Rapporto di Giovanni Scuderi alla 4ª Sessione plenaria allargata del 5° Comitato centrale del PMLI
La situazione del Partito e le elezioni europee e amministrative
Care compagne, cari compagni,
abbiamo appena concluso la discussione sul bilancio critico e autocritico dell'Attività vitale. Non c'erano più le condizioni per andare avanti, e quindi siamo stati costretti a chiuderla con grande sofferenza. Forse se fossimo intervenuti qualche anno prima avrebbe potuto continuare la sua opera benefica. Ciascuno, specie il massimo responsabile, tenga a mente gli errori compiuti per non commetterli mai più. Tutti noi non scordiamo la lezione, e mettiamola a frutto per eventuali analoghe attività di sostegno economico al Partito a livello nazionale e locale. Il cuore della lezione è che in qualsiasi attività del Partito, diretta o indiretta, ci devono essere al primo posto la direzione del Partito, la politica proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista e il coinvolgimento pieno e attivo dei compagni che vi partecipano.
L'Attività vitale è stata una grande ed epica impresa che rimarrà negli annali della storia del Partito. Le compagne e i compagni che vi hanno preso parte, nessuno escluso e inclusa la compagna Monica Martenghi coinvolta indirettamente, affrontando sacrifici e rinunce, in più casi a limite dell'umano, costituiscono un sublime esempio di abnegazione proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista. Essi rimarranno per sempre nel cuore del Partito.
E' la quarta volta che ci riuniamo in Sessione plenaria dopo il 5° Congresso nazionale del PMLI. L'ultima volta è stato esattamente tre anni fa. Purtroppo, per il lavoro ordinario che assorbe ciascuno di noi e per motivi economici, non è stato possibile riunirci più spesso come sarebbe stato necessario e utile.
Come ricorderete, nella prima Sessione plenaria abbiamo eletto l'Ufficio politico, nominati i membri della futura Segreteria generale, stabilito l'organigramma del Comitato centrale, nominati la direzione e i membri della Redazione centrale de “Il Bolscevico”, del Comitato provinciale di Firenze e della Segreteria tecnica del Comitato centrale e dell'Ufficio politico.
Nella seconda Sessione plenaria ci siamo occupati del lavoro operaio e sindacale sulla base di un importante rapporto del compagno Emanuele Sala. Nella terza Sessione plenaria abbiamo discusso e approvato un documento sui giovani, grazie al contributo determinante del compagno Federico Picerni, nuovo Responsabile del lavoro giovanile del Partito.
Attraverso queste due ultime Sessioni siamo così riusciti a impostare il lavoro nei due fronti su cui tutto il Partito si deve concentrare, come stabilito dall'ultimo Congresso.
Questa Sessione ha il compito di analizzare la situazione attuale del Partito e stabilire le cose fondamentali che bisogna fare, per migliorare il lavoro ai vari livelli che ci attende nel prossimo tratto di strada della nostra Lunga Marcia politica e organizzativa.
Le contraddizioni nel Partito
Dopo il 5° Congresso sono esplose all'interno del Partito diverse contraddizioni. Quelle più gravi sono apparse nell'Ufficio politico. Come è già stato reso pubblico, un paio sono state risolte positivamente. Si trattava di contraddizioni in seno al popolo. La terza, quella antagonistica, non è stato possibile risolverla perché Enrico Gianino, che l'aveva sollevata, non ne aveva la volontà politica. Tanto è vero che poco dopo ha abbandonato il Partito collocandosi unilateralmente come simpatizzante. Ma solo a parole perché si è dileguato. Egli aveva messo in discussione punti fondamentali della linea generale del Partito quali l'analisi della situazione nazionale e della borghesia, l'individuazione del nemico principale a livello nazionale e nel Mezzogiorno, la composizione del fronte unito, la storia del federalismo, l'astensionismo elettorale, il giudizio sulla giunta De Magistris e su Stalin, il revisionismo, il centralismo democratico, i metodi di lotta, la critica e l'autocritica.
Luca Martinelli e Massimiliano Luce, membri del CC, hanno abbandonato il Partito, una volta smascherati e sconfitti. In combutta tra di loro avevano cercato di impadronirsi del Comitato Lombardo e di imporre la loro linea revisionista e piccolo borghese al Partito.
A livello di base hanno abbandonato il Partito l'oscuro Chris Meloni, Ala e Ede. Anche loro non hanno retto alle critiche del Partito. Il primo aveva posizioni avventuriste e “ultrasinistre” ed ha distrutto la nostra prima cellula all'estero, a Londra. La seconda aveva posizioni opportuniste piccolo borghesi riguardo la disciplina proletaria e il centralismo democratico. Aveva esordito come militante molto bene, e per questo era stata promossa a membro della Redazione centrale de “Il Bolscevico”, accettando anche di trasferirsi a Firenze. Poi è crollata alla prima critica. Si è collocata unilateralmente come simpatizzante del Partito, ma è sparita completamente. Non ha nemmeno risposto alla mail del Centro che le chiedeva di riflettere sulle contraddizioni e sulla sua decisione. La terza non faceva alcuna attività di Partito.
Non siamo ancora riusciti a risolvere una contraddizione con una Cellula. In sostanza la Cellula aveva dei problemi riguardo la linea del Partito sulla commemorazione del 60° Anniversario della scomparsa di Stalin.
In data 21 ottobre dell'anno scorso la Cellula si è autocriticata, l'Ufficio politico però non l'ha ritenuto soddisfacente.
