Lenin scomunicò Stalin? facciamo un po’ di chiarezza
di Marco - Biella
Una menzogna revisionista
Le menzogne che circolano sul conto di Stalin sono talmente numerose che è quasi impossibile elencarle tutte. In questa “gara alla calunnia” non si è risparmiato davvero nulla al grande maestro del proletariato internazionale: assassino, dittatore, sanguinario, aguzzino…e chi più ne ha più ne metta! Fascisti, liberali, trotzkisti e revisionisti di ogni specie, tutti hanno una cosa ben chiara in mente: Stalin deve essere distrutto agli occhi dell’opinione pubblica e cancellato dalla memoria delle nuove generazioni.
Queste calunnie devono lasciarci, noi che ne ricordiamo la grande figura, del tutto indifferenti? Lo stesso Stalin, prossimo alla morte affermò: “Quando sarò morto sulla mia tomba verrà deposta tanta immondizia, ma il vento della storia la spazzerà via tutta”.
Tra tutto questo “ciarpame” alcune menzogne sono particolarmente fastidiose. Un vero marxista-leninista conosce bene il legame che lega tra loro i 5 maestri del proletariato internazionale, un legame che rende inseparabile ed inscindibile il loro pensiero, così come le loro azioni. Il Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi in più di una occasione ha mirabilmente sintetizzato questo legame con la metafora delle “5 dita della mano”. Basta che ne manchi una ed il funzionamento della mano è irrimediabilmente compromesso.
Come conciliare questi assunti con la presunta lite intercorsa tra Stalin e Lenin negli ultimi mesi di vita di quest’ultimo? Stalin venne effettivamente “scomunicato” da Lenin che consigliò al CC del Partito Comunista Bolscevico di allontanarlo dalla carica di Segretario Generale?
Come un vero marxista-leninista deve confrontarsi con la “storia” di Lenin, in ritiro nel suo eremo in convalescenza, che prese le distanze da Stalin e lo tacciò di gravi accuse?
Non è una questione di poco conto. I trotzkisti, ieri come oggi, si fanno forti di questa leggenda per recidere i legami tra i due maestri che, nel fuoco della Rivoluzione di Ottobre, forgiarono l’URSS.
Lenin e Stalin nemici? Lenin “scomunicò” Stalin come segretario del PCB? Stalin tradì Lenin approfittando della sua malattia? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
La “lite” con la moglie di Lenin causò la fine dei rapporti tra Lenin e Stalin?
Il motivo scatenante della “lite” tra Lenin e Stalin sarebbe stata l’“aggressione di Stalin”, “aggressione” telefonica, nei confronti della moglie di Lenin, la Krupskaia. Stalin la avrebbe “aggredita” telefonicamente accusandola di tenere informato Lenin della situazione politica. Il motivo per gli accusatori è chiaro: Lenin doveva essere tenuto all’oscuro delle nefandezze che lo stesso Stalin stava compiendo.
L’accusa in questione è particolarmente vile in quanto solleva questioni non solo politiche ma profondamente umane: Lenin è malato, Stalin approfitta della situazione per fare il proprio comodo, la Krupskaia che accudisce amorevolmente il marito lo informa della situazione… e Stalin la minaccia al telefono!
Se questo è quanto sostengono i nemici del marxismo-leninismo, e lo sostengono partendo da una lettera privata di Lenin del marzo del 1923 indirizzata a Stalin, ebbene dobbiamo, con un approccio materialista e scientifico, smontare la loro tesi.
Come prima cosa occorre puntualizzare che Stalin era stato incaricato dal CC quale responsabile del controllo delle prescrizioni mediche relative alla cura di Lenin. Se quindi Stalin (il responsabile) telefonò alla Krupskaia (colei che in concreto accudiva il marito) questo sta nell’ordine delle cose e dovremmo anzi stupirci del contrario. Se Stalin telefonò alla Krupskaia lo fece per un preciso dovere politico oltre che, ne siamo certi, spinto dal profondo legame che lo univa a Lenin.
