Discorso del compagno Denis Branzanti alla commemorazione per il 90° anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale tenuta a Cavriago
Studiamo e applichiamo gli insegnamenti di Lenin sulla lotta contro i revisionisti e i riformisti italiani
Care compagne e cari compagni,
90 anni sono passati da quando ci ha lasciati il grande Maestro del proletariato internazionale Lenin, principale artefice della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre e guida nel primo periodo dell’edificazione socialista nell’Unione sovietica.
Sono passati 90 anni, tanti, ma i popoli del mondo non possono e non devono dimenticarsi di Lenin, in particolare i popoli dell’ex Unione Sovietica che Lenin lasciò, il 21 gennaio del 1924, come popoli liberi dallo sfruttamento e dall’oppressione capitalista, avanguardia del proletariato di tutto il mondo, e che oggi, appunto 90 anni dopo, sono esattamente al punto di partenza, per colpa dei revisionisti, come popoli oppressi e sfruttati dai pescecani capitalisti.
E non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo noi marxisti-leninisti italiani perché abbiamo ancora tantissimo da imparare da Lenin, come da Marx, Engels, Stalin e Mao, per condurre bene e fin in fondo la lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo.
Non basta certo la demolizione di una sua statua da parte di un pugno di fascisti avvenuta lo scorso 8 dicembre durante le proteste in Ucraina a cancellare l’immortale opera ideologica e pratica di Lenin.
Oggi siamo qui a Cavriago, in Piazza Lenin, per ricordare a noi stessi e al nostro popolo che Lenin è una grande bandiera del socialismo e del comunismo, e per ricordare alla borghesia che finchè in Italia esisteranno il PMLI e i marxisti-leninisti questa bandiera sventolerà alta nelle piazze del nostro paese.
Il PMLI.Emilia-Romagna, che ha indetto questa manifestazione, vi ringrazia tutti, compagne e compagni, in particolare quelli giunti da fuori regione, per la vostra partecipazione che dà forza e vigore a questa iniziativa, che puntualmente si tiene ogni anno.
Ringraziamo anche la Commissione per il lavoro di Organizzazione del Comitato Centrale del PMLI che ha inviato i propri saluti e il compagno Giovanni Scuderi, Segretario Generale del PMLI, che scrive:
Care compagne, cari compagni,
come tutti gli anni passati, tutto il PMLI è idealmente presente assieme a voi a Cavriago per commemorare Lenin, in occasione del 90° Anniversario della sua scomparsa. Un saluto caloroso, fraterno e militante a tutti i presenti, in particolare alle compagne e ai compagni provenienti da altre regioni.
Da sempre, ancor prima che voi, compagni dell'Emilia Romagna con alla testa il compagno Denis Branzanti, faceste da apripista, abbiamo pensato di indire una manifestazione nazionale per commemorare Lenin a Cavriago, davanti al suo monumento. Quando avremo le forze, i mezzi e le risorse sufficienti la realizzeremo senz'altro. Intanto, a nome del Comitato centrale, vi ringrazio profondamente per questa vostra esemplare iniziativa, che ogni anno, grazie anche agli importanti discorsi commemorativi del compagno Denis, rappresenta un momento di riflessione per tutto il nostro amato Partito.
Lenin conosceva profondamente la situazione italiana, e ha dato delle indicazioni preziosissime per come affrontare la lotta di classe da parte dei veri comunisti, cioè marxisti-leninisti, e del proletariato rivoluzionario italiano. Soprattutto per quanto riguarda la lotta per l'unità degli autentici marxisti-leninisti nello stesso Partito e la lotta contro i revisionisti e gli opportunisti.
E' nostro dovere rivoluzionario e marxista-leninista studiare e applicare tali insegnamenti per impedire che i falsi comunisti si infiltrino nel PMLI e per smascherare coloro che alzando strumentalmente le bandiere di Lenin e del socialismo cercano di rifarsi una verginità marxista-leninista per unire a sé i sinceri comunisti e tenerli sotto controllo.
E' il caso della cricca trotzkista controrivoluzionaria di Marco Rizzo, fino a ieri con Krusciov, Breznev e Gorbaciov e oggi con Stalin, che proprio in questi giorni, sponsorizzata dal PC di Grecia, ha rifondato il PCI sul pensiero di Gramsci e di Secchia.
