Roberta Pinotti: Dal PCI revisionista all'esaltazione dell'imperialismo italiano
Il nuovo ministro della difesa, Roberta Pinotti (PD), genovese classe 1961, era già dal maggio 2013, sottosegretario di Stato alla Difesa nel governo Letta, durante il ministero di Mario Mauro.
Politicante borghese d'antico pelo, cattolica praticante, caposcout, è candidata, alla fine degli anni Ottanta, nella sua circoscrizione come indipendente nella lista PCI la “Sinistra per Sampierdarena”. Eletta, diviene vicepresidente del Consiglio circoscrizionale. Nell'89 si iscrive al PCI, che sta per diventare PDS. Passerà poi dal PDS ai DS (area “correntone”), al PD.
Diventa assessore alla scuola, alle politiche giovanili e sociali della Provincia di Genova, dal 1993 al 1997, e assessora alle Istituzioni scolastiche del comune di Genova dal 1997 al 1999. E' segretaria provinciale dei DS dal 1999 al 2001. Alle politiche del 2001 è eletta deputata alla Camera nel collegio Genova 7.
Riconfermata dopo le elezioni politiche del 2006, aderisce al gruppo parlamentare dell'Ulivo e viene nominata presidente della Commissione Difesa.
Nel 2007 è nominata Responsabile nazionale Difesa nella Segreteria nazionale del Segretario PD, Walter Veltroni, e nel 2009 capo dipartimento del PD alla difesa con il segretario Dario Franceschini, alla cui corrente, uscita sconfitta dal Congresso PD del 2009, apparteneva.
Intanto, rieletta in Senato nel 2008, viene nominata nel 2010 vicepresidente della Commissione Difesa del Senato.
Nel 2012 si presenta alle primarie per la candidatura a sindaco di Genova, ma ne esce sconfitta. Alle politiche del 2013 viene rieletta in Senato e il 2 maggio 2013 viene nominata Sottosegretaria al Ministero della Difesa nel Governo Letta-Berlusconi, rimanendovi anche nel Letta-Alfano.
Il primo pensiero, appena nominata ministro, è andato ai due fucilieri del battaglione S. Marco in attesa di giudizio India per aver sparato su due pescatori indiani, uccidendoli. "I maro' sono nel mio cuore", afferma, “Dobbiamo con forza riportarli a casa", perché sono trattenuti "ingiustamente". Ciò tanto per mettere in chiaro che lei è dalla parte dell'arrogante e violenta politica imperialista italiana che in cerca di falsi miti “dell'orgoglio nazionale” imperialista spaccia i due assassini in attesa di giudizio quasi per eroi.
Dietro la retorica sulla “prima donna ministro della Difesa”, si nasconde una carriera da militarista, guerrafondaia, imperialista, una sorta di Rambo istituzionale in gonnella. Sostenitrice accanita dei profitti dell'impresa bellica, la Pinotti è tra i dirigenti del PD, quella che più ha difeso lo shopping di micidiali armamenti deciso dagli ultimi governi, in primo luogo gli F35, nonché la presunta “necessità” della dismissione degli edifici militari, inutilizzati dall'esercito imperialista. Quest'ultima, secondo la Pinotti, andrebbe addirittura accelerata, in quanto non ci sarebbe “nessun motivo per tenerli; perché, se la Difesa non li usa, costituiscono una spesa e un aggravio di responsabilità”: in sostanza costituiscono solo spese, mentre la loro vendita consentirebbe lauti profitti all'esercito imperialista. Da senatrice ha votato a favore del rifinanziamento per le missioni militari all’estero nel 2011, di quella in Afghanistan nel 2009 e della partecipazione italiana alla missione di “osservatori militari delle Nazioni Unite” in Siria nel 2012.
Sul tema del MUOS ha assunto la stessa posizione del governo Letta: è interesse diretto dell'Italia la realizzazione dell’opera.
Accanita sostenitrice dell'esercito professionale caldeggiato dalla P2, la Pinotti, punta prevalentemente a organizzare un esercito più efficiente e flessibile. Tale progetto, tra l'altro, prevede il taglio del personale civile e militare in “esubero”. In una recente intervista ha dichiarato “Il modello attuale della Difesa è ancora fermo a 190 mila unità. Prevediamo con la revisione dello strumento militare, di scendere entro il 2024 a 150 mila”. Un esercito imperialista più snello ed attrezzato che non abbia più il compito della difesa, in quanto “non esiste più il problema di difendere i confini territoriali”, ma quello delle “alleanze internazionali” da sostenere, nello “scenario principale per l’Italia costituito dal Mediterraneo e dai Balcani”.
La folgorante carriera della Rambo in gonnella del PD risponde alle necessià di favorire gli interessi e il rinnovamento dell'esercito professionale della borghesia imperialista, dell'industria bellica e degli alti vertici dell'esercito interventista.
26 febbraio 2014