Con l'avallo di Napolitano affossata definitivamente la democrazia e l'elettoralismo borghesi
La Camera nera di Renzi e Berlusconi approva l'Italicum "fascistissimum"
La nuova legge elettorale è simile a quella mussoliniana Acerbo e peggio del porcellum
Sarà abolito il Senato
L'Italicum "fascistissimum", la legge elettorale frutto del patto tra Renzi e Berlusconi, ancor peggiore del porcellum e simile alla legge mussoliniana Acerbo, ha avuto il primo via libera il 12 marzo alla Camera e ora va in discussione al Senato. Per strappare il primo sì i due banditi hanno messo alla frusta la Camera, vincendo ogni “mal di pancia” e resistenza delle deputate e dei deputati, forti anche dell'avallo del presidenzialista Napolitano, che in via riservata ha già garantito loro la sua firma al provvedimento non appena avrà avuto l'approvazione definitiva del parlamento nero. E questo in barba agli evidenti vizi di incostituzionalità della legge, quali le liste bloccate, le alte soglie di sbarramento a danno dei partiti minori e l'abnorme premio di maggioranza per il vincitore, vizi che già la Corte costituzionale aveva stigmatizzato nel bocciare il porcellum.
In particolare Berlusconi ha dovuto fronteggiare la rivolta di una parte delle sue deputate, favorevoli insieme ad altre della maggioranza a modificare la legge per stabilire un'effettiva parità di genere nelle liste bloccate, cosa che peraltro non gli è stata molto difficile. Ma è stato soprattutto Renzi a dover fare duramente i conti con i riottosi, sia nella coalizione di governo che soprattutto all'interno del suo stesso partito, tanto da dover ricorrere a tutto il suo autoritarismo e la sua arroganza, ma anche ai vecchi metodi parlamentari democristiani, per averne ragione e salvare il patto con il neoduce.
Autoritarismo e vecchi metodi democristiani
Prima ancora che l'Italicum approdasse in aula, il Berlusconi democristiano aveva infatti dovuto domare la fronda degli alfaniani, che prima di andare avanti chiedevano garanzie sulla durata del governo, e dopo un'ulteriore trattativa con il neoduce aveva concesso al NCD che la nuova legge elettorale valesse solo per la Camera, così da rendere più difficili le elezioni anticipate prima dell'abolizione del Senato, che richiede tempi più lunghi. Ma in cambio aveva preteso che sia il NCD che la minoranza del PD ritirassero tutti i loro emendamenti, per approvare l'Italicum così com'era scritto nel patto con Berlusconi, e annunciando inoltre un'accelerazione sull'abolizione del Senato (“la prossima settimana ci saranno sorprese”, aveva detto in proposito).
Successivamente Renzi ha sconfitto anche la rivolta delle “quote rosa” nelle liste bloccate scoppiata tra le deputate del PD ed estesasi anche ad una parte di quelle di Forza Italia, con emendamenti che chiedevano di stabilire una rigida alternanza di genere nell'ordine delle candidature, o una parità di genere nella scelta dei capilista, o almeno una ripartizione 40/60. Questo perché trattandosi di liste con massimo 6 candidati, in pratica solo i capilista avranno probabilità di essere eletti, per cui anche garantendo il 50% di donne nelle liste basterà che i capilista siano scelti tra i maschi per mantenere l'attuale squilibrio in parlamento.
Ma Berlusconi non ne voleva neanche sentir parlare, e così Renzi, per accontentarlo senza perdere la faccia mettendosi apertamente contro le sue stesse parlamentari, da buon democristiano, per impallinare i loro emendamenti, è ricorso al più vecchio e infallibile dei sistemi: il voto segreto con franchi tiratori. E così infatti è andata, esattamente allo stesso modo e presumibilmente per le stesse mani dei 101 che tradirono Prodi nelle votazioni presidenziali: cioè col governo che “si rimetteva al voto dell'aula” e con un centinaio di franchi tiratori PD che nel segreto dell'urna facevano il lavoro sporco affossando insieme a FI tutti gli emendamenti sulle “quote rosa”.
Dopodiché, sempre a scrutinio segreto e con la stessa maggioranza di renziani e berlusconiani, sono stati affossati gli altri emendamenti sgraditi al neoduce: quello di Scelta civica sull'introduzione nella legge di una norma sul conflitto di interessi, e quello di Fratelli d'Italia sulla reintroduzione delle preferenze; mentre viceversa sono stati approvati tutti quelli che costituiscono il cuore dell'accordo Verdini-Boschi, dalle soglie di sbarramento al premio di maggioranza, dal doppio turno di ballottaggio al meccanismo di ripartizione dei seggi. É stato invece ritirato da FI l'emendamento “salva Lega”, quello che secondo l'accordo avrebbe permesso con un escamotage alla Lega Nord di superare la soglia di sbarramento nazionale del 4,5%. Ma solo perché, come ha rivelato il suo capogruppo Brunetta, “Il PD avrebbe votato contro, e c'è un accordo per far passare questo emendamento al Senato”.