Ormai sappiamo per esperienza diretta che le contraddizioni nel Partito sono normali e non dobbiamo temerle, riflettono le contraddizioni che esistono nella società. Dobbiamo però migliorarci nel trattarle correttamente, nel rispetto del centralismo democratico e col metodo della critica e dell'autocritica, per evitare il rischio che degenerino e che diventino antagonistiche. Unità-critica-unità è il principio che deve guidarci per risolvere le contraddizioni nel Partito. Quando non riusciamo a risolverle e ciascuno rimane sulle sue posizioni, non dobbiamo rompere i rapporti politici e personali con i compagni. Dobbiamo adoperarci per mantenerli nel supremo interesse della causa. Finché siamo nel Partito dobbiamo sempre collaborare tra di noi. Lasciando al tempo, ai nuovi avvenimenti stabilire chi aveva ragione e chi torto.
In ogni caso occorre rispettare la volontà della maggioranza, senza tuttavia rinunciare a portare la maggioranza sulle proprie posizioni quando i fatti, i nuovi avvenimenti dimostrano che essa aveva torto. In ultima analisi, è la pratica che stabilisce chi è nel giusto e chi è nell'errore. Comunque, finché il Partito è rosso, dobbiamo rimanere uniti e lavorare uniti per il trionfo del socialismo in Italia.
Le vittorie del Partito
Il Comitato centrale è ora più forte. Perché ci siamo ripuliti di tre elementi non marxisti-leninisti e abbiamo ammesso nuovo sangue proletario con la cooptazione del compagno Alessandro, un giovane operaio che si è distinto nel lavoro di base e intermedio e che ha già dimostrato di essere una solida “spalla” del compagno Picerni nel lavoro giovanile.
Su questo fronte, con la ricostituzione, dopo 14 anni, della Commissione giovani del CC, il Partito ha riaperto le ali. Onore e gloria ai compagni che la compongono. Questa Commissione, in appena sei mesi è divenuta una Commissione modello sia per la sua direzione e vita interna, sia per la sua produzione politica, organizzativa e giornalistica. Un cumulo di lavoro impressionante e senza precedenti, considerando che i membri della Commissione hanno un lavoro professionale e svolgono tuttora il lavoro politico di base. Lo dobbiamo soprattutto al compagno Federico Picerni.
Come ho già avuto modo di dire in una nota su “Il Bolscevico” dal titolo “Imparare da Mao, propagandare il socialismo”, “egli è un esempio di giovane intellettuale marxista-leninista per nulla inquinato dall'individualismo e dal protagonismo personale, centralizzato, disciplinato, coscienzioso, modesto, responsabile, assolutamente disponibile alle necessità del Partito e consapevole della validità del gioco di squadra, per cui non è importante tanto chi marca il gol quanto la vittoria della squadra. Insomma un vero allievo di Mao e del PMLI, come dobbiamo essere tutti noi”.
L'ultimo bel regalo della Commissione giovani è il documento sul precariato, che potrebbe attirarci maggiori simpatie da parte degli interessati e dei giovani. Giustamente “Il Bolscevico” gli ha dato il massimo del rilievo politico e grafico. Ora va studiato individualmente e collettivamente da tutte le istanze intermedie e di base del Partito e propagandato tra i precari e gli studenti. Sarebbe un delitto politico non utilizzarlo a fondo come arma politica, ideologica, di lotta e di propaganda. Sfruttiamo tutte le possibilità di fronte unito che ci capitano sul tema del precariato. Non esitiamo a intervistare o a chiedere un parere a chi è disposto a discutere la nostra proposta di abolire il precariato. Invitiamo i simpatizzanti e gli amici del Partito precari o studenti a battersi per il successo della nostra proposta.
Peccato proprio che la Commissione giovani, dal prossimo settembre, per motivi di forza maggiore, non potrà proseguire con l'attuale ritmo di lavoro.
In occasione del XVII Congresso nazionale della CGIL, il lavoro sindacale del Partito ha ricevuto una grossa scossa. Nonostante la grave malattia agli occhi che ha colpito il compagno Emanuele Sala, la Commissione per il lavoro di massa del CC, ha rilanciato alla grande il lavoro sindacale del Partito grazie al contributo determinante del compagno operaio Andrea Cammilli.
Questo valoroso, generoso e sperimentato dirigente marxista-leninista ed esemplare sindacalista rosso, pur sobbarcandosi il maggior peso delle attività della sua Cellula, ha dimostrato di essere più che una “spalla” per il Responsabile della Commissione, ed ha confermato di avere delle alte qualità intellettuali, politiche, sindacali e giornalistiche. Bandendo ogni forma di individualismo inconsapevole e pratico e migliorando la centralizzazione e il gioco di squadra, egli è in grado di dare dei contributi sempre più grandi al fondamentale lavoro sul fronte operaio e sindacale.
Il documento della Commissione sul Congresso della CGIL e i tre articoli illustrativi di esso, che lo hanno visto totalmente impegnato, costituiscono una brillante vittoria politica e sindacale del Partito. Essi hanno consentito ai militanti e ai simpatizzanti del Partito di far giungere ai lavoratori e ai pensionati della CGIL la voce qualificata dei marxisti-leninisti e di riportare, in certi casi, delle vittorie.
Non siamo potuti andare oltre la partecipazione a un congresso nazionale di categoria perché non avevamo le forze sufficienti e perché in più casi erano solo i nostri compagni a rappresentare e sostenere il documento due della sinistra sindacale. E qui c'è da domandarsi: dov'erano i membri dei partiti e delle organizzazioni sedicenti comunisti? O non c'erano o erano camuffati tra le file del documento uno della destra riformista della Susanna Camusso. Ciò dimostra ancora una volta che i falsi comunisti non ci sono nella lotta di classe. Vivono solo di parole e di internet.