Si tratta di una operazione politica e organizzativa ancora più insidiosa di quella dei falsi partiti comunisti, il PRC di Ferrero e Grassi e il PdCI di Diliberto, per imbrigliare il proletariato rivoluzionario nel capitalismo e per impedirgli di aprirsi e legarsi al PMLI.
Per quanto è nelle nostre possibilità dobbiamo farla fallire decuplicando i nostri sforzi per fare del PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo e per legarci sempre più al proletariato, alle masse popolari e alle ragazze e ai ragazzi che vogliono cambiare il mondo. Dando battaglia al XVII Congresso della CGIL contro la destra della Camusso, per unire la sinistra e per rilanciare la linea sindacale del PMLI.
Smascherando l'Unione europea imperialista, chiedendo che l'Italia esca da essa e invitando l'elettorato ad astenersi alle prossime elezioni del proletariato europeo.
Lottando in prima fila contro il governo affamatore e servo del capitalismo Letta-Alfano, per gli interessi immediati delle masse, prima di tutto il lavoro per tutti i disoccupati, e l'aumento dei salari e delle basse pensioni.
Un grazie di cuore per il sostegno economico che avete dato e date per pagare l'affitto e le spese di gestione della nuova Sede centrale del PMLI e de "Il Bolscevico" a Firenze.
Tutto per il PMLI, il proletariato e il socialismo!
Viva il grande Maestro Lenin!
Con Lenin per sempre contro il capitalismo, per il socialismo!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
Il vostro fedele compagno di lotta e primo servitore del PMLI
Giovanni Scuderi
L’amore, il rispetto, la riconoscenza, che i marxisti-leninisti provano verso Lenin, sono dovuti a quanto egli ha fatto per l’emancipazione dei popoli di tutto il mondo dallo sfruttamento capitalista e dall’oppressione imperialista.
Ci sono gli esempi e i modelli della borghesia, e ci sono gli esempi e i modelli del proletariato.
La borghesia erige a propri modelli grandi capitalisti, pescecani della finanza, innovatori in qualche campo della tecnologia o della scienza, personaggi dello sport e dello spettacolo, a volte anche personaggi che hanno effettivamente combattuto battaglie importanti, ma sempre sul terreno democratico borghese, tuttal’più progressista, come ad esempio quella contro l’apartheid, ma nessuno merita di stare sullo stesso piano dei nostri 5 Maestri Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, che sono e devono rimanere i modelli universali del proletariato, perché nessun altro ha dato gli stessi contributi alla lotta per l’emancipazione non in uno o più campi, ma in ogni campo della vita politica, economica e sociale delle masse di tutto il mondo.
Nessun altro, come loro, ha lavorato incessantemente per fornire al proletariato l’arma più potente: la sua cultura, la sua storia, la sua concezione del mondo.
Per questo deve essere incessante il nostro lavoro di studio e di propaganda del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, seguito dalla sua applicazione conseguente e coerente alla nostra situazione specifica, in base al principio “Studio e azione, azione e studio” secondo la dialettica della lotta di classe condotta col metodo marxista-leninista.
I marxisti-leninisti hanno tantissimo da guadagnare studiando e ristudiando gli scritti e i discorsi di Lenin e degli altri Maestri per trasformare la propria concezione del mondo, per l'enorme esperienza del movimento operaio internazionale, per attenersi alla via dell'Ottobre, per ricercare spunti e indicazioni che ci orientino a risolvere i problemi che affrontiamo.
In questo momento occorre approfondire gli insegnamenti di Lenin per combattere il riformismo e l’opportunismo, con particolare riferimento alla questione italiana, affrontata da Lenin prevalentemente nella critica al Partito socialista italiano.
Quel partito cioè fondato nel 1894 come partito del proletariato ma che ha avuto sempre una guida appunto riformista e opportunista, per poi essere risucchiato in breve tempo e completamente nel sistema capitalistico e successivamente pure nel suo vortice di malaffare, a dimostrazione che se le radici di una pianta sono marce è inutile insistere sperando che dia buoni frutti.
Un partito quindi che mostrò la sua vera “anima” borghese sin dalle prime grandi lotte del proletariato italiano nella primavera del 1914 culminate nella storica “settimana rossa” che dal 7 al 14 giugno scosse nelle fondamenta il dominio della borghesia, a dimostrazione della volontà di lotta e dello spirito rivoluzionario del nostro popolo che venne lasciato solo e finanche sabotato dalla dirigenza del PSI.