Analizziamo ora il testo della lettera che Lenin, a seguito della telefonata, inviò a Stalin. Lettera che, lo ricordiamo, aveva un carattere rigorosamente privato e personale:
“Stimato compagno Stalin,
avete avuto la grossolanità di chiamare mia moglie al telefono e di insolentirla. Benché essa vi abbia fatto sapere di essere disposta a dimenticare ciò che le avete detto, quanto è accaduto è venuto a conoscenza di Zinoviev e di Kamenev (che l’hanno saputo da lei). Non ho intenzione di dimenticare tanto facilmente ciò che è stato fatto contro di me, e non c’è bisogno di dire che ciò che è fatto contro mia moglie lo considero fatto anche contro di me. Perciò vi prego di riflettere e di farmi sapere se acconsentite a ritirare le vostre parole e a scusarvi o se preferite rompere i rapporti fra noi. Con stima. Lenin”
Prima osservazione: Lenin, malato, non partecipò alla conversazione che gli venne riportata dalla moglie. Nulla di più probabile che la Krupskaia, molto provata dall’amorevole assistenza con cui accudiva il marito e non certo stimatrice di Stalin, esagerò i toni della conversazione e ancora più probabile il fatto che Lenin, malato, vedendo la moglie affranta ingigantì la questione.
Seconda osservazione: Stalin che sbraita al telefono? Se avesse voluto impedire alla Krupskaia di informare Lenin della situazione o se avesse voluto imporre una convalescenza diversa a Lenin malato avrebbe avuto bisogno di “aggredire” telefonicamente la di lui moglie?
Stalin, colui che seppe mantenere i rapporti diplomatici con i leader delle grandi potenze capitalistiche, colui che guidò per anni la complessa politica sovietica, colui che non passò giorno senza confrontarsi dialetticamente su mille questioni….ebbene, Stalin avrebbe perso le staffe al telefono? No, questo ci pare davvero assurdo. Molto più probabilmente si trattò di una conversazione animata, una discussione tra le due persone, Stalin e la Krupskaia, che più avevano a cuore la salute di Lenin ed il suo benessere.
Terza osservazione: La Krupskaia informò della discussione, è lo stesso Lenin a dirlo, gli arci-opportunisti Zinovien e Kemanev che, ne siamo certi, sollevarono la questione minacciando di scatenare un putiferio. Da due traditori che avevano svelato alla stampa la data dell’insurrezione di Ottobre cosa ci si sarebbe potuto aspettare?
Lenin, conoscendoli fin troppo bene, è stato di certo spinto da questa consapevolezza a volere chiarire quanto accaduto con Stalin
Quarta osservazione: Lenin non menzionò nella lettera a Stalin nulla di particolare se non una generica insolenza di quest’ultimo verso la propria moglie. In una lettera privata, se ce ne fossero stati i motivi, Lenin avrebbe lesinato a Stalin altre osservazioni? Sicuramente non sollevò altre questioni semplicemente perché non ve ne erano da sollevare. Ad eccezione di qualche “parola insolente” che, con molta probabilità, la moglie travisò.
Proseguiamo ora analizzando la risposta di Stalin. Lenin purtroppo non fu in grado di conoscerne il contenuto in quanto, vittima di un nuovo ictus, perse in modo totale le capacità psico-fisiche:
“Compagno Lenin cinque settimane fa ho avuto una conversazione con la compagna Nadezda Kostantinova, che considero non solo vostra moglie, ma anche una vecchia compagna di Partito, e le ho detto più o meno quanto segue (al telefono): “I medici (ci) hanno proibito di dare a Ilic informazioni di carattere politico, ritenendo che sia il mezzo più efficace per curarlo. Si dà il caso, compagna, che voi non rispettiate questa prescrizione. Non dobbiamo giocare con la vita di Ilic”. Non penso di avere detto nulla di brutale contro di voi, perché non ho nulla di più a cuore che la vostra guarigione e soprattutto ritengo mio dovere controllare ce le prescrizioni mediche siano rispettate. La mia conversazione con vostra moglie ha confermato che i miei sospetti erano infondati. Ora, se credete che per mantenere i nostri rapporti io debba ritirare quello che ho detto, lo ritiro, anche se continuo a non capire dove sia il problema, in che cosa consista la mia colpa e cosa mi si rimproveri”.
