La Consulta boccia la Fini-Giovanardi
Legalizzare la produzione, la distribuzione e il consumo delle droghe leggere. Reprimere i santuari del grande spaccio
La Corte costituzionale ha bocciato la legge Fini-Giovanardi. Nello specifico sono state giudicate incostituzionali gli articoli 4-bis e 4-vicies ter del Dl 272/2005, convertito in legge dal parlamento con la 49/2006. Per ciò non sono più valide le modifiche apportate agli articoli 73, 13 e 14 del Testo unico in materia di stupefacenti (Dpr 309/1990).
La Consulta ha rilevato un vizio di procedura nella Fini-Giovanardi: le norme erano state inserite nel decreto legge (DL) sulle Olimpiadi invernali del 2006, con un emendamento estraneo "all'oggetto e alle finalità" del DL, violando così l'articolo 77, secondo comma, della Costituzione. Le norme aggiunte in sede di conversione, erano del tutto eterogenee rispetto al contenuto del DL e non erano supportate dalle ragioni di “necessità ed urgenza proprie del decreto”.
Portare fino in fondo la lotta
La legge oscurantista ed antipopolare Fini-Giovanardi viene cancellata. Si aprono tuttavia alcune questioni relative alle conseguenze che essa ha generato. Sono ben diecimila le persone condannate o in attesa di giudizio dal 2006 per reati legati alle droghe leggere e la stragrande maggioranza di essi sta scontando la pena in carcere. La loro vicenda non può passare in silenzio. Queste persone hanno subito un'enorme ingiustizia, sono state private della libertà, hanno vissuto in celle sovraffolate, in condizioni tremende. Vanno immediatamente rilasciate ed il procedimento legale nei loro confronti immediatamente archiviato. Ma non sarà semplice, soprattutto per i detenuti in attesa di giudizio e i condannati in via definitiva, solo questi ultimi potranno chiedere un incidente di esecuzione per la rideterminazione della pena. E' necessario che lo Stato preveda un risarcimento adeguato per loro e le loro famiglie. Noi chiediamo che i responsabili di tale obbrobrio antipopolare palesemente incostituzionale ne rispondano per vie legali, insieme a tutti coloro che hanno votato in parlamento la sua conversione in legge.
Si tratta certo di una vittoria, in quanto la Fini-Giovanardi aveva ancora una volta calpestato la volontà popolare sancita dal referendum. Ma se la Fini-Giovanardi è cancellata non così per l'idea reazionaria che ha portato alla sua formulazione, sostenuta dall'ex-governo Letta-Alfano e che sta alla base di quella legge è ancora viva e vegeta e trasuda anche dalla legge Iervolino-Vassalli, nonostante essa sia stata modificata dal referendum del '93 che ha imposto pene più basse per le droghe leggere. Infatti, approvata nel 1990, la legge 162 iniziò il clima da "caccia" ai tossicodipendenti col risultato che una valanga di consumatori e piccoli spacciatori ha varcato la soglia delle "patrie galere", ingolfando gli uffici giudiziari, alle prese con un'infinità di piccoli procedimenti invece che con i grandi reati, i grandi scandali e crimini. Il referendum abrogativo del 1992 vincendo con un risultato schiacciante aveva garantito tuttavia la parziale depenalizzazione del consumo per uso personale. Veniva stralciata l'enorme mole di sanzioni, divieti e obblighi (art. 75-120 e 121) inflitti al consumatore che "rifiutava o interrompeva un programma terapeutico-riabilitativo". La vittoria referendaria fu importante ma parziale e insoddisfacente poiché, sebbene depenalizzato, resterà illecito il possesso e la detenzione per uso personale di droghe (anche leggere) e il tossicodipendente passibile di sanzioni, anche se esclusivamente amministrative.
La questione è ancora aperta, anche se una tappa vittoriosa è stata segnata. Bisogna adesso attaccare il sistema illegale ed antipopolare della Iervolino-Vassalli, per la legalizzazione e liberalizzazione delle droghe leggere, la totale depenalizzazione e la possibilità per i consumatori di coltivare per uso personale in casa la Cannabis, la prescrizione a fini terapeutici di hashish e marijuana da parte dei medici di base, degli ospedali e dei Sert, che vanno potenziati in fondi, strutture e personale. Solo ciò darebbe un efficace colpo alle narcomafie, protette dalle istituzioni del regime.
19 febbraio 2014