Avrebbe gonfiato rimborsi di spesa per altri 50 mila euro
Nuove accuse per la sottosegretaria renziana Barracciu
Si aggrava il coinvolgimento della sottosegretaria renziana alla Cultura Francesca Barracciu nell’inchiesta sulla rimborsopoli alla Regione Sardegna.
Il 14 marzo il Pubblico ministero (Pm) di Cagliari Marco Cocco ha convocato in gran segreto l’ex consigliere regionale e parlamentare europea piddina, indagata per peculato aggravato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi sui gruppi consiliari della Regione Sardegna, per contestargli altre spese ingiustificate e nuovi reati. Tra le nuove accuse quella di aver sperperato senza giustificazione altri 50 mila euro, oltre ai 33mila per i quali è già indagata da sei mesi. Ma non è tutto. Perché adesso i magistrati sulla base delle nuove risultanze investigative accusano la Barracciu di aver anche mentito spudoratamente quando il 6 dicembre scorso nella sua memoria difensiva ha sostenuto di aver speso 33mila euro, tra il 2006 e il 2009, in viaggi politici e istituzionali.
La Barracciu, per esempio, sostiene di essere stata in diverse circostanze in una città dell’isola a parlare di politica, ma la sua carta di credito dimostra che si trovava da tutt’altra parte, quasi sempre a Cagliari. Stessa anomalia nel registro-presenze dell’assemblea regionale. In passato aveva sempre sostenuto di aver usato i rimborsi spese dei gruppi politici in consiglio per rimborsi carburante. Ma adesso la magistratura sarda le contesta ulteriori «impieghi» di denaro pubblico.
All’ex vincitrice delle primarie, poi costretta, proprio perché indagata, a fare un passo indietro ma ripescata come sottosegretaria nel governo Renzi, gli inquirenti contestano altre incongruenze tra la sua memoria difensiva e gli accertamenti condotti dalla Finanza. Come un “buco” piuttosto significativo nella rete di appuntamenti politici. Per esempio in una data indicata con precisione nella relazione difensiva non era in Sardegna ma all’estero, eppure risulta un viaggio in auto e il relativo rimborso per il chilometraggio, richiesto e calcolato secondo le tabelle Aci come tutti gli altri.
Secondo i Pm: lei era a Cagliari, dunque non c’era nessuna benzina da rimborsare. Lei si è giustificata sostenendo che si trattava di spese fatte prima di partire per la missione o dopo il rientro. Una linea difensiva giudicata inconsistente dal Pm Cocco, che in virtù dell'evidenza della prova, sembra orientato a procedere con la richiesta di rito immediato.
E meno male che la Barracciu, al momento di prestare giuramento a Palazzo Chigi aveva assicurato che era pronta a entrare nella squadra di governo “perché con i magistrati ho chiarito tutto”. Renzi “si fida” e la difende a spada tratta mentre il ministro dei Rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi in risposta a un’interrogazione del M5S proprio sulla Barracciu il 5 marzo scorso è arrivata a dichiarare in Aula: “Non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari solo sulla base di un avviso di garanzia... All'esito del procedimento il governo valuterà se chiedere le dimissioni”.
Insomma, checché ne dicano Renzi e la Boschi, la Barracciu da leader dei rottamatori renziani in Sardegna potrebbe presto finire lei stessa nella “discarica” giudiziaria di Cagliari.
Renziana della prima ora, dopo l’esperienza da consigliere regionale si è candidata alle Europee nel 2009, ma è entrata a Strasburgo solo un anno e mezzo fa come prima dei non eletti al posto di Rosario Crocetta eletto governatore in Sicilia. Sei mesi fa ha conquistato alle primarie del “centro-sinistra” il ruolo di sfidante del governatore uscente berlusconiano Ugo Cappellacci. Ma poche ore dopo il trionfo, mentre parla del suo futuro a Ballarò, la informano che a suo carico c’è un avviso di garanzia. È accusata di peculato e di 33 mila euro non giustificati.
Renzi spedisce in Sardegna il suo emissario, Stefano Bonaccini, e lo incarica di risolvere il problema: eliminare un candidato indagato e in calo di popolarità. Il 30 dicembre, in una drammatica resa dei conti a Oristano, la fanno fuori. Mentre il Pd mette in pista Francesco Pigliaru, che batterà Cappellacci. Barracciu non si arrende e il 4 gennaio incontra a Firenze Renzi e ottiene la promessa di un assessorato di rilievo nella nuova Giunta regionale sarda di Pigliaru che ribatte: “non accetto indagati nel mio governo” salvo poi accettare l'elezione a presidente del consiglio regionale della Sardegna del piddino Gianfranco Ganau, ex sindaco di Sassari, rinviato a giudizio per falso e tentata concussione.
Nel frattempo nasce il governo Renzi che le offre addirittura un bel “risarcimento con gli interessi” nominandola sottosegretario alla Cultura. Una “promozione” che ha destato non pochi mal di pancia dentro il Pd e in particolare da parte della pattuglia di parlamentari Pd sardi: Silvio Lai, Siro Marrocu, Marco Meloni e Francesco Sanna, indagati insieme alla Barracciu per lo stesso reato e tutti chiamati a rispondere di rimborsi fasulli per cifre dai 30 ai 90 mila euro ciascuno.
Mentre nel governo sono già quattro i sottosegretari indagati, tutti del Pd. Altri due, come la Baracciu, sono entrati nelle inchieste sui rimborsi dei consigli regionali. Si tratta di Umberto Del Basso De Caro, sottosegretario ai Trasporti, e Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute. Filippo Bubbico, confermato viceministro dell’Interno, è invece sotto inchiesta per abuso d’ufficio.
26 marzo 2014