Prima osservazione: Stalin contattò direttamente la Krupskaia in qualità di responsabile della salute di Lenin, salute che, come emerge dalla stessa lettera, gli stava particolarmente a cuore.
Seconda osservazione: Stalin nel suo pieno diritto sollevò, come suo stile, delle osservazioni in modo schietto e diretto. La Krupskaia, in parte colta nel vivo in parte (forse) consapevole di avere infranto le prescrizioni mediche, se ne ebbe a risentire.
Terza osservazione: Stalin, stupito della lettera di Lenin, come prima cosa lo rassicurò di avere agito secondo i propri doveri e secondo coscienza e, consapevole delle precarie condizioni di salute di Lenin, si rese subito disponibile a ritirare quanto detto.
Insomma, il tutto fu nulla più delle classiche discussioni che gravitano attorno ad un malato in precarie condizioni di salute. Le persone che più lo amano spesso discutono su cosa sia meglio fare per migliorare le condizioni del paziente. I medici ordinano il riposo assoluto ma l’amorevole moglie, che ha condiviso con lui tutta la vita, magari trascorre del tempo a conversare con lui convinta che questo sia di stimolo alla sua guarigione. Un caro amico di famiglia a conoscenza della cosa “bacchetta” la moglie rammentandole l’ordine dei medici. Tipico che la moglie, avvertendo la propria colpa, vada a piangere dal marito. Nulla da stupirsi se quest’ultimo, gravemente malato, si faccia emotivamente coinvolgere e si schieri anima e corpo a fianco della moglie che ha accanto.
Lite tra Lenin e Stalin? No. Assolutamente no. Fino a quando i revisionisti non avranno altre prove inoppugnabili i fatti resteranno fatti. Lenin e Stalin fino all’ultimo furono e restarono stretti in un legame politico ed umano indissolubile. E’ con vera ignominia che i revisionisti vadano a rovistare nei carteggi privati sollevando questioni degne dei peggiori giornali scandalistici e non certo di politici (almeno per tali si vorrebbero definire) che dovrebbero invece attenersi ai fatti.
Lenin stilò un “testamento” in cui scomunicò Stalin?
Lenin stilò un testamento politico in cui indicò un suo successore alla guida del PCB? Consapevole della gravità della propria malattia ritenne necessario esprimere la propria volontà in documenti ufficiali in quanto riteneva di vitale importanza prendere posizione sui destini del PCB e sulle massime personalità del CC? Insomma, Lenin produsse un testamento politico che, in quanto tale era certamente di notevole rilievo per ogni bolscevico?
Procediamo, ancora una volta, attenendoci ad una analisi strettamente materialistica, senza alcun preconcetto. Da buoni marxisti-leninisti dobbiamo procedere attenendoci solo ai fatti. Il presidente Mao ebbe ad affermare: “Noi non crediamo in nulla all’infuori della Scienza. Ciò significa che non dobbiamo avere miti. In Cina, come nel resto del mondo, ciò che è giusto è giusto, ciò che è sbagliato è sbagliato”
. Facciamoci guidare secondo questo criterio ed analizziamo i fatti.
La nostra analisi può tranquillamente partire ancor prima di prendere in considerazione il testo del presunto testamento. Proviamo a porci qualche domanda prima di analizzare i testi.
Lenin avrebbe potuto indicare un proprio successore? No. Assolutamente no.
Un grande maestro del proletariato internazionale come Lenin non avrebbe mai agito da una scrivania del proprio studio per stilare un siffatto documento. Se Lenin avesse ritenuto opportuno produrre dei documenti politici non avrebbe di certo proceduto in solitaria ma avrebbe coinvolto il CC del Partito o, ancora più probabilmente, avrebbe preteso che le sue proposte fossero discusse e votate dal Congresso.