In questo congresso noi abbiamo accumulato una grande esperienza sindacale ed abbiamo constatato che nella CGIL ci sono occhi e orecchi bene attenti alla nostra linea sindacale, anche se ancora manca il coraggio di abbracciarla e di battersi per essa. Abbiamo fatto il massimo e di più non eravamo in grado di dare. Ai militanti e ai simpatizzanti che hanno preso parte alla battaglia contro la destra della CGIL, per unire la sinistra sindacale e per rilanciare la nostra proposta sindacale va l'elogio e il ringraziamento più caldi del CC, considerando anche il fatto che questi compagni si sono totalmente autofinanziati.
Il nostro lavoro sindacale non deve certo finire con la conclusione del Congresso della CGIL. Dobbiamo proseguirlo senza soluzione di continuità producendo documenti ad hoc, sviluppando il lavoro giornalistico, impegnandosi a fondo nei luoghi di lavoro dove siamo presenti, nella CGIL, nei movimenti dei precari e dei disoccupati, volantinando davanti alle fabbriche più avanzate e combattive. In particolare dobbiamo perseverare nella politica di fronte unito con la sinistra della CGIL, specie ora che il documento due ha finalmente riconosciuto che il governo Renzi è di destra.
Oggi la lotta contro la destra della CGIL per noi e per l'intera sinistra sindacale è più favorevole perché l'unità che in un primo tempo la Camusso aveva realizzato con la Fiom di Landini, la CGIL che vogliamo
di Rinaldini e Lavoro e Società
di Nicolosi non regge. Si sta sfaldando in conseguenza delle contraddizioni che ha creato la politica economica, sociale e sindacale del governo Renzi. Quadri nazionali, intermedi e di base hanno abbandonato o sono in procinto di abbandonare la CGIL e sono entrati nei “sindacati di base”, specie nella USB. Gian Paolo Patta ha lasciato Lavoro e Società
, di cui è uno dei fondatori, e si è spostato a sinistra verso la Fiom.
La destra della Camusso è infuriata e non sopporta dissensi alla sua sinistra, potrebbe arrivare a chiudere ogni spazio di movimento alla sinistra. Vedi il tentativo in atto di sanzionare persino Landini. Un'avvisaglia precongressuale si è avuta a Biella dove la FP-CGIL, come ha denunciato a suo tempo “Il Bolscevico”, ha negato il trasporto ai marxisti-leninisti locali, in particolare al compagno Gabriele Urban, nei suoi pullman alle manifestazioni regionali e nazionali. Ancora una volta esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni biellesi colpiti da questa odiosa discriminazione antimarxista-leninista, antisindacale e antidemocratica.
L'intera sinistra sindacale deve prepararsi a fronteggiare misure ancora più odiose, ma rimanendo dentro la CGIL. Una eventuale altra soluzione, in caso di situazioni estreme e insopportabili, dovrebbe essere discussa alla luce del sole con tutte le componenti del fronte della sinistra sindacale.
Per far bene e con successo il lavoro sindacale, abbiamo bisogno che la Commissione di massa faccia chiarezza al più presto sui temi sindacali di attualità quali la rappresentanza, il reddito di cittadinanza, il reddito minimo garantito, il salario minimo, il contratto unico, tenendo presente anche le posizioni dei “sindacati di base” che si trovano nei rispettivi siti. Sarebbe molto utile che la Commissione aggiornasse il dossier sulla linea sindacale del Partito prendendo come modello il dossier della Commissione giovani sulla linea giovanile e studentesca del Partito.
Sul piano politico, logistico e organizzativo abbiamo riportato una grande vittoria con l'apertura della nuova Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico” a Firenze. Una cosa negativa, la chiusura forzata di due sedi, una delle quali non ufficiale, si è trasformata in una cosa positiva. Per le finanze, per l'immagine del Partito e del suo organo, per la funzionalità, per il ricompattamento dei compagni residenti a Firenze.
La nuova Sede ci è costata un occhio della testa, molti sacrifici e tanta fatica da parte delle compagne e dei compagni che hanno partecipato al trasloco e che l'hanno attrezzata, ma ne è valsa la pena. Ora dobbiamo fare di tutto per mantenercela. La nostra speranza è di ricevere un aiuto da altri compagni perché i compagni di Firenze sono spremuti al massimo, e che non finiremo mai di ringraziare, in particolare il compagno Andrea che è divenuto il “Bancomat rosso” del Partito.
Sul piano politico, giornalistico e della propaganda abbiamo avuto un grave arretramento con la sospensione della pubblicazione cartacea de “Il Bolscevico”. Mancandoci i soldi per continuare a stamparlo, l'Ufficio politico non poteva che prendere questa dolorosissima decisione. Il Partito, in genere, ha reagito bene, pur profondamente dispiaciuto e amareggiato. I compagni non si sono persi d'animo e, sull'esempio di quelli della Romagna e di Catania, si sono via via adoperati per stampare le copie del giornale e per darle ai militanti e ai simpatizzanti attivi più anziani o che non hanno internet.
La mancanza de “Il Bolscevico” cartaceo indubbiamente ci priva di un fondamentale strumento della propaganda, ma non è determinante per il successo del nostro lavoro politico e organizzativo. Il fattore determinante per la vita e lo sviluppo del Partito è l'applicazione, con determinazione, perseveranza e intelligenza tattica, della linea del Partito negli ambienti di lavoro, di studio, di vita e negli organismi di massa, soprattutto in quelli sindacali e studenteschi.