Ciò che avvenne anche quando i dirigenti sindacali e del PSI abbandonarono il grande movimento dell’occupazione delle fabbriche giunto al suo momento culminante nel settembre 1920.
Ma il tradimento più grande il Partito socialista lo consumò, assieme agli altri opportunisti della II Internazionale a partire dal 4 agosto 1914, quando i socialisti francesi, inglesi, belgi, italiani votarono i crediti di guerra alle borghesie dei propri paesi, tradendo il proletariato e gli impegni da loro stessi votati e sottoscritti, per finire col farsi la guerra l’un l’altro nella carneficina della prima guerra mondiale.
Per ingannare la classe operaia e intossicarla col veleno del nazionalismo, gli agenti della borghesia infiltratisi nelle file del proletariato mascherarono l’appoggio alle borghesie nazionali con una falsa e ipocrita fraseologia pacifista, così come fece appunto il PSI di Lazzari lanciando la parola d’ordine “né aderire né sabotare”.
Da quel momento in poi, essendo venuta meno ai propri impegni, la II Internazionale cessò di fatto di esistere e progressivamente si disgregò in una serie di partiti social sciovinisti.
Lenin condusse una dura battaglia politica contro tale risma di rinnegati e servi della borghesia, per fare chiarezza su come dovevano schierarsi allora gli autentici socialdemocratici (cioè i marxisti-leninisti di oggi).
“Chi non condanna la partecipazione a questa guerra
– disse Lenin - perpetua l’oppressione imperialista delle nazioni. Chi incita ad approfittare delle difficoltà in cui si trovano oggi i governi ai fini della lotta per la rivoluzione sociale, difende effettivamente la vera libertà di tutte le nazioni, che è possibile solo nel socialismo”
(1). “I socialisti (non opportunisti) di ogni paese debbono vedere il loro nemico principale nel “proprio” patrio sciovinismo”
(2).
Secondo Lenin quindi, si trattava di scegliere tra difendere “col fucile o con la penna, direttamente o indirettamente”
, i privilegi o le pretese della “propria” borghesia, oppure di servirsi di ogni lotta allo scopo di “smascherare e abbattere ogni governo, e in prima linea, il proprio governo per mezzo dell’azione rivoluzionaria del proletariato internazionale solidale”
(3).
Il compito dei socialdemocratici doveva essere quello di adoperarsi per la sconfitta del “proprio governo”, non certo a favore delle borghesie degli altri paesi, ma nell’interesse del proletariato nazionale e internazionale che doveva approfittare della guerra per “assestare colpi alla 'propria' borghesia, al 'proprio' governo”
. “Una classe rivoluzionaria non può, durante una guerra reazionaria, non augurarsi la sconfitta del proprio governo”
(4).
La maggioranza dei partiti della II Internazionale cadde invece nelle mani delle borghesie nazionali propagandando per lo più uno sterile quanto dannoso neutralismo: “né vittoria né sconfitta”
, confondendo il carattere della guerra (reazionaria o rivoluzionaria) che dipende non da chi ha attaccato e dal paese occupato dal “nemico”, ma dalla classe che conduce la guerra, dalla politica di cui la guerra è la continuazione.
Lenin chiarì che “I riformisti ed i pacifisti borghesi sono gente che, per regola generale, è pagata in una forma o in un’altra, perché consolidi con dei piccoli rappezzamenti il dominio del capitalismo, perché addormenti le masse popolari distogliendone l’attenzione dalla lotta rivoluzionaria”
(5).
“Il marxismo non è pacifismo”, in quanto in regime capitalistico, particolarmente nella fase imperialistica, le guerre sono inevitabili, e “solo con l’appello alla lotta rivoluzionaria, la vera rivendicazione della 'pace' acquista un significato proletario”
(6).
Occorreva quindi che i socialisti si separassero nettamente dagli opportunisti e dai social sciovinisti, venuti allo scoperto in particolare allo scoppio della prima guerra mondiale.
Ma Lenin indicò tale via ai socialisti italiani ancor prima della guerra, quando i rivoluzionari (che al congresso di Reggio Emilia del 1912 avevano la maggioranza), convivevano con i riformisti di sinistra (con Turati alla testa) e i riformisti di destra (cappeggiati da Bissolati), ma solo una piccola parte di questi ultimi venne espulsa dal partito, seguita poi volontariamente dagli altri riformisti di destra che fondarono il “partito socialista riformista”.