E’ credibile che Lenin, per quanto provato dalla terribile malattia che lo aveva colpito, si sia comportato come un monarca o un imperatore che verga su pergamena il nome del proprio successore? Questo è ridicolo a tal punto da non potere neppure essere preso in considerazione.
Lenin avrebbe potuto esprimere delle volontà politiche vincolanti dal suo eremo siberiano dove si era ritirato a seguito degli ictus che lo avevano colpito? No. Ciò non è possibile. Nessun vero marxista-leninista commetterebbe un siffatto errore, figuriamoci Lenin! Nessuna analisi politica, nessuna analisi sul Partito può essere effettuata in solitaria. Lenin, dal suo eremo, avrebbe potuto scrivere un libro o delle memorie ma di certo non avrebbe nemmeno pensato di assumere decisioni riguardati il Partito. Ciò poteva avvenire solo nel Congresso o al limite in una riunione del CC.
Queste prime considerazioni ci portano ad escludere la possibilità che Lenin abbia elaborato un “testamento politico”. Procediamo ora analizzando il contenuto del presunto “testamento”.
Come prima cosa notiamo che non si tratta di un documento politico, o testamento politico tenendo presente che sono gli ultimi scritti di Lenin, bensì di lettere. Lettere vergate in giorni differenti e stilate come semplici appunti. Nessun testo organico, nessuna analisi politica profonda, sì che Lenin ne fece tante nella vita, bensì mere considerazioni personali che non sono e non costituiscono un documento politico.
Tre le questioni trattate: la preservazione del partito dalle scissioni, l’allargamento delle competenze del Gosplan (Commissione statale del piano) e la questione delle nazionalità con specifici riferimenti alla questione Georgiana.
E’ solo nell’ambito della questione del rischio di scissioni nel partito che Lenin entra nel merito di ciò che a noi qui interessa: il rapporto con Stalin e, di riflesso, con le altre personalità del CC del PCB. Scendiamo nei dettagli.
Il 24 dicembre 1922 Lenin scrisse nei suoi appunti:
“…Il compagno Stalin divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con particolare prudenza. D’altro canto il compagno Trotzki come ha già dimostrato la sua lotta contro il CC nella questione del commissariato del popolo per i trasporti, si distingue non solo per le sue eminenti capacità. Personalmente egli è forse il più capace tra i membri dell’attuale CC ma ha anche una eccessiva sicurezza di sé e una tendenza eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi. Queste due personalità dei due capi più eminenti dell’attuale CC possono eventualmente portare alla scissione e se il nostro partito non prenderà misure per impedirlo, la scissione può avvenire improvvisamente.”
Interrompiamo la lettura per trarre alcune inoppugnabili considerazioni:
Prima considerazione: Fino a questo punto a “uscirne con le ossa rotte” è di certo Trotzki e non Stalin. Su Stalin Lenin si limitò ad esprimere dei timori sulla concentrazione del potere nelle sue mani. Dei timori, nulla di più. Su Trotzki Lenin espresse delle certezze basate sui fatti e sull’esperienza. Trotzki, lo affermò Lenin, aveva sì delle eminenti capacità (e chi mai del resto affermerebbe il contrario?) ma si distinse soprattutto per la sua lotta contro il CC. In altre parole Lenin denunciò Trotzki per avere attaccato il CC minando il centralismo democratico. Trotzki venne inoltre accusato da Lenin di essere sostanzialmente un burocrate.
Non c’è male per un Dirigente Bolscevico!
Seconda considerazione: Lenin espresse timori sul fatto che Stalin potesse non servirsi bene (o meglio, con prudenza) del potere. Un timore si esprime su un avvenimento futuro non ancora realizzato che “potrebbe” accadere ma che di certo non è ancora accaduto. Da ciò possiamo dedurre che fino a quel momento Stalin il potere lo aveva usato bene!