Internet comunque ci ha salvati perché “Il Bolscevico” continua a vivere, più bello e più attraente di prima, sul sito del PMLI, grazie all'impegno delle nostre valorose Penne Rosse e ai generosi e valenti compagne e compagni grafici, informatici e fotografi che lo autoproducono.
A essi e a tutti coloro che lavorano per “Il Bolscevico”, compresi i corrispondenti locali, i collaboratori non membri del Partito e la correttrice delle bozze, esprimiamo la gratitudine e i ringraziamenti più profondi del Comitato centrale del Partito. Pensando in primo luogo al Direttore politico compagno Achille Zanieri, fedele e valente custode e trasmettitore della linea del Partito, alla Direttrice responsabile compagna Monica Martenghi, fondamentale elaboratrice e propagandista della linea femminile del Partito, preziosa memoria storica del Partito, insuperabile analista dei risultati elettorali, al Redattore capo compagno Loris Sottoscritti, straordinario, impeccabile e profondo commentatore della politica interna, al compagno Alessandro Casalini, campione di sintesi che ci illumina sulla politica estera. Tutte le Penne Rosse dovrebbero fare a gara per emularli, alzando il livello della loro produzione giornalistica, non sempre all'altezza della situazione, specie in un caso.
Naturalmente “Il Bolscevico”, come ogni altro settore del Partito, può ancora migliorare, soprattutto nei contenuti e nella formazione delle vecchie e nuove Penne Rosse membri e non del Partito. A questo proposito servirebbe svolgere delle riunioni periodiche di bilancio critico e autocritico, curare sistematicamente i collaboratori spontanei, aggiornare il dossier della linea giornalistica del Partito.
I tre problemi aperti
Per diventare un Gigante Rosso anche nel corpo, il Partito deve cercare di chiudere il più velocemente possibile i tre problemi che sono aperti: quello economico, quello dell'allargamento del gruppo di compagni che lavorano al Centro, quello del radicamento locale.
Il primo problema, che costituisce, com'è noto, il principale dei cinque grossi ostacoli che rallentano e rendono difficoltoso lo sviluppo del PMLI, con la perdita della principale fonte di finanziamento si è aggravato e al momento sembra irrisolvibile. Dipende dallo sviluppo del Partito, tuttavia dobbiamo continuare a insistere nell'appello ai nostri simpatizzanti e amici, ai sinceri fautori del socialismo a qualsiasi partito, gruppo o movimento essi appartengano a finanziare il PMLI, possibilmente con donazioni mensili o periodiche. Questo appello va trasmesso a chi viene in contatto col Partito durante i volantinaggi, i banchini e le nostre iniziative pubbliche. In questi casi nei “corpetti” e sui banchini è utile mettere un cartello con su scritto: Sottoscrivi per il PMLI per il trionfo della causa del socialismo in Italia. Questa parola d'ordine dovrebbe essere affissa anche nelle nostre sedi.
Il secondo problema, quello dell'allargamento del gruppo dei compagni che lavorano al Centro, divenuto estremamente urgente per il lavoro crescente, per l'età avanzata di alcuni dei suoi componenti e per gli impegni professionali di una compagna, si può risolvere solo se qualche dirigente nazionale si trasferisce a Firenze, ricercando però un lavoro professionale non molto duro e assorbente, in quanto non siamo in grado di finanziarlo. Speriamo che ciò sia possibile in un prossimo futuro almeno per due o tre compagni. Nel frattempo vedremo se possiamo usufruire per certi compiti tecnici e amministrativi di qualche compagno di base fiorentino. Stante questa situazione, purtroppo, il Centro non è in grado di fare di più di quello che sta facendo. Ed è già un “miracolo” che esso riesca a mantenere l'attuale livello e ritmo di lavoro.
Il terzo problema, quello del radicamento locale, si potrebbe risolvere anche subito, se le istanze e i compagni ritardatari e inadempienti capissero, e agissero di conseguenza, che lo sviluppo del Partito passa essenzialmente dalla nostra presenza attiva, combattiva e propositiva negli ambienti di lavoro, di studio e di vita. Il che significa che le istanze intermedie e di base si devono occupare dei problemi concreti e immediati delle masse di quegli ambienti e aiutare le masse a risolverle. Significa bombardare senza soluzione di continuità le giunte comunali e regionali mettendo a nudo le loro malefatte. Significa entrare nei movimenti di lotta, prendendo esempio dai compagni di Napoli, di Rufina, di Biella e di Castelvetro.
Date le nostre attuali forze, non possiamo occuparci di tutto, e quindi dobbiamo fare delle scelte, stabilire delle priorità e concentrarsi su di esse. Attualmente il problema principale che tormenta le masse, specie del Sud, è il lavoro. Su questo tema le istanze locali dovrebbero fare fuoco e fiamme attraverso denunce circostanziate, volantinaggi, banchini, comunicati stampa, articoli su “Il Bolscevico”, cercando di coinvolgere i disoccupati.
Dobbiamo sforzarci di unire, mobilitare e guidare le masse sulla base delle loro rivendicazioni attraverso le organizzazioni di massa da noi o da altri promossi, dentro e fuori i luoghi di lavoro e di studio, nei quartieri e nelle città. Praticando una larga politica delle alleanze e di fronte unito per isolare il nemico principale o l'avversario principale, unire tutte le forze che vi si oppongono, a cominciare da quelle della sinistra dei movimenti, neutralizzare le forze intermedie e stabilire un corretto programma di lavoro unitario.
Il lavoro di radicamento è sostanzialmente il lavoro di massa, che va fatto sulla base della parola d'ordine “Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare”.
Se facciamo queste tre cose e se sappiamo utilizzare bene i cinque assi che abbiamo in mano, rappresentati dai nostri Maestri, i risultati non possono non arrivare.
