Approvato definitivamente dal Senato il decreto legge con i voti di PD, FI, NCD e la grave astensione di Sel
La legge sulla “Terra dei Fuochi” aggira il principio “chi inquina deve pagare” e dà l'impunità ai criminali inquinatori
Con un grande e ben studiato clamore mass-mediatico, il Senato ha dato il via libera alla conversione del decreto-legge sulla “Terra dei Fuochi”, ossia l’ampia zona presente in Campania particolarmente interessata dal gravissimo inquinamento ben gestito dalla criminalità organizzata che ha sversato nei terreni - soprattutto nella zona del napoletano e del casertano – i liquami tossici e nucleari delle aziende, soprattutto quelle del centro-nord italiano. L’approvazione del decreto sulle “emergenze ambientali ed industriali” è passato con 174 voti favorevoli, 58 contrari e 12 astenuti, senza apportare modifiche al testo già approvato dalla Camera. I voti contrari sono arrivati da M5S e Lega nord, mentre Sel si è invece astenuta. I giornali e le televisioni del regime neofascista hanno snocciolato in pompa magna i dati che tratteggiano la novità legislativa: 3200 chilometri quadrati destinati al monitoraggio, screening per circa 1 milione e 300mila abitanti compresi soprattutto tra le province di Napoli e Caserta, ma che riguardano anche quelle zone della Puglia devastate dai fumi tossici dell’Ilva, con 25 milioni di euro stanziati e destinati ai controlli sanitari. Non è mancata la solita soluzione della militarizzazione del territorio con quasi un migliaio di soldati schierati nelle zone di crisi o comunque nei punti nevralgici dell’hinterland napoletano e casertano “a scopo di sorveglianza”.
La legge di fatto aggira il principio “chi inquina paga”, rilanciato fortemente dai Comitati in lotta in Campania e Puglia, grazie a quanto prescrive l’art. 4 del cosiddetto “Decreto Destinazione Italia”, attualmente in discussione alla Camera e fortemente voluto dal governo Letta-Alfano, intitolato “Misure volte a favorire la realizzazione delle bonifiche dei siti di interesse nazionale” e che svaluta il principio perché non sarebbe applicabile ai “Siti Inquinati di Interesse Nazionale” (c.d. “SIN”) se “i fatti che hanno determinato l’inquinamento sono antecedenti al 30 aprile 2007”. In sostanza, con questo cavillo normativo il nero esecutivo ha coperto tutti quei padroni criminali che hanno sversato e inquinato la Campania per decenni e li ha dichiarati non punibili per aver negli annni smaltito illegalmente rifiuti, tossici e non. Cosicché vengono spuntate fin dall’inizio possibili indagini (si pensi a quelle avviate dalla Procura partenopea da parte dei pubblici ministeri Aldo De Chiara e Giovanni Galasso sulle responsabilità dell’inquinamento dell’area Nord di Napoli) sui crimini perpetrati tra Napoli e Caserta dagli inizi degli anni Novanta ad oggi, limitando la “repressione” alla caccia ai “fuochisti”, con l’introduzione del reato di combustione di rifiuti (con pena che va da due a cinque anni di reclusione), nell’ambito di un sistema criminale messo in piedi da padroni e criminalità organizzata con il silenzio connivente del regime neofascista e dei suoi governi di “centro-sinistra” e centro-destra.
I proprietari delle aree interessate dai rifiuti sversati, inoltre, inclusi quelli responsabili dell’inquinamento, se il disastro è stato compiuto prima del 30 aprile 2007, potranno addirittura usufruire di un accordo di programma cofinanziato dallo Stato e diretto alla industrializzazione del territorio. Questo accordo di programma prevederà progetti di messa in sicurezza, bonifica e, dunque, riconversione industriale con erogazione di consistenti contributi pubblici. Il parlamento nero ha, pertanto, assicurato ai responsabili degli scempi ambientali la possibilità di evitare di essere condannati dai tribunali civili e penali e di non pagare con multe o pene severissime i delitti ambientali e le malattie di cui si macchieranno. Con buona pace dell’inoffensivo “Codice dell’ambiente”, introdotto nel 2006, che i Comitati chiedevano di modificare e migliorare per renderlo efficace nel contrasto e nella repressione del crescente fenomeno dei reati ambientali.
Vestendo i panni di “salvatore della patria”, Letta con un tweet ha salutato il decreto convertito: “il decreto legge sulla Terra dei fuochi è stato oggi convertito in legge: dopo decenni è la prima risposta a quel dramma. Impegno ora ad applicarlo bene”. Il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando si è spinto oltre definendo la normativa addirittura come “l’inizio di una riscossa dell’area”. Nessun commento da parte del neopodestà De Magistris e del governatore della Puglia, il trotzkista riformista Vendola, mentre il sindaco di Caserta, Pio Del Gaudio, ha parlato di un provvedimento “di gravità inaudita”.
Secondo noi marxisti-leninisti, invece, si tratta di un decreto assolutamente inadeguato e inaccettabile. Tutt'altro che “un primo passo importante” come si è affrettato a definirlo padre Maurizio Patriciello, sostenitore del dialogo con le istituzioni e recentemente accolto tra le braccia pelose del nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano. Il provvedimento è sì diretto a circa 57 comuni, ma esclude dai monitoraggi gli abitanti della città di Napoli e di Caserta in una sorta di apartheid sanitario che non tiene conto di zone ad alto rischio come quello della megadiscarica di Pianura nel capoluogo partenopeo o Lo Uttaro nel casertano. E tutto ciò eludendo i dati del giugno 2013 espresso dall’Osservatorio oncologico del Comune di Napoli che ha affermato senza mezzi termini che “si muore di più per tumore nei quartieri vicini alle discariche: è acclarato l’accesso di mesioteloma pleurico a Bagnoli, come la mortalità per cancro al fegato tra chi vive a Chiaiano”.
Il decreto non ha tenuto conto nemmeno dell’allarme lanciato dalla Società italiana di medicina generale che già nel 2010, su quasi 30mila abitanti residenti in un raggio di tre chilometri dall’area di discarica Lo Uttaro di Caserta evidenziava “un incremento statisticamente rilevante dell’incidenza di alcune patologie. Inevitabile che il cosiddetto “piano di prevenzione di massa” che la giunta campana antipopolare Caldoro dovrà presentare entro il 9 maggio prossimo, attenendosi alla lettera della nuova normativa, dichiarerà paradossalmente “non a rischio” gli abitanti di Napoli e Caserta.
Tale legge va respinta anche perché non ha ascoltato una sola delle proposte avanzate dalle decine di Comitati campani in lotta, soprattutto quelli contro l’inceneritore a Giugliano, contro la militarizzazione del territorio e la riforma del codice ambientale, per l’introduzione della raccolta differenziata porta a porta supportata da un serio monitoraggio delle masse sul ciclo dei rifiuti, demandando in toto ai governi locali la gestione di tutta l’operazione sancita nella nuova legislazione nonostante gli evidenti e clamorosi fallimenti passati. A nostro avviso la parola su monitoraggio, rifiuti, bonifiche e raccolta differenziata porta a porta va data non alle istituzioni locali in camicia nera ma ai Comitati di massa presenti sul territorio cui spetta sia la prima che l’ultima parola su salute e ambiente del territorio.
12 febbraio 2014