Bugie fasciste che mistificano la realtà
La verità rovesciata sulle foibe
Grasso e Boldrini capifila del coro anticomunista
Il 10 febbraio, in occasione del decimo anniversario del cosiddetto "giorno del ricordo'' istituito col voto unanime del parlamento nero il 30 marzo 2004 al fine di "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, l'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e la più complessa vicenda del confine orientale'', le massime istituzioni della seconda repubblica neofascista con alla testa il capo dello Stato Napolitano e i presidenti di Camera e Senato si sono uniti alla canea anticomunista e, in nome di una "memoria condivisa'' e di una "pacificazione nazionale'' tra antifascisti e fascisti attorno ai “valori della nazione”, della "patria'' e dell'imperialismo italiani, hanno rilanciato in grande stile le infami menzogne fasciste tese a mistificare la verità storica sugli infoibati (circa cinquecento) e sui fuoriusciti istriani e giuliano-dalmati, in tutto circa 35 mila persone in gran parte anticomunisti, fascisti, spie, traditori, delatori, collaborazionisti e personaggi compromessi con gli oppressori nazi-fascisti che a partire dal 1943 e poi ancora nel 1947, nel 1954 e fino al 1958 fuggirono dai territori della ex Jugoslavia per sottrarsi vigliaccamente al giudizio delle loro vittime.
Alla commemorazione solenne avvenuta in Senato alla presenza di Napolitano, il presidente Grasso ha detto fra l'altro: “Questa giornata è dedicata alla memoria di migliaia di italiani dell'Istria, del Quarnaro e della Dalmazia che, al termine del secondo conflitto mondiale, subirono indicibili violenze trovando, in molti, una morte atroce nelle foibe del Carso. Quanti riuscirono a sfuggire allo sterminio furono costretti all'esilio. La popolazione italiana di quella regione fu quasi cancellata e di quell'orrore non si è mantenuto il doveroso ricordo per anni. Questa giornata è un momento fondamentale di espressione dell'identità nazionale”.
Un giudizio a dir poco vergognoso che rovescia completamente la verità storica e arriva addirittura a confondere le vittime coi carnefici.
Un'infamia condivisa in pieno anche dalla presidente Boldrini (SEL) che addirittura è arrivata a dire che “con questa giornata le istituzioni compiono un atto riparatore perché quell`orrore è stato per troppo tempo rimosso e perfino negato. Migliaia di italiani vennero privati dei loro diritti, dei loro beni e della loro stessa vita. Tanti furono costretti a fuggire. A loro va la nostra gratitudine. Ricordare è essenziale affinché non si ricada più nella spirale dell`odio e della violenza”.
Non una parola sugli immani crimini commessi dai fascisti aggressori nei territori della ex Jugoslavia messi a ferro e fuoco a partire dagli anni '20 e poi ancora durante la feroce occupazione nazi-fascista iniziata nell'aprile del 1941.
Una feroce repressione fascista che lo stesso Mussolini aveva avviato col famigerato discorso del Teatro Ciscutti di Pola del 20 settembre 1920 in cui proclamò: “Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini italiani devono essere il Brennero, il Nevoso e le (Alpi) Dinariche. Dinariche, sì, le Dinariche della Dalmazia dimenticata!… Il nostro imperialismo vuole raggiungere i giusti confini segnati da Dio e dalla natura, e vuole espandersi nel Mediterraneo. Basta con le poesie. Basta con le minchionerie evangeliche”.
Si vogliono far passare come “martiri” alcune centinaia di infoibati, ma si fa silenzio assoluto sullo sterminio di oltre 340.000 civili slavi fucilati e massacrati dall’aprile 1941 all’inizio di settembre 1943 nel corso dei cosiddetti “rastrellamenti” ed operazioni di rappresaglia contro le forze partigiane insorte. Di altri 100.000 civili montenegrini, croati e sloveni deportati nei capi di concentramento approntati dalla primavera all’estate del 1942 dall’esercito italiano per rinchiudervi vecchi, donne e bambini colpevoli unicamente di essere congiunti e parenti dei “ribelli”. In quei campi disseminati dalle isole di Molat e Rab/Arbe in Dalmazia fino a Gonars nel Friuli ed altri in tutto lo Stivale, morirono di fame, di stenti e di epidemie circa 16.000 persone nel giro di poco più di un anno di deportazione. Si tace sulla feroce politica di snazionalizzazione forzata che costrinse all'esilio più di 80.000 sloveni, croati, tedeschi e ungheresi e anche alcune migliaia di comunisti italiani, antifascisti e oppositori del regime; si tace sulle violenze e le stragi compiute dagli aguzzini in camicia nera contro i civili perpetrate in base a “una ben ponderata politica repressiva” come testimonia ad esempio la famigerata circolare del generale Roatta del marzo 1942 nella quale si legge: “il trattamento da fare ai ribelli non deve essere sintetizzato nella formula dente per dente, ma bensì da quella testa per dente”. Mentre il generale Robotti, durante i rastrellamenti a tappeto nel giugno e agosto 1942, rimproverava alle truppe dell’XI Corpo d’Armata che: “Si ammazza troppo poco!” e ordinava l'“esecuzione di tutte le persone responsabili di attività comunista o sospettate tali e di internare di tutti gli sloveni per rimpiazzarli con gli italiani per far coincidere le frontiere razziali e politiche”.
Chi si deve vergognare non sono i contestatori del cantante e attore Simone Cristicchi autore di uno spregevole spettacolo teatrale, Magazzino 18, che ribalta completamente la verità storica sulle foibe e i fuoriusciti giuliano-dalmati; ma i segretari della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (PD) e Bruno Molea (SC) che si sono scagliati contro il giornale radio Rai colpevole, a loro dire, di aver dato poca copertura alla ricorrenza e di aver invitato in studio rappresentante dell’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani. Mentre i fascisti di Fratelli d'Italia hanno presentato “un`interrogazione in Commissione Vigilanza Rai per chiedere al presidente Tarantola e al direttore generale Gubitosi di riferire sulla vergognosa trasmissione mandata in onda nel corso della quale è stato intervistato uno dei vicepresidenti dell`Anpi al posto di un rappresentante delle associazioni degli esuli”.
26 febbraio 2014