Tutto il Partito, a cominciare dal CC, dal'UP, dalle Commissioni centrali e da “Il Bolscevico”, deve migliorare il lavoro politico, organizzativo, di massa e giornalistico giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, articolo dopo articolo, inchiesta dopo inchiesta, bilancio dopo bilancio, lettura dopo lettura, sulla base della linea, delle indicazioni, delle misure del 5° Congresso nazionale. Privilegiando il megafono alla tastiera, consapevoli che il rapporto diretto, stretto, attivo e propositivo con le massa non è assolutamente surrogabile dalla rete, che è un semplice supporto e non il vero terreno della lotta di classe.
Sulle compagne e sui compagni di base, ai quali va il nostro caloroso e riconoscente saluto, pesano delle grosse responsabilità, ma le responsabilità maggiori gravano sulle spalle del Comitato centrale che deve dirigere, motivare, orientare, ispirare e sollecitare il radicamento e lo sviluppo del Partito.
Noi dirigenti nazionali del PMLI dobbiamo essere i migliori militanti del PMLI. I primi in tutto: nell'applicazione del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nella lotta contro il capitalismo e per il socialismo, nella lotta contro il revisionismo, l'individualismo, il frazionismo e il liberalismo, nella lotta contro il riformismo, l'elettoralismo, il parlamentarismo, il governismo, il pacifismo e il legalitarismo, nello studio rivoluzionario, nel sacrificio, nell'esempio, nel finanziare il Partito, nel gioco di squadra, nella disciplina proletaria, nel centralismo democratico, nella critica e nell'autocritica, nello stile di lavoro, nella vigilanza rivoluzionaria.
Noi dirigenti nazionali del PMLI dobbiamo rafforzare la nostra unità rivoluzionaria collettiva e personale parlandoci di più e consigliandoci a vicenda, non dando peso alle questioni caratteriali che non si riflettono in politica. In particolare devono farlo i membri della futura Segreteria generale del Partito. Dobbiamo assolutamente evitare che si verifichino casi come quelli di cui abbiamo parlato nella precedente relazione di questa mattina. Dobbiamo essere coscienti che è necessario aprire una nuova fase di unità e collaborazione rivoluzionarie a livello politico e personale nel Comitato centrale per imprimere uno slancio rivoluzionario e marxista-leninista ancora più forte al nostro lavoro, per dare un corpo da Gigante Rosso al PMLI.
Tutti noi dirigenti nazionali del PMLI dobbiamo interessarci e curare gli affari generali del Partito. E' un errore capitale lasciarli in mano a pochi dirigenti o al solo Segretario generale. I più giovani dirigenti nazionali devono cominciare a pensare che arriverà inevitabilmente il giorno in cui dovranno succedere ai compagni che lasceranno le massime cariche dirigenti, e quindi devono prepararsi adeguatamente.
Tutti noi dirigenti nazionali del PMLI dobbiamo diventare degli specialisti rossi nelle materie di cui ci occupiamo. Per rendere il Partito più forte, autorevole ed efficace in più campi e per accrescere la cultura rivoluzionaria di tutto il Partito.
Statuto alla mano, noi dirigenti nazionali del PMLI dobbiamo rinfrescarci le idee sulla linea organizzativa del Partito per applicarla e farla applicare correttamente.
Ora che la Commissione di organizzazione ha recuperato a tempo pieno il suo Responsabile, il compagno Dario Granito, un'aspirazione del CC che risale al 1° giugno 2003, è finalmente nelle condizioni di assolvere tutti i suoi compiti. Compreso quello della formazione marxista-leninista dei nuovi militanti e delle nuove istanze di base perché abbiano una corretta concezione del Partito, senza la quale non potranno mai far bene alcun lavoro politico, organizzativo, giornalistico, di massa. Allo scopo sarà utile aggiornare quanto prima il dossier della linea organizzativa del PMLI.
In questi ultimi mesi ci sono stati due tentativi di infiltrazione nel Partito. Il più pericoloso è stato quello di un gruppo di 25 persone, disabili e non, diretto da un fascista o ex fascista mascherato di Casteldoccia della provincia di Palermo. L'altro è di un ex membro del PCL di Reggio Calabria. Hanno desistito una volta che li abbiamo smascherati.
Spesso si verifica che dei provocatori mascherati o dei perditempo chiedono per e-mail di entrare nel PMLI. Dobbiamo quindi stare attenti a non cadere nella loro trappola. Non apriamo subito a chi vuole entrare nel Partito le porte, andiamo per gradi nel rapporto cercando per prima cosa di capire con chi abbiamo effettivamente a che fare. Su facebook si possono trovare delle notizie su di essi. Utile un colloquio telefonico.
Da certi segnali registriamo che l'influenza del Partito è in crescita anche all'interno della “sinistra” borghese. Vedi, per esempio, l'uso di certe nostre parole d'ordine politiche e sindacali. Il segnale più forte e concreto è rappresentato da tre intellettuali del popolo che in questi ultimi mesi si sono avvicinati e legati al Partito e che ora collaborano con “Il Bolscevico”. Un quarto, ormai da quasi cinque anni, è un collaboratore stabile, e con successo, del nostro settimanale con assoluta disponibilità, modestia e senza ombra di individualismo, tipico, in genere, degli intellettuali.