Al riguardo Lenin disse che “Una scissione è cosa grave e dolorosa. Ma qualche volta è necessaria e in questi casi ogni debolezza, ogni 'sentimentalismo' è un delitto. I capi degli operai non sono angeli, non sono santi, eroi, ma sono uomini come tutti gli altri. Essi commettono errori. Il partito li corregge. Ma se si insiste nell’errore, se per la difesa dell’errore si forma un gruppo che calpesta tutte le decisioni del partito, tutta la disciplina dell’esercito proletario, la scissione è indispensabile. E il partito del proletariato socialista italiano, allontanando da sé i sindacalisti e i riformisti di destra, ha preso la strada giusta”
(7).
Anche nel suo saluto al Congresso del Partito socialista italiano del 1916 Lenin rimarcava “l’inevitabilità e la necessità della rottura coi social sciovinisti, cioè coi socialisti a parole e sciovinisti nei fatti, e precisamente: con tutti coloro che sostengono o approvano la 'difesa della patria' nella guerra imperialista attuale, che direttamente o indirettamente sostengono il 'proprio' governo, la 'propria' borghesia in questa guerra reazionaria, brigantesca, fatta per la spartizione delle colonie e per la dominazione del mondo. Noi consideriamo la rottura con i social sciovinisti storicamente inevitabile e necessaria per una lotta sincera – e non limitata a proteste verbali – del proletariato per il socialismo. I rappresentanti del vostro partito partivano dal punto di vista della possibilità della vittoria del proletariato sui socialsciovinisti senza una rottura con essi. Noi vogliamo sperare che lo sviluppo degli avvenimenti nel socialismo mondiale allontani sempre più la causa di questo dissenso fra noi”.
Nel 1917 poi Lenin metterà in evidenza come in Italia “tutto il partito ha preso una posizione social pacifista”
(8) e che “il Partito socialista italiano, se vuole essere realmente per la III Internazionale, scacci con ignominia dalle sue file i signori Turati e consorti e diventi un partito comunista, non soltanto di nome, ma anche per le sue azioni”
(9), definendo i vari Turati, Treves e gli altri rappresentanti della destra del partito italiano “ancora più a destra di Kautski”
, addirittura “Per loro la 'dittatura' del proletariato è in contraddizione con la ‘democrazia’!!!”
(10).
Lenin metteva in guardia la classe operaia da tale risma di traditori del proletariato e del socialismo: “per dirigere le masse, gli operai coscienti debbono capire che alcuni capi del socialismo, come Turati, Kautski e C. sono in completa putrefazione”
(11).
La II internazionale, che fu diretta da Engels fino alla sua scomparsa nel 1895, svolgendovi un’opera insostituibile e meritoria di orientamento ideologico e politico, grazie alla quale, tra l’altro, si formarono organizzazioni e partiti socialisti della classe operaia in numerosi paesi europei, cadde così “nell’immensa maggioranza dei suoi rappresentanti… nell’opportunismo”
(12).
Solo con la separazione dei comunisti dai riformisti, con la costituzione dei partiti comunisti, la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, la fondazione della Terza Internazionale e l’edificazione del socialismo prima in URSS e poi in Cina il proletariato aprì e percorse con successo l’autentica via rivoluzionaria per l’emancipazione, questo almeno fino a quando i falsi comunisti, i revisionisti e gli opportunisti hanno gettato la maschera e deviato progressivamente dal campo del socialismo a quello del capitalismo.
E in questo processo Lenin vi ha svolto un ruolo di primo piano, fondamentale, che ha trovato prima in Stalin e poi in Mao dei degni successori.
E’ grazie a Stalin se il leninismo non è stato buttato nella pattumiera alla sua morte nel 1924, ed è grazie soprattutto a Mao se il leninismo non è rimasto lettera morta risalente al suo tempo ma un pensiero attuale e ricco di preziosi insegnamenti anche 90 anni dopo, ed è grazie al PMLI se ancora oggi il leninismo vive non solo sulla carta, ma anche e soprattutto nelle fabbriche, nelle scuole e nelle piazze del nostro Paese.
