L’ex sottosegretario all’Economia è già sotto accusa per concorso esterno in associazione camorristica
Arrestato Cosentino per il reato di estorsione con l’utilizzo del metodo mafioso
In carcere anche i fratelli Giovanni e Antonio
Lo scorso 3 aprile è tornato in carcere l'ex sottosegretario all'Economia del governo del neoduce Berlusconi, Nicola Cosentino, attuale leader di Forza Campania (il gruppo di “dissidenti” di Forza Italia), arrestato insieme ai fratelli Giovanni e Antonio. Questa volta la Procura di Napoli ha ipotizzato i reati di estorsione e concorrenza sleale con metodo mafioso nel settore dei distributori di carburanti in provincia di Caserta. Le indagini, coordinate dai pm della Direzione Distrettuale Antimafia Antonello Ardituro, Fabrizio Vanorio e Francesco Curcio, erano partite lo scorso gennaio e hanno portato alla emissione di una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Cosentino, cui si aggiungono altre 13 misure restrittive della libertà personale nei confronti di altrettante persone, tra cui Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di Michele, boss del clan dei Casalesi. La famiglia Cosentino, proprietaria di vari distributori di carburante, avrebbe agito con pratiche commerciali lesive della concorrenza, tanto che i fratelli Cosentino, in concorso con dirigenti pubblici, funzionari della Regione e del Comune di Casal di Principe, e complicità di funzionari della azienda “Q8”, hanno ottenuto rapidamente il rilascio di permessi e licenze per costruire impianti, anche quando c'erano cause ostative. L’attività mafiosa si cristallizzava con la costrizione, da parte della famiglia Cosentino, di amministratori e funzionari pubblici locali a impedire o rallentare la costruzione di impianti di aziende concorrenti anche con atti amministrativi illegittimi. L’inchiesta della magistratura napoletana è partita dalla denuncia del proprietario di una stazione di servizio in corso di costruzione a Villa Briano, Luigi Gallo, il cui racconto ha trovato riscontri nelle indagini, confortato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.
Colpiscono gli episodi contestati al plurinquisito ex parlamentare della casa del fascio come quello relativo a Cosentino e l'ex prefetto di Caserta Maria Elena Stasi che convocarono l'allora sindaco di Villa di Briano (Caserta) nell'ufficio della prefettura di Caserta intimandogli di provvedere alla rimozione dell'incarico del tecnico comunale che aveva rilasciato l'autorizzazione all'imprenditore concorrente Luigi Gallo, per la realizzazione della stazione di servizio che impediva di fatto ai fratelli Cosentino la realizzazione di un impianto analogo a Casal di Principe. Il tecnico comunale Nicola Magliulo era "colpevole" anche di aver resistito alle incessanti pressioni esercitate dai Cosentino e da Luigi Letizia per revocare l'autorizzazione, scrive il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. In caso di mancata rimozione dall'incarico di tecnico comunale, Cosentino e Stasi avrebbero minacciato "azioni ritorsive" da parte dello stesso fedelissimo del neoduce Berlusconi e della prefettura di Caserta contro l'amministrazione comunale di Villa di Briano.
La Procura di Napoli ha precisato in un comunicato che “Nicola Cosentino si sia attivamente interessato per l'andamento degli affari delle imprese di famiglia, circostanza finora sempre negata dallo stesso indagato e l'ulteriore circostanza costituita dalle risultanze dell'analisi di alcuni recenti tabulati telefonici che danno atto dei frequenti contatti del Cosentino, anche nel periodo in cui era agli arresti domiciliari, con importanti esponenti della politica e delle istituzioni locali e nazionali, comprovandosi in tal modo il persistente svolgimento, da parte dello stesso, di attività politica”.
Nicola Cosentino, conosciuto con il soprannome di “Nick o’mericano” (Nicola l’americano), è parente acquisito di diversi camorristi: suo fratello Mario è infatti sposato con Mirella Russo, sorella del boss dei casalesi Giuseppe Russo (detto “Peppe O' Padrino”), che sta scontando un ergastolo per omicidio e associazione mafiosa. Pendono sul suo capo sia una inchiesta sulla P3, tutt’ora in corso, per cui la figura di Cosentino fu sostenuta da alcuni faccendieri facenti capo al piduista Flavio Carboni per la sua candidatura a presidente della Regione Campania con dossier per screditare l’attuale presidente Caldoro. A ciò si aggiungono due inchieste per i reati di concorso esterno in associazione camorristica, reimpiego di capitali e corruzione aggravati.
Significativa la dichiarazione di Pietro Valente editore del libro su Cosentino “Il Casalese” per il quale sia l’ex viceministro che la famiglia avevano chiesto un risarcimento danni milionario: “l’arresto dei fratelli Cosentino illumina di nuova luce una vicenda che a suo tempo ci vide oggetto di una vera e propria aggressione giudiziaria culminata con le richieste di sequestro e distruzione delle copie del volume “il Casalese” e il risarcimento di oltre un milione di euro di danni. Sull’Aversana Petroli e sulle spregiudicate iniziative imprenditoriali della famiglia Cosentino avevamo scritto più di due anni fa, denunciando tutte le opacità che si presentavano (…). Detto ciò - continua Valente - rileviamo che i reati contestati dai pm della DDA di Napoli all’amministratore dell’Aversana Petroli e a i suoi due fratelli in forza alla loro gravità meriterebbero una seria riflessione da parte di quanti hanno appoggiato e tutt’ora appoggiano un sistema politico che in Campania ha generato solo danni”.
9 aprile 2014