Comincia a Cassino il primo ciclo dell'addestramento
L'Italia addestra un contingente militare libico per la guerra preventiva ai migranti
Lo scorso 9 gennaio sono arrivati a Cassino (Frosinone), presso l’80° reggimento addestramento volontari dell’esercito italiano, i primi 340 militari libici che saranno addestrati specificamente per 14 settimane in funzione di vigilanza contrasto dei flussi migratori, secondo quanto previsto dall’accordo di cooperazione bilaterale tra Italia e Libia nel settore della Difesa, firmato a Roma il 28 maggio 2012.
I cicli di addestramento in Italia, secondo quanto disposto nell’accordo, sono finalizzati alla formazione di scaglioni di militari libici - provenienti dalle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan - fino ad arrivare a duemila ogni anno, con un programma che rientra nella ricostruzione delle forze armate libiche, programma esteso in occasione del G8 tenutosi a Lough Erne (Irlanda del Nord) nel giugno 2013 ad altri Stati tutti facenti parte della Nato.Già questo fatto la dice lunga su come l’imperialismo occidentale voglia costruire la nuova Libia a sua immagine e somiglianza, e soprattutto voglia delegare al Paese africano lo sporco lavoro di guerra all’immigrazione che sempre di più preme dall’Africa subsahariana verso l’Europa.
Il G8 ha deciso che altri Stati affiancheranno l’Italia: la Gran Bretagna addestrerà 2.000 militari libici all’anno, gli Stati Uniti ne addestreranno 6.000, mentre la Francia si occuperà di formare le forze di polizia libiche. Per ciò che riguarda l’Italia, anche essa collabora da dicembre 2012 alla formazione delle forze di polizia libiche - con una particolare attenzione all’addestramento finalizzato alla lotta all’immigrazione in Libia - quando una ventina di ufficiali di polizia sono stati ammessi a un corso di 4 settimane organizzato dall’arma dei carabinieri, al quale sono seguiti poi per tutto il 2013 altri corsi pianificati e gestiti dalla seconda brigata mobile dei carabinieri.
Insomma, l’intero programma di assistenza militare dei Paesi occidentali alla Libia è finalizzato principalmente all’addestramento sia di militari sia delle forze di polizia per creare una forza di contrasto all’immigrazione che proviene dal sud del Paese africano. Sostanzialmente si vuole rivitalizzare, dopo il rovesciamento del regime di Gheddafi, la barriera protettiva contro l’immigrazione prevista dal trattato di Bengasi del 2008, stipulato tra l’Italia e la Libia, dove il governo libico aveva garantito all’Italia la protezione dall’immigrazione clandestina, il che ovviamente significava concedere ai militari e alle forze di polizia di quello Stato licenza di sparare a vista sui profughi ed anche costruire veri e propri lager in territorio libico dove rinchiudere i migranti disperati.
Sempre nell’ottica dell’addestramento contro il transito di migranti in territorio libico, una trentina di ufficiali della polizia di frontiera e della gendarmeria libica hanno partecipato nella primavera 2013, presso il comando logistico dell’esercito di Velletri, a un corso incentrato sulla gestione di ordigni esplosivi convenzionali, il che fa sospettare fortemente che il nuovo governo del Paese africano voglia minare il confine desertico per contrastare i migranti. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza di appartenenti alla polizia di frontiera.
I libici puntano anche sulla tecnologia, come è evidente dall’acquisto recente dall’industria italiana Selex ES (del gruppo Finmeccanica) di un complesso sistema di sorveglianza radar e monitoraggio elettronico che sarà utilizzato per vigilare sia le coste libiche - dalle quali i migranti si imbarcano per l’Europa - sia le frontiere con Niger, Ciad e Sudan - dalle quali i migranti entrano nel territorio libico - per un costo di 300 milioni di euro. Il contratto per la verità era stato firmato il 7 ottobre 2009 da Gheddafi e solo ora, quando la Libia ha raggiunto una relativa stabilità dopo il rovesciamento di Gheddafi, si inizia a darne esecuzione che continuerà anche nel prossimo futuro con l’acquisto dei droni di sorveglianza Falco, prodotti sempre dall’italiana Selex. Tutto quindi è finalizzato a consentire in breve tempo al governo libico di intercettare gli automezzi dei migranti quando attraversano il Sahara e di consentire ai militari libici di intervenire in breve tempo per detenerli o deportarli prima che essi possano raggiungere la costa.
5 febbraio 2014