Lenin è stato quindi l’artefice della prima fondamentale battaglia storica dei marxisti-leninisti contro la socialdemocrazia, i vecchi riformisti e i revisionisti. E’ infatti il revisionismo, cioè lo svuotamento del marxismo-leninismo dei suoi caratteri proletari rivoluzionari, la causa della liquidazione dei partiti che si richiamavano al comunismo. Se non si capisce questo saremo eternamente subalterni e in balia della borghesia e degli imbroglioni politici sul piano ideologico, politico e organizzativo.
Dobbiamo essere capaci di mettere in pratica le indicazioni di Lenin e cioè che i “I socialisti
– e quindi oggi i marxisti-leninisti- devono mettere alla base del loro lavoro la lotta contro il riformismo, che ha sempre corrotto, con idee borghesi, il movimento operaio”
(13), occorre andare a “una rottura seria, definitiva, netta e decisa con il riformismo”
.
Lo dobbiamo fare per preservare la corretta linea marxista-leninista, e ciò è possibile solo se rispettiamo e facciamo rispettare la linea politica e organizzativa e il centralismo democratico del Partito, e non venendo mai meno ai tre principi esposti da Mao: “praticare il marxismo e non il revisionismo, sostenere l'unità e non la scissione, essere aperti e leali e non ricorrere agli intrighi e ai complotti”
.
Ma per tenere alla larga il revisionismo e il riformismo dal Partito, dobbiamo essere innanzitutto capaci di riconoscerli.
I falsi comunisti si possono infatti nascondere anche dietro Lenin e persino a Stalin. Lo faceva anche Trotzki che si rifaceva a Lenin strumentalizzandone il pensiero. Oggi questa tattica è seguita in Italia dai falsi comunisti diretti da Marco Rizzo che hanno imbastito una nuova sporca e insidiosa operazione per imbrigliare nel capitalismo i sinceri comunisti, rifondando il PCI sul pensiero di Gramsci e Secchia. Questa nuova situazione ci richiede di studiare e applicare gli insegnamenti di Lenin sulla lotta contro i revisionisti e i riformisti italiani, nonché le opere antirevisioniste degli altri 4 Maestri, in particolare quelle di Mao, non a caso ignorato da Rizzo.
Dobbiamo anche studiare ciò che ha prodotto il PMLI riguardo i revisionisti italiani, a cominciare da Gramsci.
Altrimenti è impossibile poter smascherare ed emarginare dalle masse operaie, lavoratrici, disoccupate, precarie e giovanili i "nuovi" vecchi imbroglioni politici opportunisti e trotzkisti travestiti da comunisti.
Il proletariato del nostro Paese deve comprendere, e lo farà con l’esperienza che maturerà nel corso della lotta di classe ma anche grazie al lavoro di propaganda e di radicamento dei marxisti-leninisti, che in Italia occorre dare forza e fiducia all’unico partito autenticamente comunista, il PMLI, che da quasi 37 anni, senza contare i precedenti 10 di preparazione, batte incessantemente con tutte le sue forze sul chiodo rosso della lotta contro il capitalismo, per il socialismo, perché solo così ci si potrà liberare dallo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dalla miseria, dalla disoccupazione, dalle ingiustizie e dalle disuguaglianze sociali, territoriali e di sesso, dalle guerre imperialiste.
Perché solo così potremo cacciare il governo Letta-Alfano, subentrato in corsa al governo Letta-Berlusconi.
Dopo la decadenza del neoduce e l’uscita della ricostituita Forza fascisti dalla maggioranza, Letta ha ribadito il proprio programma liberista, presidenzialista e di macelleria sociale per “risanare” i conti dello Stato e rilanciare l'economia capitalistica, rimarcando così la lontananza dalle drammatiche condizioni degli operai, dei contadini, dei disoccupati, dei precari, dei pensionati, dei dipendenti pubblici, degli studenti, dei piccoli imprenditori e artigiani rovinati e del Mezzogiorno abbandonato, nonostante che fuori del Palazzo si faccia sempre più forte il rumore delle rivolte popolari.
Basti citare i miliardi di euro impiegati per finanziare le missioni militari all’estero, l’acquisto di mezzi come i caccia bombardieri F-35 e le navi da guerra Fremm, per non parlare delle dannose e inutili grandi opere come la TAV e la militarizzazione permanente dei suoi cantieri.