Terza considerazione: Lenin, è scritto nero su bianco, espresse dei timori per il potere concentrato nelle mani di Stalin. Dobbiamo stupircene? Assolutamente no. Chi non avrebbe timori sull’operato del massimo dirigente di uno Stato, il primo Stato Sovietico della storia? Chi non avrebbe remore nel seguire l’azione, per quanto ferma e sicura, del Segretario del Partito Bolscevico? Ricordiamoci che il Partito Bolscevico nel giro di pochi anni (5 per la precisione) era passato da mero partito illegale a guida dello Stato Sovietico. Se tra 5 anni da oggi il PMLI guidasse le masse alla conquista del potere politico instaurando così il Socialismo, e con esso la dittatura del proletariato in Italia, ebbene, ogni militante del Partito non avrebbe forse dei timori per il potere che verrebbe a trovarsi nelle mani del Segretario generale compagno Giovanni Scuderi? Solo un ipocrita affermerebbe il contrario! I timori sarebbero non solo leciti ma anche legittimi. Nell’ambito del centralismo democratico ogni osservazione, e finanche ogni critica, sarebbe non solo ben accetta ma persino importantissima per il Partito.
Proseguiamo la lettura dal punto in cui l’abbiamo interrotta:
“ … Non continuerò a caratterizzare gli altri membri del CC secondo le loro qualità personali. Ricordo soltanto che l'episodio di cui sono stati protagonisti nell'ottobre Zinoviev e Kamenev non fu certamente casuale, ma che d'altra parte non glielo si può ascrivere personalmente a colpa, così come il non bolscevismo a Trotzki. Dei giovani membri del CC, voglio dire qualche parola su Bukharin e Piatakov. Sono queste, secondo me, le forze più eminenti (tra quelle più giovani), e riguardo a loro bisogna tener presente quanto segue: Bukharin non è soltanto un validissimo e importantissimo teorico del partito, ma è considerato anche, giustamente, il prediletto di tutto il partito, ma le sue concezioni teoriche solo con grandissima perplessità possono essere considerate pienamente marxiste, poiché in lui vi è qualcosa di scolastico (egli non ha mai appreso e, penso, mai compreso pienamente la dialettica)…"
Il giorno dopo, 25 dicembre 1922, Lenin completò l’appunto nel modo seguente:
“… Ed ora Piatakov: è un uomo indubbiamente di grandissima volontà e di grandissime capacità, ma troppo attratto dal metodo amministrativo e dall'aspetto amministrativo dei problemi perché si possa contare su di lui per una seria questione politica. Naturalmente, sia questa che quella osservazione sono fatte solo per il momento, nel presupposto che ambedue questi eminenti e devoti militanti trovino l'occasione di completare le proprie conoscenze e di eliminare la propria unilateralità".
Verrebbe voglia, dopo avere letto questo, di interrompere la nostra analisi per “manifesta infondatezza dell’accusa”. I nemici di Stalin ebbero davvero il coraggio e la faccia tosta di “vendere” questi appunti di Lenin come accuse a Stalin quando sono loro stessi ad uscirne distrutti? Ancora oggi i revisionisti ed i trotzkisti continuano a fare leva su questi elementi? Incredibile. Ma è così.
Sforziamoci di proseguire con scientifico distacco e analizziamo dunque quanto sopra esposto
Quarta considerazione: Lenin ricordò Zinoviev e Kamenev per quello che erano: dei traditori. Questi tradirono il CC e la Rivoluzione stessa svelando alla stampa la data dell’insurrezione.
Quinta considerazione: Trotzki venne tacciato come un non-bolscevico. Proprio così, Lenin affermò che Trotzki NON era un bolscevico.
