilmente le situazioni di emergenza al fine di aggirare l’obbligo di rispetto della normativa nazionale e regionale, nonché di consolidare una posizione di sostanziale monopolio nella Regione Lazio.
Per ciò che riguarda il finanziamento illecito ai partiti, un importante contributo allo sviluppo finale dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Cerroni fu dato nel 2008 da Claudio Vittorio Di Francesco, tesoriere del Comitato ‘”Veltroni sindaco - Prestipino presidente” legato all’allora Margherita e nato per sostenere nel 2006 la candidatura di Patrizia Prestipino al del XII Municipio di Roma - che nell’ambito del procedimento penale n. 12203/2008 r.g.n.r. accusò espressamente Manlio Cerroni davanti al pm Caterina Caputo, documentando le accuse, di avere finanziato illegalmente la campagna elettorale del comitato per centinaia di migliaia di euro, in un territorio, quello del XII Municipio romano, particolarmente sensibile alla tematica delle discariche. Accuse confermate un anno più tardi dal coordinatore del circolo romano PD del Torrino.
 

15 gennaio 2014