Forte il rischio dissesto e il commissariamento
La Corte dei Conti boccia il piano finanziario della giunta De Magistris
Nel frattempo migliaia anziani e disabili protestano contro i tagli ai servizi sociali disposti dall’esecutivo arancione
Redazione di Napoli
Lunedì 20 gennaio la Corte dei Conti ha bocciato il piano di riequilibrio finanziario presentato dalla giunta antipopolare De Magistris e, in particolare, dall’assessore al Bilancio, Salvatore Palma. Una vera e propria bomba politica che è scoppiata in mano all’esecutivo arancione che rischia la dichiarazione di dissesto finanziario, con conseguente ed inevitabile scioglimento degli organi comunali. Una fine anticipata, dunque, di De Magistris e compari per “non congruenza finanziaria del Piano di equilibrio”, secondo i criteri indicati dalla legge del Testo Unico Enti Locali n. 267/2000, recentemente modificata: “si tratta di una decisione che provoca amarezza e sconcerto – ha affermato il neopodestà annunciando il ricorso alle Sezioni Unite della Corte – profondamente ingiusta ed iniqua soprattutto verso una città che sta compiendo ogni sforzo per uscire con dignità ed orgoglio, da una drammatica situazione finanziaria ereditata”. La conseguenza, in realtà, al di là delle giustificazioni di carta di De Magistris, è che se la giurisprudenza tributaria dovesse continuare a dubitare del piano arancione di rientro dal dissesto finanziario comunale, il rischio è quello del commissariamento e della fine anticipata dalla giunta, oppure la nomina di un commissario ad acta che, nominato dal Ministero dell’Interno, interverrebbe gestendo direttamente il lato finanziario (e del bilancio) comunale. In entrambi i casi comunque si annuncia una sconfitta politica che diverrebbe una disfatta senza precedenti nella storia recente del capoluogo partenopeo con l’invio del commissario al posto della figura del sindaco che traghetterebbe, nel giro di 18 mesi, la città verso nuove elezioni amministrative. La decisione della Corte dei Conti, va aggiunto, non è assolutamente nuova atteso che già lo scorso 8 gennaio i giudici tributari avevano sottolineato che il piano non rispondeva alle esigenze di un rientro effettivo dei debiti contratti negli ultimi anni. Non a caso i dubbi maggiori sottolineati nella decisione della Corte – e già più volte denunciati dai noi marxisti-leninisti – stavano, in particolar modo, nell’incredibile e assurda svendita del patrimonio immobiliare con un introito di appena 750 milioni euro in dieci anni (!), quando la situazione debitoria riguardava cifre che si attestavano a circa 1,5 miliardi euro. E mentre De Magistris ricorre addirittura al nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, pur di evitare il rischio dissesto, l’ex assessore al bilancio Riccardo Realfonzo, estromesso dal neopodestà proprio per contrasti sulla costruzione del bilancio, ha affermato a chiare lettere: “già nell’agosto del 2011 avevo dichiarato che il Comune di Napoli stava sull’orlo del dissesto, ma fin dall’insediamento della giunta prevalsero logiche irrazionali e deleterie. Bisognava riformare la macchina comunale, azzerare i dirigenti esterni e a contratto, ristrutturate le società partecipate e dismettere i carrozzoni non necessari alle esigenze dei cittadini, con rigore nel pubblico per la difesa del pubblico”. E aggiunge sibillino che “la Corte in realtà ha affermato che il Comune di fatto è già in dissesto: si potrebbe prolungare l’agonia con l’ennesima toppa governativa; a questo punto meglio il commissariamento con le forze politiche e sociali che dovrebbero prendere atto del fallimento dell’attuale esperienza amministrativa”.
A tre anni di distanza dalla salita alla poltrona di palazzo S. Giacomo, l’ex pm non riesce a far altro che ripetere come un disco rotto che il dissesto è tutta colpa delle giunte precedenti guidate da Iervolino e Bassolino, senza prendersi una porzione di responsabilità propria. In realtà il dissesto finanziario non solo sta portando sull’orlo del baratro la falsa rivoluzione arancione, ma sta predisponendo la cancellazione dei servizi sociali, i primi ad essere colpiti dalle politiche miopi della giunta e dell’assessore al Bilancio Palma e di quello alle politiche sociali, Roberta Gaeta. Non a caso da gennaio le diverse cooperative che chiedevano di essere pagate per garantire i servizi a ben duemila tra disabili e anziani sparsi su tutto il territorio partenopeo, hanno annunciato la loro prossima chiusura e il licenziamento di centinaia di lavoratori e lavoratrici del settore. Dura la lettera delle organizzazioni sociali che gestiscono da lustri questo servizio: “denunciamo l’enorme disagio che si è venuto a creare a causa del notevole ritardo nel pagamento delle spettanze dovute. Nonostante gli impegni scritti sulla liquidazione dei fondi sulla non autosufficienza, dobbiamo riscontrare che nulla è accaduto”. Intanto l'esercito dei disoccupati si ingrossa sempre più e le periferie urbane marciscono nel degrado. Allora a chi serve la giunta De Magistris? I fatti parlano chiaro, alla borghesia.
29 gennaio 2014