Sesta considerazione: Bukharin venne tacciato come un non marxista, o meglio, può essere considerato marxista solo con molte perplessità
Settima considerazione: Piatakov venne catalogato come un burocrate inadatto alle questioni politiche
Se vogliamo sintetizzare le considerazioni di Lenin, considerazioni che emergono con particolare chiarezza dai suoi appunti, ebbene eccole qua:
STALIN:
ha molto potere nelle sue mani, timore che possa non usarlo bene
TROTZKI:
è un non-bolscevico
ZINOVIEV:
è un traditore (con alcune attenuanti)
KAMENEV:
è un traditore (con alcune attenuanti)
BUKHARIN:
è un non-marxista
PIATAKOV:
è un burocrate inadatto alla politica
Il giorno 4 gennaio 1923 Lenin aggiunse una nuova parte alla lettera del 24 dicembre. Trattandosi, lo abbiamo visto, di semplici appunti, non dobbiamo stupirci se vennero scritti un po’ alla rinfusa e senza una precisa linea di fondo. Inutile dire che se si fosse trattato di un “testamento” o quantomeno di un documento politico di rilievo Lenin vi avrebbe dedicato ben altro tempo.
Vediamo cosa scrisse:
Stalin è troppo grossolano, e questo difetto, del tutto tollerabile nell'ambiente e nei rapporti tra noi comunisti, diventa intollerabile nella funzione di segretario generale. Perciò propongo ai compagni di pensare alla maniera di togliere Stalin da questo incarico e di designare a questo posto un altro uomo che, a parte tutti gli altri aspetti, si distingua dal compagno Stalin solo per una migliore qualità, quella cioè di essere più tollerante, più leale, più cortese e più riguardoso verso i compagni, meno capriccioso, ecc. Questa circostanza può apparire una piccolezza insignificante. Ma io penso che, dal punto di vista dell'impedimento di una scissione e di quanto ho scritto sopra sui rapporti tra Stalin e Trotzki, non è una piccolezza, ovvero è una piccolezza che può avere un'importanza decisiva".
Stalin venne definito “grossolano”, qualità che di per sé vuole dire poco o nulla. Semplicità, linearità, schiettezza… franchi rapporti tra compagni: sono segno di “grossolanità”?
Se compariamo questa “qualità” con le altre con cui Lenin tacciò gli altri dirigenti del PCB possiamo notare che, ancora una volta, solo a Stalin venne risparmiata ogni critica politica.
Lenin suggerì ai compagni del CC di trovare un segretario con qualità umane meno rudi (...un compagno più tollerante, più cortese ecc…). Stalin non venne quindi minimamente sfiorato nel suo ruolo politico mentre gli altri alti dirigenti del CC, come abbiamo avuto modo di vedere, vennero letteralmente “fatti a pezzi” dalla critica, ampiamente motivata e basata sui fatti, di Lenin.
Il carattere difficile di Stalin avrebbe potuto, sostenne Lenin, causare dei problemi nell’unità del partito. Meglio quindi se il CC avesse trovato un modo per dimetterlo dal suo incarico.
Fin qui le “lettere-appunti” di Lenin che, per sua stessa volontà, non vennero pubblicate ed anzi non avrebbero neppure dovuto essere presentate al Congresso. Nulla di più naturale. Chi vorrebbe che dei propri appunti, parziali e del tutto personali, vengano utilizzati da altri? Gli appunti servono all’autore per avere chiare e fresche in memoria alcune tematiche da sollevare. Un uso improprio comporterebbe delle strumentalizzazioni. Proprio questi erano i timori di Lenin. Un Congresso con personalità della risma di quelle tratteggiate da Lenin nei suoi appunti (non-marxisti, non-bolscevichi, traditori, burocrati)….possiamo immaginare che uso avrebbero potuto farne! Come avremo modo di vedere i timori di Lenin erano assolutamente fondati!
Il CC, venuto in possesso delle lettere, le discusse approfonditamente in alcune sessioni precedenti al Congresso e nel Congresso stesso, nel maggio del 1924.
Conclusioni: il Congresso e le sue decisioni.
Lenin, lo abbiamo visto, consigliò al CC di trovare, eventualmente, un altro Segretario al posto di Stalin. Una simile decisione, Lenin ne era ben consapevole, poteva essere presa solo dal CC. Ebbene Stalin presentò spontaneamente per ben due volte le dimissioni dalla carica di Segretario generale. Non avrebbe potuto essere diversamente. Stalin rimise la sua carica nelle mani del CC, organo supremo di decisione. In entrambi i casi le dimissioni vennero all’unanimità respinte. Tutti i membri del CC, Trotzki incluso, votarono quindi a favore di Stalin Segretario.