Cogliamo l'occasione per ringraziare sentitamente questi compagni non membri del Partito per l'importante contributo che stanno dando alla causa, auspicando che sappiano resistere alle pressioni della borghesia per staccarli da noi e riportarli nelle sue fila. Essi dimostrano da un lato che gli intellettuali del popolo possono collaborare benissimo col Partito del proletariato, e dall'altro che sono utilissimi per poter spiegare in maniera approfondita, e nello stesso tempo semplice e concreta, la linea e le parole d'ordine del Partito, specialmente per quanto riguarda l'economia, le istituzioni borghesi, la storia d'Italia. Certo è che il nostro Partito ha un estremo bisogno degli intellettuali del popolo per rafforzarsi sul fronte della penna e della cultura e per poter creare un esercito della cultura proletaria rivoluzionaria per combattere e sconfiggere l'esercito della cultura borghese, liberale e capitalista.
Le elezioni europee e amministrative
Siamo di fatto già in campagna elettorale per le elezioni europee e per quelle amministrative parziali del 25 maggio. Purtroppo le dovremo affrontare con meno armi di propaganda rispetto al passato. Perché non potremo più usufruire dei tabelloni elettorali dei “fiancheggiatori” che sono stati vigliaccamente soppressi di soppiatto dal governo Letta-Alfano. Una infame misura che colpisce la democrazia e l'elettoralismo borghesi e, indirettamente il nostro Partito. Ci appelleremo alla magistratura denunciandone l'anticostituzionalità. Avremo meno armi di propaganda anche perché ci mancano i soldi per stampare dal Centro i manifesti e i volantini necessari.
Tutto quindi peserà sulle spalle dei compagni delle istanze intermedie e di base ai quali fin da ora va l'infinita riconoscenza del CC. Dovranno mettercela tutta, svuotando le proprie tasche, per dare un minimo di visibilità elettorale al Partito e per far giungere il nostro messaggio elettorale a un maggior numero possibile di elettrici ed elettori di sinistra attraverso volantinaggi e banchini mirati. Questi ultimi devono avere la massima visibilità e attrattività attrezzandoli con bandiere dei Maestri e del PMLI, con i nostri manifesti elettorali e col manifesto “Sottoscrivi per il PMLI”, trasmettendo in continuazione a basso volume i tre Inni del PMLI; dei nostri documenti elettorali preregistrati, facendo scorrere su un computer o televisore le immagini della storia del PMLI, esponendo sul tavolo le principali pubblicazioni del Partito, i volantini elettorali e i moduli per registrare i nuovi contatti e chi vuole aiutarci nella campagna elettorale astensionista. E' importante fare dei brevi comunicati stampa su queste iniziative.
I volantinaggi e i banchini vanno fatti nelle zone in cui è maggiore l'astensionismo e il voto ai partiti della “sinistra” borghese e alle fabbriche, alle scuole e alle facoltà universitarie più avanzate e combattive. Quando e dove è possibile va fatto un banchino o un volantinaggio nel pieno centro cittadino per creare scompiglio tra la borghesia e nelle istituzioni borghesi.
Chi ne ha la possibilità, potrebbe addobbare adeguatamente una macchina di propaganda itinerante, sostando nei punti prefissati per tenere dei brevi comizi, potrebbe essere sufficiente leggere tutto o in parte il documento elettorale. Per richiamare l'attenzione, sarebbe utile trasmettere i tre inni del Partito o uno solo, a seconda delle circostanze.
Come suggerisce l'esperienza elettorale del Partito, ormai consolidata, lo strumento politico e organizzativo per coinvolgere i simpatizzanti, gli amici e gli alleati del Partito è la Squadra di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista. A essa va prestata maggiore attenzione e cura, soprattutto sul piano politico.
Il black-out stampa contro il Partito ci penalizza enormemente, e non solo sul piano elettorale. Se non ci fossero le compagne e i compagni che portano le bandiere dei Maestri e le bandiere e i cartelli del PMLI fin sotto il palco dei comizi delle manifestazioni, la visibilità del Partito, a livello nazionale, sarebbe zero.
Questi eroici alfieri del Partito, che assolvono con estremo coraggio proletario rivoluzionario e marxista-leninista la loro missione, sopportando vigliacche provocazioni da parte dei “servizi d'ordine” e dei partiti che ci contendono lo spazio, hanno un posto stabile nel cuore del CC, e non finiremo mai di ringraziare.
Le nostre battaglie elettorali politicamente più importanti si svolgeranno in Piemonte, dove ci saranno le elezioni regionali, e a Firenze, culla del PMLI e città in cui si è fatto le ossa il Berlusconi democristiano Renzi. Abbiamo già visto il manifesto di Firenze e siamo in grande attesa del documento elettorale che stanno preparando, per la prima volta della loro storia e dell'intero Partito, i compagni piemontesi. Per la prima volta saremo presenti, in una certa misura, a Castiglione del Lago, grazie all'iniziativa di una coraggiosa e intraprendente simpatizzante locale del Partito.
Non essendo sopraggiunti fatti nuovi che ci potevano indurre a cambiare atteggiamento elettorale, confermiamo il nostro astensionismo per le elezioni del parlamento europeo e del presidente della Commissione europea e per quelle amministrative parziali. Il primo è di principio e strategico in quanto non riconosciamo l'Unione europea imperialista, il secondo è tattico.
Come per il passato, pratichiamo e propagandiamo l'astensionismo elettorale per elevare la coscienza politica delle masse, per distaccare le masse dalle istituzioni borghesi, per indebolire, disgregare e isolare queste istituzioni e creare le condizioni e per realizzare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.
Le elettrici e gli elettori di sinistra già usano l'arma astensionista in netto e aperto dissenso con i partiti della “sinistra” borghese e con il governo in carica, ma su un piano riformista, costituzionale e con illusioni governiste. Spetta al nostro Partito con la sua propaganda e proposta politica, con la sua coerenza, combattività e azione rivoluzionarie portarli sulle posizioni rivoluzionarie, anticapitaliste e fautrici del socialismo, e convincerli a considerare il loro astensionismo come un voto dato al PMLI e al socialismo.