Il ricatto Renziano alla minoranza PD
Comunque anche queste votazioni hanno evidenziato grosse spaccature in seno al PD, in particolare sulle preferenze, bocciate con solo 35 voti di scarto, 299 no contro 264 sì, quando sulla carta la maggioranza a favore dell'Italicum conta su ben 435 voti. Lo stesso Renzi era consapevole del grosso rischio, tanto che la mattina presto, prima delle votazioni, aveva fatto riunire l'assemblea dei parlamentari del PD per metterli tutti alla frusta: “Se qualcuno non vuole votare oggi lo deve spiegare bene fuori di qui”, aveva ammonito. “Vi chiedo, come PD, di chiudere oggi o questo ricadrà su di noi”, aveva aggiunto, cercando poi di indorare democristianamente la pillola promettendo che “al Senato ne riparleremo, di quote e di altro”. Sapendo benissimo, però, che al Senato il voto è palese, e che difficilmente i suoi avversari interni troveranno il coraggio di uscire allo scoperto e votargli contro.
Anche il modo ricattatorio e sporco con cui è stata imposta e fatta votare alla Camera contribuisce a rendere ancor più banditesca e infame questa legge, peggiore come abbiamo già detto del porcellum e più simile alla mussoliniana Acerbo. Peggiore del porcellum perché introduce delle soglie di sbarramento ancora più alte per eliminare i partiti minori: 4,5 % per i partiti facenti parte di coalizioni (era il 5% nel primo accordo Verdini-Boschi), 8% per i partiti che si presentano da soli, e 12% per le coalizioni. Soglie capestro studiate a tavolino per costringere i partiti più piccoli, se vogliono sperare di entrare in parlamento, a fare da portatori d'acqua a due soli partiti in campo, nella fattispecie il PD e Forza Italia, con grave menomazione dei principi di parità dei diritti e della rappresentatività sanciti nella Costituzione del 1948 (articoli 3, 49 e 51).
Secondo gli esperti di sistemi elettorali, con questa legge resterebbero oggi in parlamento solo tre partiti: PD, Forza Italia e M5S. Oltretutto, se non superano la soglia di sbarramento, i voti dei piccoli partiti delle coalizioni sarebbero ripartiti lo stesso ai partiti alleati più forti per l'assegnazione dei seggi, cosicché al danno di restare esclusi dal parlamento si aggiungerebbe la beffa di aver fatto loro da schiavetti.
Inoltre del porcellum mantiene anche le liste bloccate, sia pure riducendo il numero dei candidati ad un massimo di 6, per aggirare la sentenza della Consulta che impone di tutelare il diritto dell'elettore a non dover essere obbligato a votare candidati sconosciuti. Un principio, quello di poter decidere personalmente chi inserire e chi escludere dalle liste, che non a caso Renzi e Berlusconi difendono con le unghie e coi denti, avendo entrambi la stessa concezione padronale del partito.
Tra la legge-truffa e la legge Acerbo
E' una legge peggiore della legge-truffa democristiana del 1953, che almeno premiava il partito che raggiungeva già la metà dei voti, ma piuttosto simile alla legge Acerbo di mussoliniana memoria, perché in barba alla sentenza della Consulta mantiene un abnorme premio di maggioranza del 15% per chi raggiunge il 37% dei voti al primo turno, permettendo al vincitore di ottenere la maggioranza assoluta del 52% pur avendo solo poco più di un terzo dei voti validi; quota che in presenza di un astensionismo che ormai supera il 30%, si riduce al 37% del 70%, vale a dire al 25% dell'elettorato. A ben vedere la stessa percentuale con cui il partito di Mussolini si aggiudicò i 2/3 dei seggi in parlamento con la legge Acerbo nelle elezioni farsa del 1924. Che cosa rappresenta tutto ciò, se non l'affossamento definitivo della democrazia e dell'elettoralismo borghesi?
Oltretutto il 37% è una quota sfacciatamente tagliata su misura per il neoduce Berlusconi (nel primo accordo era il 35%), che infatti nei sondaggi è favorito e la vede già a portata di mano; mentre Renzi conta di impedirgli il colpaccio portandogli via una parte dei suoi stessi elettori affascinati da un Berlusconi più giovane, per poi batterlo al ballottaggio che lo vedrebbe favorito a sua volta. Ecco perché i due banditi sono così uniti e determinati a chiudere la partita dell'Italicum, come due giocatori di poker che si giocano la camicia pensando entrambi di avere la mano vincente.
E ciò rende anche molto probabile che incassata la legge e fatte le altre “riforme” istituzionali e costituzionali su cui si sono accordati – abolizione del Senato e “riforma” del titolo V della Costituzione – si mettano d'accordo anche per chiudere la legislatura e andare alle elezioni anticipate. Presumibilmente tra un anno da oggi, un tempo sufficientemente breve per Renzi per non farsi troppo logorare, e sufficientemente lungo per il delinquente di Arcore, per consentirgli di espiare la breve condanna ai servizi sociali e ripresentarsi “ripulito” all'appuntamento elettorale.
In ogni caso questa legge fascista affossa definitivamente la democrazia e l'elettoralismo borghesi.
12 marzo 2014