Soldi che potrebbero invece sostenere i lavoratori precari e quelli che perdono il lavoro, ristrutturare le scuole e finanziare il diritto allo studio, alla sanità, garantire il diritto alla casa.
Solo con l’estensione e la radicalizzazione dell'opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali è possibile cacciare questo governo, proclamando a tal fine anche lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale a Roma.
Occorre andare fino in fondo nelle importanti mobilitazioni in corso, in particolare quelle studentesche e dei lavoratori, portandole ad un livello sempre più elevato e cosciente, i marxisti-leninisti hanno l’importante compito di orientarle correttamente, in base alle forze attuali, senza lasciare peraltro in mano alla piccola borghesia e soprattutto ai fascisti il movimento contro l’austerità, le tasse, la povertà, Equitalia e il governo, che invece i partiti e i sindacati della sinistra borghese hanno abbandonato completamente e attaccato sin dall’inizio.
Ma non basta. Tutte queste lotte devono convergere contro il nemico comune, che è il capitalismo. Se si vuole un futuro migliore, occorre affrontare la questione fondamentale del sistema economico vigente. Non si può cambiare senza abbattere il capitalismo e i governi che gli reggono il sacco, anche se sono espressione della "sinistra" borghese. L'unica vera alternativa passa dalla distruzione di questo sistema fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dalla sua sostituzione con il socialismo, la società dei lavoratori, con la classe operaia al potere.
È un compito gravoso, ma non dobbiamo farci spaventare dagli attuali rapporti di forze.
Lenin ci insegna che “Basta un partito piccolissimo per condurre le masse al proprio seguito. In determinati momenti non c’è la necessità di grandi organizzazioni. Ma per vincere bisogna avere la simpatia delle masse. La maggioranza assoluta non è sempre necessaria”
(14).
I marxisti-leninisti, imparando da Lenin, devono “organizzare effettivamente la propaganda e l’agitazione rivoluzionaria, anche in una situazione non rivoluzionaria”
(15), “I rivoluzionari prima che la rivoluzione scoppi, la prevedono, ne riconoscono l’inevitabilità, ne insegnano la necessità alle masse, ne spiegano alle masse le vie ed i metodi”
(16).
Noi marxisti-leninisti non ci arrendiamo, vogliamo e possiamo abbattere la borghesia il capitalismo, vogliamo e possiamo conquistare il socialismo, vogliamo e possiamo cancellare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e portare il proletariato al potere.
“Noi marxisti-leninisti siamo fatti di una pasta speciale e non ci lasciamo intimorire dalle difficoltà che si frappongono alla realizzazione di questo grandioso compito storico né sopraffare dai nostri limiti e inadeguatezze”
(17).
Care compagne e cari compagni,
facciamo nostra e rilanciamo l’esortazione diretta di Lenin “Scegliete, compagni, scegliete, operai italiani…”
, scegliete la lotta di classe e non il riformismo, scegliete il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non il revisionismo, scegliete il PMLI e non i falsi comunisti, scegliete il socialismo e non il capitalismo!
Tutto per il PMLI, per il proletariato e il socialismo!
Con Lenin per sempre contro il capitalismo per il socialismo!
Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Con i Maestri e il PMLI vinceremo!
Note
1 - La guerra europea e il socialismo internazionale – 1914
2 - Imperialismo e socialismo in Italia – 1915
3 - Imperialismo e socialismo in Italia – 1915
4 - I compiti del proletariato nella guerra imperialista – 1915
5 - Una svolta nella politica mondiale – 1917
6 - il socialismo e la guerra
7 - Il Congresso di Reggio Emilia – 1912
8 - I compiti del proletariato nella nostra rivoluzione – 1917
9 - L’estremismo malattia infantile del comunismo
10 - Stato e rivoluzione – 1917
11 - Stato e rivoluzione-1917
12 - Stato e rivoluzione – 1917
13 - La lotta contro il riformismo – 1917
14 - Discorso sulle condizioni di ammissione all’I.C. – 1920
15 - Discorso sulle condizioni di ammissione all’I.C. – 1920
16 - I marxisti rivoluzionari alla Conferenza internazionale socialista del 5-8 settembre 1915
17 - Discorso di Mino Pasca, a nome del CC del PMLI, per il 37° Anniversario della scomparsa di Mao – pubblicato Il Bolscevico n°39-2013
22 gennaio 2014