Manifestano a Roma artigiani, commercianti e piccoli imprenditori
La devastante crisi economica e finanziaria capitalistica che le masse popolari italiane stanno vivendo sulle proprie spalle allarga le sue nefaste conseguenze anche sulle fasce della piccola borghesia, nei settori delle piccole e medie aziende, dei commercianti e degli artigiani. Sono proprio questi che in più occasioni, come “popolo delle partite Iva” o insieme al “movimento dei forconi” hanno fatto sentire la loro voce. Il 18 febbraio sono scesi decisamente in piazza in 60 mila, e forse più, per chiedere al nuovo presidente del consiglio, che di lì a poche ore sarebbe stato nominato e poi confermato, il Berlusconi democristiano Matteo Renzi, di tagliare il peso delle tasse, favorire l'accesso al credito, ridurre il peso della burocrazia e rilanciare investimenti e consumi.
Imprenditori, commercianti, artigiani e dipendenti di ogni tipo di aziende micro, piccole e medie, titolari di piccole attività balneari e guide turistiche, sono arrivati a Roma da tutta Italia, soprattutto dal Nord, per partecipare alla manifestazione che gli organizzatori di Rete Imprese Italia, che raggruppa le 5 maggiori associazioni di settore: Cassartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, hanno definito “un evento storico”.
Un corteo rumoroso e colorato con striscioni e scritte contro i politicanti e le istituzioni borghesi, migliaia le bandiere con i colori delle varie associazioni, i fischietti e i tamburi. Molti agitavano scope tricolori “per spazzare via le tasse”, altri si sono presentati con ombrelloni da spiaggia, in rappresentanza “delle 30 mila imprese del litorale italiano che occupano oltre 100 mila addetti”, protestano per “una errata interpretazione della direttiva Bolkestein che annovera tra i servizi le concessioni demaniali delle spiagge”. Tanti gli striscioni esposti nella piazza, alcuni srotolati dalle scalinate del Pincio: “Qui oggi per non chiudere sempre”, ma anche “Dittatori” e “Siamo alla der... Iva”. Moltissimi i manifestanti arrivati dalle zone terremotate e alluvionate dell'Emilia che ripetono “Ci avete lasciato soli ma siamo noi a portare avanti tutto”.
Nel tunnel della crisi qualcuno dei piccoli commercianti è diventato un punto di riferimento per le famiglie più povere, o per i pensionati sociali, come racconta il proprietario di tre supermercati marchigiani arrivato a Roma in uno dei 40 pullman provenienti da Fermo: “la situazione è talmente grave che noi ci sostituiamo allo Stato anche nel welfare, facendo credito alla marea di pensionati che non arrivano a fine mese. Eppure allo Stato abbiamo dovuto pagare le tasse anticipate al 100%. Viviamo nella marginalità e la nostra è diventata una guerra tra poveri”.
I dati forniti dalla Rete imprese Italia sono impressionanti: “La ricchezza prodotta è diminuita del 9%, quella pro capite dell'11,1%, il valore aggiunto dell’industria ridotto del 19,5%, il potere d’acquisto delle famiglie diminuito del 9,4%, la spesa familiare ridotta del 7,9%, la disoccupazione raddoppiata, quella giovanile oltre il 40%, mille al giorno le imprese che dall’inizio della crisi hanno cessato l’attività”. Nel 2013 sono state 372.000 le imprese che hanno chiuso, per la crisi economica e per “l'incapacità politica ed istituzionale di affrontare la situazione” gridano dal palco i rappresentanti degli organizzatori. E ancora: “Oggi qualcosa è cambiato, la politica non può fare finta di niente. Se non avremo risposte ci riproveremo ancora e saremo più numerosi e più determinati".
Siamo più che solidali a questa lotta che, come da loro detto, non deve indirizzarsi verso una guerra fra poveri ma unire la propria voce a quella degli operai, disoccupati, precari, pensionati, giovani e donne e lottare contro i veri responsabili della crisi e le loro istituzioni, oggi rappresentate dal governo del Berlusconi democristiano, Matteo Renzi.
26 febbraio 2014