Manifestazione organizzata dalla Ces
In 50 mila a Bruxelles denunciano l'Europa dei sacrifici
Ma il sindacato europeo non mette in discussione la Ue che detta le politiche liberiste
Un lungo serpentone formato da circa 50 mila manifestanti provenienti da quasi tutti i paesi dell'Unione europea (Ue), financo dai lontani Portogallo, Bulgaria e Cipro, ha percorso le strade della capitale belga Bruxelles il 4 aprile per l'iniziativa promossa dalla Ces, la Confederazione europea dei sindacati, “contro le politiche di austerità e di rigore e per rivendicare scelte e decisioni di sviluppo e di crescita” che diano all’Europa “un nuovo corso”.
”L’austerità non funziona e ha causato una crisi economica e sociale crescente con oltre 26 milioni di europei disoccupati, 10 milioni più del 2008. I salari si sono ridotti in 18 dei 28 paesi dell’Unione mentre 7,5 milioni di giovani europei non studiano, né lavorano, né seguono una formazione professionale: una generazione perduta, che spesso deve emigrare per trovare impiego” ha denunciato il segretario generale della Ces Bernardette Segol. “Sono stati spesi 1.000 miliardi di euro per salvare il settore finanziario – ha spiegato Segol - e altri 1.000 miliardi di euro si perdono ogni anno a causa dell’evasione e della frode fiscale. È giunto il momento di spendere 250 miliardi di euro per l’occupazione di qualità e un buon futuro per i cittadini dell’Unione Europea”. Ovvero un investimento annuo del 2% del Pil dell’Unione europea per un periodo di dieci anni affinché il “nuovo corso” per l’Europa sia caratterizzato da un “piano per gli investimenti, la crescita sostenibile e occupazione di qualità; di buoni servizi nel settore pubblico e privato, di un corretto funzionamento dei servizi pubblici, con sistemi di welfare inclusivi ed istituzioni per ricerca e didattica innovative; della fine della frode e dell’evasione fiscale, di una tassazione equa per finanziare un piano di investimenti; della flessibilità nell’applicazione delle norme sul debito pubblico, se si realizzano investimenti”.
Un compito assegnato in particolare anche al prossimo parlamento europeo che uscirà dalle urne del 25 maggio; e qui casca l'asino. Se la denuncia dell'austerità e della politica di lacrime e sangue può essere in parte condivisa, come pure molte delle rivendicazioni, resta il fatto che non sono piovute dal cielo ma sono state imposte dal Consiglio e dalla Commissione Ue a tutti i paesi membri, e applicate con meticolosa solerzia dai governi della destra e della “sinistra” borghese dei 28 paesi membri. E con la complicità dell'europarlamento che solo lo scorso 13 marzo per la prima volta ha preso una posizione ufficiale sulle misure di austerità imposte a Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda, condannando a larga maggioranza il modo in cui gli investitori internazionali, il Fondo monetario internazionale (Fmi), la Commissione europea e Banca centrale europea (Bce), la famigerata troika, hanno gestito l’operazione. I superpagati parlamentari europei credono di essersi lavati la coscienza con una mozione ipocrita e inefficace che risponde casomai al loro desiderio di tornare da “verginelli” sui dorati scranni. Il nostro augurio è che siano delegittimati e seppelliti dalla valanga degli elettori che diserteranno le urne il prossimo 25 maggio.
Le istituzioni dell'imperialismo europeo sono al servizio della grande borghesia europea e contro le masse popolari e i lavoratori. Una distanza rimarcata anche dalle cariche con idranti e lacrimogeni da parte della polizia contro gruppi di manifestanti che al termine della manifestazione sindacale nel parco del Cinquantenario si erano diretti verso le vicine sedi della Commissione e del Consiglio europeo.
9 aprile 2014