Maria Elena Boschi, la fedelissima di Renzi alle “Riforme”
Maria Elena Boschi (PD, fedelissima di Renzi) è nominata Ministro delle riforme e dei rapporti con il Parlamento. Nasce a Montevarchi (Arezzo) nel gennaio 1981. Figlia di una famiglia bianca nella Toscana rossa. Il padre che approda al PD, dopo un passato nella DC, è dirigente della Coldiretti, direttore del consorzio del vino di San Giovanni e consigliere d’amministrazione di BancaEtruria. La madre, Stefania Agresti, è vicesindaco di Laterina (Arezzo), giunta di “centro-sinistra”.
La Boschi è uno dei più tipici prodotti della corsa renziana alla presidenza del consiglio, uno degli esempi più calzanti della rapacità del gruppo dirigente legato al Berlusconi democristiano.
I suoi principi politici e ideologici sono profondamente anticomunisti ed antioperai: “i comunisti non esistono più”.
Sono Firenze, dove si laurea in giurisprudenza, e Arezzo gli scenari della sua rampante corsa al potere borghese, iniziata grazie agli appoggi e alle entrature familiari. A Firenze approda, immediatamente dopo la laurea, ad uno degli studi civilisti più noti della città, il Tombari Laroma e associati, insieme a Francesco Bonifazi, altro fedelissimo di Renzi.
Alle primarie di Firenze del 2009 aveva appoggiato il dalemiano Michele Ventura, ex vicecapogruppo alla Camera. Con lei c’era anche Francesco Bonifazi, capo dello staff elettorale di Ventura, oggi tesoriere del PD. Dopo la trombatura del suo candidato disinvoltamente passa alla corte di Renzi che la chiama quale consulente a Palazzo Vecchio per curare la piratesca privatizzazione dell'azienda di trasporto pubblico Ataf. Spetta a lei aggirare i “cavilli” legali, da Renzi ritenuti dei lacciuoli che impedivano una rapida privatizzazione. La Boschi esegue le indicazioni del suo padrone e rende operativa una delle più disinvolte e sciagurate operazioni di privatizzazione che i lavoratori Ataf osteggeranno e combatteranno con una mobilitazione tuttora in corso.
La campionessa dell'improduttività pagata fior di quattrini pubblici si siede, nominata da Renzi, anche su una poltrona nel Consiglio di amministrazione di Publiacqua, la maggiore società idrica della Toscana, per 22 mila euro annui. Nel 2012 ha dichiarato un reddito di 90.000 euro. Il 4 giugno del 2013 rassegna le dimissioni proiettata verso ben altre poltrone.
Renzi le affida il compito di coordinatrice organizzativa della campagna per le iniziali primarie, quelle del 2012 contro Bersani. Le aveva definite “uno strumento democratico”, e tuttavia non si perita di aggirarle facendosi inserire alle politiche 2013 nella lista per la Camera in 16esima posizione. Un posto blindato che le consentirà di essere eletta senza problemi.
In parlamento entra nella Commissione Affari costituzionali, come segretario. Alla Camera viene incarica del ruolo delicato di ambasciatrice dei renziani con le fazioni rivali e diventa una delle principali artefici e sostenitrici della famigerata nuova legge elettorale l'Italicum, di cui discute direttamente con Raul Verdini.
Da dicembre 2013 è nella segreteria del PD.
Con questo curriculum, la spregiudicata anticomunista e antipopolare arrivista Maria Elena Boschi si propone come braccio destro di Renzi e, ne siamo certi, darà il suo micidiale contributo reazionario al completamento sul piano istituzionale dell'attuale seconda repubblica neofascista, presidenzialista e federalista, così come dettava il “Piano di rinascita democratica” e nello “Schema R” della P2.
26 febbraio 2014