Travolto dall'inchiesta sulle tangenti si dimette il presidente dell’Agenzia spaziale
Dopo tre anni di denunce sindacali, bacchettato ripetutamente dalla Corte dei Conti che gli aveva rinfacciato “l’inutile dispendio di denaro pubblico”, il 7 febbraio, il presidente dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), Enrico Saggese, sponsorizzato dall'ex ministro fascista Maurizio Gasparri, è stato costretto a dimettersi in seguito al suo pesante coinvolgimento nell'inchiesta della procura di Roma che lo accusa di corruzione e concussione per gli appalti, le assunzioni e le nomine effettuate nel corso degli ultimi sei anni al vertice dealla prestigiosa agenzia pubblica che ha un badget 530 milioni di affari, commesse su satelliti e razzi da mandare in orbita.
Nell'avviso di garanzia gli inquirenti fra l'altro scrivono che "Saggese ha abusato del ruolo apicale rivestito nell'ente" per lucrare sugli appalti, le assunzioni e le nomine a favore di amici e parenti.
A incastrare Saggese è stato il responsabile dei rapporti istituzionali dell'Agenzia spaziale Roberto Borsa che nei mesi scorsi ha raccontato ai Pubblici ministeri (Pm) Paolo Ielo e Mario Palazzi il grande verminaio dell’Asi.
“Un giorno - racconta Borsa ai Pm - mi sono arrivate, in forma anonima, delle fatture intestate alla società Get-It, dei genitori di Francesca e Mario Giacomo Sette (strettissimi collaboratori di Saggese anche loro indagati per corruzione, ndr). Avevo il dovere, ai sensi della legge anticorruzione, di riferire al mio superiore, Saggese. Sono entrato nel suo ufficio e ho detto: 'Enrico, ci sono queste, che facciamo?'. Da quel momento in poi sono stato vittima di uno spietato mobbing. La mia unità organizzativa, relazioni istituzionali, è scomparsa; a dicembre ho avuto una valutazione negativa. Dall’atmosfera e dai colloqui era chiaro l’invito a lasciare perdere”.
Fino ad allora tutto filava liscio ha messo a verbale Borsa. “I rapporti con Saggese erano ottimi, tanto che non ho esitato un istante ad andargli a dire che c’era qualcosa che non andava in quelle fatture”. Borsa racconta che tutto è iniziato nel 2009 “con una convenzione stipulata tra Asi e Finmeccanica in base alla quale 5 dipendenti della holding sono entrati nell’ufficio di presidenza. L’agenzia conferisce commesse alle aziende e il gruppo di piazza Montegrappa è tra queste. In molti si sono chiesti se fosse opportuno che nei ruoli chiave dell’Asi sedesse gente di Finmeccanica. La cosa era stata sollevata anche dal responsabile dell’anticorruzione. Abbiamo subito l’occupazione di una parte di quella che qui tutti chiamano la 'frangia deviata' di Finmeccanica... Noi facciamo un lavoro stupendo, siamo una delle basi della conoscenza scientifica. Era terribile che tutto questo venisse sporcato: questa agenzia è e può essere un punto di riferimento del comparto spaziale internazionale”.
Nel registro degli indagati si contano ad oggi sette persone tutte accusate di corruzione e concussione, mentre le indagini hanno fatto emergere un vorticoso giro di appalti truccati affidati da Saggese e dai suoi uomini a una serie di aziende da loro stessi controllate e tra cui spiccano le romane Art Work communication, relazioni esterne, fornitore di hostess per convegni, la Sistina Travel che con Saggese era diventata la biglietteria dell'Agenzia spaziale, la Triumph comunicazione& congressi e la Space Engineering, tecnologie radar. Quindi, la torinese Eurofiere, azienda di design, e la californiana 9Pm, sedi a Milano, eventi e intrattenimento. Queste sei società nel cerchio del presidente Saggese organizzavano ricche fiere nel mondo - per un congresso a Napoli sono stati spesi 4 milioni di euro - affidando sub-contratti alla Get-It di Torino, società gestita da Vittorio Sette ed Elena Oteri, scelti solo perché genitori di due protetti del grande capo: i fratelli Francesca e Mario Giacomo Sette, diventati addetti stampa, lui soprannominato "Curriculum Zero" visti i titoli che poteva vantare (era un bravo ballerino). La famiglia Sette è stata indagata in blocco e con loro i legali rappresentanti di alcune imprese del giro: Salvatore Marascia e Alfiero Pignataro, che pochi giorni fa ha dato a Saggese una carta di credito ricaricabile.
Le consulenze della Get-It, fatturate, non esistevano. Quei pagamenti, secondo l'accusa, servivano a pagare le tangenti a Saggese e i suoi e quando Borsa ha visto le "strane fatture" e ha provato a chiederne conto al presidente Saggese, questi ha minacciato: "Fatti gli affari tuoi se non vuoi avere guai professionali". Ma Borsa non si è lasciato intimorire e ha portato le carte in procura.
Al vaglio degli inquirenti ci sono anche i lussuosi viaggi familiari (trentatré persone portate per venti giorni a Vanderberg, in California, per il lancio di un satellite mai avvenuto: 1,1 milioni spesi), gli stipendi da capogiro (Saggese, già presidente dell'Asi a 80 mila euro l'anno e con una pensione da Finmeccanica, si è preso altre 90 mila euro con la presidenza del controllato Cira), di assunzioni di amici An (Enzo Savarese sempre al Cira), di portaborse distaccati alla presidenza del Consiglio a 23 mila euro al mese (l'ex finiano Antonio Menè).
Sotto sequestro anche il dossier sui viaggi negli Stati Uniti degli ultimi tre anni, gli atti della gara vinta dalla società tedesca Ohb e una serie di contratti di consulenza (tra cui quello del professor Mariano Bizzarri, ricercatore della Sapienza di area An), e di nomina (compreso l'attuale direttore generale dell'Agenzia, Fabrizio Tuzi).
19 marzo 2014