Negli anni successivi la questione del “testamento” di Lenin saltò fuori diverse volte. Approfittando della prematura scomparsa di Lenin l’opposizione trotkista e bukhariniana fece quanto possibile per contrastare il Partito. L’attacco al marxismo-leninismo si concretizzò (già allora!) con una feroce campagna denigratoria nei confronti di Stalin.
Fu lo stesso Stalin nella sessione plenaria del CC dell’ottobre 1927 a mettere definitivamente in chiaro le cose:
"Veniamo al 'testamento' di Lenin. Qui gli oppositori hanno gridato - li avete sentiti - che il Comitato centrale del partito ha 'nascosto' il 'testamento' di Lenin. La questione è stata discussa più volte nella sessione plenaria del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo, come voi ben sapete. È stato dimostrato e ridimostrato che nessuno nasconde nulla, che il 'testamento' di Lenin era indirizzato al XIII Congresso del partito, che questo documento è stato reso pubblico al congresso, che il congresso ha deciso all'unanimità di non pubblicarlo, tra l'altro perché lo stesso Lenin non voleva e non chiedeva che fosse pubblicato. Tutto ciò l'opposizione lo sa non meno di tutti noi. Ciò nonostante l'opposizione ha l'ardire di dichiarare che il CC 'nasconde' il 'testamento'. La questione del 'testamento' di Lenin risale - se non mi sbaglio - al 1924. Esiste un certo Eastman, un ex comunista americano, che in seguito è stato espulso dal partito. Questo signore dopo aver bazzicato a Mosca nell'ambiente dei trotzkisti e aver raccolto alcune voci e pettegolezzi circa il 'testamento' di Lenin, se n'è andato all'estero dove ha pubblicato un libro intitolato Dopo la morte di Lenin, in cui non si fa risparmio di colore per denigrare il partito, il Comitato centrale e il potere sovietico, e tutto è costruito sulla supposizione che il CC del nostro partito 'nasconda' il 'testamento' di Lenin. Poiché questo Eastman una volta aveva avuto rapporti con Trotzki, noi, membri dell'Ufficio politico, abbiamo proposto a Trotzki di scindere le sue responsabilità da Eastman il quale, aggrappandosi a Trotzki e citando l'opposizione, rendeva Trotzki responsabile delle calunnie lanciate contro il nostro partito circa il 'testamento'. Data l'evidenza della cosa, Trotzki effettivamente scisse le sue responsabilità da Eastman in una dichiarazione sulla stampa, pubblicata nel settembre del 1925 sul n. 16 del Bolscevik. Permettetemi di leggere il passo dell'articolo in cui Trotzki tratta la questione relativa al fatto se il partito e il suo CC nascondono o meno il 'testamento' di Lenin. Cito l'articolo di Trotzki: 'In alcuni passi del libercolo di Eastman si dice che il CC ha 'nascosto' al partito una serie di importantissimi documenti scritti da Lenin nell'ultimo periodo della sua vita (si tratta di lettere sulla questione nazionale, del cosiddetto 'testamento', ecc.);questa affermazione non si può chiamare altro che calunnia contro il CC del nostro partito. Dalle parole di Eastman si può dedurre che Vladimir Ilic avesse destinato alla stampa queste lettere, che avevano il carattere di consigli organizzativi interni. In realtà ciò è assolutamente falso. Vladimir Ilic fin da quando cadde ammalato inviò più volte proposte, lettere ecc. alle istanze del partito e al suo congresso. Va da sé che tutte queste lettere e proposte arrivarono sempre a destinazione, furono portate a conoscenza dei delegati al XII e al XIII Congresso del partito, e sempre, s'intende, esercitarono la dovuta influenza sulle decisioni del partito; se tutte queste lettere non sono state pubblicate, è perché il loro autore non le aveva destinate alla stampa. Vladimir