Sparate nel mucchio pallottole di gomma e di piombo contro i migranti che attraversavano la frontiera a Ceuta
Giustiziati 15 migranti dalla polizia spagnola
Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio almeno 200 migranti si sono avvicinati dal territorio marocchino alla frontiera dell'enclave spagnola di Ceuta per tentare di entrarvi dalla parte della spiaggia di Tarajal dove il confine è protetto da un alto e lungo muro che si prolunga nel mare. Molti non sapevano nemmeno nuotare e si aiutavano con salvagente di fortuna. Non appena la polizia li ha individuati attraverso le telecamere di sorveglianza della frontiera li ha respinti sparando nel mucchio con i lacrimogeni e pallottole di gomma e di piombo; molti in preda al panico o per l'affondamento dei galleggianti di fortuna sono morti annegati.
Secondo le organizzazioni umanitarie locali e le testimonianze di alcuni migranti sarebbero 15 le vittime, giustiziate dalla guardia civil, uno dei peggiori massacri di disperati che dal territorio marocchino cercano di entrare nei territori spagnoli di Ceuta e Melilla la cui responsabilità ricade sul governo di destra di Rajoy che da Madrid, come d'altra parte il suo predecessore socialista Zapatero, difende con una brutale repressione i confini delle due enclave, residuo della dominazione coloniale spagnola in Africa.
ll ministro degli interni spagnolo Jorge Fernandez Diaz, a fronte delle proteste anche in Spagna per il massacro, negava qualsiasi responsabilità affermando che tutto era avvenuto dall'altra parte del muro dove la competenza è della polizia marocchina. Così come il delegato del governo spagnolo a Ceuta, Francisco Antonio González Pérez, sottolineava che "gli immigrati sono morti per asfissia da annegamento. Nessuno è riuscito ad entrare". E questo era ciò che importava a Madrid, non certo la vita dei migranti in fuga da fame e guerre in Africa che cercano di conquistarsi una opportunità in Europa.
In realtà una parte dei migranti era riuscita a raggiungere la spiaggia sul lato spagnolo ma la polizia li ha illegalmente rispediti direttamente in Marocco. Quelli che erano riusciti a tornare indietro sono stati picchiati dalla polizia marocchina.
Ceuta è una della 17 regioni autonome della Spagna, un fazzoletto di terra di meno di 20 chilometri quadrati, con poco più di 80 mila abitanti, affacciato sullo stretto di Gibilterra e col confine protetto da una doppia barriera di filo spinato recentemente rafforzata dal governo Rajoy con lame taglienti per impedirne lo scavalcamento. Nel Centro di Permanenza temporaneo, il lager di Ceuta, sono registrati poco più di 600 migranti. Molti di più, forse alcune migliaia, sopravvivono di stenti nelle foreste marocchine adiacenti a Ceuta e Melilla, aspettando il momento migliore per tentare il superamento della barriera di protezione.
Il monte Gurugú, nei pressi di Melilla, è stato bruciato molte volte la scorsa estate dalla polizia marocchina con l'obiettivo di distruggere i rifugi di fortuna costruiti dai migranti per spingerli ad andarsene. Ma non è certo la violenta repressione dalle due parti della frontiera che può fermare i disperati che cercano di passarla; gli ospedali di Nador e di Castillejo nei pressi di Ceuta ogni giorno curano molti feriti con gambe e testa rotti dalle manganellate della polizia o con ferite e tagli di vario genere. Uno dei risultati dei “successi” delle politiche di contenimento dell'immigrazione irregolare, secondo Madrid.
19 febbraio 2014