Non è un'impresa facile, essenzialmente perché essi non hanno ancora la coscienza che solo il socialismo può cambiare l'Italia e dare il potere politico al proletariato. Questo è il passaggio determinante affinché tutto cambi ideologicamente, politicamente e organizzativamente nel proletariato italiano e nell'intera sinistra sociale, e quindi nel rapporto delle masse rivoluzionarie col PMLI. Ecco perché anche nelle due prossime elezioni riproponiamo la questione del socialismo.,
La prima cosa che afferma la parola d'ordine principale per le elezioni europee stabilita dall'Ufficio politico è che l'Unione europea è imperialista. E' questo il concetto di fondo che va spiegato all'elettorato. Sui piani economico, politico, istituzionale e sociale l'UE non è né neutra, né superpartes. Lo dimostrano le guerre interventiste e di rapina a cui ha preso parte e la politica di lacrime e sangue e di austerità che ha imposto ai paesi membri per fare uscire il capitalismo dalla crisi in atto dal 2008.
Non l'hanno certo creata i popoli, altrimenti non ci sarebbero nella regione 120 milioni di poveri e il 60% della ricchezza detenuta dal 10% della popolazione. Essa invece è stata creata dai monopoli della regione, inclusi quelli italiani, per competere con i monopoli delle altre regioni e per avere un posto di rilievo al tavolo della spartizione del mondo. Le istituzioni dell'Unione europea non sono altro che la sovrastruttura del sistema economico capitalista europeo di cui ne difendono gli interessi. Sul piano politico esse contano relativamente in quanto il potere politico è concentrato nelle mani del Consiglio dei capi di Stato e di governo.
Il parlamento europeo è solo un orpello per dare l'illusione che esiste una istituzione rappresentativa dei popoli europei. Non dispone infatti di poteri di indirizzo politico e di iniziativa legislativa. Approva il bilancio, escluso però quando si tratta di adottare le “disposizioni relative al sistema”. Conta talmente poco che è stato persino estromesso dalle trattative in corso tra l'Ue e gli Usa per un accordo di libero scambio denominato in sigla TTIP che dà tutto in mano alle multinazionali e alla finanza distruggendo i servizi pubblici e le piccole e medie aziende,.
L'elezione per la prima volta del presidente della Commissione europea viene presentata come una democratizzazione dell'Unione, in realtà è solo uno specchietto per attirare alle urne l'elettorato che non ha fiducia nello Stato delle multinazionali e della finanza europee. L'elezione del presidente della Commissione europea nella pratica non potrà cambiare nulla in quanto l'articolo 102 del trattato di Maastricht del 1993 ha costituzionalizzato il primato della competitività nel mercato su qualsiasi altra cosa. Il che vuol dire che ogni decisione dei governanti e delle istituzioni europee deve essere subordinata alle necessità dell'economia capitalista dell'Ue.
Che vinca il destro Juncker o il socialdemocratico di destra Schulz o il socialdemocratico di sinistra Tsipras, nessuno di essi potrà sottrarsi a questa norma. Tanto più che non hanno alcuna intenzione di mettere in discussione il capitalismo europeo e la sua sovrastruttura istituzionale. Tsipras, comunque, mercoledì scorso ha di nuovo tranquillizzato la borghesia dicendo: “Siamo una forza politica governativa, non uno spazio di protesta”.
Molti partiti, movimenti, gruppi e personalità della “sinistra” borghese che non sono d'accordo con il PD si sono raggruppati attorno al leader greco di Syriza con il duplice obiettivo di avere qualche rappresentante nell'europarlamento e di creare le condizioni per fondare un “campo della sinistra senza aggettivi”. Un ennesimo tentativo per far digerire all'elettorato di sinistra la Ue e per imbrigliarlo in una nuova organizzazione riformista e parlamentarista, visto il fallimento e la perdita di credibilità di quelle precedenti e ancora formalmente esistenti.
La destra borghese sostiene la politica dell'austerità, ossia il liberismo di destra secondo cui i mercati si autoregolano e trovano sempre da soli il loro equilibrio, da qui i tagli alla spesa pubblica. La “sinistra” borghese sostiene invece la crescita, ossia il liberismo di sinistra keynesiano secondo cui deve essere lo Stato a regolare i mercati, da qui l'aumento della spesa pubblica. Entrambi però sono favorevoli al mercato, cioè al capitalismo e alle sue istituzioni in Italia e nella Ue. Che prevalga l'una o l'altra per il proletariato e le masse cambia relativamente poco. Se vince la “sinistra” borghese possono ottenere più briciole dall'opulento banchetto dei capitalisti, ma rimangono pur sempre subalterni alla borghesia e schiavi del capitalismo.
Anche la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle, il quale si propone ufficialmente di “conquistare i due milioni di schede bianche e nulle”, accettano l'Ue. Vogliono solo abolire l'euro. Ma siamo sicuri che restaurando la lira e rimanendo nella Ue le masse ricevano più vantaggi che svantaggi? E' facile prevedere che l'Unione e la finanza europea metterebbero il bastone nelle ruote dell'Italia.
La battaglia vera non è uscire dall'euro ma dalla Ue. Solo così, svincolandosi da ogni vincolo associativo, compreso quello militare, che rischia di coinvolgerci in nuove guerre imperialistiche, l'Italia riacquisterebbe la sovranità e l'indipendenza nazionale, almeno in riferimento alla Ue. Ciò creerebbe migliori condizioni per lo sviluppo della lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato.
