Provocatorio aut aut della multinazionale svedese pena la chiusura degli stabilimenti in Italia
Scioperi e picchetti degli operai Electrolux contro il dimezzamento dei salari
I marxisti-leninisti italiani solidarizzano con gli operai in lotta per la difesa del posto di lavoro
Il 27 gennaio la multinazionale svedese Electrolux, leader mondiale nella produzione di elettrodomestici, con stabilimenti in 25 paesi europei e sede centrale a Stoccolma, ha annunciato l'avvio di un provocatorio piano industriale che nei quattro stabilimenti italiani di Porcia (Pordenone), Susegana (Treviso), Solaro (Milano) e Forlì prevede il dimezzamento secco dei salari dei circa 5.715 operai; altrimenti, minacciano i padroni d'oltremanica, scattano i licenziamenti di massa, la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento della produzione nei Paesi dell'Est europeo e del Sud Est asiatico.
Un intollerabile ricatto economico-occupazionale mutuato dal cosiddetto "modello Marchionne" che pretende la completa subordinazione dei lavoratori e delle rappresentanze sindacali alle direttive e ai ricatti aziendali e che addirittura va oltre dal momento che, oltre al quasi dimezzamento della paga, il piano Electrolux prevede anche un decurtamento di tutte le voci accessorie, fino quasi ad annullarle e fra cui spiccano: il taglio dell’80% del premio aziendale (oggi pari a 2.700 euro: diverrebbe circa di 540 euro), la riduzione delle ore lavorate a 6, il blocco dei pagamenti delle festività, il dimezzamento di pause e permessi sindacali e il blocco totale degli scatti di anzianità.
Lo stabilimento più a rischio chiusura sarebbe quello di Porcia (1200 operai più 2000 lavoratori dell'indotto che produce lavatrici) per il quale, come ha ribadito il responsabile della contrattazione di Electrolux Italia, Marco Mondini, non è previsto alcun investimento e la decisione sul suo destino verrà presa in primavera. A ciò si aggiunge il “piano esuberi” che secondo Electrolux ammontano a circa 700 unità da individuare fra gli 800 addetti alla produzione di lavastoviglie a Solaro, i 900 lavoratori specializzati nella produzione di forni da cucina a Forlì e i 900 operai che producono frigoriferi e congelatori a Susegana.
Insomma sembra proprio che la proposta Electrolux sia stata fatta apposta per indurre la rottura definitiva delle trattative e dare il via a una feroce ristrutturazione del gruppo in Italia spostando la produzione in Paesi come ad esempio la Polonia e l'Ungheria dove il salario medio di un operaio è la meta di quello italiano. Non a caso Unindustria Pordenone ha colto subito la palla al balzo presentando un contratto d’impresa che punta a una generale riduzione del costo unitario del lavoro del 20%.
Immediata e decisa la risposta dei lavoratori e dei sindacati confederali CGIL, CISL e UIL che hanno definito “irricevibile” il piano e a partire dal 28 gennaio hanno dato il via a una coraggiosa lotta contro il dimezzamento dei salari e in difesa dei diritti e delle tutele sindacali attuando una serie di scioperi, cortei e picchetti nei quattro stabilimenti Electrolux.
Schiavizzati dall'azienda e abbandonati dal governo Letta-Alfano, i primi a scendere in piazza sono stati i lavoratori degli stabilimenti di Susegana e Porcia che hanno organizzato un combattivo corteo lungo la statale Pontebbana fino a Conegliano e hanno contestato in piazza il governo Letta, ma anche le amministrazioni locali e i vertici del PD a cominciare dal ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, e dalla governatrice friulana, la renziana Debora Serracchiani che, pur a conoscenza da tempo delle infami pretese della Electrolux, non hanno mosso un dito in tutti questi mesi per difendere i socrosanti diritti dei lavoratori e adesso, proprio sulla loro pelle, stanno facendo un vergognoso scarica barile con scambi di accuse e richieste di dimissioni reciproche. Anche perché, Porcia è vicino a Pordenone, quindi nel Friuli della Serracchiani, mentre l’impianto di Susegana (Treviso) rientra nel “feudo” di Zanonato, già sindaco di Padova. Nei giorni scorsi, Zanonato ha fatto capire che per lo stabilimento di Porcia ormai è da considerarsi chiuso. La Serracchiani di rimando ha accusato il ministro di sacrificare lo stabilimento di Pordenone a vantaggio di quello veneto e ha chiesto a Letta di seguire direttamente la vertenza al posto di Zanonato.
Del resto non è certo un mistero che la segreteria del PD di fatto sostiene la proposta Electrolux. Lo ha detto chiaramente Davide Serra, fondatore e amministrazione del fondo speculativo Algebris e noto sostenitore di Matteo Renzi, che ha definito “razionale” l'atteggiamento della “Electrolux che prova a salvare lavoro e azienda con taglio salari, oppure chiude come altre 300 mila aziende e aggiunge disoccupazione”.
Intanto nello stabilimento di Porcia si va avanti con lo sciopero a oltranza, il blocco delle merci in ingresso e il picchettaggio davanti ai cancelli a cui partecipa solidale e attiva anche la popolazione portando da mangiare agli operai che picchettano di notte. Mentre i delegati sindacali ripetono: “Quello che temevamo è successo. Electrolux ha presentato un piano che è sostanzialmente irricevibile e ci impedisce di proseguire il confronto. È il tempo della lotta dura e a oltranza. Il governo, se c’è, almeno si faccia sentire. Abbiamo atteso invano un confronto con il ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato che non c'è mai stato ora andiamo direttamente da Letta perché Electrolux per sbarcare in Italia ha usato soldi degli italiani ed ora per guardare ad Est utilizza fondi Ue che in parte sono sempre nostri... Per noi non è concepibile considerare ineluttabile, come fa Electrolux, la chiusura della fabbrica di Porcia. Rifiutiamo questa ipotesi alla quale ci opponiamo fermamente, Electrolux deve modificare assolutamente i suoi progetti”.
In vista dell'incontro del 17 febbraio prossimo al ministero, dove la Electrolux presenterà al governo il suo infame ricatto occupazionale, i lavoratori stanno organizzando una grande mobilitazione nazionale con manifestazione a Roma e la “difesa fisica” degli stabilimenti. Ai lavoratori Electrolux in lotta per la difesa del posto di lavoro va la solidarietà di classe dei marxisti-leninisti italiani e de “Il Bolscevico”.
5 febbraio 2014