Ilic non ha lasciato nessun 'testamento', e lo stesso carattere dei suoi rapporti col partito, come il carattere del partito stesso, escludevano la possibilità di un tale 'testamento'. La stampa dell'emigrazione, la stampa estera borghese e quella menscevica di solito ricordano come 'testamento' una lettera di Vladimir Ilic (tanto alterata da essere irriconoscibile) contenente consigli di carattere organizzativo. Il XIII Congresso ha esaminato con grande attenzione anche questa lettera, come tutte le altre, e ne ha tratto le conclusioni conformi alle condizioni e alle circostanze del momento. Qualsiasi chiacchiera sull'occultamento o sulla violazione del 'testamento' è una maligna invenzione ed è interamente diretta contro l'effettiva volontà di Vladimir Ilic e gli interessi del partito da lui creato' (vedi l'articolo di Trotzki: A proposito del libro di Eastman 'Dopo la morte di Lenin', Bolscevik, n.16, 1° settembre 1925, p. 68). Chiaro, mi sembra. Questo lo scrive Trotzki, e non qualcun altro. Su che base ora Trotzki, Zinoviev e Kamenev blaterano che il partito e il suo CC 'nascondono' il 'testamento' di Lenin? Blaterare 'si può', ma occorre avere il senso della misura. Si dice che in questo 'testamento' il compagno Lenin proponesse al congresso che, data la 'rudezza' di Stalin, si dovesse pensare a sostituirlo con un altro compagno nella carica di segretario generale. È assolutamente vero; sì, io sono rude, compagni nei riguardi di coloro che in modo rude e perfido distruggono e scindono il partito. Questo non l'ho nascosto, né lo nascondo. Forse ci vorrebbe una certa dolcezza nei riguardi degli scissionisti, ma non da me la otterrete. Alla prima seduta dell'assemblea plenaria del CC dopo il XIII Congresso ho chiesto all'assemblea plenaria del CC di esimermi dalla carica di segretario generale. Il congresso stesso ha discusso la questione. Ogni delegazione l'ha discussa, e tutte le delegazioni, all'unanimità, compresi Trotzki, Kamenev e Zinoviev, hanno imposto al compagno Stalin di restare al suo posto. Che cosa potevo dunque fare? Fuggire dal mio posto? Non è nel mio carattere; non sono mai fuggito da nessun posto e non ho il diritto di farlo, poiché questa sarebbe una diserzione. Come ho già detto prima, non sono libero di disporre di me; quando il partito impone una cosa devo sottomettermi. Un anno dopo ho di nuovo chiesto all'assemblea plenaria di essere esonerato dalla carica, ma di nuovo mi è stato imposto di restare. Che cosa dunque potevo fare? Quanto alla pubblicazione del 'testamento', il congresso ha deciso di non pubblicarlo, perché era indirizzato al congresso e non era destinato alla stampa... L'opposizione punta tutte le sue carte sul 'testamento' di Lenin. Ma basta solo leggerlo questo 'testamento' per comprendere che le loro carte valgono nulla. Al contrario, il 'testamento' di Lenin è fatale per gli attuali capi dell'opposizione. È un fatto, invero, che Lenin nel suo 'testamento' accusa Trotzki di 'non bolscevismo', e degli errori di Kamenev e Zinoviev al tempo dell'Ottobre dice che non si tratta di errori 'casuali'. Che cosa significa ciò? Significa che politicamente non si può aver fiducia né in Trotzki, che è malato di 'non bolscevismo', né in Kamenev e Zinoviev, i cui errori non sono 'casuali' e possono ripetersi e si ripeteranno. È caratteristico il fatto che nel 'testamento' non vi sia né una parola, né un accenno agli errori di Stalin. Si parla solo della rudezza di Stalin. Ma la rudezza non è né può essere un difetto della linea o della posizione politica di Stalin"
Dopo le parole di Stalin non ci resta nulla da aggiungere.
29 gennaio 2014