Come dimostra la pratica, l'Ue non si può cambiare, non è riformabile. Va distrutta per il bene dei popoli europei. Intanto va delegittimata e isolata assieme alle sue istituzioni e governi attraverso l'astensionismo con la convinzione che solo il socialismo può realizzare l'Europa dei popoli. Al contempo bisogna battersi per rendere dura la loro vita, per rintuzzare i loro attacchi ai popoli, per rivendicare misure che giovino al nostro popolo, come per esempio l'abolizione del debito pubblico e del Fiscal compact e l'aumento dei salari portandoli a livello più alto raggiunto negli altri paesi dell'Unione. Dobbiamo anche lottare affinché l'Unione apra le sue frontiere ai migranti.
La parola d'ordine principale del Partito per le prossime elezioni amministrative, come è noto, recita così: “Perché le città e le regioni siano governate dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo”. E' una vecchia parola d'ordine elettorale del Partito, solo che questa volta è stata formulata in modo più chiaro e comprensibile. Si vuol far capire che nelle condizioni del capitalismo è impossibile che anche i governi comunali e regionali siano in mano al popolo e al suo servizio. Questo può avvenire unicamente nel socialismo in quanto non esistono più il capitalismo e lo Stato borghese.
Creare le condizioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo è anch'essa da tempo una nostra parola d'ordine politica e organizzativa permanente, che non ha solo un carattere elettorale. Essa invita tutti i fautori del socialismo di qualsiasi partito o movimento, anche se non sono astensionisti, a unirsi e a combattere assieme contro il capitalismo, i suoi governi e le sue istituzioni per il socialismo. Questa fondamentale e strategica parola d'ordine andrebbe approfondita, più studiata, più valorizzata e più propagandata.
Il governo Renzi
L'Ufficio politico del PMLI ha denunciato immediatamente, 24 ore dopo aver ottenuto la fiducia in Senato, la natura di destra del governo del Berlusconi democristiano Renzi. Nessun altro partito, nemmeno i politicanti e i sindacalisti più a sinistra della borghesia l'avevano capito. All'inizio balbettavano, non sapevano come inquadrarlo, erano confusi, abbagliati dal decisionismo, dalla velocità, dalla demagogia, dalla mancia promessa di 80 euro in media al mese a una parte dei lavoratori. Poi, piano piano, ci sono arrivati. Grazie al PMLI?
Non tutti hanno però capito che Matteo Renzi è una reincarnazione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi; che le sue “riforme” elettorali, istituzionali e costituzionali concordate con il neoduce Berlusconi sono golpiste, antidemocratiche e piduiste; che il suo nazionalismo è simile a quello di Mussolini che voleva dare all'Italia “un posto al sole” per farla contare nel mondo e tra le grandi potenze imperialiste; che la liberalizzazione dei contratti a termine e dell'apprendistato è un crimine sociale che aumenta il precariato e penalizza i giovani. Solo ieri l'altro, Grillo ha riconosciuto che Renzi è “figlio della P2”, ma si contraddice definendolo “ebetino”.
Se non si ferma subito, Renzi durerà venti anni. Che si sveglino allora i vertici dei sindacati confederali e i “sindacati di base” e proclamino unitariamente uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi.
I marxisti-leninisti italiani comunque non gli daranno pace finché il suo governo non sarà spazzato via dalla piazza. La sua camicia bianca a maniche rimboccate democristiana e fascista ci disturba la vista. Per rifarci gli occhi, auspichiamo di vedere tante camicie rosse nelle manifestazioni del 12 e 25 Aprile e del 1° Maggio.
Care compagne, cari compagni, fra tre giorni, il 9 Aprile, il Partito compie 37 anni. Auguri a voi e a tutti i militanti e ai simpatizzanti attivi del PMLI. Un pensiero alla Lucia, di cui oggi ricorre l'ottavo anniversario della sua scomparsa, che ha dato la vita per il nostro amato Partito.
Abbiamo già percorso un bel pezzo di strada della nostra Lunga Marcia politica e organizzativa. Tanta altra ne dobbiamo ancora percorrere, e tutta in salita, piena di insidie, pericoli, di dure lotte e di tanti sacrifici. E' normale, perché la strada del socialismo non è un'autostrada tutta in pianura e un prato fiorito. Ciò non ci spaventa perché siamo animati dallo spirito di Yu Kung, ricordato da Mao, che osò spianare le montagne, sicuro che il popolo lo avrebbe aiutato in questo suo lavoro. Ispiriamoci ai nostri Maestri e modelli Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao per fare come loro che hanno dato tutto per il Partito, il proletariato e il socialismo. Non c'è nulla al mondo più bello, più utile e più appagante per il progresso sociale e l'emancipazione del proletariato e dell'intera umanità che donare la propria vita alla causa del socialismo.
Viva la 4ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI!
Viva il PMLI e il 5° Comitato centrale del PMLI!
Viva l'unità rivoluzionaria e marxista-leninista del Comitato centrale e dell'Ufficio politico del PMLI!
Lavoriamo sodo e con fiducia per conquistare il consenso e l'appoggio delle masse e dei giovani, e per far loro capire che solo il socialismo può cambiare l'Italia e dare il potere al proletariato.
Lavoriamo sodo e con fiducia per propagandare l'astensionismo marxista-leninista e per conquistare tanti voti astensionisti dedicati al PMLI e al socialismo!
Lavoriamo sodo e con fiducia per accumulare le forze necessarie per spazzar via il governo del Berlusconi democristiano Renzi e per avanzare verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Uniti, coi Maestri e il PMLI vinceremo!
9 aprile 2014