Dopo la morte di un giovane colpito dai lacrimogeni della polizia nel giugno scorso e divenuto simbolo della protesta di Gezi Park
Due milioni in piazza in Turchia contro il governo Erdogan
Oltre 400 gli arrestati
Sono stati quasi due milioni, secondo il quotidiano turco Hurriyet
online, i dimostranti che hanno dato vita l'11 e il 12 marzo a manifestazioni di protesta e cordoglio in almeno 53 città in tutto il paese dopo la morte del 15enne Berkin Elvan, il ragazzo simbolo della repressione di Gezi Park a Istanbul rimasto nove mesi in coma dopo essere stato colpito da un candelotto lacrimogeno. Manifestazioni e duri scontri con la polizia si sono registrati in particolare a Istanbul, Ankara e Smirne con diverse decine di feriti e l'arresto di 417 dimostranti.
Con la morte del ragazzo sono diventati 8 i morti nelle proteste dello scorso anno, iniziate il 27 maggio dopo un violento intervento della polizia che aveva disperso a manganellate, lacrimogeni e cannoni ad acqua il sit-in di protesta contro il taglio degli alberi di Gezi Park, il parco della centrale piazza Taksim a Istanbul, che avrebbe dovuto cedere il posto alla speculazione edilizia. La protesta per la brutale repressione poliziesca si era moltiplicata in breve tempo in tutto il paese percorso da cortei contro il governo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan.
Il bilancio ufficiale delle proteste si era fermato a 7 morti, oltre 8 mila feriti e centinaia di fermati e arrestati. Durante una di queste manifestazioni, il 16 giugno, il giovane che era uscito di casa per andare a comprare il pane, era stato colpito alla testa da uno dei lacrimogeni che la criminale polizia di Erdogan sparava a altezza d'uomo con l'intenzione di uccidere. Da allora era in stato di coma in un'ospedale di Istanbul di fronte al quale spesso si radunavano ancora molti manifestanti per esprimere la loro solidarietà e tenere vivo il ricordo della protesta. Manifestanti che erano aumentati di numero ai primi di marzo quando le condizioni del giovane erano peggiorate. E l'11 marzo alla notizia della sua morte centinaia di manifestanti riuniti davanti l'ospedale hanno dato vita alla prima protesta rispondendo con il lancio di sassi alle cariche e al lancio dei lacrimogeni della polizia che voleva disperderli. E le piazze di tutto il paese sono tornate a incendiarsi chiedendo la condanna dei responsabili dell'assassinio del giovane e le dimissioni del primo ministro Erdogan e del suo governo.
Forti le proteste nel quartiere popolare di Okmeydani, a Istanbul, abitato dalla minoranza alevita di cui il ragazzo faceva parte. Proteste e scontri in molte città da quelle principali Istanbul e Ankara alle minori, Adana, Mersin, Smirne, Eskisehir, Antiochia, Antalya, Bursa. Almeno 20 i feriti negli scontri e oltre 150 manifestanti arrestati.
Altrettanto partecipate e combattive le manifestazioni di solidarietà e di cordoglio del 12 marzo in tutto il paese in occasione dei funerali del giovane Berkin accompagnato nel quartiere di Okmeydani a Istanbul dai negozi che abbassavano le saracinesche in segno di lutto. In prima fila nelle manifestazioni e negli scontri gli studenti di scuole secondarie e università in particolare a Istanbul e Ankara. A fine giornata si conteranno altri feriti e arrestati. Una decina di manifestazioni di protesta si svolgevano in concomitanza coi funerali anche in diverse capitali estere, da Parigi a Londra, Vienna, New York, Berlino e Stoccolma.
19 marzo 2014